Cuore di Tenebra

di AngelsOnMyHeart
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Epilogo

Tra le ceneri di un ricordo.

 



..Gli studi hanno registrato che la perturbazione, la quale si sarebbe abbattuta 4 settimane fa, si sarebbe formata in un punto imprecisato della costa orientale statunitense, per poi proseguire ad una velocità mai vista, ed aumentando sempre più di potenza, sino agli stati centrali, si registra la massima intensità in Kansas, per poi interrompersi improvvisamente, svanendo, nel trascorrere della stessa notte.
I dati a nostra disposizione non sono ancora in grado di indicarci le cause scatenanti di quest'insolita..”
Joel spense la TV nella sala comune.
Lui sapeva cosa era accaduto quella notte, ne aveva parlato con gli adulti ma questi non lo avevano ascoltato.
:-E' stato un incubo-. Avevano detto.
Sì, era vero, ma la verità non si fermava lì.
Guardò fuori dal grande finestrone che dava al giardino: gli altri bambini erano presi a giocare, lanciandosi palle di neve.
Tutti avevano dimenticato quella notte, persino lui aveva creduto d'aver sognato in un primo momento.
Ma poi l'aveva trovata.
Incastrata tra i rami bassi di un albero, stava una sciarpa nera, zuppa e ricoperta di neve.
Sapeva a chi apparteneva. La ricordava perfettamente, avvolta attorno al collo della ragazza con la mantella rossa.
“Non l'ho sognato!” aveva pensato entusiasta.
Tutti avevano dimenticato.
Ma lui avrebbe ricordato per sempre.
Indossò il suo piccolo cappottino marrone, allacciandone i bottoni.
:-Joel- lo aveva chiamato la signorina Osborne, direttrice dell'istituto -vieni a conoscere la tua nuova famiglia!-.
Il bambino sorrise raggiante alla signora di mezza età, che lo attendeva sulla soglia della porta.
Avvolse velocemente la sciarpa nera, afferrò la piccola valigia e le andò incontro :-Arrivo!-.

 
* * * *


Era già passato un mese, incredibile ma vero.
Ogni Guardiano era tornato a svolgere i propri doveri come prima. Ed il Natale, come ogni anno, era stato un successone.
Ma non riuscirono a gioirne come avrebbero voluto, non riuscendo a distogliere la mente da ciò che era stato sacrificato per il bene di tutti quanti.
Sandman, specialmente, sentiva il proprio animo corroso dal senso di colpa.
Gli altri avevano detto che non era stata colpa sua, forse era vero.
Ma se solo avesse scoccato quella freccia un attimo prima o, meglio ancora, per niente, lei sarebbe stata ancora in vita.
Aveva finalmente la possibilità di vivere quelle gioie che le erano sempre state negate e, invece, era stato proprio lui ad impedirglielo, alla fine, interrompendo il battito del suo cuore.
Ma erano Guardiani e, come tali, non potevano fermarsi nel passato, seppur doloroso, dovevano guardare al presente, per il bene e la gioia di tutti i bambini,per evitare che altri facessero la stessa fine della ragazza.
E comunque, nonostante non comprendessero ancora quel suo gesto avventato, non l'avrebbero mai dimenticata.

 
* * * *


Due figure apparvero ai limiti del vialetto di una piccola casa, le forme appena definite dalla luce lunare.
:-E' questo il posto?-. Chiese una delle due, aveva la voce debole di una giovane donna.
L'uomo accanto a lei annuì :-Vuoi entrare?-. Le chiese.
:-Sì-.
I due si dissolsero, riapparendo in un corridoio buio, del primo piano, all'interno dell'abitazione. Davanti a loro stava una porta semichiusa.
L'uomo fece per aprirla ma la figura femminile lo fermò :-Da qui faccio io-.
Lui si fece da parte, lasciandola entrare nella camera.
Su un piccolo letto, stava distesa una donna, le dava le spalle, i lunghi capelli neri le ricadevano sul cuscino.
La scura figura scivolò nell'ombra della camera, per contemplarle più da vicino il viso: dormiva, abbracciata ad una cornice, al cui interno stava la foto di una bambina.
Si sdraiò accanto a lei, stringendole i fianchi e nascondendo la testa nell'incavo tra il collo e la spalla.
La donna si svegliò di soprassalto, tentando di voltarsi ma la figura al suo fianco la fermò.
:-Non guardarmi-. Disse.
La donna non riconobbe quella voce ma, in essa, sentiva che si nascondeva qualcosa che le era caro.
Non si mosse.
L'ombra la strinse ancora un poco a se, dandole infine un bacio sulla guancia.
:-Ti voglio bene, mamma-. Le sussurrò in un orecchio.
:-Scarlett!?-.
La donna accese l'abat-jour sul comodino e si alzò di scatto.
Ma nella stanza non c'era nessuno.
Stava solo una sottile scia di fumo rosso che, aleggiando verso il soffitto, sparì nel giro di pochi istanti.
Infine, non rimase altro che il ricordo.




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