Storia di come un calciatore promise di non mettere mai più piede in
una biblioteca
Ancora si chiedeva cosa lui ci facesse lì. Tra tutti i posti
in cui pensava di non vederlo mai, quello era la biblioteca della scuola.
Invece, seduto al suo tavolo, nel suo posto preferito, abbastanza lontano dalla
porta d’ingresso ma vicino alla finestra e al banco delle richieste, nel suo
posto insomma, c’era lui, l’ultima persona che pensava potesse mai sedersi nel
suo posto: Endou Mamoru. E pensare che lei veniva lì proprio per non vederlo.
Natsumi Raimon, infatti, doveva venire in biblioteca per smettere di pensare a
quel ragazzo. Quello era l’unico posto in cui riusciva a studiare, a sgomberare
la mente e concentrarsi. Era la sua oasi, il suo luogo di pace, il suo sancta
sanctorum. E lui lo aveva violato, profanato. Si avvicinò al banco, arrabbiata.
Appoggiò con più forza del previsto i libri sul tavolo, che fecero traballare
il banco, provocando una reazione di stupore da parte del ragazzo, e anche
un’occhiataccia da parte della bibliotecaria.
-Natsumi… mi hai spaventato!-
-Sei.Nel.Mio.Posto-
Sibilò la ragazza. Lui la guardò, senza capire.
-Spostati dalla mia sedia-
Endou, vedendo lo sguardo assassino nel volto della ragazza,
si alzò subito e le cedette il posto. Natsumi si sedette, poi prese i suoi
libri, li aprì e si buttò nello studio. Doveva calmarsi, e concentrarsi. Stava
lentamente tornando tutto come voleva lei, era al suo posto, nel suo banco, in
pace, quando una sedia spostata e un movimento del tavolo la fecero alzare il
capo. Di fronte a lei, seduto con finta innocenza, c’era di nuovo lui, Endou.
-Perché sei ancora qui?-
Le chiese lei, bisbigliando. Era pur sempre in una biblioteca.
-Studio-
Le rispose lui.
-E cosa studieresti?-
Il ragazzo, in risposta, mostrò a Natsumi un vecchio quaderno,
e senza aggiungere altro, lo aprì e si mise a leggere. Natsumi sapeva che
quaderno era. Non si poteva conoscere Endou Mamoru senza sapere cosa fosse quel
quaderno: erano gli appunti di suo nonno. Lei rimase ad osservarlo per alcuni
minuti, prima di ritornare ai suoi libri. Se Endou stava buono e tranquillo,
lei poteva studiare. Ma, chissà perché, di un Endou buono, calmo e tranquillo,
lei non si fidava affatto.
Passarono un’ora in silenzio. Lei che studiava, lui che
leggeva gli appunti di suo nonno. Tutto tranquillo, lei si era quasi
dimenticata di lui, quasi, quando una mano entrò nel suo campo visivo. Una mano
che prese a tamburellare sul suo quaderno. Lei alzò con calma la testa
-Che vuoi?-
-Mi presti una matita?-
Natsumi gli lanciò l’astuccio, che lui prese al volo.
-Grazie-
Lei nemmeno gli rispose. Dopo altri cinque minuti, di nuovo,
una mano che tamburellava sul suo quaderno.
-Che vuoi ancora?-
Disse con un tono di voce più alto del solito, e pieno
d’irritazione.
-Non è che hai un foglio da prestarmi? Se non prendo subito
degli appunti ho paura che mi passi tutto di mente-
Lei lo guardò, poi, sospirando, prese uno dei suoi quaderni e
glielo passò.
-Grazie Natsumi-
Lei non gli rispose, di nuovo. Alla terza volta che la sua
mano tamburellò sul quaderno, nel giro di cinque minuti, Natsumi esplose.
-Insomma! Che altro vuoi?-
Urlò nel silenzio della biblioteca. Endou la guardò sconvolto,
poi iniziò a sudare freddo e a balbettare.
