-Ciao,
scusa ma non
ho potuto far a meno di ascoltarti, secondo me, sempre se ti va di
ascoltare l’opinione di un bello sconosciuto, questa tipa di
cui tu
parli è proprio una strana, non darle troppo retta.-
Sfoggiava un
bellissimo sorriso, sicuramente uno dei più belli, occhi
enormi
nocciola con ciglia lunghissime, capelli rossi, ricci come quelli di
una bambina, le guance invase da lentiggini come i fiori in un
giardino a primavera, un ragazzo mai visto, ma si sà che i
migliori
incontri avvengono per caso.
-Tranquillo,
e poi
certo che mi va di ascoltare l’opinione di uno sconosciuto,
di
solito è la più sincera.- Anche lei non aveva
fatto sconti, il suo
sorriso era enormi, e dopo tanto tempo era sincero, sul suo aspetto
si poteva discutere, era abbastanza stanca!
-Eih
hai dimenticato
bello.
-
Hai ragione, che
sbadata, scusa.
-Eppure
è la prima
cosa che si nota!
Francesca
in quel
momento finalmente riuscì a non pensare, a mettere pausa in
quello
stereo che suonava sempre la stessa canzone, sempre le stesse parole,
che non finiva mai di massacrare quella testa già
così
violentemente massacrata dal passare degli anni e dal procedere degli
eventi.
-Comunque
si, sto
cercando proprio di allontanarmi da lei, ecco perchè sono
qui oggi.
-Secondo
me invece
stai scappando, e le persone grandi non scappano.
-No,
non sto
scappando, ho solo chiuso un capitolo e non c’era altro modo
se non
essere qui.
-Ma
hai cercato di
parlare con lei? E poi scusami ancora, ma ci tieni o no alla vostra
amicizia?
-E’
impossibile
parlare con lei, è intrattabile, ipocrita, scontrosa ,
così
adorabile. Al centro c’è lei, sempre, e poi tutti
gli altri, ma la
cosa che odio di più è il fatto che nemmeno ti fa
accorgere del suo
egoismo! E si, ci tenevo, ma ora ho capito che se
c’è lei non
posso esserci io, ma la cosa stupida è che lei sarei io,
vedi,
quello di cui tu mi hai sentito parlare non era altro che un
rimprovero alla mia stupida personalità. E ora ti sto pure
facendo
paura , e non so perchè continuo a parlare con te e a
pressarti,
scusa!
-No,
tranquilla, fai
pure, ho un cugino psicologo e mi sto mettendo nei suoi panni.
-Ecco,
uno
psicologo, hai ancora una volta ragione, scusa.
Riprese
le cuffie si
girò dall’altra parte. Non c’era tanto
da dire, lui aveva
ragione, uno psicologo sarebbe stato l’ideale, uno di quelli
che
fanno il loro mestiere solo per portare soldi a casa, che non ti
ascoltano veramente, che non gliene frega niente di quello che gli
stai raccontando, che alla fine ti dice la solita frase e che poi ti
chiede i soldi. Ecco, uno così e tutti i problemi si
risolvono, non
era stata una buon idea pensare con le cuffie!
-No
scusa, non
volevo dire quello che tu hai capito, non volevo offenderti, nemmeno
ti conosco, anzi, ecco cosa mancava, piacere Ri...
-No,
ti prego, non
presentarti se vuoi davvero aiutarmi, perchè poi saprei chi
sei e
allora non starò più parlando con uno
sconosciuto, e allora va a
finire che tanto per cambiare io parlo, tu fai finta di ascoltare, io
capirò che ti sto stancando mi alzerò e mi
andrò a sedere da
chissà quale altra parte, no per favore!
-...
Si, ma io non
voglio essere solo uno sconosciuto con cui passare del tempo
sull’aereo, dai ti ho anche fatto sorridere!- Aveva ragione,
sorridere così, da tempo ormai non capitava, ma era
l’effetto
sorpresa che rendeva ciò più bello!
-Allora,
ti va di
fare una cosa? Dimentichiamo i miei problemi da psicologo e
ricominciamo, piacere Francesca.
-Riccardo,
piacere
mio. Io però non volevo dire che i tuoi problemi erano da
psicologo,
e se vuoi possiamo parlarne per tutto il tempo.
-Dai
per favore,
preferisco ridere che parlare.- Si tutto sommato era vero. Ridere
sarebbe stato più utile, alla fine molte persone
l’ascoltavano,
ridere invece le mancava, quindi quel viaggio sarebbe finito con
qualche risata iniziata per caso.
-Avevi
detto che eri
egoista.
-Si,
ma avevo anche
detto che lo nascondevo bene.
-Hai
ragione. Vai a
Roma?
-Si,
tu?
-Pure,
a fare cosa?
-Non
so, qualcosa
penso.
-Vedo
che hai le
idee molto chiare.
-Abbastanza
devo
dire.
-Ma
conosci almeno
qualcuno?
-No,
a quanto pare
mi stai dando ragione su tutto, non hai ascoltato una parola di
quello che ho detto.
-Invece
si, stavi
scappando da te, ma se arrivi a Roma da sola che concludi? Sarai
sempre con te stessa.
-Si,
ma quando
parlerò con qualcuno non dovrò rimanere fra
quelle linee in cui da
tanto sono intrappolata.
-Ma
non conosci
nessuno!
-Anche
all’università non conoscevo nessuno, ma non mi
sono mica
demoralizzata, sono arrivata in camera, sono andata a dormire e
l’indomani mi sono rimboccata le maniche e ho iniziato a
studiare!
-Sai,
ti ammiro.- E
quegli occhi bellissimi potevano solo confermare quello che stava
dicendo, era uno sguardo pieno di ammirazione, e forse qualcosa di
più.
-Grazie.-
Anche
Francesca non si era fermata solo a sorridere in quel momento, quel
ragazzo era stato veramente un dono divino, peccato che non credeva
ancora al destino, ma in quel momento gli stava lanciando una bella
sfida:”vediamo che combini stavolta, magari inizieremo a
diventare
amici io e tu”.
E
Riccardo non aveva risposto, forse troppo occupato a pensare Roma
sotto un altro aspetto adesso, e lei non si aspettava una risposta,
non c’era più nulla da dirsi.
Quell’incontro avvenuto per caso
aveva fatto il suo dovere, era meglio concluderla lì.
La
vocina che ti prepara all’atterraggio stava parlando, era ora
di
scendere.
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