FIRE MELTS ICE
CAPITOLO
1: DOVE ERAVAMO RIMASTI?
When I see my babies run
When all the madness has been and gone
I'll raise my family and live in peace
Now that's what's real to me
Real To Me,
Brian McFadden
***************
“Katie, la colazione è pronta!”
“Arrivo, mamma!”
Katie Weasley si guardò frettolosamente in giro nella sua
stanza, cercando di capire che fine avesse fatto la sua scarpa rossa visto che l’altra l’aveva al piede… sbuffando
impercettibilmente s’infilò sotto il letto, appiattendosi sul pavimento e
allungando la mano…
“…finalmente!” Katie si affrettò ad allacciarsi la scarpa da
ginnastica, quindi si tirò su e si guardò allo specchio per una sommaria e
rapida controllatina: i suoi grandi occhi azzurri spiccavano sulla faccia
ancora abbronzata, e i morbidi capelli ricci biondi le incorniciavano il viso
fino alle spalle. Erano biondi… l’ennesimo segno di unicità
che la contraddistingueva.
Saltellando lungo le scalette e canticchiando sottovoce,
Katie raggiunse la cucina. C’era sua madre, che osservava con aria piuttosto
corrucciata una torta dalla forma strana… incredibilmente gonfia al centro e
piena di crepe ai lati.
“Cos’ha che non va?” le chiese allegramente Katie,
scoccandole un bacetto sulla guancia.
“Mmh… non saprei…” Hermione inarcò un sopracciglio. “Ancora
non riesco a capire perché mi vengono sempre tutte così…”
“La cottura è quella che ti ha consigliato zia Ginny?”
“Si, più o meno si…”
“Cos’è questo odorino che sento?”
Katie si voltò a sorridere a suo padre. “Mamma ha colpito
ancora.”
“Fa’ un po’ vedere…” Ron baciò sulla guancia moglie e
figlia, e puntò lo sguardo sul dolce. “…ehm… che cos’è esattamente?”
“Era partita come una torta di mele…” Hermione ne tagliò una
fetta. “Dai, assaggia.”
Ron si offrì come cavia… ma dopo il primo morso fece una
smorfia disgustata. “…bleah… ma quanta farina ci hai
messo?”
“Questa è una bella domanda…”
Ron ridacchiò e le passò un braccio attorno ai fianchi. “Non
ti abbattere, amore, tu resti pur sempre il miglior colonnello della War Mage
Team.”
Katie rise e scosse la testa. Eccoli lì, i
suoi genitori… la coppia di 47enni più fresca e scoppiettante che conosceva.
Fin da quando era piccola aveva sempre sognato di poter costruire un giorno un
rapporto solido e forte come il loro. Certo litigavano, oh se litigavano…ma erano sempre l’uno la spalla dell’altra, si
completavano alla perfezione… come tutti gli opposti.
“Va bene, visto che la torta di mele ha fatto cilecca…”
Hermione aprì un mobiletto e ne tirò fuori una scatola colorata. “A qualcuno
vanno i cereali?” un po’ ridendo e un po’ scherzando sull’argomento, i tre
Weasley si misero a tavola per fare finalmente colazione. Hermione si versò un
po’ di latte nella tazza e poi controllò l’orologio. “Mi sa che stamattina
Simon non vuole saperne di sentire la sveglia… vado a buttarlo giù dal letto.”
“…sono qua, sono qua…” un ragazzo piuttosto alto, con dei
corti capelli castani e gli occhi nocciola, si trascinò nella cucina tra uno
sbadiglio e un altro. “…niente più cene coi parenti la domenica sera, per
favore…” brontolò mentre si lasciava cadere sulla sua sedia.
Ron gli diede un’affettuosa pacca sulle spalle. “I tuoi
doveri di quasi marito sono appena all’inizio, figliolo…”
“E’ stato piacevole stare con i parenti di Mel?” gli chiese
Hermione, sorseggiando il suo cappuccino.
“Si, li conosci… sono gente simpatica, molto alla mano.
Tranne la zia sorda, quella mi mancava.” Simon afferrò pane e marmellata. “A
parte le duecento volte che ho dovuto ripeterle che sono il fidanzato di sua
nipote Melanie, è andato tutto molto bene.”
“Indovina dove vanno mamma e Mel stamattina!” esclamò vispa
Katie, incapace di dare al fratello il tempo per risponderle. “A scegliere il
vestito da sposa!”
Simon sorrise largamente a sua madre. “Sono contento che
l’accompagni tu… questa è una cosa che Mel avrebbe tanto voluto fare con la
mamma, ma con te sono sicuro che non si farà prendere dalla malinconia.”
