Una notte da leoni spaziale

di _TimeLady
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4. Il momento delle spiegazioni


« Ragazzi, calmatevi! Allora qui vi trovate in un Tardis: non una semplice astronave ma una macchina del tempo...»
«Macchina del tempo? Per la miseria! » Phil non si sarebbe mai aspettato di vedere nella sua vita qualcosa del genere.
Non aveva mai creduto a quelle storie fantascientifiche su chi poteva viaggiare nel tempo, nel passato e nel futuro...
Erano solo sogni da bambini, destinati a finire in un cassetto e dimenticati una volta adulti.
Erano solo fantasie... o no?

«Oddio... una... macchina del tempo... e... astronave? » Stu non si era ancora ripreso dal suo attacco di panico e
tutte queste nuove notizie non riuscivano a calmarlo, anzi era sul punto di crollare.

Per Alan invece era come se si fosse trasferito in uno dei suoi sogni e sembrava che niente e nessuno potesse rovinare
quel suo sorriso estasiato: ogni nuova informazione che riceveva non fece altro che aumentarlo.

«Quindi, se questa è una astronave... tu sei un... »
«Alieno? Sì.»
«No... Non mi dire!» disse Alan con una voce da ragazzina quando incontra il tuo idolo musicale.
«Sei un alieno? Sul serio? » Phil era molto scettico al riguardo. «Niente cavolata alla ET? Niente squame o roba schifosa o testa alta tre metri o occhi enormi?
Solo un tipo in impermeabile? Tutto qua?»
«Certo che sulla Terra siete molto razzisti anche riguardo chi viene da un’altra galassia... » Il dottore reagì alle domande di Phil con eccessiva supponenza.

«Ehi amico abbassa un po’ la cresta okay? Mettiamo subito in chiaro una cosa: tu non mi piaci.
Non mi piace la tua astronave del piffero, Tarchis, Tacos o quello che è.
E soprattutto non mi piace essere portato in giro per lo spazio senza un motivo. Quindi adesso mi riporti a casa prima che mi arrabbi sul serio.»
Con questo Phil chiuse il discorso e si allontanò dal gruppo.

Alan cercò di rallegrare un po’ l’atmosfera. «Eh, come si dice... Parenti serpenti, giusto? »

Il dottore e Phil rinunciarono a cercare di convincere invano quella testa matta che loro due avevano degli alberi genealogici completamente diversi.




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