La tomba del sognatore

di Wemil
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6. Il marinaio


Un'onda più alta del solito sferzò con forza lo scafo della navee facendo cadere qua e là alcune gocce di acqua sul ponte.
Stefano Marchesi si pulì rapidamente gli occhiali dalla salsedine marina e si diresse verso la cabina di pilotaggio facendosi strada fra i numerosi profughi che stava trasportando.
Era un lavoro sporco, ma qualcuno, se non un'organizzazione malavitosa come la Mafia, doveva pur farlo e il giro d'affari ch'era venuto fuori comprendeva già guardagni da oltre sei cifre.
Grazie alla guerra s'era, infatti, generato la cosiddetta "emigrazione occidentale"; ma maggior parte degli Europei e, nel nostro caso, degli Italiani erano terrorizzati dalla guerra atomica e stavano cercando di fuggire più lontano dai possibili teatri di conflitto.
Chi si trovava al nord Europa fuggiva prevalentemente o nei paesi finnici o in Svizzera o in Islanda; chi al contrario si trovava in città bagnate dal Mediterraneo cercava il primo battello in direzione Africa nella speranza che lì la guerra non giungesse.
Ciò che infatti Stefano Marchesi si ritrovava sul suo ex-peschereccio era un insieme estramemente vario d'invidui: si andava dal ricco avvocato in carriera, che aveva comprato la propria casa a Tunisi per le vacanze estive, alla grassa madre di famiglia che raggiungeva, con marito e figli, parenti dimenticati in Egitto.
Il capitano della nave d'altro canto aveva trasformato nel giro di mese il suo peschereccio in una piccola nave da crociera: la gente a bordo non erano individui disperati, sapevano che cosa volevano e, quindi, a prezzi abbastanza modesti, gli si garantiva loro una trasversata anche abbastanza piacevole (ovviamente tempeste marine eccettuate).
"Ehy Marchesi! Sei riuscito a far funzionare la radio?" urlò un grasso genovese che stava prendendo il sole a prora nell'attesa di sbarcare a Tripoli.
Il marinaio si stupiva ogni volta di come la gente non percepisse come pericolo una situazione a cui stavano fuggendo, facendo trasparire solamente un po' di dolore e sfottimento nel confronto degli amici che dovevano rimanere nella madrepatria.
"La radio funziona perfettamente. Il problema è che molto complesso farla funzionare in pieno mare; bisogna captare l'onda giusta."
Come se le sue parole fossero profetiche un gigantesco ammasso d'acqua si rovescio sulla propra inondando il genovese; dopo la divertente scena del grassone incavolato per un po' di sale nei capelli, il capitano ritornò in plancia.
"Come stiamo andando?" chiese al suo vice.
"Ho corretto poco fa la rotta spostandoci leggermente a dritta." affermò con sicurezza l'altro.
"Perfetto." esclamò Marchesi che, quindi, si girò e puntò sulla radio che sfrusciava come da tipico quando non c'è nessuna rete presente: "E ora a noi due! Vedrai che troverò una radio da dove prendere delle informazioni!"
Ci mise i suoi bei tre quarti d'ora ma, finalmente, riuscì a prendere, nonostante diversi disturbi, una radio presente.

"Crrrr... con l'attacco alla città di Mo... crrr... l'Unione Europea e la NA... crrr... guerra... crrrrrr... ...ussia e Cina hanno reagito con l'apertura del fronte Asiatico e la creazione del blocco giapponese è l'emblema più rappresentativo della crisi orientale. Le truppe europee si stanno muovendo in direzione di Ber... crrr... il presidente del Consiglio Gianni DeSantins ha dichiarato che: "Per la libertà del popolo occident... crrr... si combatterà con... crrr... raggio. La stessa esistenza degli ideali Europei contro i nazionalismi comunisti asiatici risiede nell'alleanza con gli Stati Uni... crrr... Applausi da tutta l'aula dopo il discor... crrr... L'apertura del fronte turco ha visto il glorioso e vittorioso intervent... crr... italiane che hanno combatt... crrr... grazie al coraggio dei nostri soldati Ankara è stata lib... crrr... attacco missilistico statunitense a Pechino e Mosca... crrr... Crrr... crrr..." la radio ricominciò a sfrusciare silenziosa sotto gli occhi preoccupati e curiosi della gente che pian piano si era gradualmente radunata nella plancia al suono gracchiante della voce del radiocronista.
"Maledetta radio!" esclamò Stefano Marchesi assestando con forza un pugno sull'ammasso metallico; come da copione riprese a funzionare.
"Crrr... l'Inter ha perso contro la Juventus tre a zero nel campionato ridotto. Milan e Napoli hanno, invece, par... crrr... in tal modo la Lazio guida la classifica delle dieci squadre di questo cam... crrr... lieti che abbiate seguito il nostro radiogiornale. Vi ricordiamo... crrr... fra un'ora esatta. Ora vi lasciamo con "Musica d'oltremare". Vi sentite soli? Avete dimenticato che cosa vuol dire amare con passione? Pensate che la vostra vita sia un disastro? Passa a MacDonald a provare il nuovo MacLovin'it, un gustoso e amorevole panino dal passionale gusto del vostro primo amore. L'amorevole sensazione del gusto dell'Hambuger nel vostro palato. I'm loving it. La vostra auto..."
Il capitano si stupiva ogni volta come la radio, improvvisamente, si stabilizzasse perfettamente quando scattavo le pubblicità radiofononiche e che, anche in periodo di guerra, resistevano impassibili e gloriose: era evidente che i pubblicitari avessero fatto qualche contratto col demonio, non c'era altra risposta a quest'evento.
I vari presenti furono allontanati dalla radio mentre Stefano iniziò a cercare un'altra stazione; non ce la fece perchè pochi minuti dopo una voce iniziò a parlare per comunicare con loro.
Era perentoria e inglese, non ammetteva repliche: "Qua è il generale MacLowen, V'intimiamo a spegnere i motori e a non fare movimenti azzardati."
"Ma che cazzo sta succedendo?" chiese il vice che non s'era mai preso la briga d'imparare la lingua di Shakespeare.
"Spegni subito i motori!" urlò l'altro.
Il vice prontamente ubbidì.