Hermione rispose al suo sorriso. “Mel è una ragazza
dolcissima, le voglio molto bene.”
“E poi è fortunata da paura.” Fece Katie. “Di ragazzi come
Simon ce ne saranno si e no tre o quattro in tutto il mondo.” Simon le arruffò
amorevolmente i capelli.
“Che programmi hai tu per l’ultimo giorno di vacanze,
Katie?” Ron abbandonò la sua tazzina di caffè, ormai vuota.
“Vado con Julie a Diagon Alley, devo finire di comprare
alcune cose.” Katie guardò Hermione. “Mammina, quando abbiamo finito possiamo
raggiungervi a Londra? Voglio vedere anch’io i vestiti da sposa…”
“Va bene, tanto penso che ci metteremo un bel po’.”
Ron fece una smorfia. “Non sei un po’ troppo piccola per
queste cose?”
Katie spalancò occhi e bocca, inorridita. “Papà, ho quindici
anni!”
“Comincia ad abituarti all’idea, pa’.” Disse divertito
Simon, mentre si alzava per andare ad aprire a chi aveva appena bussato alla
porta. E fu ben felice di averlo fatto, perché così potè accogliere per primo
la bella ragazza coi capelli scuri e gli occhi azzurri che si ritrovò davanti.
“’Giorno, amore.” Le disse con un sorriso a trentadue denti.
Mel gli stampò un paio di baci sulle labbra e gli sorrise.
“Ciao.” Sussurrò.
“Ehi, c’è la sposina!" esclamò allegramente Katie.
Mel sorrise entrando. “Buongiorno a tutti.”
“Ehi, Mel!”
“Ciao, tesoro.”
“Mi piace averti per casa a quest’ora.” Fece vispo Simon,
tornando a sedersi al suo posto.
“Bravo ragazzo, sta facendo le prove generali.” Ron lo
indicò con un cenno della testa e un sorrisetto, facendo sorridere tutti.
“Sei il solito amore, ma non sono venuta per te.” Mel si
sedette sulle ginocchia del suo fidanzato e gli sfiorò il naso con un dito.
“Sono qui per la tua mamma.” Simon mise su un simpatico broncio deluso.
Katie inclinò la testa e sospirò sognante. “Vi rendete conto
che tra quattro mesi esatti voi due sarete marito e moglie?”
“L’unica differenza rispetto agli ultimi cinque anni sarà la
fede al dito, Katie.” Fece sornione Ron, strappando a tutti una risatina.
“Perciò oggi sceglieremo il più bel vestito da sposa che
c’è.” Hermione rivolse un amabile sorriso a Mel, che gliene fece uno molto
felice in risposta.
Simon fece una smorfia. “Mmh… quasi quasi oggi faccio
sciopero a lavoro e vengo con voi.”
“Oh no, non se ne parla proprio.” Mel gli infilò in bocca un
biscotto. “Il mio vestito lo vedrai solo all’altare. E poi i tuoi draghi
sentirebbero la tua mancanza, no?”
Simon protestò qualcosa a bocca piena, e Ron ridacchiò.
“Almeno ci hai provato, campione.”
“Non ti preoccupare, fratellone, ci andiamo io e Julie a
dare un’occhiata.” Fece allegra Katie.
Mel si accigliò. “A proposito di Julie… come vanno le cose?”
Ron si strinse nelle spalle. “Sempre la stessa cosa, lei e
suo padre litigano in continuazione.”
“Sempre per la storia di Chad?”
Hermione si alzò per sparecchiare la tavola. “Harry non
vuole accettare la decisione di Julie di andare a vivere con uno come lui.”
“L’ultima volta che siamo usciti con loro siamo stati bene,
e lui mi è sembrato molto simpatico…” fece incerta Mel, guardando Simon.
Ron inarcò uno scettico sopracciglio. “Si, è simpatico se
non pensi alla sua moto da metallaro che un giorno sì e uno no
è dal meccanico, al fatto che è un Auror con delle note di condotta anche
piuttosto basse, per di più, ai piercy o come diavolo si chiamano quegli affari
che si è fatto attaccare al sopracciglio, ai suoi dodici tatuaggi…”
Fischiettando con aria falsamente distratta, Hermione scoprì
il braccio destro di Ron, su cui figurava ancora chiaramente il tatuaggio di un
leone ruggente che si era fatto prima di entrare nei War Mage. Mel e Katie
risero.
“Ah ah.” Fece ironico Ron. “Vorrei proprio vedere se mi
fossi riempito di tatuaggi cosa avresti fatto tu, signorina studentessa
modello.”
