In origine, avevo pianificato una raccolta di One-shot sugli amori non
corrisposti di Bleach, ma il progetto era troppo, troppo ambizioso per
una come me che scrive davvero poco. Inoltre, la maggior parte delle
coppie di cui avrei dovuto scrivere non mi piaceva per niente, e quindi
mi veniva molto difficile solo iniziarle DX
Solo una è stata compiuta, e la trovate qui, come primo e
unico capitolo ç_ç
Spero vi piaccia, anche se è un pò vecchiotta
<3
.:One sided love:.
*Hide
and seek*
[Hisagi
---> Matsumoto]
Il bello delle pause pranzo, per il
luogotenente della nona
compagnia Hisagi Shuuhei, era che poteva starsene tranquillo e beato ad
oziare
allegramente, in disparte dal caos della mensa e dal via vai di
shinigami
affamati, sotto il suo albero preferito. Scappava sempre via quatto
quatto
dalla caserma e andava a rifugiarsi nell’unico angolino
tranquillo in cui
poteva stare per i fatti suoi.
Era un albero grandissimo, sotto cui
si sdraiava e
sonnecchiava un po’. Gli piaceva particolarmente starci nei
giorni in cui il
cielo era bello sereno e faceva caldo, così poteva godersi
il fresco dell’ombra
mentre si rilassava.
Come al solito, anche quel giorno era
lì. Si era portato
qualcosa da sgranocchiare in fretta e furia. Non aveva mai tempo, o
voglia, di
pranzare bene. In effetti, durante il giorno, mangiava davvero poco.
“Shuuhei
se continui
così sparirai! Devi mangiare di più!”
Glielo diceva spesso Rangiku-san. Ed
era vero. Era dimagrito
a vista d’occhio da quando il capitano Tousen se
n’era andato. Più lavoro
comportava più stress. E lo stress ad Hisagi faceva passare
la fame.
Rangiku-san
Spesso durante quelle pause era il
centro dei suoi pensieri.
La sua voce cristallina che lo rimproverava, i suoi capelli che
emanavano quel
profumo divino…
Si appoggiò
all’albero e cominciò a mangiucchiare
svogliatamente un pezzo di pane.
Rangiku-san
Chissà se la bella vice
della decima compagnia si era mai
resa conto di ciò che Hisagi provava per lei.
Non era mera attrazione fisica. Non
le piaceva solo per il
fisico prorompente.
Beh ad essere sinceri, quello gli
piaceva. Molto.
Però c’era
qualcosa in lei di diverso.
Era terribilmente sexy, qualunque
cosa facesse. Ma non era
nulla di collaudato. Non era un atteggiamento studiato giusto per far
cadere
gli occhi di qualche ometto sulla sua profonda scollatura.
La sua risata, i suoi sguardi, le sue
parole. Tutto di lei
era naturalmente sensuale.
E per Hisagi estremamente eccitante.
“Ah, basta!”
esclamò scrollando la testa. Di nuovo a
fantasticare su qualcosa di irraggiungibile.
Bevve un lungo sorso
d’acqua dalla solita borraccia che gli
aveva preparato il terzo seggio.
Quella ragazzina era sempre stata
estremamente premurosa nei
suoi confronti.
Da quando era stata elevata di grado,
ogni giorno gli faceva
trovare uno spuntino fuori dalla sua camera.
Sorrise.
“Siamo proprio nella stessa
situazione, eh?”
Amore a senso unico.
Sospirò. Certo che è davvero triste non
essere corrisposti. Peggio ancora è sapere che nel cuore di
quella persona c’è
qualcun altro. Peggio ancora se questo qualcun altro è un
acerrimo nemico. Merda.
Era quasi sicuro che ancora pensasse
a lui. Quell’uomo che
l’aveva solo fatta soffrire.
Non sapeva molto sulla loro
relazione, ma conoscendo
l’ex-capitano della terza brigata, poteva immaginare che tra
i due non era mai
stato rose e fiori.
Purtroppo l’unica che
sembrava risentire di questo era lei.
Dannato
Ichimaru.
Se avesse potuto, avrebbe volentieri
preso a calci quella
faccia da volpe fino a sfigurarlo.
