Non lo so, ogni tanto -
puf! - mi viene il bisogno di scrivere una ADMM. Vorrei dire che occupa
i miei pensieri per giorni prima di manifestarsi, che perdo ore ed ore
a pensare una trama avvincente, ma...no, dai, si vede che non
è così. È una questione diversa, in un
certo senso più semplice: ho bisogno di stare bene, e per
farlo butto là una one-shot ADMM. Perché
nonostante tutto, questi due continuano ad essere il mio antidepressivo
naturale. Grazie a chi troverà il tempo di dare un'occhiata!
Lo guardava da
lontano, ed era una cosa che faceva spesso. Così spesso da
poter essere confuso con "sempre", in verità, ma preferiva
convincersi che così non fosse, che la sua
dignità di donna indipendente ancora riuscisse ad avere
l'ultima parola.
Erano anni
che la sua dignità di donna indipendente non aveva l'ultima
parola, invece, quando si trattava di lui. E si ritrovava a guardarlo,
ad osservarlo da lontano, riconosceva un pensiero dalla piega che
assumevano le sue labbra e una preoccupazione dal modo in cui, per la
frazione di un secondo, quell'unica contrazione muscolare gli agitava
la fronte. Era sempre pronta con la risposta giusta anche quando sapeva
- perché lo sapeva, lo sentiva
- che lui non le avrebbe posto la domanda. Era
lì con una spalla su cui piangere anche se lui non piangeva
mai - il mio cavaliere
dalla lucente armatura, scherzava allora lei, e lui si
stringeva nelle spalle e ammetteva che però sì,
era bello saperla vicina.
Non
serviva - questo pensava lei - che ci fosse un crollo,
perché lui sapesse di poter contare sul suo sostegno. Non
c'era bisogno di crollare - questo pensava lui - dal momento che lei
gli avrebbe sempre letto nel cuore, e sarebbe stata alla distanza di
una mano tesa a cercarla. Dietro un grande uomo, diceva la gente, c'era
sempre una grande donna, e lui non poteva non essere d'accordo - se
solo avesse saputo che lei, grande,
ci si sentiva solo quando erano insieme.
Lo
guardava da lontano e sentiva le proprie labbra sorridere da sole.
Perché non poteva permettersi di farlo consapevolmente, non
poteva ammettere
che dopo tanto tempo ancora le facesse quell'effetto. Che lui le facesse
quell'effetto. Le sembrò di risentire voci di una vita prima
- come diavolo faceva, a trovarlo attraente? Cosa diavolo aveva, di
attraente? Le venne da ridere, e questa volta davvero,
perché quelle voci avevano detto la verità fin
d'allora. Non c'era niente,
a giustificare quell'attrazione. Niente, certo, a voler escludere
un'intelligenza assolutamente fuori dalla norma. Niente a parte quelle
mani, che ancora adesso, dopo tanti anni, al solo fremere nell'aria
riuscivano a monopolizzare la sua attenzione. Niente, assolutamente
niente, se non il potere di farla sentire felice con uno sguardo, al
sicuro con un sorriso, amata con un abbraccio.
Lo
guardò avvicinarsi, aggiustando distrattamente le maniche
sui polsi - lei cercò di guardare altrove, provava un amore
tutto particolare per quei polsi - e con un'espressione quasi beffarda
ad animargli il viso.
«
A cosa stai pensando? »
«
A niente, » gli mentì.
«
Posso leggerti nel pensiero, lo sai... »
«
...ma sarebbe oltremodo sgarbato, quindi so che non lo farai. Puoi
provare ad indovinare, però. »
Lui
allungò il braccio e lei non si fece pregare -
c'era altra gente, intorno, ma quel sorriso, quel gesto così
naturale e semplice, riuscivano a far sembrare sempre il resto del
mondo estremamente stupido e superfluo. La strinse forte, le labbra
posate con dolcezza sulla sua tempia. « Un giorno o l'altro
dovrai smetterla, professoressa, di guardarmi in quel modo mentre parlo
in pubblico. Finirò per gettare alle ortiche il mio
proverbiale autocontrollo, una volta o l'altra, e allora... »
«
Autocontrollo, Albus? » rise lei, le dita a solleticargli
morbidamente la schiena. « Tu? »
«
Oh, sì. Tonnellate
di autocontrollo. Altrimenti non te la caversti così a buon
mercato, Minerva, sai? Pensi davvero che ti lascerei sgusciare via come
tuo solito, dopo che per tutto il pomeriggio mi hai guardato in quel
modo? »
Lei si
gustò il suono di quelle parole, la sensazione del sorriso
che le avevano portato, e si concesse un sospiro. « E chi ti
ha detto che voglio sgusciare via? »
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