E
il peggio fu assorbire il colpo. Avevo davanti la
possibilità di tornare alla ribalta in grande stile. A modo
mio, intervistando un personaggio di rilievo con un passato
burrascoso e interessante al fianco dell’eroe mondiale. Ma il
personaggio era proprio lei... voglio dire... lei! La pazza! Miss
Perfettini Granger!
Sembrava la presa in giro del secolo, ancora non capivo come fosse
possibile. Rimuginavo piani diabolici per mandare qualcun altro al
posto mio, o per darmi malata quel giorno, massacrandomi le povere
tempie nel tentativo di trovare una via di fuga. Ma non ce
n’erano. Era terribilmente semplice: o andavo o rimanevo a
scrivere di ortaggi. Lux, pur con molti “Capisco” e
“Cara” e “ovviamente”, aveva
lasciato a intendere che quello era la mia grande occasione.
Il martedì seguente ero lì, al Ministero.
Arrabbiata, quasi spettinata, ringhiante, ma ero lì. Con la
mia fedele penna nella borsetta e una benedetta pergamena intonsa di
cui la sera prima, disperata, avevo scritto l’intestazione,
vestita il più sobrio possibile (vestito verde lime con
piume e decollete in pendant).
Fu uno shock rivedere il Ministero dopo l’arrivo di Salvatore
Potter.
Oltre che organizzatore del mondo, capitano della nazionale di
Quidditch, fidanzato di Piattola Weasley, capo Auror, patrono degli
orfani, Ministro temporaneo della Magia e benefattore dei
maghi del Kenya era diventato pure arredatore e architetto: e il
Ministero ne subiva le conseguenze. La fontana dei Magici Fratelli era
stata sostituita con una di Albus Silente che osservava lezioso i
visitatori.
E poi.
Potter alle pareti, Potter sul quadrante dell’orologio,
Potter sui camini, Potter sulle porte degli uffici, Potter perfino
sulle indicazioni per il wc. Poster di Potter ovunque! Una scena da
incubo, sconvolgente, che mi tolse il fiato e parte degli anni che
avevo ancora da vivere.
RIcordo che deglutii forte prima di fare un passo. Ecco, era
così... così... terrificante. Volevo uscire, di
corsa, ma mi ricordai del mio psicanalista.
“Respiri. Espiri. E ce la farà... a meno che non
spunti Potter da un angolo, e speriamo di no...”
“Ha bisogno d’aiuto?” chiese una voce
maschile profonda.
Mi girai. Capelli ribelli. Occhi verdi. Cicatrice.
Ecco, ora potevo svenire.
“NO! Conosco questo posto... come le mie tasche,
sì!” gridai con voce stridula. Mi voltai
velocemente cercando di non farmi prendere dal panico o da una raptus
omicida, sperando che qualcuno lo chiamasse. Possibile che Potter non
avesse di niente di meglio da fare? Che so, Mezzosangue infelici,
Mangiamorte redivivi, teiere assassine... qualsiasi cosa!
“Si... si sente bene?” Più lui si
avvicinava , più io indietreggiavo terrorizzata, facendo di
no con la testa.
“Sono a posto! A meraviglia! Mai stata...” gridai
“MEGLIO!” risi follemente, fuori controllo.
A ricordarlo adesso mi viene in mente che deve aver pensato che fossi
una pazza, o in alternativa, un’ ex torturata da Cruciatus.
“Sta cercando qualcuno?”
“Sì! Ecco. Io...” con uno sforzo
incredibile mi ricomposi... più o meno “Sto... ehm... sono qui
per un’intervista.” Ancora qualche secondo e avrei
provato a ucciderlo. Questo qui l’istinto di sopravvivenza se
l’era scordato a undici anni, dopotutto...
“Oh. Capisco. E... a chi?” si muoveva lentamente,
come per non spaventarmi, scandendo le parole.
“Hermionegranger.”
MI fissò perplesso. “Non credo di avere
capito...”
Inspirai, espirai. Ma perchè non massacrarlo a suon di
tacchi a spillo? “Hermione. Granger.”
“Ah!”
Coraggio, ragazzo. Puoi
fare di meglio Pensai.
“La conosco.”
Ma dai. Non ci
credo quasi!
“E’ sul al terzo piano, scala b ufficio 178. Credo.
Non è che ci capisca molto, di uffici.” sorrise
con imbarazzo ”Ma sono sicuro che la
troverà.”
Salvatore del mondo e tutto quello che volete, ma di sicuro non guida
scout. Dopo quaranta minuti ancora giravo per il Ministero, ripassando
per le stesse stanze anche tre volte. Ero arrivata al punto di
mormorare un convinto “Finalmente ho finito!” ogni
cinque minuti per evitare che i dipendenti pensassero che fossi pazza;
dell’ufficio neanche l’ombra.
