Francesca
era già con la valigia pronta per andare
all’aeroporto, aveva
pensato già troppo se era la cosa giusta da fare o no, le
parole di
Giorgia non facevano altro che confermare i suoi pensieri.
-Giorgia,
sai che
non è questo il problema!
-E
allora? Perchè
hai deciso di andartene?
-Perchè
non voglio
fermarmi qui, voglio arrivare al punto in cui non posso più
andare
oltre.
-Io
non ti capisco,
sai che bisogna accontentarsi, e poi non si tratta di accontentarti,
volevi diventare qualcuno, e ora lo sei, perchè vuoi
continuare, che
quando vorrai tornare indietro non potrai più?
-Non
credo di voler
tornare indietro.
-L’aspirazione
è
bella, ma ho paura che tu stia perdendo il senso della misura.
-Giò
voglio solo
vivere una vita che mi permetta di dire “SONO FIERA DI
ME”, che
poi chiunque è qualcuno, ma chi realmente riesce senza
ipocrisia a
vivere una vita alla quale aspira?
-Francè
non si
parla di questo, tu volevi essere una scrittrice, hai studiato e
lavorato sodo, tutti apprezzano i tuoi sacrifici, ma capisci che la
vita non si ferma solo al lavoro?
-Si,
ma voglio
essere felice.
-
Anch’io sono
felice, non sarò diventata una ballerina di successo come da
piccola
sognavo, ma quando torno a casa, stanca, ad aspettarmi ci sono mio
marito e le miei due figlie che mi fanno dimenticare tutto ed essere
fiera di quello che sono diventata, di sogni e di aspirazioni, cara
mia, non si campa.
-Ognuno
è felice a
modo suo!
-Quindi
hai già
preso la tua decisione?
-Si.
-Va
bene,
arrivederci e buona fortuna.
Non
c’era nulla da fare ormai, salutandosi con un sorriso si
divisero,
ognuno per la sua strada, ognuno col suo modo di vivere la
felicità.
Sull’aereo
Francesca fu assalita dai suoi soliti dubbi: forse, forse, forse...
Era giusto andare via, lasciare la stabilità, la
così sudata
monotonia, solo per cercare qualcosa che qua, forse non
c’era? Ma
se non prendeva quella decisione non poteva sapere, cosa
l’aspettava
oltre quell’orizzonte.
Non
riusciva a calmarsi, caffè, acqua, musica, sempre quelle
domande e
quella rabbia di essere così ipocrita con se stessa, non
riuscire ad
essere così sicura come quando deve parlare con qualcuno,
quella
paura di se, di affrontarsi perché sa di perdere. Sapeva che
sua
sorella aveva ragione, andare via perché qua non
c’era più nulla
da scoprire non era aspirare a qualcosa ma solo un atto di puro
egoismo nei confronti di chi qua l’aveva aiutata. Ma il
problema
era un altro: voleva andare via da quella città
così piena delle
sue promesse infantili che le erano costate la liberta di vivere:
“da
grande farò questo, quell’altro,
diventerò così, non sopporterei
di diventare un’altra” .
Promesse
a cui
credeva solo lei e purtroppo sino ad un certo punto, il suo sbaglio
più grande, però, è stato quello di
continuare a promettere e a
mantenere quelle promesse che erano così belle a pensare,
anche a
vivere, ma che l’avevano imprigionata in uno stile di vita
dal
quale lei non sapeva più uscire e dal quale oggi,
mercoledì 25
agosto, stava scappando
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