Hermione arricciò il naso. “Chad non è riempito di tatuaggi…”
“Nooo…”
“Come la metti e come la giri, papà, non sono né i tatuaggi
né i piercing il problema di zio Harry.” Disse asciutto Simon. “Il fatto è che
Julie è la bambina di casa Potter, e per zio Harry sarà sempre troppo presto
per lasciarla andare. Se fosse un problema di moralità, come dici tu, si
dovrebbe preoccupare molto di più della donna misteriosa con cui se la fa Dan
tutte le volte che sparisce dalla circolazione.”
Mel trattenne a fatica un sorrisetto. “Ancora non si è
scoperto chi è?”
Katie scosse la testa. “Nah… però abbiamo cominciato a
scommetterci su, vuoi fare la tua puntata?”
Simon fece un sorrisetto. “Mi gioco le mutande che Jack e
Amelia sanno benissimo chi è.”
Ron si grattò una tempia. “Certo che Harry ne ha di pensieri
per la testa da un po’ di tempo a questa parte… la storia del nuovo generale di
sicuro non ci voleva.”
Katie fece una smorfia corrucciata e scosse la testa. “Io
non ho ancora capito perché invece di dare la promozione a generale a zio
Harry, come si aspettavano tutti, hanno fatto venire un tizio da fuori.”
“Si chiama politica, Kat.” Fece annoiato Simon.
“Al Dipartimento della Difesa le cose non stanno andando
troppo bene ultimamente.” Il tono di Hermione non era più sereno. “Ci sono un po’
troppe coincidenze… c’è più di un caso di corruzione accertata.”
“Faranno meglio a non mandarne uno qui da noi.” Fece duro
Ron. “Non c’è posto per un politico nei War Mage.”
“Già, beh…” Hermione controllò l’orologio. “Ragazzi, è ora
di andare per tutti quanti. Ah, Katie? Li abbiamo già presi tutti i libri di
scuola, vero?”
“Mammina, me l’hai già chiesto tre volte.”
“Bisogna fare molta attenzione, tesoro, quest’anno devi
studiare particolarmente duro perché…”
“…è l’anno dei G.U.F.O.” le voci a cantilena di Ron, Simon e
Katie fecero sorridere Mel.
“Non ti preoccupare, mammina, lo so.” Katie le strizzò un
vispo occhiolino. “Quest’anno non ci saranno distrazioni, solo libri.
Promesso.”
***************
Jack Weasley
sbadigliò largamente e si stropicciò gli occhi mentre si trascinava in
cucina, a quello che lui aveva sempre definito un orario immondo. D’altra parte le cinque del mattino erano la sveglia
obbligatoria per tutti i War Mage, specie per quelli più giovani come lui.
Eppure, nonostante l’ora, non si meravigliò per niente di sentire una musica
allegra e ritmata provenire proprio dalla cucina… e d’impulso sorrise.
Amelia Sheffield era tutta presa a fare quello che faceva
ogni mattina: preparava i panini per entrambi, e lo faceva a tempo di musica. A
vederla così, esile e magrolina, non ci avrebbe scommesso nessuno che anche lei
era un War Mage… e invece lo era eccome, aveva preso il distintivo insieme a
lui due anni prima, più o meno il periodo in cui si erano comprati la casetta
che ora dividevano. Amelia non faceva altro che scappare di casa, Jack voleva i
suoi spazi e a casa sua non riusciva a trovarli… e così avevano messo da parte
un gruzzoletto e si erano trovati un posto tutto loro. E per due persone che
avevano un rapporto così intenso, un’amicizia così solida e cementata, questo
era il paradiso.
Jack ridacchiò vedendo che Amelia spalmava la mostarda sul
pane a tempo di musica, e quando la vide saltellare nel tentativo di afferrare
il barattolo sullo scaffale troppo alto per lei, decise di venirle in soccorso.
“’Giorno, Popò.” Le mormorò allegramente, stampandole un
bacio sulla guancia e passandole il barattolo.
Amelia sorrise vivacemente e con un colpetto spense la
radio. “Ehi!”
Jack si lasciò cadere su una delle sedie e sbadigliò largamente,
appoggiando il gomito sul tavolo e il mento in una mano. “Stamattina non riesco
a tenere gli occhi aperti… hai già fatto il caffè?”
Amelia gliene fece arrivare una tazzina con un distratto
colpo di bacchetta. “A che ora sei tornato stanotte?”
“Credo fossero le quattro… non lo so, non ho guardato
l’orologio.” Jack bevve un sorso di caffè, quindi si accigliò. “A proposito…
gli incantesimi di difesa erano piazzati malissimo, sono riuscito a entrare con un banalissimo Alhomora.”
