Fever #1
Non credevo che ci avrei messo così poco a tornare a scrivere nel fandom di Arrow, ma aspettando la terza stagione e che Olicity diventi canon shhh
ho confezionato una serie di idee molto a caso per alcune flash-fic e
one-shot e ho deciso di cercare di svilupparle. Ripeto, sono davvero molto
a caso, quindi non esiste un filo conduttore tra le diverse storie (non
sono manco in ordine cronologico). Prendetele per come sono e fatemi
sapere cosa ne pensate!
# 1 - You probably look better naked.
"Probabilmente stai meglio nudo."
No. Non l'aveva detto.
Lei, Felicity Smoak, non aveva
appena detto a Oliver Queen una frase contenente la parola nudo. Non
importava quanto alcol avesse assunto quella sera, non avrebbe mai
detto una cosa simile.
Oppure sì?
Sentì una risata
risalire la propria gola e la sputò fuori con un suono stridulo
che non sapeva nemmeno di riuscire a produrre. Sembrava che l'alcol
facesse imparare cose nuove.
La risata si trasformò
presto in isteria. Felicity sapeva di dover smettere, ma non ci
riusciva. La sua fronte toccò una superficie liscia e si
ritrovò con la testa appoggiata al bancone del bar. Sapeva che
Oliver la stava guardando, probabilmente con il suo solito sguardo
omicida, ma non le importava. Continuava a pensare a ciò che
aveva detto, e presto le sue stesse parole crearono un immagine vivida
nella propria mente. Un Oliver nudo steso sul suo letto. Quella possibilità sì che faceva ridere!
"Felicity, ti prego, trattieniti." La voce di Oliver era un sussurro deciso. "Stai attirando l'attenzione."
Felicity si sollevò con
non poca fatica - la sua testa era sempre stata così pesante? -
e si ritrovò a guardare l'espressione preoccupata di Oliver.
Riuscì a smettere di ridere solo facendo un respiro profondo. Si
schiarì la voce. "Quello che ho detto poco fa... non lo
intendevo," disse, sforzandosi di tornare seria.
"Non me la sono presa," rispose Oliver, afferrandole il gomito per farla alzare dallo sgabello.
Felicity fece resistenza. Non
poteva trascinarla via, doveva prima riuscire a spiegarsi! "Aspetta,
prima voglio chiarire!" esclamò. Teoricamente l'alcol doveva
rendere tutto più facile, ma Felicity sentiva di far fatica ad
articolare le parole. "Quando ho detto che staresti meglio nudo, non lo
intendevo. Cioè, sì, perché staresti benissimo
nudo..." Sentì di nuovo una risata in arrivo, ma con un colpo di
tosse riuscì a spazzarla via.
"Felicity..." insistette Oliver, con il palese tentativo di ignorare le sue parole e portarla via.
"Aspetta!" Felicity si
ritrasse, tornando con il sedere sullo sgabello. "Voglio dire che la
felpa non ti si addice. E il cappellino da baseball? Pfff!"
Ricominciò a ridere, sapendo che quella volta sarebbe stato
difficile smettere.
Il contorto giro di pensieri
che aveva portato Felicity a dire l'imbarazzante frase "Probabilmente
stai meglio nudo" era iniziato dall'aver visto Oliver avvicinarsi a lei
con indosso una felpa. Quello avrebbe anche potuto perdonarglielo -
certo avrebbe preferito vederlo con qualcos'altro addosso, ad esempio
uno dei suoi costosi abiti firmati o, meglio, una maglia alquanto
attillata -, ma appena si rese conto che calcava in testa un berretto
con il frontino... quello no. Così gli aveva detto che
quell'abbigliamento non gli donava. O almeno questo era il pensiero che
la sua mente aveva formulato; che poi dalla sua bocca fossero uscite
delle parole un tantino diverse... per quello dava la colpa all'alcol.
Oliver approfittò della
temporanea incapacità di Felicity di fare resistenza per
afferrarle i fianchi e sollevarla di peso dallo sgabello. La mise in
piedi, ma sembrava poco stabile sui tacchi degli stivaletti, infatti si
appoggiò al braccio di Oliver quasi fosse un appiglio sicuro per
non affogare.
Oliver doveva ammetterlo: la situazione era un pochino divertente.
