Capitolo 1
Capitolo
1.
Il
corridoio del backstage era stretto e afoso, la gente correva avanti
e indietro con occhi febbrili per preparare tutto l'occorrente per il
concerto.
In
mezzo a quel caos una ragazza rimaneva immobile, con la schiena
contro il muro e lo sguardo nervoso, torturandosi le mani sudate.
La
porta del primo camerino sulla destra si aprì e
spuntò
un uomo calvo e con due piccoli occhi da roditore che fece un cenno
nella sua direzione "Tu sei Marianne Reed, giusto? Vieni dentro."
Staccandosi
dalla parete Mary trasse un profondo respiro, spostando
all'indietro i capelli castani e tentando di mantenere la calma, almeno
in apparenza.
L'uomo-ratto
la lasciò passare, squadrandola in modo viscido, per poi
uscire e chiudersi la porta alle spalle.
Quando
si abituò alla penombra del camerino la ragazza
individuò un uomo mollemente abbandonato su una poltrona
sgangherata che le puntava addosso due occhi corvini che le fecero
tremare la ginocchia.
Raccogliendo
tutto il coraggio a sua disposizione disse "Signor Wind,
è un piacere conoscerla, la ringrazio di aver accettato
l'intervista."
Il
rocker non si scompose "Il piacere è mio, ma chiamami Paul e
dammi del tu, sono vecchio ma non così tanto. Prego
accomodati,
giuro che non mordo."
Lei
allora si mosse lentamente fino a raggiungere un divanetto di pelle
scolorito, si sedette, tirò fuori carta e penna e
ripetendosi
mentalmente di star calma si schiarì la gola "Ok, iniziamo
parlando di come..."
"Ti
spiace se fumo?"
Sorpresa
alzò lo sguardo sul suo interlocutore e annuì
sorridendo in modo tirato "Solo se posso fare lo stesso."
La
risata bassa dell'uomo la mise leggermente più a
suo
agio mentre tirava fuori una sigaretta dal pacchetto malandato che
teneva in borsa.
"Prima
le signore" sussurrò lui porgendole un accendino rosso
sgargiante.
Nel
momento in cui le loro mani si sfiorarono, sul volto di Paul si
dipinse un sorriso sornione nell'accorgersi che era arrossita
nonostante tentasse di nascondere la sua aria timida negli occhi
pesantemente contornati di matita nera.
Osservandola
da capo a piedi constatò che sembrava molto rock 'n
roll, ma sicuramente non conosceva tutte le schifezze di quel modo,
alla sua età
non conosceva ancora nessun mondo.
Dopo
qualche minuto in cui si limitarono a godersi la sensazione della
nicotina che rilassa i muscoli decise di rompere il silenzio "Da dove
vieni e quanti anni hai?"
Lei
lo guardò un secondo perplessa, prima di rispondere
"Vent'uno tra qualche mese e vengo da qui vicino. Ma dovrei essere io
quella a fare le
domande."
"Stupida!- le
gridò una vocina nella sua mente- Tu
e le tue stramaledette frasi fatte!"
Per
fortuna lui sembrò apprezzare questo improvviso moto di
coraggio "Touchè. Forza, signora reporter, vediamo che sai
fare."
Prendendola
come una sfida, Marianne fece scattare la penna e gli rivolse il suo
miglior sorriso iniziando l'intervista.
Mano
a mano che procedevano con le domande la ragazza si rilassava e i due
si persero in una conversazione sulla musica e sul suo influsso nelle
loro vite.
Improvvisamente
la porta si aprì facendoli sussultare e l'uomo-ratto fece la
sua apparizione "Paul! Ancora non hai finito? Devi salire sul palco tra
dieci minuti!"
"Arrivo
Jim, rilassati." Sbuffò il chitarrista alzadosi e
stiracchiandosi come un felino
"Il
nostro tempo purtroppo è scaduto, resterai per il
cocerto?"
Mary
sorrise e annuì "Assolutamente."
L'uomo
non rispose, limitandosi a farle l'occhiolino e a sparire seguendo il
suo manager fuori dal camerino.
Stanca ma
soddisfatta per l'esito di quell'inconro uscì dal backstage,
attraversò il pub raggiungendo il bancone e
ordinò una birra ghiacciata.
Nell'esatto
momento in cui il barman le mise davanti la sua ordinazione, le
luci si spensero e il suono di una chitarra elettrica
riempì l'aria.
Paul
fece il suo ingresso e, mentre la canzone proseguiva, Marianne si
ritrovò a pensare che fosse un perfetto animale da
palcoscenico: carismatico, a suo agio e maledettamente sexy.
"Che
diavolo ti prende?- le
chiese quella vocina nella sua testa - È troppo vecchio!"
Turbata
da quei pensieri poco casti buttò giù a grandi
sorsate il contenuto del suo bicchiere tentando di riprendere il
controllo e liberarsi la mente.
A
fine concerto saltò giù dallo sgabello ed
uscì dal locale, accendendosi una sigaretta per rilassarsi.
Mentre
stava lì ad osservare il fumo che si innalzava verso le
stelle, una voce interruppe i suoi pensieri "Ecco dov'eri finita.
Allora, piaciuto lo show?"
Voltandosi,
con il cuore che batteva all'impazzata, si ritrovò di fronte
il chitarrista ed un sospiro di sollievo le uscì spontaneo
dalle labbra "Mi hai spaventata! Comunque sì, davvero, siete
stati fenomenali:"
Il
suo sorriso si allargò, raggiungendo quegli occhi neri come
la notte che li circondava.
L'uomo
aprì la bocca per dire qualcosa ma una voce di donna
dall'interno iniziò a chiamare il suo nome, cercandolo per
continuare la festa.
I
loro sguardi si incrociarono e lei gli fece cenno di entrare "Sembra
che ti stiano aspettando, non farli attendere troppo."
Lui senza
scomporsi si chinò verso di lei "È stato un
piacere conoscerti Mary, spero di vederti presto."
Detto
questo le scoccò un sonoro bacio sulla guancia e
sparì così com'era arrivato.
Rimasta
sola la ragazza si guardò intorno, come alla ricerca di
qualcuno che avesse ascoltato la loro breve conversazione e avesse
notato il rossore che ora le colorava guance.
"Oh
ma smetttila!" si
rimbeccò mentalmente prima di stringersi nel giubbotto e
dirigersi a passi svelti verso casa.
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