Alpha
C A P I T O L
O U n
i c o
“ Alpha „
Ne
accarezzò ogni minima rifinitura, ogni ruga di quella porosa
pelle nera di cui era fatto il suo mantello – il suo abito
della morte, il suo involucro secondario dentro il quale si lasciava
evolvere.
Sotto
i polpastrelli ruvidi e callosi, ne riusciva ancora a percepire la
sensazione dura e squamosa, e non avrebbe mai smesso di accarezzarselo
o lisciarselo, perché ogni contatto con quello strato a lui
estraneo – ma così complementare – gli
ricordava che quello era un incarto di scelte e trascorsi che era
proprio sulle spalle che voleva portarsi in eterno – di cui
voleva costantemente sentirne il peso per non dimenticarsi che avrebbe
sempre potuto fare di
meglio.
Ogni
piccola increspatura rappresentava vicoli invisibili agli occhi degli
altri, ma ai suoi apparivano come chiare strade tracciate su una mappa
di ricordi che nella sua mente – e solo nella sua mente
– sarebbero state visibili – in quella giostra di
immoralità e confusione dentro la quale nessuno aveva mai
osato addentrarsi, preferendo, piuttosto, limitarsi all'apparenza di
una pazzia che aveva molto più da raccontare, che semplice pazzia.
E
tutti avrebbero continuato a figurarlo come il
pericoloso Drago Bludvist; un
esiliato dalla comunità e dal mondo – costretto a
vivere di quella condizione di reietto nella quale sembrava sguazzare
come la più felice e spregevole delle creature acquatiche
–, e mai nessuno si sarebbe spinto in una storia tanto
critica e insabbiata come quella nascosta su ogni solco del suo corpo
– in ogni cicatrice del suo volto –,
perché sarebbe stato sempre troppo complesso, sempre troppo
rischioso, comprendere, fino in fondo, connessioni articolate come
quelle che gli allacciavano la mente.
Nessuno
avrebbe conosciuto il bambino che a tavola guardava la sua famiglia con
gli occhi di un estraneo – mentre lasciava le posate nel
piatto ancora pieno.
Nessuno
avrebbe conosciuto il ragazzo che, davanti al fuoco di un attacco
nemico, non vedeva distruzione e spargimenti di squilibri e cremisi
colorazioni, ma gloriose ambizioni e il potere di avere tutto tra le
mani – col terrore e la forza che quelle sole e viscide
bestie che nessuno riusciva a combattere o vincere, sapevano possedere.
Sarebbe
stato questo lui; il
più grande delle acque e dei cieli. Il più grande
delle terre e delle gabbie nelle quali avrebbe rinchiuso tutti
– senza esclusione di colpi, perché per lui, per
ogni bersaglio c'era una freccia. Per ogni movimento, c'era una catena.
E
di catene ne aveva abusato, poi, per infierire con tutto il suo
spietato dominio e la sua ingiuriosa violenza. Tutta quella che
riuscì a esercitare, davanti e su quella mastodontica
divinità nivea come se fosse fatta delle stesse nuvole che
si riflettevano nel freddo dell'oceano – e a nulla sarebbe
servita la ribellione di quel dio che li aveva strappato via un
braccio, nella disperata fuga che non era mai riuscito a compiere,
perché Drago Bludvist non era fatto di carne e di materia.
Drago Bludvist, era dentro di sé – fino al punto
d'aver distrutto ogni radice che lo teneva imprigionato a qualcosa cui
sentiva di non appartenere da mai e cui sentiva non avesse per lui
importanza. Fino al punto d'essere emerso mangiando ciò che
si credeva esser di lui.
Perché
lui era di più; lui non
era il semplice figlio che rise davanti all'assassinio da lui
complottato per i suoi genitori, lui non era solo il fratello che
scatenò, allo stesso modo, la furia ibernante della sua
nuova conquista, su quella piccola e bianca voce che gli tirava i
vestiti e lo implorava con terrore e speranza di smetterla –
senza rendersi nemmeno conto dell'assenza di sensibilità in
quelle iridi che lo guardavano col buio della notte impressa in ogni
pagliuzza che le adornavano, e nelle pupille che sembravano aver
risucchiato l'universo che non gli era mai stato concesso e che ora
cercava di prendersi.
Drago
Bludvist non aveva rami e non aveva nulla da spartire col mondo
– perché il mondo gli apparteneva, e lo avrebbe
dimostrato col suo dominio e con l'impossibilità di opporsi
a lui e al suo volere.
