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La amo.
Lei e quel profumo che ha nei
capelli. C’è sempre ed è un’ossessione. Un’ossessione così dolce che soffrirne
mi riempie di gioia.
E non valgono a nulla i
tentativi compiuti assieme ad altri visi, altri profumi, altre parole. E’ lei e
solo lei. Solo lei mi accompagna ovunque, come un fantasma.
Il pensiero di lei è
ricorrente, mi lacera e mi uccide, mi perseguita, mi impedisce di essere felice.
Ma mai vorrei essere felice se so che per riuscirci dovrei rinunciare a lei. Mi
chiedano tutto, ma non lei. Lei resterà qui, dentro di me. Albergherà nei miei
silenzi, nelle mie lacrime. Nel mio cuore disfatto, che altro non chiede se non
lei. Trascinerà le mie catene.
E l’abbraccio. E tutto
scompare. Non esistono altri occhi, se lei mi guarda così, a volte bambina, a
volte donna. Non esistono altri sorrisi, se lei mi sorride. Il suo essere si
abbatte su di me con il fragore di una tempesta. Mi fa perdere equilibrio,
coscienza, volontà.
L’abbraccio e sento il calore
del suo corpo contro il mio. Il suo odore, l’odore della sua pelle, della sua
carne morbida, dei suoi vestiti, del suo respiro. Mi penetra dentro come la lama
di un coltello, mi annebbia gli occhi come la morte. Vorrei stringerla tanto
forte da toglierle la vita, e renderla solo mia. Solo mia. Voglio che sia mia.
Preme il suo volto contro la
mia spalla, si accuccia contro di me, come se volesse essere protetta. Ed io la
proteggerò. E nessuno mi proteggerà da lei.
La circondo con le mie
braccia e mi sembra troppo piccola, troppo fragile, nonostante i suoi capelli mi
sfiorino le ciglia, nonostante abbia le forme di una donna. Ma lei è fragile, è
così fragile… potrebbero spezzarla, frantumarla, distruggerla, e non lo sanno.
Lei non lo confesserebbe mai. Lei è forte, una forza che le fa del male. Solo io
posso proteggerla. Solo io so di poterci riuscire. E nessun altro.
E a volte credo di essere
diventato preda della follia. Sento sempre la sua voce. La sento e vorrei averla
accanto a me, bere ogni cosa di lei. Imparare a memoria il numero di nei che
interrompono la distesa vellutata del suo corpo, contarle i capelli, imprimere a
fuoco i suoi occhi nei miei.
Contro la mia spalla,
sussurra il mio nome. Mi vuole bene, dice. Troppo bene. E una sua frase non è
mai intera. Ogni sua frase si perde, e mi rende vittima del dubbio.
E so che non ci potrà mai
essere nessuno come lei. Nessuno che io potrò abbracciare così, che potrà farsi
abbracciare da me così. C’è qualcuno accanto a me. Nel mio letto, c’è qualcuno.
Sotto le mie mani, c’è qualcuno. Nei miei occhi c’è qualcuno. Ma mai come lei.
Farò soffrire, provocherò
dolore, ma nessuno riuscirà a comprendere quanta crudeltà io ho dovuto, devo e
dovrò subire. Crudeltà inconsapevole. Crudeltà di esistere. E’ questa la sua
colpa. Lei esiste.
E vorrei avere il coraggio di
odiarla. Odiarla, colmo di veleno e rabbia. Vorrei avere il coraggio di non
abbracciarla più, di non sentire più la sua voce. Ma questo coraggio mi manca.
Dio, mi manca.
Ma come farò, quando ci sarà
qualcuno che pretenderà di proteggerla al mio posto? Quando il mio ruolo
marginale diverrà inutile? E chi comprenderà la sua fragilità? Chi riuscirà ad
amarla come la amo io?
E mi torturo. E muoio e
rinasco in un suo sorriso, in una sua parola, in un suo tocco. Il dolore è
sempre lo stesso. E’ un dolore vecchio, conosciuto, che continua a far male come
la prima volta. E’ il mio inferno e non chiedo una fuga. Mi lascio lambire dalle
fiamme, mi lascio consumare da esse.
La amo.
Ed è un segreto solo mio.
E lei non è di nessuno, ma
non si appartiene.
E questo sole di settembre
batte forte su di noi. E il vento freddo ci accarezza.
E lei respira contro di me.
Ed io muoio contro di lei.
Note di Phan: Non credo di essere una pazza. No.
Mi dispiace. Tanto. Tantissimo.
Dedicata ad una persona speciale. |