Lo spettro di me stessa.

di kike919
(/viewuser.php?uid=485222)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Fosco era al frutteto; stava distrattamente raccogliendo i mirtilli. Glieli aveva chiesti Aurora, perché si era messa in testa che avrebbe imparato a preparare una torta. Nessuno aveva avuto il coraggio di dirle che era una catastrofe in cucina. Da sempre.
Prima aveva avvelenato un principe loro amico; poi era stata la volta di Filippo, vittima sacrificale per eccellenza. Infine aveva esteso i suoi doni culinari persino alle creature della Brughiera: facevano sempre finta di mangiare, per poi nascondere il misfatto nel luogo più impensabile. Una lista catastrofica di crostini troppo dolci, dolci troppo salati, sapori impensabili fusi a fantasia in mix letali. Suo marito una volte le disse scherzando, che aveva ripreso il dono della cucina dalle tre fate madrine: lei per due giorni non gli rivolse più la parola.
Credo fu da quel giorno in poi, che fioccarono complimenti che definire fantasiosi sarebbe un eufemismo. Li definirei più “fantascientifici”.
Avrei voluto urlargli da lontano: “Ma ancora le dai retta?”, eppure restai incantata ad osservare i movimenti fluidi e felpati del suo braccio. Quel gesto leggero e impercettibile che fa la brezza autunnale quando ti accarezza i capelli. Non mi ero mai accorta che i corvi avessero così tanta grazia. Li vedi così: lugubri, neri, all'apparenza senza gioia. Invece hanno l'eleganza di una danza senza tempo. Di un volo senza limiti.

Restai imbambolata ancora per un po', quando si voltò proprio verso di me, con un sorriso fulminante che mi tolse la parola.

-Tutto bene, mia signora?

-Certo che va bene.

-Io invece ti vedo strana.

-Io sono sempre strana. È questa la mia normalità.

Cessò di pensare ai mirtilli. Cominciò a percorrere a ritmo lento quei sei passi che ci separavano.

-Invece stai pensando a qualcosa di diverso dal solito.

-Perché hai smesso di raccogliere?

-Basta che tu me lo chieda e tornerò a farlo.

-Sei un corvo libero: ora puoi fare quello che vuoi.

Era troppo vicino. Sentii martellare il mio cuore nell'orecchio in maniera così pazza, da non udire più le sue parole. Mi ravviò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e lo fissai gelida. Arrossì in maniera spaventosa e indietreggiò, come se gli avessi dato la scossa.

-Mia signora, puoi dirmi quello che vuoi. Ascolterò senza dir niente, se necessario. Semplicemente mi disturba vederti star male: non riesci a nasconderlo.

-Invece sì!
Mi scappò in modo infantile; Fosco scosse la testa perplesso e riprese il suo lavoro. Bisbigliò qualcosa a voce troppo bassa, che suonò come “Farei di tutto per vederti sorridere”. Forse sperava di non essere sentito, ma mi fece piacere.  





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2794346