-Scusa io… volevo solo… cioè forse è meglio se…-
-Cosa?-
Gli urlò di nuovo la ragazza. Ma Endou fu salvato da una voce,
una voce di donna, molto autorevole. La bibliotecaria.
-Signorina Raimon! Non si urla nella mia biblioteca. Raccolga
subito le sue cose e se ne vada-
Natsumi, sbiancata di colpo e la rabbia evaporata con
altrettanta velocità, fissò a bocca aperta la professoressa.
-Non è stata colpa sua. Sono stato io a…-
Cercò di dire il ragazzo. Ma la bibliotecaria, fu irremovibile
-Benissimo. Allora fuori, tutti e due-
-Ma professoressa!-
-E non fatevi più vedere per almeno due settimane. Che la cosa
le serva da lezione, signorina. Non si urla nella mia biblioteca-
Detto questo, si girò e tornò al suo banco. Tutti e due i
ragazzi erano rimasti immobili. Natsumi, una volta compreso appieno il senso
delle parole della professoressa, si affrettò a raccogliere le sue cose e,
velocissima, sparì dalla biblioteca. Fece di corsa il corridoio, poi prese le
scale. Era ormai arrivata al piano di sotto, quando si sentì chiamare da una
voce fin troppo nota.
-Natsumi! Natsumi, aspettami!-
Ma la ragazza non si fermò. Ad un tratto, si sentì afferrare
per un braccio, e fu fatta voltare. La ragazza si trovò ad osservare il volto,
preoccupato e dispiaciuto del ragazzo.
-Lasciami-
-Non prima che tu possa farmi…-
-Cosa, scusare? Troppo facile Endou, come se delle semplici
scuse potessero bastare. Tu… tu non capisci quello che hai fatto, non lo puoi
capire!-
-Andiamo Natsumi! Sono solo due settimane, passeranno in
fretta-
-No, tu non capisci-
-Non capisco cosa?-
-La biblioteca è la mia oasi. Lì posso studiare e concentrarmi
e non pensare a TE! Solo lì ci riesco, e ora… ora, per colpa tua, non ho più
nemmeno quello-
Endou la fissò sconvolta.
-È l’unico posto dove non pensi a… me?-
Gli chiese allibito il ragazzo. Natsumi lo fissò come se lo
vedesse per la prima volta, a bocca aperta, poi si sentì arrossire tutta.
-Io intendevo dire che…-
Ma non le vennero le parole per esprimersi. Se avesse potuto,
avrebbe aperto una voragine sotto i suoi piedi e ci si sarebbe buttata dentro.
Si aspettava qualsiasi reazione da parte del ragazzo, una risata, uno sguardo
attonito, invece lui non fece altro che sorridere sempre di più, e, Natsumi si
accorse, arrossire leggermente.
-È una fortuna allora-
-For… fortuna?-
Il ragazzo annuì.
-Perché?-
-Perché io sono venuto in biblioteca proprio… proprio per
stare con te-
Lei lo fissò sconvolta, agitata ed imbarazzatissima.
-Con me?-
Il ragazzo annuì di nuovo.
-Si, con te. Non stiamo mai insieme, cioè da soli. Siamo
sempre in compagnia, in gruppo. Se non ci sono gli allenamenti, tu ti chiudi in
biblioteca e io non ti vedo mai. Volevo stare un po’ con te-
Endou era arrossito fino all’attaccatura dei capelli, ma
continuava a sorridere. Natsumi, invece, non ci stava capendo più nulla.
-Io non capisco. Volevi stare con… me? Proprio me?-
-Si certo. Insomma, tu sei… si, cioè, volevo dire che io… io
volevo stare con te perché tu…-
-Io?-
-Natsumi io… senti, lo so che sembra assurdo ma devi capire
che tu… si insomma, intendo dire che tu sei tu e io…-
Natsumi fissò il ragazzo. Endou si stava passando le mani tra
i capelli, e non la guardava. Allora lei, in un attimo di pura istintività,
afferrò entrambe le mani del ragazzo. Endou, stupito da quell’inaspettato
contatto, la guardò, rosso in volto.