Aveva avuto il suo cuore fra le mani,
e lui l’aveva gettato
così, senza troppi complimenti.
Ci fossi
stato io, al
suo posto…
Ecco, era successo di nuovo.
Possibile che dovesse finire sempre
così?
Ci fossi
stato io, al
suo posto, non l’avrei mai fatta soffrire.
Perso com’era nei suoi
pensieri, Hisagi non si accorse che
l’orario della pausa ormai stava volgendo al termine. Si
lasciò scivolare lungo
il ruvido tronco, guardando con sguardo spento ed annoiato il luccicare
del
sole sulla superficie del laghetto.
Tsk, che
palle. Ogni
giorno è sempre uguale.
Poi spostò lo sguardo poco
più a destra. Ed eccola. Sulla
riva del lago, più splendente che mai.
Hisagi si strofinò un paio
di volte gli occhi, prima di
capacitarsi che non era un’allucinazione dovuta al riverbero
della luce. Cosa
che negli ultimi tempi accadeva sempre più spesso.
Rangiku-san era davvero
lì, e sembrava stesse cercando
qualcosa.
Scattò in piedi e le si
avvicinò con aria spavalda.
“Rangiku-san.”
Matsumoto sollevò lo
sguardo da terra e si voltò facendo
ondeggiare lievemente i lunghi capelli rossi. Un leggero odore di
balsamo al
cocco arrivò alle narici del ragazzo, inebriandolo.
“Shuuhei! Cosa ci fai
qui?” chiese sorpresa alla vista del
suo amico.
“Potrei chiederti la stessa
cosa…” rispose lui, aggrottando
le sopracciglia.
Assunse un’espressione
contrita, e tornò a guardare a terra.
“Cerco una
cosa…”
Hisagi la scrutò per un
momento e capì.
Quella
collana… E’
stata lui a dargliela.
“Vuoi…che ti
aiuti?” le chiese, sporgendosi un po’ verso di
lei.
Matsumoto lo guardò per un
secondo poi, voltandogli le
spalle, rispose:
“No, grazie. Faccio da
sola”
Hisagi non
l’ascoltò e cominciò a frugare fra
l’erba alta.
“Non disturbarti,
davve…”
Perché
non vuoi che ti
stia vicina?
Matsumoto non finì la
frase. Hisagi aveva poggiato una mano
sulla manica del suo shihakusho e l’aveva guardata
intensamente negli occhi.
“Per favore, lascia che ti
aiuti.”
Rimasero così per qualche
secondo, poi Hisagi mollò la presa
e dandole le spalle si mise alla ricerca della catenina.
Ogni movimento che faceva per
spostare gli alti ciuffi
d’erba era una pugnalata dritta al cuore.
Per far tornare il sorriso su quelle
labbra, avrebbe
sopportato.
Le sue labbra. Chissà come saranno
morbide…
Era sicuro che lui
le
avesse assaporate per bene. Quante volte aveva immaginato i loro visi
avvicinarsi, le loro bocche sfiorarsi e lasciarsi andare a lunghi
quanto
appassionati baci.
Aveva visto nei suoi incubi le lunghe
dita dell’ex-capitano
della terza compagnia insinuarsi fra le pieghe dei suoi abiti, toccare
la sua
pelle bollente e fremente per l’eccitazione.
Fortunatamente la maggior parte delle
volte era riuscito a
svegliarsi prima di vedere quella scena.
Ma capitava anche che il suo
stramaledetto sonno pesante
avesse la meglio.
Spostò ancora alcuni
ciuffi d’erba, finchè non scorse un
piccolo luccichio vicino alla sponda.
Guardò dietro di
sé, per vedere se anche Rangiku-san
l’avesse visto. Sembrava proprio di no.
Si avvicinò piano, senza
destare sospetti.
Come immaginava, eccola
lì, quella fottuta collanina.
La prese tra le mani, e se la
infilò nella piega del kimono
più veloce del vento.
“Uff….”
sospirò Rangiku, mettendo le mani sui fianchi “non
riesco proprio a vederla… eppure sono sicura di averla persa
proprio qui…”
Hisagi spostò lo sguardo
velocemente dal suo viso all’acqua.
“E come fai ad esserne
così sicura?” chiese poi, incrociando
le braccia.