Il fatto era che le gigantografie non si fermavano all’atrio,
macchè! Monsieur Modestia aveva tappezzato l‘
edificio, e io cominciavo a dar fondo alle mie riserve
d’ossigeno. Alla fine arrivai a quel dannato ufficio, aprii
la porta trepidante ma...
Era vuoto. Non c’era nessuno. Neanche la minima traccia, di
madame. Mi sentii tremare d’indignazione. Ma insomma,
mocciosetta!
“Questo il colmo! La maleducazione di questa
ragazzina è intollerabile! Io mi uccido sui tacchi per lei,
rischio l’esaurimento nervoso con Potter, rmi gioco i miei
neuroni e subisco il sadismo congenito del mio direttore per... per
cosa?! Per intervistare quella piccola, schifosa, saccente e
insopportabile Mezz... Carissima Hermione!”
“Buongiorno.”
Una ragazza mi stava fissando con aria glaciale, ritta sulla porta e
talmente carica di fogli da farmi pensare che pesassero più
di lei. E volete saperla tutta? Ce ne voleva parecchio...
“Dunque! Perchè non ci sediamo e ci
mettiamo comode?” cinguettai.
“Fino a prova contraria questo è il mio ufficio,
non è il caso che sia lei a fare gli onori di casa... si
sieda pure.”
Simpatica come la ricordavo, la signorina Perfettini. Un vero
fiorellino.
Nonostante questo, mi accomodai sulla poltroncina con un orribile copri
sedile a cerchi, rombi, quadrati, ottagoni e qualcos’ altro
di non definito. “Carinissimo! L’hai fatto
tu?” chiesi, entusiasta. Sii gentile,
gentile! mi ricordai.
“No. E’ un regalo di un’ elfa domestica
di Hogwarts. Allora, che vuole sapere?”
Aprii la borsetta di colpo per far uscire la mia fidata penna lime e la
pergamena, mentre guardicchiavo intorno a me.
Tanta praticità da parte sua me l’aspettavo. Ma i
pre intervista era dei momenti di confidenza per poi poter passare
all’attacco... che gusto c’era se non potevo
chiaccherare neppure un po’?
Gettai uno sguardo prospettico alla stanza dove mi trovavo. Pareti
coperte di carta da parati azzurra, una scrivania del secolo scorso e
tre poltroncine standard. Zero foto, nessun articolo incorniciato su di
lei o i suoi amici, niente, nisba, nada! Una cella di monastero sarebbe
stata più accogliente, e di sicuro meglio arredata.
Anche lei non aveva tratti distintivi: era vestita nel modo
più conformista del mondo, poteva sembrare una zappatrice
come un Ministro.
Il mio abito verde acido piumato sembrava un residuo da circo.
Insomma, la signorina voleva far risaltare al massimo le nostre
differenze, e allora le avrei dato guerra. Fuoco alle polveri!
“Dunque dunque, Hermione... hai suscitato un grande interesse
con la tua corsa al Ministero. Sei davvero molto giovane per i tuoi
successi. Complimenti.” attaccai senza preavviso.
“Grazie.”
“Ci si chiede sempre, in questi casi, a cosa sia dovuta
tanta... rapidità” le feci
l’occhiolino. Mi piaceva fare interviste. Era
come essere un gatto che giocava con un topo.
“Alla mia preparazione, credo. E al fatto che mi sono sempre
impegnata al massimo in quello che faccio.” La vidi talmente
padrona di sè da farmi dubitare su chi fosse il topo.
“Ammirevole, tesoro. Davvero... e ci sei arrivata tutta da
sola?”
“In che senso?”
Sorrisi affabilmente. Sicurezza vacillante assicurata! “Oh
bè, non è mica proibito, ecco... ricevere una
spintarella, di tanto in tanto.”
“Continuo a non seguirla” aggrottò le
sopracciglia, ma un guizzo le passò per gli occhi. Oh, mi
seguiva eccome.
“Bè, mia cara, sbaglio o sei stata compagna di
classe di Harry Potter?”
“Certamente, ma...”
“E” inclinai la testa per osservarla meglio e
cogliere le sue reazioni “su, non è mica un
segreto che tu fossi una sua intima... amica.”
“L’unica che ne era convinta era lei, signora
Skeeter.” disse attorcigliandosi dei capelli attorno a un
dito. Perfetto.
“Ma io alludevo semplicemente al tuo contributo nella sua
ultima impresa contro Colui-che-non-deve-essere-nominato!”
dissi fingendomi stupita. Che bello! Me la stavo godendo un mondo a
girare intorno alla qustione.
Il suo viso divenne più colorito, e mormorò
“Bè, certo... non ho mai avuto paura di seguirlo,
ovunque andasse.” Una crepa, finalmente.
“Il coraggio è una grande dote... e dimmi, come
è stare al fianco di una persona così
straordinaria? Deve farti apparire la vita ora così banale!
