Disguise.

di beattrie
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S
ono la peggiore cretina che esista sulla faccia della Terra.

La mia mente si era completamente dimenticata che, per ragioni equatoriali,

in Australia ora è estate.

E ora, furba, ad dicembre inoltrato, io possiedo la mia felpa più pesante, nonché la mia preferita, i miei adorati jeans che non lavo da due settimane e le mie Converse nere di quattro anni. Inoltre, i miei spessi occhiali da vista e la mia coda di cavallo disfatta non danno propriamente l'immagine di una ragazza pulita e ordinata, ma pressoché quella di una barbona che si sia permessa un biglietto aereo per Sidney.

Ebbene sì, la ma vita “cazzuta” a Londra era finita: ero arrivata a spendere tutti i miei soldi in concerti, tavolini con i migliori alcolici nelle discoteche e cene a base di cibo cinese e thailandese nei migliori locali di SoHo, non pagando l'affitto e l'Università che i miei parenti amavano tanto, ma che io detestavo.

In sintesi: sfrattata dall'appartamento e cacciata dall'Inghilterra, una situazione “paradisiaca e celestiale” che più che mandata da quello che tutti chiamano Dio sembrava spedita da un demone.

I miei genitori, benestanti fino al collo, non hanno mai accettato il fatto di avere una figlia “anticonformista”. Ero quella ragazza che metteva gonnelle davanti a loro, per poi rinchiudersi in una cabina telefonica con i vetri oscurati e infilarsi i jeans che una mia ex-amica mi aveva regalato. Quelle bluse piene di sbuffi, sostituite da enormi felpe e t-shirt con stampe delle mie band preferite: Nirvana, Guns N' Roses, Pearl Jam, Led Zeppelin, ovviamente la musica considerata satanica dentro le mura di casa Hudson, che prediligeva Mozart, Beethoven e Bach.

Così, decisi di fare l'Università lontana da Manchester, ma appena i miei seppero di questa scelta, mi spedirono a Londra, facendomi fare la facoltà di Medicina, solo perché è una tradizione che si tramanda dal mio bisnonno Harold, che è giunta a mio nonno e infine a mio padre, che desiderava a tutti i costi che io diventassi una neuro-chirurga come diceva l'albero genealogico.

Ma a me di curare le persone non me ne fregava niente. Io volevo diventare manager, una che segue le band più importanti, girovagando per il mondo: era il mio sogno sin da quando decisi per la prima volta, a quindici anni, di non andare più in chiesa. E lì i miei si arrabbiarono: minacciarono di farmi rinchiudere in un collegio di suore, di abbandonarmi, ma forse era il sogno più grande che avevo.

Il controllore dei biglietti decise di staccarmi dai miei pensieri sospirando, infuriato, un “signorina, sta bloccando tutta la fila, si decide a darmi il biglietto?

Per fortuna evitai le mie risposte scortesi, anzi, non dissi nulla, porgendo solamente a quell'uomo con tanto di “cappello austero” che di austero non aveva proprio nulla, il pezzo di carta che mi avrebbe fatto ricominciare una nuova vita lontano dalla mia famiglia, lontano dalla mia odiata Inghilterra e lontano dalla compostezza caratteristica dell'isola Britannica.

E quale posto meglio dell'Australia?

***
Beaniest's Corner


Buongiorno, buon pomeriggio, buona sera o buonanotte, dipende a che ora leggete! 
OMG ma voi sapete da quanto tempo non aggiornavo qui? Secoli, millenni forse!
Ed eccomi tornata, più "fresha" che mai!
La storia questa volta si concentra sulla mia celebrity crush, Ashton dei 5 Seconds Of Summer *iperventilazione, grida, svenimento.*
E niente, che dire! 
Mi piacerebbe ricevere recensioni, voti, commenti, anche negativi, basta che mi facciate un po' di compagnia in questa nuova avventura!
Io sono contenta di avere ripreso a scrivere, e spero di fare contenti anche voi!
B.

Ps. Ho già sfornato 10 capitoli, non so in quanto tempo aggiornerò!

 





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