“Ieri sono venuta a
stendermi un po’ sulla riva… quando sono
tornata in caserma, non avevo più il ciondolo al
collo…” si sfiorò le clavicole
con la punta delle dita “Mi sento nuda senza di
lei.”
Hisagi deglutì, appena
vide la scena con la coda
dell’occhio.
Ogni suo movimento, anche il
più semplice, aveva
quell’effetto su di lui.
“Mi dispiace,
Rangiku-san… purtroppo non l’ho trovata
nemmeno io.”
Fai schifo,
Hisagi
Shuuhei.
“No, no… non ti
preoccupare… non è colpa tua.” Lo
rassicurò
scrollando lievemente la testa, sorridendo dolcemente. Anche se le sue
iridi
cerulee la tradivano palesemente.
“Piuttosto!”
esclamò poi poco dopo, riassumendo quel tono
frizzante che la contraddistingueva “Dobbiamo tornare al
lavoro, altrimenti ci
sgrideranno! E sai come può essere severo il mio
capitano!” gli fece
l’occhiolino, e girandosi gli afferrò il braccio.
Hisagi sussultò.
La sua mano.
Sulla sua pelle.
Sentì tutto il corpo
tremare e diventare rigido. Le dita di
Rangiku-san stringevano delicatamente il suo avambraccio.
Lasciò che la rossa
corrente impetuosa lo trascinasse per un
po’, beandosi di quel semplice contatto.
Non sarebbe successo
un’altra volta.
Forse…
Forse…
…questo…
…potrebbe
essere il
momento giusto.
Prese tutto il coraggio che aveva,
che in verità, in quel
momento, era davvero ben poco.
Se non
glielo dico
adesso…
La mano di Rangiku-san
allentò la presa e leggiadra, si
staccò dal braccio di Shuuhei.
Prima che
sia troppo
tardi…
Afferrò la mano di
Rangiku-san e la strinse tra le sue.
“Rangiku-san,
io…” le parole gli morirono in gola quando lei
si girò.
Avanti! Che
ti
succede?
Non aveva paura di combattere, di
rischiare la vita per
proteggere quella degli altri.
Non aveva mai avuto paura del
pericolo.
Ma quegli occhi.
I suoi occhi erano arrossati.
Il viso era rigato di lacrime.
Rimase ammutolito. Non si ricordava
più cosa volesse dirgli
qualche secondo prima.
Lasciò la mano di Rangiku.
No.
No.
NO.
Non era possibile.
Rangiku-san
che
piange…
“Shuuhei…”
disse con un filo di voce Matsumoto, passandosi
il dorso della mano sugli occhi.
E
così, anche lei
piange.
Era così importante per
lei, quella collanina?
Quanto sei
stupido. E’
ovvio. Lei è ancora innamorata di lui.
Non aggiunsero altro. Camminarono in
silenzio.
Lui dietro di lei.
Diventava sempre più
irraggiungibile, ogni giorno che
passava.
[.::*°*::.]
Quella sera Hisagi rimase nel suo
ufficio più del dovuto.
Non parlò con nessuno, né si fece vedere dai suoi
sottoposti.
Diverse volte Rie, il suo terzo
seggio, era passata per
consegnare del lavoro da svolgere, ma ogni volta il vice-capitano le
diceva semplicemente
di lasciare il tutto fuori dalla porta.
“Provvederò
più
tardi.” Le aveva detto.
Certo.
Non avrebbe toccato nemmeno uno di
quegli stupidi fogli.
Rimase tutto il tempo seduto con i
piedi sulla scrivania a
rigirarsi quel ciondolo fra le mani.
Ma che aveva combinato?
Si passò lentamente una
mano sul viso, sospirando.
Sono davvero
un
coglione.
Dicevo che
non l’avrei
mai fatta soffrire…
E ora eccolo lì con
l’oggetto a cui probabilmente
Rangiku-san teneva di più.
Egoista.
Già. Era terribilmente
egoista.
La voleva tutta, anima e corpo.
La desiderava così
tanto…
Ma cosa pensava? Che se avesse fatto
sparire l’unico ricordo
di quel dannato Ichimaru, sarebbe
diventata sua?
O forse, che se avesse fatto
l’eroe della situazione,
trovando la collana, si sarebbe buttata fra le sue braccia?
