Occasion

di lookafterzay
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Uno.
Due.
Tre colpi.
La ragazza era sdraiata a terra, faceva fatica ad alzarsi.
-Che c’è? Ti abbiamo fatto male?- rise una ragazza alta e robusta. Le sue amiche fecero lo stesso. -Dovresti esserci abituata, piccola Ella.-
La ragazza, Ella, cercò di alzarsi aiutandosi con le braccia. L’avevano fatta male sul serio questa volta, le faceva male tutto. Era un fuoco. Bruciava ogni singola parte del suo corpo. Le braccia. Le gambe. La pancia.
Un altro colpo, più violento. Si ritrovò di nuovo a terra, un rivoletto di sangue scivolò dalla sua bocca semischiusa. Non ce la faceva più.
-Basta…- sussurrò a stento. Un colpo di tosse, altro sangue. -Per favore.-
La ragazza che l’aveva colpita prima si abbassò e la guardò negli occhi. Un ghigno si formò sul suo volto, poi prese Ella per i capelli e le alzò la testa.
-Basta?- rise amaramente. -Basta lo dico io e ancora non basta.-
Mollò la presa e si alzò. Richiamò le altre due e uscirono dal bagno guardandosi intorno. Non volevano essere beccate, ancora una volta.
Prima di uscire, si girò verso Ella. -Non sarà mai abbastanza con te, lo sai?- poi uscì.
Passarono cinque minuti, Ella voleva accertarsi che non sarebbero tornate. Capitava a volte, raramente ma capitava. Clarisse diceva che non era bastato prima, allora ricominciava. Era sempre così, ogni giorno. Di certo Ella non poteva dire nulla, chi l’avrebbe creduta? Clarisse era una ragazza quasi impeccabile. La sua unica pecca era l’irascibilità. Era molto permalosa, si arrabbiava per nulla. Ti guardava in faccia, se non le andavi a genio era sulla sua lista nera, fine della storia. Forse era anche per questo che i suoi l’avevano lasciata lì, in quella scuola autoritaria, dove la direttrice non si preoccupava più di tanto di cosa succedeva.
Ella sospirò pesantemente, poi si guardò allo specchio. I capelli si erano appiccicati alla fronte, mantida di sudore. Il sangue si era seccato. Si alzò la maglia e in seguito la camicetta, un grosso livido violaceo si era formato sulla sua pelle.
Sospirò di nuovo. Aprì l’acqua e si lavò la faccia. Nessuno livido o occhio nero lì questa volta, per fortuna. Diede una sistemata ai capelli, ravvivandoli con la mano e uscì da quel bagno. I corridoi erano vuoti, il silenzio era tombale. Erano tutti in aula magna, sicuramente. Ella iniziò a camminare. Poteva rimanere in camera, o in bagno, ma ci voleva andare. Voleva sapere anche lei cosa la direttrice doveva dire alle sue allieve. Per andare in aula magna doveva passare dalla porta d’ingresso, rigorosamente chiusa per ogni evenienza, e quindi dalla segreteria.
Lì li vide, o meglio lo vide. Uno solo catturò la sua attenzione, gli altri due erano immagini sfocate, due punti indefiniti che facevano da sfondo. Era alto, molto alto, la pelle ambrata spiccava e i suoi occhi erano neri, scuri, profondi. Ella non si accorse di essersi fermata ad osservarlo, fin quando lui le rivolse la parola.
-Vuoi un autografo? Una foto? Se vuoi mi metto in posa e mi fai un dipinto.-
I suoi amici scoppiarono in una fragorosa risata, mentre sul volto del ragazzo comparve un ghigno. Ella diventò rossa e corse via, chiedendosi che cosa ci facevano loro lì.

HELLO!

Okay, questa è la prima storia che prendo seriamente. Penso che sia un esperimento, più che altro. Spero vi piaccia, e niente. Lasciate una recensione e fatemi sapere cosa ne pensate.
Sarah x 





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