Amelia fece una smorfia. “E’ che me n’ero completamente
dimenticata, mi sono alzata dal letto e li ho fatti che dormivo in piedi…”
“E credi che questa sia una scusa? Se fossi stato un
mangiamorte, sai quanto me ne sarei fottuto della tua
giustificazione?”
“Andiamo, Jack, non fare la lagna.” Amelia taglio in due
anche il secondo panino e iniziò a imbottirlo. “Questi
mangiamorte sono lo scarto di quelli di una volta, non avrai mica paura di un
branco di rammolliti allo sbaraglio, no?”
“Zio Harry ha detto che dobbiamo tenere gli occhi aperti,
almeno finchè non avremo capito che diavolo vanno a fare in giro a sparare il
Marchio Nero dopo tanto tempo.” Jack incrociò le braccia sul petto. “E io non
posso passare la sera fuori sapendoti esposta.”
“Ho capito, paparino.” Amelia alzò gli occhi al cielo e
scosse la testa. “Certo che ti sei dato alle ore piccole, eh?”
Jack ridacchiò piano. “E’ che quando si sta bene il tempo
vola.”
“No, non scendere nei dettagli, per favore.” Amelia si
scansò i capelli dal viso, tenendo gli occhi bassi e puntati sul panino che
stava imbottendo.
“E tu, piccoletta?” Jack le sfiorò la mano con un dito.
“Come hai passato la sera?”
Amelia scrollò le spalle. “Ho letto. Sto leggendo un libro
molto bello…”
“Ecco, adesso sono circondato. Mia mamma, mio fratello, tu…”
“Un po’ di cultura non ti farebbe male, sai?”
“Nah, il mio tempo libero è già tutto impegnato.” Jack
incrociò le braccia dietro la testa e si ciondolò sulla sedia.
“Capirai, il signorino ha un appuntamento diverso ogni
sera.”
Amelia alzò gli occhi e fece un gran sorriso, vedendo
entrare dalla porta-finestra il ragazzo bruno a lei tanto familiare. “Ehi Dan.”
“Il lupo perde il pelo ma non il vizio.” Jack fece un
sorrisetto. “Sei venuto di nuovo a scroccare la nostra colazione.”
Dan gli strizzò un occhiolino allegro. “Semmai la colazione
di Amelia, mantenuto che non sei altro.”
“Santa anima pia, tu si che capisci.” Amelia gli tirò un
biscotto che lui afferrò al volo. “Hai vinto il bonus.”
“Che ci fai qui, comunque?” Jack osservò incuriosito il modo
stanco con cui il cugino si stava sedendo.
“Scappo da casa.” Dan addentò il suo biscotto. “Dai miei
genitori che vogliono capire che sto combinando, da mia sorella che sta facendo
esaurire mio padre…”
“Julie ha una pazienza che io non avrei.” Commentò
morbidamente Amelia, arricciando il naso.
“Questo non è un buon momento per tuo padre.” Fece Jack,
stringendosi nelle spalle. “Dovreste avere tutti un po’ più di comprensione.”
Dan si grattò la nuca. “Ma me lo spiegate una volta e per
tutte che sta combinando il Ministero, e che sta succedendo ai War Mage?”
Amelia mise via i panini e si pulì le mani con un
tovagliolo. “Tuo padre doveva avere la promozione a generale, e lo sapevamo
praticamente tutti. Poi da un giorno all’altro c’è stato un cambio ai vertici
del Dipartimento della Difesa… hanno nominato generale un tizio che dovrebbe
arrivare a breve, e sono stati riformati i criteri di ammissione dei War Mage.”
“Criteri che ammettono soggetti che dovremmo catturare, e
invece li addestriamo a diventare sempre più forti e pericolosi.” Jack fece una
smorfia di disgusto. “E’ corruzione, ecco cos’è… non era questo l’esercito in
cui volevamo militare.”
Amelia annuì. “Pensa a chi, come tuo padre e i tuoi zii, ha
dedicato una vita ai War Mage… vedere questo degrado è una delusione tremenda.”
Dan sbuffò. “Bello il mondo in cui viviamo… ma che ne è di
quella bella vita che facevamo tutti una volta? Prima la storia del Marchio
Nero, ora questo… “
“Noi vorremmo batterci perché tutto questo non accadesse, se
i colletti bianchi del Dipartimento ce lo lasciassero fare.” Jack si accigliò e
si guardò in giro. “…a proposito di War Mage, Amy la nostra passaporta?”
“Ma è possibile che sei così disordinato?”