-Che vuoi dirmi Endou?-
Il ragazzo prese un bel respiro, come se cercasse il coraggio,
e poi, guardandola negli occhi glielo disse
-Natsumi Raimon, vuoi uscire con me sabato?-
La ragazza fissò allibita Endou. Non credeva di avere capito
bene, non poteva avere capito bene quello che il ragazzo le aveva detto
-Uscire? Io e te, insieme? Sabato?-
Endou annuì
-Mi stai chiedendo un appuntamento?-
Il ragazzo annuì di nuovo, sguardo incerto sul volto. Natsumi
lo guardò, e lo trovò bellissimo.
Endou, infatti, era tutto rosso in viso, con quella sua
ridicola fascia arancione in testa, e il suo solito sorriso a trentadue denti,
anche se con un leggero accenno d’incertezza. Mentre lo guardava, si ritrovò ad
annuire
-Va bene-
Disse alla fine. Endou la fissò, poi la prese tra le braccia,
troppo contento.
-Endou…-
Ma il ragazzo non la lasciava. Fu così che lei si ritrovò a
ricambiare quell’abbraccio. Era la prima volta che stava così vicina a lui, e
si ritrovò a respirare l’odore del ragazzo. Non si era mai resa conto che Endou
avesse un profumo così buono. Sapeva di erba appena tagliata, di aria fresca,
di qualcosa che a Natsumi faceva venire in mente una giornata all’aperto. Le
piaceva quell’odore. Ad un tratto, Endou la lasciò andare. Era difficile dire
chi fosse più rosso in viso, o chi avesse il sorriso più grande. Ma erano in
silenzio. Su di loro era calato un silenzio imbarazzante. Alla fine fu Natsumi
ad interromperlo
-Esco con te Endou, ma ad una condizione-
Il ragazzo la guardò, accigliato.
-Che condizione?-
-Non venire mai più in biblioteca-
Endou la fissò, poi, scoppiò a ridere.
-Andata. Tanto ero venuto solo per te, Natsumi-
Si incamminarono in silenzio per le scale, mano nella mano.
Mentre scendevano, Natsumi fu colta da un pensiero improvviso, un pensiero
terribile e bellissimo allo stesso tempo. Non sarebbe mai più riuscita a
studiare nemmeno in biblioteca. Come poteva pensare di smettere di pensare al
ragazzo nel luogo dove proprio lui le aveva chiesto di uscire? Tuttavia, anche
se questo pensiero la terrorizzava, un altro si fece strada dentro di lei.
Perché le medaglie hanno sempre due facce. Aveva ottenuto un appuntamento, un
appuntamento con il ragazzo che le piaceva. Si, poteva accettare di perdere
qualche ora di studio per stare qualche ora con il suo ragazzo.
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Ciao a tutti!!!
Si, lo so che ho una storia da aggiornare e non dovrei pensare
a scrivere altre storie, ma ero in biblioteca ieri e mentre cercavo di
studiare, mi è venuta in mente questa storia. A dire la verità, mi sono venute
in mente un sacco di storie, che prima o poi scriverò, ma questa proprio non
la potevo ignorare, perché mentre
la pensavo e la visualizzavo nella mente, me ne ero già innamorata. Quindi ho
pensato: devo assolutamente scriverla, ed eccola qui.
Spero che la storia piaccia anche a voi, così come è piaciuta
a me idearla e scriverla. Grazie a chi la leggerà, e chi vuole, lasci pure un
commento. Agli autori fa piacere sapere cosa pensa la gente delle loro storie,
quindi non siate timidi. Rendete felici una scrittrice!! Scherzo, se vi va
lasciate, se no, fa lo stesso.
Un bacio grande, e alla prossima
Juls
P.S. Non so se la cosa interessa a qualcuno, ma mentre
scrivevo la storia, mi sono immaginata sia Endou che Natsumi più grandi
rispetto all’anime. Vanno al liceo in questa storia. Ve lo dico solo per
precisazione.
Ciao!!!!