Disclaimer
La meravigliosa famiglia McKagan non mi
appartiene; con questa raccolta di idiozie non intendo offendere o dare
rappresentazione veritiera del carattere della mia famiglia preferita. Vorrei
solo guardarli in ogni momento di ansia, ma probabilmente non mi sarà mai
possibile.
La foglia di
fico
Le sopracciglia di Susan Holmes McKagan erano un tutt’uno
con l’attaccatura dei capelli, e di certo non si poteva dire che non avesse la
fronte alta. Il motivo di tale perplessità era l’uomo che aveva accettato di
sposare, probabilmente in preda ai fumi di qualche potentissima droga dispersa
nell’etere. Dopotutto, lo stesso Duff si era sposato una volta senza
praticamente ricordarselo, quindi non sarebbe stata una novità così eclatante.
Suo marito indossava una fascia per capelli – la sua, per
la precisione, quella rosa con i pois neri – per tenere lontane le ciocche
bionde dagli occhi e, con espressione profondamente corrucciata, cercava di far
saltare le omelette in padella, mandando schizzi di uova per tutto il piano di
cottura. Era così concentrato da mantenere in tensione anche lei, estranea
spettatrice di quel tormento.
Considerando poi che ciò che Duff stava cercando di fare
andava cotto da un lato solo, stava decisamente sbagliando tattica.
L’occhio le cadde sul grembiule a scacchi che indossava:
era quello che usava Grace quando voleva aiutarla a impastare qualche torta, e
a lui stava decisamente piccolo; i lacci erano annodati nei passanti della
cintura e, se fosse stato verde anziché rosa, sarebbe potuto tranquillamente
passare per la foglia di fico di Adamo nell’Eden.
Improvvisamente un rivoletto di fumo grigiastro si alzò
dalla pentola, condito con qualche colorita imprecazione del musicista, che
estrasse un cucchiaio di legno dal taschino del grembiule – fortunatamente,
pensò Susan, perché si trovava davvero in una posizione spiacevole – e cercò di
rivoltare la sua opera senza agire come un consumato chef.
Tuttavia, un inquietante odore di bruciato si diffuse per
la cucina e Susan decise che era giunto il momento di intervenire. Le
dispiacque non essere corsa a prendere la videocamera per filmare il marito, ma
quello scempio doveva finire prima che desse fuoco a tutta Seattle.
«Duff!» lo richiamò all’ordine, facendolo sobbalzare per lo
spavento. Incredibilmente, il risultato fu il giusto movimento di polso che
portò l’omelette a ribaltarsi su se stessa, avviando l’irreversibile cammino
che l’avrebbe presto portata a essere una frittata.
«Dio, Sue, mi hai fatto prendere un colpo» si lagnò il
biondo, puntandole contro il mestolo con fare di sdegno. Lo ripose poi
immediatamente nella taschina, incassando il capo nelle spalle in seguito
all’occhiata di fuoco di sua moglie, che proprio non aveva gradito che avesse
macchiato di uova anche il pavimento.
Susan non rispose, limitandosi a squadrarlo con espressione
torva per qualche minuto: la fascetta rosa lanciava all’indietro i capelli
umidi di Duff, e uno dei pois neri era stranamente – ma non inspiegabilmente –
divenuto giallo; il mestolo non era affatto stato infilato nel taschino, ma
sotto, tra il grembiule e la cintura, con il risultato di impiastrare anche i
pantaloni.
Ci fu una sola cosa da fare, dopo quel disastro: scoppiare
a ridere.
«Che hai da sghignazzare?» le chiese mettendo il broncio, mostrando
la guancia su cui spiccava un elegante baffo color tuorlo. «Non sono mica una
donna io.»
«Nulla, guardavo il tuo mestolo sotto la foglia di fico.»
*
Salve. Torno nel mio amato fandom
nonostante avessi più o meno dichiarato che non l’avrei fatto, ma da un po’ ho
iniziato a scrivere e, siccome ieri era l’anniversario di Duff e Susan, ho
pensato che fosse il momento giusto anche per pubblicare.
Questa cosa è una raccolta di flashfic
sulla famiglia più bella del mondo: i McKagan, appunto. Conterà nove momenti,
di cui uno (l’ultimo) diviso in due, e ha come obiettivo quello di strappare un
sorriso e un po’ di tenerezza. Quindi niente angst a palate come faccio di
solito.
Ringrazio infinitamente GioTanner per il banner che vedete lassù.
Cliccando su di esso, vi si aprirà la sua pagina Facebook, a cui vi invito a
mettere mi piace perché se lo merita davvero.
Quindi… niente, spero di avere ancora
qualche seguace da queste parti, anche se giungo un po’ in punta di piedi
perché sono diventata timida in quella che una volta era la mia casa.
A presto!