“Senti chi parla!”
Amelia si inginocchiò davanti all’armadietto dove
custodivano attentamente le armi d’ordinanza, e ci infilò la mano sotto. “Tanto
per cambiare l’avrai fatta finire qua sotto…”
Dan inclinò la testa e fece un sorrisetto a Jack. “Ehi Amy,
te lo posso dare un pizzico su quel gran bel culetto che ti ritrovi?”
Amelia continuò a frugare sotto l’armadio. “Se ci provi ti
stacco una mano.” Gli rispose tranquillamente.
Jack rise. “Non li fanno più i Koala di una volta.”
“E meno male.” Amelia si rimise in ginocchio, guardando
vittoriosa la passaporta che aveva in mano. “Perché il
pizzico non vai a darlo a Sarah?” disse con un perfido sorrisetto malizioso. “Parliamo
di lei.”
“Grande manager.”
“Grandi tette.”
“Gran bel paio di cosce.”
“E vedessi il resto…”
Amelia fece una smorfia disgustata. “Non so chi dei due mi
fa più schifo.”
Dan rise e scosse la testa. “Stavamo scherzando, lo sai che
Sarah è speciale per me.”
“Sempre sia lodata.” Fece divertito Jack.
“Mi piace Sarah, è molto femminile ma anche tosta.” Amelia
inarcò un sopracciglio. “Quando direte di voi al resto del mondo?”
“Dopo i mondiali. Non so ancora se sarò convocato in
nazionale, ma se così fosse sarebbe meglio aspettare che le acque si siano calmate.
Non so come la prenderebbero gli altri se all’improvviso dicessi che la manager
dei Cannoni è la mia ragazza.”
Amelia intuì quello che voleva dire, e annuì. “Direbbero che
si sta dando da fare solo per te, ti farebbero fare la figura del raccomandato
e lei perderebbe credibilità.”
“Appunto.”
Jack fece un sorrisetto. “Colpa del padre di Mel, che vi ha
dato per manager una venticinquenne che avrebbe tutti i numeri per fare la
modella.” Il suo sorrisetto si ampliò. “Brav’uomo il padre di Mel… che tra
qualche mese diventerà anche il suocero del mio caro fratellino.”
“A proposito di Simon.” Amelia balzò in piedi, tutta vispa.
“A che punto siamo con le idee per il regalo?”
Jack scosse la testa. “Fino a prova contraria la scelta del
regalo tocca a voi ragazze. Noi dobbiamo pensare alla festa di addio al
celibato.”
Dan annuì ridacchiando. “Cosa che ti renderai conto quanto è
più delicata.”
“A parte che questa idiozia è fresca fresca di tre secondi
fa.” Amelia appoggiò le mani sui fianchi e guardò severamente i due ragazzi.
“Non vi azzardate a far spuntare la solita spogliarellista del cavolo, non
toccate Simon che è l’unico maschio intelligente che c’è in giro, chiaro?”
“Spiacente, bellezza.” Dan si alzò e le stampò un bacio
sulla guancia. “La festa del piccoletto è territorio off-limits per le signore.
E adesso, se volete scusarmi, ho un allenamento tra dieci minuti e una donna
che si nasconderà nel bagno delle signore ad aspettarmi tra meno di cinque.”
Jack rise e salutò il cugino con un cenno della mano quando
lo vide lanciare la sua manciata di polvere magica nel camino e sparire. “Che
testa di cacchio…” mormorò, quindi si alzò e si stiracchiò i muscoli,
scompigliandosi ancora di più i capelli rossi. “Mmh… doccia. Pari.”
Amelia, che lo stava fissando intensamente, scosse
impercettibilmente la testa e tese anche lei il pugno, come stava facendo il
suo amico. Li agitarono tre volte, quindi estrassero le dita per segnare i
numeri…
“Primo.” Fece allegramente Jack, più che soddisfatto di aver
vinto alla conta.
Amelia sbuffò. “Ok, ma almeno lasciami il lavandino libero,
così comincio a lavarmi i denti.”
“E’ tutto tuo, Popò.” Jack le strizzò un occhiolino e si
avviò verso il bagno, fischiettando un motivetto familiare.
Amelia sospirò e si scansò leggermente i capelli dal viso.
Ma perché Jack doveva essere così bello e affascinante già fin dalle prime ore
del mattino?
***************
Vera Warrington si scansò dalla spalla i capelli color miele
e continuò la sua sinuosa camminata lungo il corridoio buio, illuminato dalle
fiaccole che facevano luce alla maggior parte del sinistro maniero. La sua
testa era alta e il suo passo sicuro e armonico, in linea con la sua ostentata
fierezza. Indubbiamente essere la nipote del proprietario del castello, nonché
secondo in grado nella Ribellione, le conferiva una presunzione estrema.