Nessuno,
gli sarebbe mai andato contro. Nessun vivo avrebbe mai osato resistere
alle imposizioni che avrebbe esercitato su ogni singolo senno
– facendolo suo e rendendolo un'ennesima arma del suo
arsenale di possedimenti.
Nessuno,
nemmeno i draghi, perché
lui stesso era un drago e aveva
saputo inchinare ai suoi piedi il re di tutti loro.
Non
ci sarebbe stato limite alla sua forza di soggiogamento, nessun confine
alle sua grandezza – ed era tutto scritto lì, tra
uno sfregio e l'altro della sua pelle, tra una squama e l'altra del suo
mantello, e nel sangue nero che gli scorreva nelle vene.
Ed
era un bene, forse, che nessuno sapesse leggere Drago Bludvist,
perché in fondo era più facile pensare che fosse
un pazzo scatenato – segnato dalla rabbia contro i draghi per
avergli strappato via la famiglia, e con l'odio innestato in quel cuore
che non si era certi avesse.
Era
più conveniente, pensare che avesse paura e che volesse
semplicemente distruggere ogni cosa – ma Drago Bludvist era
di più; Drago Bludvist era un drago, era
l'Alpha. E prima
o poi, tutti lo avrebbero capito.
F I N
E
»
N O T E
A U T R I C E
;
Io
devo essere impazzita per aver scritto una seconda storia tramite
cellulare, ma un'introspezione su Drago Bludvist la volevo fare, la
volevo fareassolutamente.
Nel
film hanno 'giustificato' la crudeltà di questo personaggio
dicendo che ha subito il trauma della perdita dei genitori... Ma
è davvero accettabile come scusante? x°
Andiamo,
Drago è
veramente cattivo, e ci
sono rimasta malissimo che abbiano usato questa pessima scusante per
caratterizzare la sua vena spietata – così come
sono rimasta malissimo per come hanno parcheggiato il trascorso di
Valka con quella storiella che ci hanno propinato. Cioè,no. Scriverò
anche su di lei qualcosa di molto più approfondito, che
spero potrà piacervi. x°
Ad
ogni modo, una cosa che mi sono chiesta fin da subito, durante la
visione di How
to train your dragon 2, è
stata: ma come ha fatto Drago a governare una creatura mastodontica e
imponente come l'Alpha?
Voglio
dire, le potenzialità di quel drago sono infinite e,
razionalmente, appare improbabile – almeno a me –
che Drago possa averlo domato, e la prima risposta che ho trovato a
tutto questo è stata che, probabilmente, lo ha catturato,
incatenato e torturato per imporre la sua cattiveria e la sua
autorità – violentandolo psicologicamente al punto
da renderlo fedele per paura.
In
merito a questo trovo idealmente perfetto che sia stato proprio l'Alpha
a strappargli via il braccio che gli manca – durante una
delle ovvie e ipotetiche ribellioni della bestia –, e mi
piace anche pensare che sia stato proprio Drago ad aver ucciso i suoi
genitori – e il fratellino minore che qui ho inserito
–, perché questo contribuirebbe a caratterizzarlo
meglio e a sottolineare la sua spietatezza – giustificata
dalla sete di potere, e non dal 'perché
sì' che ci
hanno spacciato nel film. E il fatto che lui dica in giro che i draghi
gli hanno sterminato la famiglia, mi piace pensare sia a titolo ironico
– anche perché le sue espressioni sono sempre un
mix di sadismo e sarcasmo, quindi lo trovo perfetto.
Ho
sinceramente amato il modo
in cui Drago urlava per impartire ordini, mi metteva i brividi e dietro
ci ho visto tantissimo – ed è per tale motivo che
ho voluto scrivere questa storia, per cercare di delineare quello che
io penso possa essere un degno e reale passato per questo antagonista.
Vabbeh,
non mi dilungo oltre. x° Tornerò a breve con una
introspezione su Valka – e commentando alcune delle storie
che avete postato di recente, perché alcune sono proprio
belle!
Grazie
a chi mi ha commentato la scorsa fic – risponderò
a tutti voi appena possibile! – e grazie agli innumerevoli
che mi hanno aggiunto agli autori preferiti – sono a quota
trentadue, vi amo tutti!
Come
per la scorsa volta, anche qui, ripeto, ho scritto tutto da iPhone,
quindi – sebbene ci abbia prestato la massima attenzione
– spero di non aver tralasciato nulla sia riguardo l'html che
riguardo la grammatica.
Grazie
ancora a tutti, alla prossima!
©
Semiblonde Jellyfish
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