Certe cose si possono fare solo per amicizia
L’amicizia ti fa fare cose folli. Di questo Gouenji se n’era
accorto già da molto tempo. Ma ancora doveva bene capire come Endou fosse
riuscito ad incastrarlo così.
-Ti prego Gouenji! Sei il solo a cui lo posso chiedere-
E lui, come sempre, aveva ceduto. Amicizia, sentimento strano
e contraddittorio. Erano seduti, seduti in un corridoio, ormai da venti minuti,
in attesa. Non si erano detti gran che, anche perché Gouenji aveva capito che
non c’era verso di far partecipare Endou a nessuna, semplice, conversazione.
Gouenji non l’aveva mai visto così agitato prima. Il suo capitano, perché, per
quante cose fossero successe, per lui era sempre il suo capitano, era seduto,
come pietrificato ed immobile. L’unico gesto che indicava che ancora era vivo
erano le mani. Endou le stava stringendo con tutte le sue forze, poi le
rilassava, poi tornava a stringerle ancora. Ad un tratto, non potendone più di
quel silenzio e di quella immobilità, Gouenji si decise a parlare.
-Non devi essere così preoccupato. Andrà tutto bene-
Endou lo guardò stupito, come se si fosse accorto solo ora che
il ragazzo era seduto lì con lui, al suo fianco.
-E se invece succedesse qualcosa?-
-Andrà tutto bene-
-Ma se poi non ne sono capace?-
-Lo sei invece. Basta che segui l’istinto, andrà tutto bene-
-E se il mio istinto sbagliasse? E se da solo non ce la
facessi?-
-Non sei solo Endou. Ci saremo sempre noi a darti una mano-
-Davvero?-
-Davvero!-
Endou guardò il suo amico, poi si aprì in uno dei suoi sorrisi.
-Grazie Gouenji. Sei un amico-
Il ragazzo rispose con un cenno del capo. Passarono altri
venti minuti, venti lunghi minuti di silenzio, angoscia e aspettativa. Ad un
tratto, da dietro una porta del corridoio, arrivò un suono inatteso, che colse
tutti e due i calciatori di sorpresa.
-Quello è…-
-Un bambino che piange-
Rispose Gouenji. Endou lo fissò, poi, sul volto del portiere
si aprì un enorme sorriso.
-Un bambino! E piange!-
In quel momento, la porta da cui proveniva il pianto si aprì,
e ne uscì un’infermiera, tutta sorridente, che teneva in braccio un piccolo
bambino appena nato, che, come si capiva dal rumore, piangeva.
-Endou-san?-
Endou si alzò di scatto dalla sedia, nervoso e impacciato, ma,
allo stesso tempo, trepidante d’attesa.
-Vuole venire a conoscere suo figlio, Endou-san?-
-Bam… bambino?-
L’infermiera sorrise.
-Si, signore, un bambino. Lei è il padre di un bellissimo e
sanissimo bambino. Allora, lo vuole conoscere?-
Senza nemmeno rispondere, Endou si precipitò dalla donna.
L’infermiera mise tra le mani del neo-papà il suo bambino.
-Ecco, lo prenda. Così, perfetto-
Endou fissò per la prima volta suo figlio, suo figlio,
il figlio suo e di Natsumi, il suo primo figlio, e per la prima volta
nella sua vita, suo figlio lo fissò a sua volta. Il neonato, come percepita la
presenza del suo papà, si calmò quasi subito. Una volta che il suo pianto si fu
calmato, guardò il suo papà, e si aprì in un sorriso sdentato. A quella vista,
Endou si ritrovò a versare calde lacrime di gioia. Gouenji, che era rimasto in
disparte, si avvicinò piano al suo amico, e sbirciò da sopra le spalle di Endou
il piccolo nato. Poi, gli diede una leggera pacca sulla spalla.