Lasciò cadere con un
sonoro tintinnio l’oggetto dei suoi
tormenti sul ripiano lucido da lavoro.
Non era nemmeno un
granchè, come girocollo. Quel bastardo
aveva dei gusti alquanto discutibili.
Era un semplice cerchio, da cui
partivano due catenine…
Abbastanza spartana, a dire la verità.
L’aprì bene sul
tavolo.
“Chissà
perché proprio questa?” si chiese guardandola
attentamente.
Poi gli tornò in mente
l’immagine di Rangiku-san con addosso
quell’insulso rimasuglio di bijotteria.
Il cerchio fra le clavicole, le
maglie che si perdono fra i
suoi seni…
Comprese infine il perché
di quella scelta.
Era proprio un regalo da maiali. Un
giocattolo erotico.
Tsk.
Pervertito.
Tuttavia, non gli sarebbe certo
dispiaciuto provare quei
giochi…
Scosse la testa, sbattendo il pugno
chiuso sul tavolo.
Gliela doveva ridare, prima che
facesse una brutta fine.
E poi…
Diceva che non l’avrebbe
mai fatta soffrire, e ora con quel
suo stupido gesto di gelosia, non aveva fatto altro che peggiorare la
situazione.
Sì, doveva rendergliela.
Ma come poteva fare? Non poteva certo
andare da lei e
presentarsi con la solita espressione e il giocattolino
in mano.
Avrebbe dovuto dargli troppe
spiegazioni, e sarebbe stata
davvero una seccatura.
Ci
penserò domani
mattina.
Si disse, uscendo
dall’ufficio dopo qualche minuto, il
gingillo maledetto stretto nella mano.
Gli sarebbe servito dormirci sopra.
Ci avrebbe pensato con calma.
In quel momento, non trovava il
coraggio di pensare alle
conseguenze…
Sei proprio
un
codardo, Hisagi Shuuhei.
Sbattè con forza la porta
dell’ufficio, e mettendosi le mani
in tasca, si avviò verso il suo alloggio.
Continua a
rimandare.
[..::*°*::.]
“Andiamo, capitano! Mi
aiuti a cercarla!” esclamò Matsumoto,
trascinando il suo taichou vicino al fiume dove aveva perso il ciondolo
due
giorni prima.
“Matsumoto! Lasciami
andare!” cercò di divincolarsi
Toushirou Hitsugaya, più scocciato del solito.
“Uff…”
sbuffò la sua tenente, mettendo le mani sui fianchi
formosi. “Non riesco a trovarla…”
Il giovane capitano della decima
compagnia si sistemò i
vestiti stropicciati dalla ragazza e incrociò le braccia.
“Ma non capisco
perché vuoi che ti aiuti io…”
osservò
oltrepassandola “Perché non chiedi a Ise o
Kira?”
Matsumoto gonfiò una
guancia, un po’ infastidita:
“Non avevo tempo per andare
nelle altre caserme… la pausa
pranzo è quella che è…”
Si mise dietro di lui e lo spinse in
avanti con tutte e due
le mani.
“Su, la prego
taichou!”
“…e va
bene…” sospirò Hitsugaya, ormai arreso.
Non gli piaceva avere a che fare con
gli affari degli altri,
specialmente se di mezzo c’era Ichimaru o qualcosa a lui
legato. Ma Matsumoto
sembrava davvero preoccupata, e gli dispiaceva (almeno in parte)
vederla così.
“Tsk, per una stupida
collana…” sussurrò tra sé
quando
arrivarono vicino alla sponda del corso d’acqua.
Matsumoto iniziò subito
una meticolosa ricerca, con la sua
solita energia.
Hitsugaya tenne sempre le braccia
incrociate e dopo qualche
sguardo a terra, si girò verso un grande albero a pochi
metri da lì.
Gli era sembrato di vedere qualcuno,
ma forse il caldo di
quei giorni gli stava facendo venire le allucinazioni. Così
asciugandosi il
sudore che cominciava ad imperlargli la fronte, suo malgrado si
chinò sull’erba
e cominciò la ricerca.
Da dietro l’albero, Hisagi
osservava la scena. Era la
situazione perfetta per agire indisturbati.
