Mythea
Un'insana filosofia.
Mycroft permetteva ad una sola persona al mondo di prenderlo in giro, e
non era Sherlock, anche se lui spesso e volentieri lo faceva ugualmente.
«Buonasera, Anthea» sospirò, scivolando
con indolente disinvoltura sui sedili della limousine.
«Altrettanto, sir.»
Il confronto con l'atmosfera convulsa degli uffici centrali rendeva
quasi cullante la monotonia melodica e diseguale, seppur
costante, delle sue unghie smaltate che picchiettavano sui
tasti. Mycroft estrasse dal secchiello del ghiaccio, comodamente
installato di fronte a lui, una piccola, ambrata bottiglia di scotch.
Se ne versò un bicchiere, valutando stancamente quanto ne
sarebbe bastato per mantenerlo sveglio e lucido, e quando
rigirò lo stelo fra l'indice e il medio i cubetti
tintinnarono.
«Vuoi favorire?» domandò gentilmente
alla segretaria, che scosse il capo ancora chino.
«Come accettato, sir.»
Mycroft inspirò, saggiando sul palato il gusto pungente
della bevanda, colmando così le narici del profumo che
pervadeva la limousine -Anthea sapeva di nuovo ogni mattina, di giacche
fiammanti di
sartoria, di capelli freschi di messa in piega, di Chanel numero 5
ancora umido
nell'incavo del collo e dei polsi, quell'effluvio tipico di una donna
impeccabile, a cui non si bucano mai i collant, e che tutte le altre
odiano inevitabilmente.
«Cos'è?» domandò Mycroft,
prendendo la cartella che lei gli tendeva, senza distogliere gli occhi
dallo schermo del blackberry.
«Un resoconto del dibattito che si è svolto alle
cinque nella camera dei lord. Quarantasette pagine, poche
novità.»
Il suo capo lo sfogliò con le dita, poco allettato, in un
gesto sbrigativo. «E fra quanto dovrò
espressamente dare dimostrazione di averlo letto?»
«Due ore.»
Seguì una pausa di profonda rassegnazione. Mycroft
mandò giù un altro sorso di scotch, per farsi
coraggio.
«In fondo c'è il riassunto» aggiunse
Anthea, ancora assorta, ma senza mancare di esibire uno sfuggente
sorriso: perchè aveva una sua cortese, sofisticata
insolenza, sottile e tagliente come un bisturi, che neutralizzava
spesso le persone con cui aveva a che fare, anche se nessuno riusciva a
chiarire esattamente cosa fosse a tediarli tanto, se la curva
sarcastica delle labbra, quella perfettamente disegnata delle
sopracciglia o soltanto l'accanirsi sui tasti, il susseguirsi
di rumori brevi, duri e metallici. Lei era capace di essere immodesta
ed impertinente senza pronunciare alcunchè -era uno dei suoi
numerosi talenti, oltre alla svagata attitudine elusiva.
«Davvero premuroso da parte tua»
commentò Mycroft, con un pizzico d'ironia, sottraendo
l'ultimo foglio dal plico.
«Dovere, sir.» La segretaria sistemò una
lunga ciocca setosa dietro l'orecchio. «Lei è un
uomo molto impegnato.»
Mycroft si chiese se nella rubrica di Anthea ci fosse spazio per numeri
che non fossero contrassegnati come "orologeria Carnaby Street"
o "avvocato M",
ma sapeva già la risposta. In un certo senso era l'unico
uomo della sua vita, e la cosa non sembrava turbarla
granchè. In generale, era difficile turbare Anthea. Nemmeno
i lavori in corso in King's Road, la borsa di New York o la chiusura
per ferie del ristorante preferito di Mycroft ci riuscivano. Lei era
pagata -nata- per non farsi turbare da ciò che si frapponeva
tra il capo e i di lui intenti; era pagata -nata- per risolvere tutto
in sordina e contemporaneamente non rovinarsi il trucco, nè
perdere il senso dello humor.