"La felpa posso capirla, ma il
cappellino da baseball?" Felicity era ostinata a non far cadere il
discorso. Gli tolse il berretto e se lo calcò sulla testa. "Non
mi piace su di te, ti copre gli occhi."
Oliver sospirò. La fine
di quello spettacolo sembrava molto lontano, quindi cinse Felicity con
un braccio e la trascinò fuori dal bar come meglio poté.
Appena uscirono, il cambio di
paesaggio la riscosse. "Ehi, che ci fai qui?" domandò,
rendendosi conto che Oliver Queen in tenuta sportiva al piano aperto al
pubblico del Verdant non era cosa di tutti i giorni. Perché
diavolo si era fermata al Verdant ad ubriacarsi, poi?
"Thea ti ha vista e mi ha
chiamato," rispose Oliver. Si stava davvero impegnando per farla
camminare, ma si ritrovò a trascinarla fino all'auto, visto che
le gambe di Felicity non sembravano molto intenzionate a collaborare.
"Ero al piano di sotto ad allenarmi e, visto che la cosa sembra averti
alquanto offeso, ho una spiegazione per il berretto: l'ho messo per
cercare di non essere riconosciuto. Ma credo che la tua scenata abbia
reso vano il mio tentativo."
"Mmh..." mugugnò
Felicity. Era una risposta talmente vaga che Oliver non si
scomodò per vedere se aveva capito la sua spiegazione. La
appoggiò alla portiera dell'auto e si mise a cercare le chiavi.
Felicity impiegò tutte
le proprie forze per tenere i piedi piantati a terra e le gambe dritte.
Non voleva rovinare a terra e dare un motivo in più a Oliver per
crederla una damigella in pericolo che doveva essere salvata.
In effetti, lei non aveva bisogno di Oliver.
"Prendo un taxi,"
annunciò, sollevandosi dall'auto. L'improvviso spostamento di
peso le fece quasi cedere le gambe, ma riuscì a recuperare
l'equilibrio e strinse la propria borsa sotto il braccio per usarla
come zavorra. Iniziò ad incamminarsi, allontanandosi dall'auto e
da Oliver.
Dopo solo alcuni passi lui la agguantò per un braccio. "Dove credi di andare?"
Lei non si voltò. "A casa. Non serve che mi accompagni, posso cavarmela da sola."
"Felicity, non essere sciocca," rispose. "Sono qui io, ti do un passaggio."
"No."
C'era qualcosa nel tono della
sua voce che lo fece preoccupare. Le posò le mani sulle spalle e
la fece voltare. Vide che i suoi occhi luccicavano.
E i suoi occhi luccicavano
perché improvvisamente il motivo per cui si era rintanata al
Verdant a bere le tornò in mente. Il problema era Sara. E
Laurel. Ed Helena. E - la più recente - Isabel. E tutte le
santissime donne che apparivano nella vita di Oliver e sembravano
sempre essere migliori. Cos'era in grado di fare lei, invece, oltre ad
hackerare uno o due server e beccarsi le sgridate di Oliver?
Forse a pensarci bene l'unico problema di Felicity era essere se stessa.
"Cos'è successo?" Ora sì che Oliver era preoccupato. Felicity scosse la testa. "Dimmelo," ordinò lui.
"Sono io. Il problema sono io," rispose. L'alcol, mischiato con le lacrime, le fece venire il mal di testa.
"Che vuoi dire?"
Felicity si sforzò di
non battere le palpebre per non far cadere le lacrime. "Tutte le donne
che ti circondano sono migliori di me. Più belle, intelligenti e
cazzute. Come posso competere?" Il suo tentativo fallì e le
guance si bagnarono.
La mano calda di Oliver fu sul
suo viso e le asciugò le lacrime. "Non devi competere contro
nessuno, Felicity," mormorò.
"A me sembra di sì." La
sua voce era un sussurro. Se avesse parlato con un tono più alto
la sua voce si sarebbe rotta. "Sono sempre stata qui, Oliver, mentre tu
sembri notarmi a malapena. Ho capito qual è il tipo di donna che
attira la tua attenzione e chiaramente non sono una di loro."
Passarono alcuni secondi prima
che lui replicasse. "Felicity, tu sei la più bella, intelligente
e cazzuta donna che è attorno a me. Quindi smettila di pensare
di non esserlo e sali in auto."