I due uomini si diressero subito verso la poppa alla ricerca, sulla linea dell'orizzonte, di coloro che avevano mandato quel messaggio radiofonico alla loro radio.
Il mare era completamente lindo e piatto e non si vedeva assolutamente niente che...
un improvviso rumore, ma non violentò grazie a misteriose tecniche di aereo-dinamica, passò sopra le loro teste. Due caccia passarono sopra le loro teste provocando l'alzata di collo di tutti i presenti che guardavano ammirati l'impressionante velocità dei due velivoli che trapassavano senza difficoltà le numerose nuvole che riempivano il cielo.
Questi fecero quindi un'inversione aerea ad U e tornarono rapidamente da dove erano arrivati; veloci com'erano arrivati.
Consapevoli che, se non avessero ubbidito agli ordini di quel MacLowen, sarebbero stati facilmente affondati da quei due caccia, capitano e vice fecero un sospiro di sollievo.
Alcuni dei ricchi profughi provarono ad interloquire con Marchesi per chiedere spiegazioni sul perchè s'erano fermati e sul perchè fossero giunti in quel momento quegli due aerei; l'altro, per evitare un inutile crisi di caos, si giustificò dicendo che bisognava far raffreddare i motori e che della presenza degli aerei ne sapeva quanto loro.
Nel giro di un quarto d'ora due gigantesche navi iniziarono ad avvicinarsi nella loro direzione: erano le portaerei americane USS Ronald Reagan e USS George W. Bush che si avvicinavano ad una discreta velocità; la loro mole non era nemmeno paragonabile con quella del misero peschereccio illegale che portava anime, neanche troppo disperate, in Africa.
Un piccolo torpediniere si staccò dalla portaerei Bush e raggiunse il naviglio di Stefano Marchesi; con la delusione di quest'ultimo anche questo piccola nave americana era il doppio dell'ex-peschereccio.
Tutti i presenti furono fatti salire a bordo del torpediniere sotto gli occhi degli attenti marines americani che si stavano dirigendo probabilmente verso una zona calda del conflitto; la barca dove si trovavano fu lasciata al suo destino, in balia del mare nostrum.
"Addio mia cara navetta. Ma perchè devo abbandonarla?" protestò il capitano del naviglio.
In un italiano stentato un ufficiale cercò di giustificarsi: "Questi sono gli ordini. Tutte le navi lungo la strada che incontreremo devono essere ammonite di spegnere i motori; se ubbiscono far salire sul torpediniere tutti gli individui che ne sono all'interno e poi affondare la nave, altrimenti affondare la nave. Mi spiace ma non possiamo lasciare possibili tracce del nostro passaggio. Voi verrete fatti sbarcare a Chania, a Creta, tramite un torpediniere camufatto da mercantile."
"E' possibile camuffare un torpediniere in maniera tale che assomigli ad un mercantile?" domandò perplesso Marchesi.
"Non faccia ulteriore domande, per favore."
"Un'ultima soltanto per favore."
"Va bene!" esclamò esautorato l'ufficiale.
"Se decidessi di rimanere a bordo che cosa accadrebbe?"
"Vuole veramente venire a combattere nel mar Nero?"
Stefano Marchesi si massaggiò la mascella pensando ch'evidentemente appena arrivato a terra sarebbe dovuto diventare un latitante per non essere arrestato con l'accusa di "emigrazione clandestina"; poi, guardò, l'americano.
Guerra significava adrenalina, combattimento, sangue, ferocia... ma anche morte, crudeltà e probabilmente sofferenza.
No! Non era questa la vita che voleva e, in fondo, una latitanza o una prigionia a Creta poteva rivelarsi il rifugio più sicuro in quei tempi conflitto nucleare; l'ex-capitano scosse la testa, sorrise e disse: "No, grazie! In bocca al lupo!"
L'americano, non conoscendo i modi di dire italiani, scosse la testa e si diresse verso un altro punto della nave.





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