Il tango del sole a scacchi

di Edmond Dantes
(/viewuser.php?uid=403812)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Il tango del sole a scacchi

PROLOGo


Hermione aveva ascoltato le loro storie in silenzio, raggomitolata nell'angolo più scuro della cella, il mento poggiato sulle ginocchia, strette al petto.
In un certo senso erano state una benedizione. All'inizio aveva creduto di impazzire: le gocce d'acqua che battevano sulla dura pietra, i sospiri dei 
Dissennatori e lo zampettare incessante dei topi la tenevano sveglia di notte. Poi la sensazione, opprimente e imperturbabile, di essere stata privata di tutta la felicità, la tormentava da quando aveva messo piede nella prigione.
Il terzo giorno pensava già al suicidio.
Devi aspettare il processo, si continuava a ripertsi, ma quel giorno pareva non arrivare più. “Difesa personale” avrebbero provato a definirlo, addirittura “omicidio involontario”, ma un Avada Kedavra non viene scagliato per caso. Era tutto destinato a finire con un bacio, quello del Dissennatore.

Le chiamavano “le sei mogli assassine di Azkaban”. Le conosceva di fama, conosceva anche le loro storie, eppure le aveva ascoltate lo stesso come se fosse stata la prima volta. Avevano sussurrato le loro vicende attraverso le grate delle loro celle, bisbigli che, scivolando sulla pietra come un rigagnolo d'acqua, avevano raggiunto le sue orecchie.
« Se lo sono meritato » ripetevano. « Se li avessi visti, se li avessi sentiti, scommetto avresti fatto la stessa cosa. Ci hanno usato, hanno abusato di noi. È stato un omicidio, non un crimine. »
Ma se non è stato un crimine, aveva pensato Hermione, allora perché siete qui?
C a t's corner: Betato da Bertu




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2826145