Le ci vollero solo pochi passi per raggiungere la stanza in
fondo al corridoio, e naturalmente non si preoccupò di bussare prima di aprire
la porta. Non avrebbe avuto senso mostrare tanto pudore con una persona che
l’aveva vista nuda un’infinità di volte.
Vera fece un piccolo sorriso quando trovò il ragazzo con i
corti capelli biondi seduto nella sua poltrona preferita, intento a leggere
qualcosa con un cipiglio concentrato e un po’ oscuro. Lei non si fece troppi
problemi ad interromperlo, e si sedette morbidamente sulle sue ginocchia.
“Il tempo delle grandi
famiglie del Mondo Magico europeo.” Vera lesse il titolo del libro dalla
copertina. “E’ proprio un chiodo fisso, eh?”
Il ragazzo abbassò il libro e fece un sorrisetto, mostrando
un paio di occhi grigi freddi mille volte più del ghiaccio. “S’impara molto
leggendo gli errori dei grandi uomini del passato. Dovresti saperlo… sono
parole di tuo zio.”
Vera gli sfilò sinuosamente il libro dalle mani e lo
appoggiò su un comodino. “Ho di meglio da fare che imparare a memoria le parole
di mio zio.”
“Oh, immagino…”
“Il mio contributo alla causa consiste nel mantenere alto
il… morale dei combattenti…” sfiorandogli la pancia con un dito, lei gli
sbottonò molto lentamente il primo bottone del pantalone.
Lui inarcò un sopracciglio. “…un impegno notevole…”
“…a proposito…” Vera si fermò quando le sue labbra erano a
millimetri da quelle del ragazzo. “…mio zio ti sta cercando…”
Lui s’irrigidì e la respinse, alzandosi e abbottonandosi i
jeans. “E te lo fai uscire solo adesso?”
Vera rise e scosse la testa. “Alex, Alex, Alex… che
incredibile senso del dovere che hai…” si alzò e gli sorrise, prima di rubargli
un breve quanto passionale bacio. “Mmh… vorrei avere di nuovo diciassette anni
anch’io…”
Alex rise. “Ne hai a stento ventitre, non fare tanto il
vecchio saggio della montagna.”
Vera si appoggiò alla porta mentre lui usciva. “Ti aspetto
qui… abbiamo un discorso in sospeso.”
“Più di uno.” Con un sorrisetto dei suoi, Alex si allontanò
lungo il corridoio scuro. Aveva ragione Stephen, le donne erano la rovina degli
uomini… o comunque della loro concentrazione. Era una fortuna che tra le altre
cose Stephen gli avesse insegnato anche a non amare mai. Desiderare si,
possedere sempre, ma amare mai.
In pochi passi veloci raggiunse una stanza con delle porte
particolarmente alte e robuste. I gargoyles di guardia si fecero da parte senza
problemi per lasciarlo passare, socchiudendo la porta quel tanto da lasciarlo
entrare. La sala era avvolta nel silenzio e nella semi-oscurità, anche se nella
tenue luce del tramonto Alex poteva distinguere alla perfezione tutto
l’arredamento… e la sagoma robusta in piedi davanti alla finestra.
“Sei in ritardo.”
Alex si infilò le mani nelle tasche. “Sono qui.”
L’uomo fece un sorrisetto e si voltò lentamente a guardarlo,
con il solito cipiglio ferocemente cupo che la sua faccia aveva a ogni ora del
giorno. Alex ricordava ancora quanta paura gli aveva fatto quell’espressione le
prime volte che l’aveva visto.
“Tu e io dobbiamo fare un lungo discorso sul senso
dell’obbedienza, Alexander.”
Alex scrollò le spalle, senza distogliere i suoi occhi
glaciali dall’uomo che l’aveva addestrato fin da quando portava i pannolini
addosso. Stephen McNair era un animale assetato di sangue, non un uomo… ma era
da tempo che aveva smesso di nutrire paura per lui.
“Alex, ho una bella sorpresa per te.” Stephen incrociò le
sue possenti braccia sul petto e assunse un’aria fiera. “Credo che ti farà
molto, molto piacere.”
“Fatti avanti, giovane Malfoy.” Una voce vibrante e cupa
risuonò nell’aria, proveniente dalla parte della poltrona voltata verso la
finestra. “Vieni dove posso vederti.”