E anche le persone, dopotutto. Io stessa devo sembrarti così
scialba, al confronto!” risi, cercando di non mangiarmi i
colpi.
“No, non è così. Anzi. Avevo voglia di
pace. So che per i giornalisti invece... mi scusi, per alcuni...
è stato un buon periodo. Dev’essere
così scialba la pace, al confronto!”
“Sì, certo” acconsentii ridendo.
Dannata piccola... appena uscita alla scuola e già
presuntuosa, eh? All’improvviso avevo voglia di umiliarla, di
vederla balbettante o imbarazzata. Strinsi il mio blocco e continuai.
“Ma voglio dire... non dev’essere facile, per
esempio confrontare qualsiasi uomo con lui...” insinuai.
Ok, ero dichiaratamente fuori tema, fuori intervista e fuori di testa.
Ma avete presente cosa fa un masso giù per una scarpata?
Ebbene sì, rotola e continua a rotolare. E io, senza spinte,
caracollavo allegramente verso alla rovina.
“Assolutamente no! Sono fidanzata da anni... e cosa
c’entra questo con la sua intervista?”
“C’entra, c’entra eccome! Le giovani
lettrici vogliono sapere se si può arrivare così
in alto in così poco tempo e cosa comporta tutto
questo!” risposi enfaticamente. Sapevo che parlare di lei
come di un modello da seguire l’avrebbe lusingata, si sarebbe
fidata e sarebbe caduta nelle mie mani... Era solo questione di
aspettare un poco. La vidi pensare, attorcigliandosi di nuovo i
capelli. Un tic nevrotico, eh? Segno evidente di stress. La mia
penna colse il mio sguardo.
Una donna rovinata dal lavoro e in conflitto amoroso. Niente male,
niente male davvero!
“Vada avanti.” si arrese. La mia penna fece un
balletto di gioia a mezz’aria.
“Benone! Vediamo un po’... dici di essere fidanzata
da tempo. I miei complimenti. Al tuo ragazzo, ovviamente.
Dev’essere molto forte per sopportare un confronto con il
Salvatore del Mondo.”
“Io non...”
“E dimmi, credi che prima o poi si accorgerà di
essere secondo a Harry Potter? Voglio dire, non deve essere facile
nascondere un affetto così grande...” incalzai
“Cosa diavolo...”
“Non essere timida, cara. Di me... ti puoi fidare. Sono
abituata ad ascoltare la gente.”
Inclinai la testa di nuovo, serena. Due a uno!
Lei mi guardò, esitò un attimo, e
sibilò “Non osi...! Ron è un ragazzo
stupendo di cui lei non deve neanche permettersi di parlare! Harry e
Ron sono amici, e se amo Ron e voglio bene a Harry o viceversa a lei e
al suo giornale non deve interessare! Faccia domande pertinenti o la
caccio fuori a calci!”
Si fermò ansante mentre io pensavo già a come
riportare quello scoppio di confidenza. “La confessione di un
cuore diviso”? “I due lati della mia vita, segreti
di Hermione Granger”?
Il problema era che la mia impertinenza era un’arma a doppio
taglio: stavo mandando in malora l’intervista di cui avevo
disperatamente bisogno, e ne ero cosciente. Ma chi voleva fermarsi?
Inoltre la testa mi girava sempre di più, non mi sentivo
affatto bene. Le immagini si sfilacciavano e poi tornavano insieme, il
mio vestito era, ahimè, sudato e i miei meravigliosi ricci
flosci. L’unica cosa che non mi faceva accasciare al suolo
era la determinazione.
Lanciai la mia bomba a fatica “Un’altra
curiosità... si sa che l’hanno scorso, durante la
vostra impresa, siete rimasti unicamente tu e Potter per un certo
periodo. Vorrei sapere le tue impressioni, perchè
dev’essere stato terribile... da sola per il mondo con Harry
Potter...” la mia voce scivolò in basso, suadente
“oh, sì, davvero terribile...” Ghignai
leggermente, vedendola diventare scarlatta.
“Lei... lei... bugiarda, diffamatrice...” sembrava
incapace di mettere più di due parole di fila, poveretta.
“Non neghi, eh?”
E cosa fece, quella pazza? Provate a immaginare.
No, non mi uccise nè mi buttò fuori a calci come
predetto. Tirò fuori la bacchetta e me la puntò
contro. Materializzò uno stormo di volatili.
“Cosa pensi di fare, ragazzina?” chiesi confusa.
“Oppugno.”
L’ultima cosa che vidi fu uno stormo di falchi che mi
arrivava contro a velocità folle. E poi, il buio.
***
Ebbene, sì.
Uno stormo di falchi, che ci crediate o meno. Adesso capite? Quella
donna è folle. Fuori controllo.
E io la fermerò.
Un grazie sentito
a Sophonisba, Skarabbokkio e Gemellina Dolly. Vi devo la mia
sanità mentale.
La
scribacchina
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