Per la mano della principessa
Le cose cominciarono a precipitare quando il laser di Fion,
decimo parente acquisito del sovrano di Rigel21, fu tranciato con un
colpo netto dal suo avversario.
Con il senno di poi, non era stata una buona idea risparmiare sul campo
di energia protettiva dell’arma, ma l’armatura
positronica di Fion aveva subito un guasto all’ultimo
momento, e i tecnici della capitale erano costosi. Gli rimaneva pur
sempre la spada a raggi gamma, aveva riflettuto mentre dava
l’addio ai suoi ultimi fiorini.
Peccato che una spada a raggi gamma poco potesse contro un laser nuovo
fiammante, una corazza positronica praticamente invulnerabile, uno
scudo energetico, un mazzafrusto a onde sonore e una daga laser ultima
generazione come quelli in dotazione al suo misterioso avversario.
“Forza Sir Fion!” Dagli spalti si alzò
un coro di voci a sostegno del giovane cavaliere. “Non
arrendetevi!”
“Coraggio!” Il suo fan club era cresciuto molto dal
primo giorno del torneo, quando al sentire pronunciare il suo nome la
folla era quasi svenuta dalle risate: un ex-scudiero, lontano parente
di un monarca di un sistema talmente piccolo da essere stato
costantemente ignorato nelle grandi Guerre Galattiche, osava proporsi
come sfidante per la mano della figlia dell’Imperatore?
Eppure, duello dopo duello, Fion aveva scalato la classifica, con
grande gioia degli allibratori clandestini, dal momento che nessuno
aveva puntato su di lui, almeno per i primi turni. Ora le sue
probabilità di vittoria erano date dieci a uno, sempre che
si accettassero ancora scommesse.
Tutto era filato liscio, fino a quel momento…
Fion studiò di nuovo l’avversario: il Cavaliere
Nero, come si era fatto chiamare quel tale, nonostante le sue armi non
aveva brillato durante i combattimenti, anzi più di una
volta aveva rischiato di perdere, finendo per cavarsela sempre per un
soffio. Era quasi un miracolo che fosse arrivato al duello finale (o
forse la causa era la quantità di grappa ingollata da Sir
Olivier prima della semifinale).
Come si spiegava quindi l’improvvisa maestria
nell’uso di laser e daga? Il cavaliere mascherato doveva aver
tenuto nascosta la sua forza in vista della finale, concluse Fion,
gettando uno sguardo al palco imperiale per farsi forza.
Eccola lì, la bellissima figlia dell’imperatore,
con quei capelli color argento e gli occhi stellati, la sua musa, la
sua dea… E la sua corrispondente segreta da circa sei mesi
terrestri.
Era stato il destino: durante le lunghe sere passate a passare
l’olio negli ingranaggi delle innumerevoli spazio-vetture
degli innumerevoli componenti del suo clan, Fion aveva scoperto
C.R.E.P.A. (Cadetti Rivoltosi E Principesse Arrabbiate), una community
anonima dove poteva finalmente raccontare la sua tormentata vita di
parente povero. Tra i molti commenti di sostegno a Scudiero11232
spiccavano quelli di Leila23, un’utente che sembrava capire
davvero cosa significasse non avere scelte. Le missive erano passate da
pubbliche a private, e dopo qualche mese Fion aveva scoperto che sotto
la firma elettronica di Leila23 si nascondeva l’ultima figlia
dell’Imperatore.
Ovviamente, nessuno aveva scoperto che l’umile parente povero
di uno sconosciuto monarca aveva iniziato a scambiare missive
istantanee con una delle figlie del più grande impero
galattico dai tempi di Lord Vader, altrimenti il povero Fion si sarebbe
trovato nelle miniere di ferro di Saturnia, ma lo scambio di mail era
continuato (certo, le mail di Fion si erano fatte più
appassionate mese dopo mese, mentre quelle della principessa
conservavano un certo umorismo, ma Fion sapeva che i reali non erano
abituati a mostrare i loro sentimenti in pubblico).
