True love
Ciao a tuttiiiiii !!! Questa è
una delle ff che volevo scrivere da tempo perchè è un
sogno a ciu ho voluto dare forma. Se la leggete fatemi sapere
e commentate! Siate per piacere indulgenti, è la prima che
pubblico sono un po' timida.
Capitolo 1: Situazione imbarazzante!
Era notte
inoltrata, le lancette dell' orologio ticchettavano secondo dopo
secondo fino allo scoccare delle tre di notte; una ragazza era
tranquillamente seduta sulla scrivania che giocherellava su internet
con il proprio personal computer
“Uffa
che noia non succede niente di interessante nemmeno su internet ,
questa città è un disastro “.
Aveva ragione,
tutto era diverso da come se l' era immaginato, pensava che andare a
vivere in America sarebbe stato emozionante , tutte cose nuove;
avrebbe potuto ma il destino vuole che si fermasse proprio a Gotham,
lì era situata la miglior università in campo
linguistico.
“Quasi,
Quasi vado a prepararmi un calzone”, quindi fece per prendere la
via delle scale che portavano alla cucina, la casa che aveva
affittato per quei pochi mesi era in un quartiere abbastanza sicuro
situata su due piani aveva un locale unico con cucina e salotto
assieme, e poi saliva cono una scala a chiocciola , a destra il bagno
e a sinistra una camera singola . Non era il castello di Biancaneve ,
ma andava bene lo stesso. -Tin!- , il forno a microonde aveva finito
di cuocere l' involucro e c' iò che c' era dentro esso, quindi
non restava che afferrarlo e mangiarlo ; “Un buon modo per
combattere la noia! - il suo sguardo si spostò sul giornale
ormai del giorno prima, spiccava un articolo in prima pagina del
miliardario Bruce Wayne che ne aveva combinata un' altra delle sue-
Beato te...- sospirò- almeno non hai niente di cui
preoccuparti, devi solo spendere più che puoi e divertirti...
un po' ti invidio”; si mise a ridacchiare “ Parlo da sola, per
giunta con una foto di giornale... questa città fa diventare
matti chiunque”.
Si apprestò
a mangiare il calzone fumante ma qualcosa la trattenne, - Troppo
calorico per me...almeno da sola- pensò – Avessi qualcuno
con cui dividerlo..-. Nemmeno il tempo di finire la frese che /BOM,
GLING ,GLANG, SHHHH,BOM/ un boato echeggiò fuori casa, proprio
nel vicolo dietro, vicino ai cassonetti .
“Che
spavento, miseria!!! Cosa è successo?! “,niente e nessuno,
in giro nn c' era un' anima che andasse a controllare; da un lato
era comprensibile ormai erano quasi le quattro, ma possibile che la
gente non avesse sentito nulla ?
Decise allora che
era ora di darsi una mossa, così si alzò e si mise dei
pantaloncini corti, per non scendere in strada in mutande, e si
precipitò fuori. Al suo arrivo vide un disastro su tutti i
fronti, una moto molto bella e dalle apparenze molto costosa, di
quelle che in giro non se ne vedono si era schiantata nel mezzo di
cinque cassonetti di latta pieni di immondizia; pochi metri più
avanti c' era il conducente probabilmente svenuto, ma fu ad altro
ad attirare l' attenzione della giovane, perchè la vittima
aveva un insolita tendenza a vestirsi tutto di nero.
“Non
è possibile- sbottò portandosi le mani alla bocca piena
di stupore e preoccupazione- è lui...” era il motivo
principale dopo lo studio per cui si era trasferita in quella città
così caotica e disordinata, voleva vedere ciò che era
diventato un simbolo e una leggenda, in europa nessuno ci credeva
eppure ecco la prova della sua esistenza, era davanti ai suoi occhi .
Ci vollero un paio
di istanti per riprendersi, poi ripreso il controllo di se corse
verso la persona stesa a terra e avvicinò le dita al naso
“Respira ancora regolarmente- emise un sospiro di sollievo,
successivamente cercò di vedere se riusciva a renderlo
cosciente- ..come faccio...- si chiese in preda al panico- c' è
nessuno? Ehilà? Puoi sentirmi? Ah!” Il braccio del' uomo in
nero si alzò cercando di aggrapparsi a quello della ragazza
bruna, che sussultò ed ebbe la tentazione di scappare; me che
male poteva fargli se era ridotto così male?
L' uomo si
guardava attorno come se volesse orientarsi ma gli girava troppo la
testa e avvertiva un dolore lancinante al fianco; le uniche parole
prima di svenire furono: “Dove diavolo mi trovo?!”, poi di nuovo
buio. Cosa fare? Ormai era quasi l' alba e se lo avessero trovato,
visto la recente reputazione e l' incidente accaduto proprio la
notte stessa sarebbero finiti tutti e due in carcere di conseguenza
doveva scegliere tra: uno scappare, 2 aiutare quello che ora era
considerato un criminale.
“Coraggio
vediamo di far sparire tutto!” con uno sforzo enorme riuscì
a trascinare l' uomo in nero in casa e a sdraiarlo sul divano letto,
poi venne la parte più difficile; il mezzo di trasporto, la
casuccia era piccolina ma aveva un garage affianco con lo spazio per
una sola moto...quindi dovette mettere la sua parcheggiata davanti
alla porta e posteggiare l' altra nel garage, il problema era: doveva
farlo a mano oppure la moto funzionava ancora? “Vediamo cosa sai
fare- disse tra sé mentre ci montava sopra- caspita!E' molto
comoda la sella- quindi si apprestò a metterla in moto, ed
ecco che si accese-.. bene ora ti prego n sparare, non impazzire e
vedrai che andremo d' accordo, ci vogliono solo pochi metri –
riniziò a pensare di essere pazza, parlava con una moto! E che
moto!- “.