Felicity non sapeva come
reagire. Non voleva prendere quelle parole per qualcosa che in
realtà non era, quindi si disse che era troppo ubriaca per
pensarci e, per una volta, fece ciò che Oliver le aveva ordinato
senza fiatare.
***
Quando la mattina dopo
Felicity si svegliò senza ricordare immediatamente come fosse
arrivata al proprio letto, il mal di testa non le impedì di
stupirsi nel vedere una schiena nuda nella sua cucina.
Poi, quando si rese conto che quella schiena nuda apparteneva ad Oliver, la sua sorpresa non potè che aumentare.
E poi rimase pietrificata.
"Buongiorno," salutò Oliver allegramente.
Felicity rimase immobile al
centro del salotto. Non volle pensare a quale fosse il proprio aspetto,
perché - mentre il livello di perfezione di Oliver sembrava
essere elevato anche di prima mattina -, lei aveva addosso i vestiti
stropicciati della sera prima, la coda spostata di quarantacinque gradi
a destra e, probabilmente, il trucco colato.
Ma la domanda che martellava
la propria testa assieme all'emicrania era un'altra: cosa ci faceva
Oliver mezzo nudo nella sua cucina?
"B-buongiorno," balbettò, strabuzzando gli occhi.
"Ho preparato il caffè," dichiarò lui, versando il liquido in due tazze.
"Grazie," rispose Felicity
incerta. Le sembrava che la memoria fosse a posto, ma non riuscì
a trovare nella sua testa un ricordo della sera precedente che
spiegasse la presenza di Oliver nella sua cucina. "Che ci fai qui?"
Le porse una tazza. "Ieri ti ho accompagnata a casa," spiegò.
"Sì, me lo ricordo," replicò Felicity, afferrando il caffè.
Oliver annuì. "Ricordi anche il discorso che mi hai fatto?"
Oddio. "Più o meno,"
mentì. La verità era che le si era stampata a fuoco nella
mente ogni parola che era uscita dalla propria bocca. Iniziò a
bere il caffè per nascondere l'imbarazzo.
"Eri scossa, ieri sera, e ho
preferito rimanere con te tutta la notte," disse Oliver. Quando vide
Felicity spalancare gli occhi, si affrettò ad aggiungere: "Sul
divano."
Avrebbe anche potuto dormire a
letto con lei, pensò Felicity, ma aveva preso sonno così
velocemente che non se ne sarebbe nemmeno resa conto.
"E perché sei mezzo
nudo?" domandò, ma subito se ne pentì. Perché
sembrava che la sua bocca avesse vita propria? "Cioè, non vedo
una palestra super attrezzata nelle vicinanze...". Si fermò,
rendendosi conto che continuando a parlare avrebbe fatto solo altri
danni. Si morse il labbro e si mise a fissare il pavimento. "Grazie per
quello che hai fatto," mormorò.
"Figurati," replicò
Oliver con uno dei sorrisi che la facevano squagliare. "Dovresti
ubriacarti più spesso. Sei uno spasso," aggiunse, palesemente
divertito.
Felicity non credeva alle proprie orecchie. Si sedette al tavolo della cucina con un grugnito.
Le parole che si erano
scambiati la sera prima erano ancora impresse nella mente di Oliver.
Viste tutte le cose che lei non gli diceva, sembrava che ci fosse
voluta una Felicity ubriaca per sapere cosa davvero passasse in quella sua testolina.
Note dell'autrice
Prendete
questa storia come un missing moment da piazzare da qualche parte dopo
la 2x06, quando Felicity si incacchia (anche se pacatamente) con Oliver
perché è andato a letto con Isabel (mi pare che questo
ragazzo non sappia tenere la patta chiusa, ma chissà che con la
terza stagione non cambi qualcosa? *urla 'olicity' dalla vetta di una
montagna*).
La frase "you probably look better
naked" mi sembra di averla letta su una foto di instagram di Emily Bett
quando, l'altro giorno, stavo guardando le sue vecchie immagini.
Ovviamente all'istante nella mia mente si è dipinto uno scenario
Olicity.
Per dirla tutta questa storia
doveva essere qualcosa di molto più comico e meno triste, ma mi
sono lasciata un po' trasportare perché non riesco a fare a meno di scrivere cose tristi,
anche se mi sento lo stesso soddisfatta. Perché diciamocelo, tra
tutti i personaggi femminili della serie, Felicity è la
più cazzuta di tutte.
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