-Congratulazioni capitano-
Endou si voltò sorridente verso il suo amico
-Grazie Gouneji. Grazie per avermi fatto compagnia. Lascia che
ti presenti Daisuke Endou, mio figlio-
C’erano tante cose che Endou l’aveva obbligato a fare nella
vita, in nome della loro amicizia. Molte volte Gouenji si era chiesto cosa
stesse facendo, e perché seguiva quel ragazzo così folle. Ma quella volta,
mentre fissava quella piccola, nuova vita appena venuta al mondo, si rese conto
che doveva ringraziare per avere incontrato un amico come Endou.
-Ciao Daisuke-
Disse al bambino. Endou, fissando suo figlio e poi il suo
amico, disse
-Forza Daisuke! Saluta lo zio Gouenji-
Zio Gouenji. Si, gli piaceva come suonava. E ancora una volta,
doveva dire grazie, grazie a quel folle ragazzo istintivo, che tanti anni prima
lo aveva convinto a rigiocare a calcio, a quell’amicizia nata quasi per caso e
che li aveva fatti diventare come fratelli, ormai. E, ovviamente, grazie anche
al calcio. Senza quella passione non si sarebbero mai conosciuti.
-Allora capitano… in che ruolo lo farai giocare?-
Endou lo fissò, un sorriso ancora più grande sul volto
-Portiere, come me, e come il nonno di cui porta il nome. Ma
se vorrà cambiare ruolo, lo potrà fare-
Gouenji sorrise.
-Ma Gouenji… non dirlo a Natsumi. Le ho promesso che non avrei
mai influenzato il bambino a giocare a calcio…-
Goeunji si ritrovò a trattenere un sorriso, e poi a
promettere. Ecco, un'altra follia fatta in nome dell’amicizia. Se Natsumi
avesse scoperto di quella promessa, gli avrebbe dato una bella strigliata, a
tutti e due. Poco importava che fossero due uomini di ventisette anni, Natsumi Raimon,
se si arrabbiava, si trasformava nella creatura più spaventosa che Gouenji
avesse mai visto. No, mai avrebbe permesso a Natsumi di scoprire della loro
promessa
-Va da tua moglie, capitano. Sono certa che vorrà stare con te
e con il vostro bambino-
Endou annuì, e si avviò verso la porta della stanza dove
Natsumi aveva appena partorito. Prima di entrare, però, si fermò e si voltò
-Grazie Gouenji. Sei un vero amico-
Il ragazzo, semplicemente, annuì con la testa. Poi, si avviò
verso l’uscita dell’ospedale. Il suo compito ormai era finito. Ad un tratto, fu
fermato dalla voce del capitano
-Ah, Gouenji?-
Il ragazzo si fermò e si voltò sorpreso. Endou era ancora
sulla porta della stanza.
-Si?-
-Sbrigati a fare un figlio anche tu. Così poi potremmo farli
giocare insieme!-
Gouenji era arrossito di colpo, ma il capitano non aveva
ancora finito
-Anzi, no, meglio una femmina. Così li facciamo mettere
insieme e uniamo le famiglie. Che ne dici?-
Gouenji, sempre più rosso d’imbarazzo, gli rispose nel solo
modo che gli venne in mente
-Non permetterò mai a tuo figlio di frequentare mia figlia!
Figurati poi acconsentire a farli sposare!-
Endou lo fissò sorpreso, poi scoppiò a ridere.
-Staremo a vedere Gouenji!-
Detto questo, sparì nella stanza, per passare un po’ di tempo
con sua moglie e con il loro bambino. Mentre vedeva Endou iniziare una nuova
fase della sua vita, Gouenji provava emozioni diverse. Era felice per il suo
amico e un po’ preoccupato. Diciamocelo, Endou avrebbe tormentato il figlio e
l’avrebbe fatto allenare appena possibile. Ma era anche un po’… invidioso.
Invidioso perché non gli sarebbe dispiaciuto anche a lui avere un bambino.