L' operazione andò
a buon fine, la bruna riuscì a posteggiare il mezzo e a
rientrare in casa, erano le quattro e un quarto, tutto taceva, quello
che scosse la calma fu il lamento dell' ospite inatteso. La ragazza
accorse subito e iniziò a parlarlgi in modo da
tranquillizzarlo e capire cosa lo facesse stare così male:
“Ciao, io sono Alice, Alice Torin, sei a casa mia e hai ancora la
maschera addosso quindi non so che sei... per piacere smettila di
agitarti o peggiori la situazione e vediamo di capire il tuo
principale problema, dove di fa male? Non parlare indica solo “,
ecco che la mano si spostò debolmente sul fianco sinistro ed
emise un altro gemito, poi non curante delle parole della ragazza
iniziò a parlare. “Devo avere una costola incrinata sulla
destra.- prese un respiro profondo-... un proiettile mi ha colpito
dive ti ho indicato devi aiutarmi a togliermi l' imbracatura....”,
riprese fiato e contorse il viso dal dolore. La povera ragazza non
sapeva che fare non si era mai trovata in una situazione del
genere... e se poi sotto non avesse addosso altro che mutande?! Che
situazione imbarazzante!
“Scusa
?!– chiese quasi viola in volto ma fu subito interrotta- ,“non ti
preoccupare ho una maglietta e d-d-ei pantal-oncini
sotto....-respiro- stai tranquilla”. Allora gli tolse la muta pano
piano, attenta a non fargli male, iniziando dagli stivaletti metà
gamba e poi i guanti, i copri avambraccio; infine la parte più
difficile: la muta in kedlar.
Fu un sollievo una
volta finita, il paziente non si lamentava ma comunque si vedeva che
non provava molto sollievo quando doveva muovere il busto. Alla fine
la diagnosi iniziale era esatta; a parte per un piccolo e
insignificante dettaglio; c' era una pallottola che era conficcata
mezza fuori e mezza dentro; la maglietta era quasi tutta macchiata di
sangue.
La bruna prese un
respiro profondo e cercò di non farsi tanto impressionare,
solo dopo un minuto circa riuscì a dire qualcosa: “hai una
pallottola che forse riesco a tirare fuori ma mi sa che farà
male... probabilmente oltre al tuo speciale giubbotto la costola ha
impedito la lesione di organi interni..”; ora che riusciva a
respirare meglio, ma non troppo quello che prima sembrava un mega
fusto possente in realtà era solo un ragazzo sulla ventina
forse più vecchio ma aveva sicuramente meno di venticinque
anni. “La devi estrarre tu... non so come ma lo devi fare, poi ti
prometto che sparirò dalla tua vista per sempre...”. Questo
ad Alice non stava affatto bene ! Voleva assolutamente conoscere
meglio l' alone di mistero che aleggiava su questo ragazzo e
soprattutto sapeva benissimo che non poteva muoversi in quelle
condizioni era troppo provato per potersi alzare e fare qualsiasi
movimento. Dunque Alice prese delle pinze, le sterilizzò con
il fuoco, un piattino del cotone sterile e tutto quello che aveva
per disinfettare in casa, il bottino fu magro però per un
primo soccorso poteva andare.
“Allora...
ehm vediamo....devi prima rilassarti- allora il respiro dell'
interlocutore di fece più regolare e tranquillo-... allora
adesso ci metterò pochi secondi... o miseriacca! Sono in piena
crisi isterica.... rimpiango di non aver seguito fino in fondo le
lezioni di pronto intervento al primo anno di medicina in europa...”
le lacrime le salivano agli occhi, ma la mano del ragazzo le
raggiunse una spalla :” qui ci sei solo tu, quindi per piacere non
farti prendere dal panico anche perchè se mi trova la polizia,
tu sei finita quanto me... allora tu fai io intanto parlerò,
così almeno spero di renderti meno nervosa”.
Prese un respiro
ed iniziò una conversazione sul corso di medicina che Alice
aveva effettuato in Europa, ma non fino alla fine perchè poi
si è iscritta a lingue ed è venuta a Gotham lasciandosi
tutto alle spalle. “Complimenti sei una ragazza piena di risorse;
ma non ti mancano gli amici?”, “un po'- rispose mentre con le
pinze aveva preso il piccolo pezzetto di ferro e lo stava per tirare
fuori – ma ci parlo tutti i giorni in chat “. Tre, due, uno e
via! La pallottola fu estratta ma il poveretto non potè
trattenere un urlo di dolore, che spaventò la povera ragazza
la quale iniziò a scusarsi e delle lacrime rigarono il viso;
“Grazie, -le sussurrò- dammi cinque minuti e poi tolgo il
disturbo, a proposito; non mi sono presentato”.
“La
tua fama ti precede signor Batman”, sorrise divertita e poi
aggiunse :“non sei in grado di muoverti in queste condizioni, ti ho
estratto una pallottola, ebbene vorrei essere ricambiata con un po'
di fiducia e vorrei che rimanessi qui per farti una dormita, adesso
vorrei disinfettare il tutto, mettere del cicatrizzante e una
fasciatura imbastita... vedrai che dopo starai meglio”, l' eroe ci
pensò su e alla fine dopo le insistenze della ragazza accettò
di buon grado avendo cura di chiedere della moto e di avvisare Alfred
che sarebbe tornato il giorno dopo.
|