Alex si accigliò, lanciando un’occhiatina poco convinta a
Stephen, e lentamente raggiunse un angolo di luce nei pressi della finestra
davanti alla poltrona. La prima cosa che lo colpì fu la postura dell’uomo lì
davanti a lui: aveva un’aria tronfia e sicura, come se ritenesse che da quella
sedia poteva governare il mondo. I capelli nerissimi sembravano parte
integrante del suo cranio tanto erano corti, mentre i
suoi occhi… perfino ora che appariva calmo, i suoi piccoli occhi neri
saettavano silenziosamente di una macabra follia. Lo stesso sguardo, gli stessi
occhi di quella donna che compariva così spesso negli annuari che lui amava
tanto leggere… quella donna infernale dal nome di Bellatrix Lestrange.
Riconoscendo finalmente chi era quell’uomo, Alex si sporse in
avanti e chinò la testa. “Mio signore.”
L’uomo emise un verso simile a una risata gutturale,
accompagnata da un sorriso piccolo e stretto. “L’hai tirato su bene, Stephen…
il ragazzo sembra svelto a capire.”
“Lo è, Mortimer.”
Ad Alex non piacque la sensazione di essere scrutato in
lungo e in largo dagli occhi perforanti di Mortimer Lestrange, ma non avrebbe osato neanche fiatare. Non con l’uomo che comandava
l’intera armata dei Ribelli.
Mortimer Lestrange inclinò leggermente la testa da un lato.
“Conosco la storia della tua famiglia.” Disse in tono neutrale. “So anche di
tuo padre… lo conoscevo vagamente. Non è riuscito a resistere laddove io ho
ripreso la mia strada. Triste destino, ma era un debole.”
Alex s’irrigidì ma non rispose, si limitò ad annuire una
volta.
“Stephen mi ha detto che sei un ragazzo sveglio. E che non
desideri altro che riscattare il tuo nome.”
“E’ così, mio signore.”
Lestrange si prese qualche secondo di silenzio per guardare
a fondo negli occhi color ghiaccio del ragazzo. “Immagino che tu sappia perché
ci stiamo muovendo solo ora alla luce del sole, dopo tutti questi anni.”
Alex annuì. “Abbiamo trovato ciò che cercavamo.”
Lestrange annuì a sua volta. “L’ultimo ingrediente che mi
separa dal potere assoluto… la capacità di essere invincibile è alla mia
portata ormai. Dopo tutti questi anni abbiamo trovato la creatura che stavano
cercando… colei che mi renderà immortale.” Disse lentamente, pregustando ogni
parola. “Ne nasce una ogni cento anni… e la sorte ha voluto farmi questo dono.
Peccato solo che sia ben custodita fra le file del nemico.”
Alex si accigliò. “Vuoi che vada a prenderla? Dammi un pugno
di uomini e l’avrai.”
Lestrange rise compiaciuto. “Giovane irruento, tieni a freno
il tuo impeto.”
“La creatura che deve esercitare il suo potere smisurato non
può essere toccata né costretta.” Gli spiegò Stephen. “Deve agire di sua
spontanea volontà e contaminare volutamente la purezza del suo cuore.”
“Quindi il mio ruolo…”
“Sarà quello di portarci la ragazza su un piatto d’argento.”
Fece perentorio Lestrange. “Stephen ti spiegherà nel dettaglio da cosa devi
guardarti, e di cosa è capace lei… la sedurrai e la porterai sulla strada
dell’oscurità, la nostra strada… mi dicono che non dovresti avere problemi in
questo campo.”
Alex si morse la lingua. Avrebbe preferito mettere in chiaro
che intendeva riscattare l’onore della sua famiglia su un campo di battaglia, e
non sotto le lenzuola… ma si trattenne.
“So che non è il tipo di missione che ti saresti aspettato,
ma quella ragazza è più importante di ogni altra cosa in questo momento.” La
voce di Lestrange era atona e priva di emozioni. “Dunque, anche il tuo
contributo è fra i più importanti.”
Alex annuì. “Accetto l’incarico. Non resterete deluso, mio
signore.”
“Complimenti, giovane Malfoy.” L’uomo fece un sorrisetto
sinistro. “Il tuo zelo non passerà inosservato, posso garantirtelo.”
Alex si voltò verso Stephen. “Chi è la ragazza?”
McNair fece una smorfia. “Non avrai problemi, è una
quindicenne tutta famiglia e amichetti. Parte domattina per Hogwarts, e lì sarà
vulnerabile lontana da mamma e papà. Ma sta attento… è molto, molto potente… la
tua unica fortuna è che ancora non ha capito come si usa la sua forza, ed è
capace di manipolare a malapena il dieci per cento delle sue potenzialità.”
“Il suo nome?”