Era questo che pensava,
quando la invitavano ad uscire? Che Mycroft Holmes era un uomo molto
impegnato? Mycroft tossicchiò, messo
stranamente a disagio dalle proprie stesse riflessioni.
«La filosofia esistenziale che ti induce a trascorrere i tuoi
pomeriggi riassumendo in seicento caratteri una riunione della camera
dei lord è un po' insana, se mi permetti il
termine.»
La loro era un'alleanza consolidata dai benefici del silenzio e
dall'inanità delle parole, dai lucchetti degli anni e
dell'indefinibile comprensione di una reciproca necessità.
Occupavano i loro posti nel mondo, e lo facevano piuttosto bene, senza
vantarsene. C'era qualcosa di delizioso nel potersi sostenere su una
certezza, che, qualsiasi cosa fosse successa, qualsiasi equilibrio
fosse stato scombinato, Anthea sarebbe rimasta in quella macchina,
senza bisogno di sollevare lo sguardo per sapere che anche lui c'era
salito, e avrebbe già capito dove portarlo,
perchè la contingenza del benestare di Mycroft le era
entrata dentro, forse nel cervello o forse nel cuore, o più
probabilmente in quell'altro modo inspiegabile in cui Anthea aveva
acconsentito a far coincidere la propria vita con la sua. Fin dal primo
giorno l'aveva valutato e l'aveva autorizzato ad intromettersi, a
privarla di una casa con giardino e un nugolo di mocciosi che le
strappassero i collant, prendendo in pugno l'Inghilterra e un
blackberry. Non era abnegazione -era un sentimento egoista, ma non per
questo meno pervicace.
Era ormai distrattamente che Mycroft associava l'odore della
costosa pelle dei sedili a quello della sua segretaria -poteva fidarsi,
affidarsi,
lei l'avrebbe sempre messo sulla strada giusta, lei l'avrebbe sempre
ricondotto a casa, ovunque fosse. Si erano scelti a vicenda, a
condizione di non abbandonarsi mai. Non avrebbero più potuto
farlo nemmeno volendo.
La limousine frenò morbidamente all'indirizzo richiesto. Il
ronzio dei tasti s'interruppe e Anthea sollevò la testa,
esponendo il viso alla luce di un lampione vicino. Era bello come
Mycroft non ne aveva mai visti altri. I lineamenti armoniosi
risaltavano come se fossero stati ricalcati con un pennello, gli occhi
scuri ingoiavano il buio.
«Qualcuno un giorno mi ha detto che viviamo in un mondo di
pesci rossi. Cerco di non dimenticarlo mai. Buonanotte,
sir.»
Sorrise, questa volta senza barriere nè irrisione. Il suo
sguardo era così tenace perchè in fondo era come
lui, di ferro -di ghiaccio,
avrebbe precisato Moriarty.
Quando la limousine si fu dileguata dietro un angolo, Mycroft scosse la
testa, con allegro disappunto.
«Assurdo. Quella donna mi sta ancora prendendo in
giro.»
Note dell'Autrice: Mythea, uno dei miei major ship in questo fandom.
Sono davvero una coppia adorabile. So che molti shippano Mystrade, ma
non capisco: perchè? Cos'hanno a che vedere l'uno con
l'altro? Mi piacerebbe che qualcuno mi fornisse delucidazioni,
perchè davvero non so da dove metta radici questo headcanon.
Ad ogni modo, Anthea (o not!Anthea?) è davvero troppo
adorabile, indimenticabile il modo in cui snobba John, nel mio cuore lo
fa perchè non riesce a pensare ad altri che a Mycroft XD Una
bosscrush, diciamo XD Inoltre trovo che siano due persone molto simili,
e questo le leghi non solo sul piano professionale, ma anche emotivo.
Grazie mille per aver letto, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. ^^
Lucy
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