La notizia del torneo era stata un sogno che si realizzava: avrebbe
avuto la possibilità di conquistare la mano della sua amata
nonostante il divario sociale ed economico che li divideva, grazie alla
sua abilità con le armi. A volte, essere i parenti poveri
obbligati a esercitarsi con tutti i regali rampolli in vena di tirare
un laser era vantaggioso.
Fion lanciò un sorriso alla principessa Talia, seduta
accanto al padre: solo un ultimo avversario, poi la felicità
sarebbe stata nelle sue mani.
Dire che l’imperatore Justinian era seccato non rendeva
minimamente l’idea: quella mattina l’androide cuoco
si era guastato, così le uova alla Benedict cucinate da uno
degli androidi delle pulizie erano risultate immangiabili; il suo nuovo
vestito da cerimonia stringeva sulla pancia in modo imbarazzante e la
sua consorte si era lanciata in una predica sui vantaggi della nuova
dieta liquida propagandata da quel ciarlatano del Sistema 9; suo figlio
Marcus si era volatilizzato, probabilmente a cavallo di una di quelle
nuove brutture che tanto piacevano agli adolescenti di oggi (sul serio,
ai suoi tempi almeno le moto spaziali assomigliavano a moto spaziali,
non a gigantesche cavallette). Inoltre, tutti i candidati adeguati alla
mano di sua figlia erano stati sconfitti da quel giovane senza arte
né parte e da quel tale in armatura nera che non aveva
voluto rivelare la propria identità. C’era di che
farsi venire un attacco di gotta. L’unica nota positiva era
lo sciopero del silenzio che sua figlia aveva deciso di adottare come
arma finale contro il torneo: finalmente niente più strilli
sulle “tradizioni obsolete”, sul
“liberticidio”, sul “libero
arbitrio” e sulla “decisione lasciata alle
donne”. Talia era rimasta zitta per tutto il duello,
nonostante l’idea di andare in moglie a un pezzente o a un
ignoto qualcuno non dovesse piacerle più che a lui. Eppure
aveva così sperato in Sir Olivier… Talia guardava
il duello con attenzione sospetta. Sir Fion aveva estratto una spada a
raggi che aveva l’aria di potersi disintegrare da un momento
all’altro, mentre il cavaliere nero, con grande cortesia (e
ancor più immensa idiozia), aveva rinunciato a tutte le sue
armi in favore della sola daga. In tutto questo, Talia osservava
l’arena di combattimento senza fiatare, controllando il suo
visore personale di tanto in tanto. Non fosse stato per il controllo
anti-droidi che veniva fatto all’ingresso della sala del
torneo, Justinian avrebbe pensato che sua figlia si fosse fatta
sostituire da un droide e che ora fosse già
all’altro capo della galassia. O che avesse sostituito con un
droide il misterioso cavaliere che sembrava sul punto di vincere la sua
mano.
Follie, si disse l’imperatore. Ora c’era solo da
aspettare per capire quale dei due sfidanti sarebbe diventato il suo
nuovo genero.
Con una mossa azzardata, Sir Fion saltò sulle spalle del suo
avversario, cercando di colpirlo alla testa senza farsi ferire dalla
daga. Non riuscendoci, con una capriola tornò a terra e
ricominciò a parare i colpi del cavaliere nero.
In seguito, nessuno avrebbe saputo descrivere esattamente le mosse del
cavaliere nero, ma il risultato delle rapidissime serie di colpi e
affondi fu che il povero Sir Fion si ritrovò a schiena a
terra, con il moncherino della spada di suo nonno in mano e un forte
sapore di cenere in gola. Il sapore della sconfitta.
Mia amata Talia… Perché? Com’era
possibile? Eppure sapeva di essere lo spadaccino più forte
di tutto il sistema, non aveva sbagliato nulla, com’era stato
possibile perdere?
Era il vero amore della principessa Talia, non poteva aver perso!
