In passato
possedevo una rosa.
Questa rosa era
la più bella e particolare che io avessi mai visto.
Me ne
prendevo cura, giorno per giorno.
Era profumata,
un profumo
intenso che aiutava lo spirito
a
colmare le sue inquietudini.
Il suo colore era
unico.
Bianca
all'esterno e azzurra, quasi come il ghiaccio al suo interno.
Non passava
giorno che io la adulassi e la coccolassi.
Ma una pecca da
prima insignificante diventò la fine di quella passione.
Aveva delle spine.
Spine anch'esse
non comuni.
Pungenti,affilate
come rasoi.
Alla minima
distrazione di sguardo, loro subito mi punivano.
Finché
un giorno, quei dolori provocati da essa,
me la
fecero dimenticare.
La rosa
appassì e morì.
Passarono dei
mesi, finché un giorno mentre passeggiavo in un giardino
fiorito,
i miei
occhi vennero rapiti da un qualcosa di familiare.
Avvicinandomi in
un cespuglio notai una rosa...circondata solo da spine ed erbacce.
Era lei!
Mi
sembrò di prendere un abbaglio.
L'afferrai e
l'avvicinai al naso quel profumo, quei colori.
Mi
sembrava di non averla mai persa.
Una cosa aveva di
diverso, quella rosa, era sprovvista di spine.
Mi rallegrai in
quel momento,
finalmente potevo
accarezzare quella rara bellezza senza ferirmi.
La portai con me,
prese il posto della vecchia rosa.
Come in
precedenza, mi prendevo cura nel medesimo modo.
Continuò
così per un po.
Poi un giorno non
appena mi svegliai,
mi voltai verso
quella rosa che sempre ammiravo,
ma mi dava un
senso di vuoto.
Mi alzai e mi
diressi verso lei,
l'accarezzai come
sempre ma ancora sentivo come se qualcosa mancasse.
Mi voltai
un'istante per ammirare il panorama dalla mia finestra,
con le dita
accarezzai il gambo della rosa e quasi per riflesso
sussultai facendo
traboccare il vaso, mi voltai nuovamente verso la rosa,
l'acqua
era tutta riversata sul davanzale e la rosa caduta a terra.
Mi chinai e la
presi, rimisi tutto in ordine.
Prima di uscire
dalla stanza la osservai nuovamente
guardando con
più precisione il gambo sprovvisto di spine,
poi osservai le
mie dita piene di piccole cicatrici provocate dalle spine
della vecchia rosa.
E li realizzai.
La nuova rosa non
avrebbe mai potuto sostituire la vecchia rosa.
Perché
anche se quelle spine facevano male,
era proprio quel
dolore che mi rammentava di amarla ogni giorno di
più.
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