Il capitano sembrava averlo notato,
ma con un veloce shunpo
era riuscito a nascondersi.
Si trovavano entrambi lì,
capitano e tenente. Tutti gli
altri della squadra sarebbero dovuti essere in sala mensa.
Adesso o mai
più.
Con un altro passo di shunpo, Hisagi
si trasportò davanti
alla sede della decima compagnia.
Respirò a fondo e poi
entrò nel cortile principale.
Era deserto, il che gli avrebbe reso
ancora più facile
l’intrufolamento.
Velocissimo, si avviò
verso l’ufficio del capitano.
Sapeva bene che l’ufficio
del tenente Rangiku-san non lo
utilizzava mai, per cui lentamente spostò di lato la porta
scorrevole che dava
sulla piccola sala d’attesa. Entrò di soppiatto,
facendo attenzione a non fare
rumori sospetti.
Per fortuna la porta dello studio del
capitano Hitsugaya era
aperta, per cui non ebbe nemmeno bisogno di forzare la serratura.
L’accostò una
volta entrato e si guardò attorno.
Quante volte era stato lì
a bere con Kira e Rangiku-san…
Molto spesso finivano per ubriacarsi
e il giorno dopo
ovviamente non ricordavano un accidenti di ciò che era
successo. Però gli
piaceva da matti quando succedeva.
Si immaginava chissà quali
avventure, quali situazioni
strane…
Si avvicinò alla
scrivania. C’erano due pile di fogli
compilati e ordinati da una parte. Dall’altra la stola rosa
che di solito
Rangiku-san portava sulle spalle, ripiegata su se stessa.
La afferrò e se la
portò al naso: era impregnata del suo dolce
profumo.
Adorava quella fragranza
così femminile e decisa. Perfetta
per un tipo come lei.
La rimise al suo posto, poi
tirò fuori dalla tasca il
girocollo argentato.
Lo pose sulla stola, in modo che lo
vedesse subito, appena
arrivata.
Era doloroso renderle qualcosa che le
faceva pensare ad un
altro, che le facesse ricordare i suoi baci, le sue carezze, le sue
parole.
Ma che altro poteva fare?
Rangiku-san non avrebbe mai
ricambiato il suo amore.
Era un vicolo cieco.
E dubitava che mai
l’avrebbe scoperto.
Ma forse era meglio che rimanesse
all’oscuro di questo
sentimento.
Finchè
non sarà lei ad
accorgersene, non lascerò trapelare nulla.
Guardò per
un’ultima volta quell’oggetto metallico e freddo,
adagiato sulla morbida stoffa rosa.
Starà
nell’ombra, lo
giuro .
Uscì dalla stanza,
lasciando aperta la porta come l’aveva
trovata e con uno shunpo si ritrovò fuori dal recinto della
caserma.
Rangiku-san
io…
Quando fu abbastanza lontano da occhi
indiscreti chiuse gli
occhi e sollevò la testa verso il cielo.
Il venticello che si era alzato da
poco gli scompigliò i
corti capelli neri e fece muovere gli hakama con un fruscio regolare.
Finora quelle semplici parole erano
rimaste nascoste nei
meandri della sua testa.
Non pensava fosse così
difficile dirle.
Si rese conto di quante cose avrebbe
voluto dirle.
Ma c’era una frase in
particolare che stava sulla punta
della sua lingua da troppo tempo.
Era ora di dirlo. E non importava se
l’avessero saputo solo
l’erba e qualche muro.
“Ti amo,
Rangiku-san”
Nota dell’autrice:
La solita scassamaroni XD
Innanzitutto grazie Ri per aver
deciso di scrivere una fan fiction su Hisagi e Matsumoto XD Lo so, sono
una
copiona ma scrivere su Hisagi era una sfida.
Si sa poco, molto poco su di lui.
L’unica cosa certa è il suo
sentimento per Matsumoto.
Si sa poco anche sul suo
carattere… Spero di averlo reso
bene, per quel minimo che lo conosco XD
Un grazie a Frannie, che come al
solito è la mia consigliera
in fatto di titoli <3 Riesci sempre a trovare il titolo che
esprime al
meglio lo spirito della fic <3
Aspetto commenti, sia positivi che
negativi <3
|