“Come prego?” Il cavaliere nero, finiti gli inchini
alla folla festante, si girò verso Fion, che non si era reso
conto di parlare ad alta voce. Sotto lo sguardo del casco nero, Sir
Fion decise di mostrarsi uomo: “Io sono il vero e unico amore
della principessa Talia. Pertanto vi prego di ritirarvi,
signore.” E aggiunse, in tono secco. “Non vorrete
far soffrire una povera ragazza imponendo la vostra presenza. Vi reputo
un uomo d’onore.”
Il cavaliere nero lo squadrò (o almeno, il suo casco lo
fece). “E come fate a sapere di essere il vero amore della
principessa?” La sua voce era roca e metallica.
Fion si alzò e iniziò a parlare dei messaggi,
delle sue promesse, di… Si interruppe di colpo.
Fu allora che la folla ammutolì.
L’imperatore allargò gli occhi e le sue guance
assunsero una tonalità verdastra.
Il cavaliere nero si era tolto il casco, e ora
l’inconfondibile chioma biondo argento della principessa
Talia le scendeva sulle spalle dell’armatura.
“Come…Cosa..Chi…”
L’imperatore guardò la figlia nel campo e
guardò la figlia seduta accanto a lui. Con un ghigno, suo
figlio Marcus lasciò cadere il visore (in realtà
uno schermo camuffante) e sorrise candido.
“Non trovate che le gonne mi donino, padre?”
“Padre!” Justinian non ebbe tempo di rispondere,
perché la voce imperiosa di Talia, amplificata dal sistema
stereo del campo del torneo, risuonò nelle sue orecchie e in
quelle di tutta la folla. “Solo io deciderò chi
sposare e quando.”
“Figlia degenere!” Sbraitò Justinian, e
sarebbe sceso nell’arena non fosse stato per sua moglie e suo
figlio che lo trattenevano per le spalle. “Torna al tuo posto
immediatamente!”
“Te lo puoi scordare! Ho vinto il torneo, per cui ho il
diritto di ottenere la mano della principessa. Ovvero la
mia.” Talia sorrise a trentadue denti.
“Questo non è possibile!”
L’imperatore ghignò trionfante. “Sul
regolamento c’è scritto chiaramente che nessuno
potrà gareggiare per se stesso!” Disse, sfoderando
il lettore dove erano conservati i codici imperiali.
“Ma dice anche che verrà concessa al vincitore la
mano dell’erede di colui che ha indetto il torneo. Non
specifica se maschio o femmina. Quindi…” Talia
ghignò a sua volta. “Carissimo padre: o annullate
questa farsa di torneo oppure dovrete darmi mio fratello in
sposo.”
All’imperatore cadde la mascella.
“Pensate solo ai nipotini che vi
daremo…” Sussurrò malignamente Marcus.
Justinian ne aveva avuto abbastanza. “Torneo
annullato” Esalò, gettandosi a sedere sul suo
trono.
“E non ce ne saranno altri.” Intimò
Talia. “La legge sulla successione deve essere modificata:
voglio poter decidere io sul mio futuro. E lo stesso vale per
Marcus.”
“Senti, ragazzina viziata, non cercare
di…”
“Pensate al matrimonio che avremo io e
Marcus…”
“Accordato.” Decisamente, quella non era la sua
giornata migliore.
La folla, volubile come sempre, iniziò ad applaudire.
In tutto questo, il povero Sir Fion era stato dimenticato, eppure era
lui ad aver ricevuto il colpo più duro (e non solo
metaforicamente).
“Mia principessa…” Sussurrò
allibito. “Com’è
possibile…”
Talia si girò. “Tu sei Fion alias Scudiero11232,
non è vero? Mi sembrava di conoscere il tuo nome.”
Fion annuì. “E posso assicurarvi che non
c’è nessuno in tutto l’universo che vi
ami di più.” Forse c’era ancora
speranza, forse…
“Certo, nelle vostre mail avete reso chiaro il
concetto.” La principessa inarcò un sopracciglio.
“Ma io non ricordo di avere mai scritto di amarvi.”
E, gettandosi il casco e la spada sulle spalle, la principessa
uscì dall’arena, accompagnata dai canti di
vittoria.
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