Gouenji si trovò stupito di fare quei pensieri. Mai aveva seriamente pensato a
fare un figlio. Non che non lo volesse, anzi, ma non avrebbe immaginato di
volerlo adesso. Chissà, forse ne avrebbe parlato con sua moglie una volta
tornato a casa. E poi, lo ammetteva, l’idea di avere una bambina, non faceva
che farlo sorridere. Si, ne avrebbe sicuramente parlato con sua moglie.
-Non ci posso credere-
-Andiamo Gouenji! Non devi prenderla così-
-Non posso vivere questo giorno per davvero…-
-Su, su Gouenji. Perché non vedi la parte bella di questa
storia? Dopotutto è una bella cosa…-
Gouenji guardò con uno sguardo omicida il suo, vecchio amico.
-Come puoi definirla una bella cosa?-
-Perché lo è. Guarda come sono felici…-
Gouenji si trattenne veramente dall’uccidere sul posto il suo
amico.
-Endou, mia figlia si è appena sposata con tuo figlio. Cosa ci
sarebbe di positivo in questo?-
Endou, cinquantadue anni di età, guardò sorridente il suo
amico, pure lui di cinquantadue anni. Non se l’era presa per il commento, tutti
sapevano che Gouenji aveva solo una persona nel suo cuore: la sua bellissima
figlia. Quindi, semplicemente, mise una mano sulla spalla dell’uomo, e si mise
a guardare la sua nuova splendida nuora, in abito bianco, che ballava con il
suo ragazzo, nel loro primo ballo da marito e moglie.
-Vuoi sapere qual è il lato positivo di questa storia? Avremo
dei nipoti meravigliosi-
Gouenji guardò sconvolto il suo amico
-Nipoti?-
strillò quasi il povero uomo, che una volta era noto come
bomber di fuoco.
-Certo! Prima o poi avranno dei figli, e noi saremo dei nonni
fantastici-
Per poco, a Gouenji non venne un infarto.
-Scordatelo! Tuo figlio non metterà mai in cinta la mia
bambina! Gli ho concesso di sposarla, non di metterla incinta. Non può rimanere
incinta!-
-Non è più una bambina! E fidati, credo possa rimanere
incinta…-
-Lei è la mia bambina…-
Endou, in risposta, scoppiò a ridere sonoramente. Si sarebbe
divertito molto negli anni a venire. E non vedeva l’ora di conoscere i suoi
nipotini. Chissà, magari con i nipoti sarebbe riuscito a creare una tecnica che
combinasse la mano di luce e il tornado di fuoco. Endou proprio non vedeva l’ora.
E sapeva, anche se non l’avrebbe ammesso mai, che anche Gouenji non vedeva
l’ora di conoscerli.
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Ciao a tutti!!
Da dove sia uscita questa storia? Non ne ho idea. Sono sana di
mente? Ho i miei dubbi!! Però non ce l’ho fatta a trattenermi. Tutta la storia
volevo che ruotasse attorno al tema dell’amicizia, vista in due momenti dove
più se ne ha bisogno. La nascita di una nuova vita, e un supporto psicologico
per i padri, perché, diciamocelo, per loro è sempre uno shock, e poi, nel
momento inverso, “nell’abbandono” di un figlio, quando il figlio parte per
formare una sua nuova vita e una sua nuova famiglia. Questa doveva essere
l’idea di fondo, spero di esserci riuscita. Poi, il tutto con un pizzico di
comicità, più nella seconda parte. Ok, lo ammetto, io mi sono divertita un
sacco a scriverla, e spero di avere fatto un buon lavoro.
Ultima cosa, ho scelto di non fare entrare in scena nessun
personaggio femminile. Natsumi c’è ma non si vede, nel senso, non interagisce
direttamente con la storia. Volevo una storia tutta al maschile, per fare
vedere meglio il rapporto tra i due ragazzi, e la loro amicizia doveva essere
il filo conduttore della storia. Non ho nemmeno dato un volto o un nome alla
moglie di Gouenji, scegliete voi chi volete. Spazio all’immaginazione.
Grazie a chi leggerà questa storia, e chi vuole, lasci pure
una recensione, anche se è negativa.
Un bacio a tutti, a presto
Juls