Le lettere perdute

di psichepazza
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Caro Teddy,                                                                                                                                                   08 settembre 1999
                                                                                                                            
Oggi ho deciso di scriverti per tutte le cose che desidero che qualcuno sappia, ma che non riesco a dire.
Poi mi sei venuto in mente tu l’unica persona che non mi giudica mai e che non spiffera i miei segreti: il mio orsacchiotto.
Ma non sei solo un orsacchiotto, come credono gli altri, tu sei vivo!
Nessuno lo sa perché quando c’è qualcuno tu diventi un comune orsacchiotto, ma quando siamo soli tu parli e ridi con me.
Il più sei l’unico che mi protegge, quando una persona mi insulta o mi fa male tu, la notte, vai a casa sua e lo sgridi.
Poi per un po’ nessuno mi fa niente e mi guardano tutti con aria impaurita, mi evitano.
Solo una cosa mi chiedo, perché le persone che tu vai a sgridare poi non ci sono più?
Forse si trasferiscono, vero? Hai ragione come sempre.
Strano, è passata la mamma e tu sei diventato normale, ma stavolta i tuoi occhietti a bottoncino sono diventati rossi.
Adesso devo salutarti, la mamma mi chiede se sono stanca, e io in effetti ho molto sonno.
Buonanotte Teddy,
Chiara.




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