“Katie Weasley.”
***************
“Certo che c’è una differenza enorme rispetto a quando ci si
allena con tua madre, eh Jack?”
“Prega che la riunione vada bene e che il nuovo generale non
sia uno stronzone… tu nemmeno immagini cosa sono i miei quando sono veramente
incazzati.”
E in effetti allenarsi da soli era molto più riposante e
‘libertino’… Jack non ricordava altri allenamenti in cui lui e i suoi compagni
avevano potuto parlare così liberamente e fare tante pause fra una flessione e
l’altra.
“No, per carità…” George Lime, un ragazzo con i capelli neri
tremendamente ricci, interruppe per qualche secondo i suoi addominali. “…tua madre
già è severa così, figurati quando le salta la mosca al naso.”
“Sono tutti così nervosi ultimamente per questa storia del
nuovo generale.” Justin Leery fece una smorfia. “Non è che mio padre sia
diverso.”
“L’unico che non è neanche lontanamente scocciato, chissà
come mai, è Jack.” Lucas Lilton, un ragazzo di un anno più grande degli altri,
strizzò un occhiolino eloquente che fece ridere tutto il gruppetto di ragazzi.
George gli diede una pacca sulle spalle. “Questa settimana
chi è la fortunata, Weasley?”
“Incredibile ma vero… sempre Steacy.”
Justin fece tanto d’occhi. “La stessa della settimana
scorsa?! Ma allora è una cosa seria!” tutti risero.
Jack ridacchiò. “Oh, piano con le parole.”
“Deve essere senz’altro splendida se è riuscita a durare addirittura
due settimane.” Esclamò vispo George.
Jack si passò una mano fra i capelli umidi di sudore. “Su
questo hai fatto centro… Steacy è una cosa unica.”
Lucas alzò allegramente il pugno in aria. “Vai che questa è
la volta buona!”
Amelia continuò ad osservare il gruppo di ragazzi che
ridevano dall’altra parte della grande palestra, senza smettere di saltare
ritmicamente la corda. Si fermò per riprendere fiato e si appoggiò a una delle
corde sospese dal soffitto, chiudendo gli occhi e sbuffando.
“Io non so come fai ad avere un autocontrollo così ferreo,
credimi.”
Amelia fece un piccolo sorrisetto amaro e aprì gli occhi,
contenta di potersi sfogare un po’ con la sua compagna e amica Susan. Susan
Heinsen, al contrario di lei che era magrolina e più bassa, era una ragazzona
con delle belle spalle larghe e un sorriso dolcissimo esattamente come il suo
carattere, alta quasi quanto Jack e forte come tutti gli altri ragazzi.
Susan, appoggiata al muro con le braccia conserte, fece una piccola
smorfia e scrollò le spalle. “Al tuo posto io non sarei riuscita a contenermi
così tanto.”
“Non è che abbia molta scelta.” Amelia si sfilò i capelli
dalla coda e se ne rifece un’altra, poi appoggiò le mani sui fianchi. “Va bene
così, davvero.”
“Cioè ti va bene di essere
innamorata di un ragazzo che salta da una donna all’altra come se fosse la cosa
più naturale del mondo?” Susan scosse la testa.
Amelia rimase per un attimo in silenzio a guardare Jack
ridere. Quanto amava quel sorriso. “Io lo amo… non so neanche io perché riesco
ad accettare i suoi difetti… mi fanno rabbia, ma evidentemente non abbastanza.”
Susan inclinò la testa. “Non hai mai pensato di dirgli
tutto?”
“Per finire nella sua collezione di notti magiche? No,
grazie tante.” Amelia si scansò la frangia umida dalla fronte. “Jack mi vuole
bene… non credo che mi amerà mai come lo amo io. Ma la nostra amicizia è la
cosa più importante del mondo per me.”
“Se è per questo, anche per lui lo è.” Susan le fece un
sorriso dolce. “Ma sarebbe molto più sano se tu cercassi qualcuno con cui
costruire il tuo futuro.”
“La cosa è un po’ complessa… come faccio a dimenticare
qualcuno che vedo ora, minuto e secondo?”
“Intanto per cominciare, la prossima volta che Peter e io
usciamo insieme tu vieni con noi.”
“Ottima idea.” Fece Amelia, fingendo la stessa espressione
determinata di Susan per non cedere al sorrisetto che voleva a tutti i costi
comparirle sulla faccia. “Reggere la candela a te e al tuo fidanzato è proprio
quello che ci vuole per farmi sentire meglio, si.”
Susan avrebbe voluto spiegarsi, ma la faccia buffissima di
Amelia la fece scoppiare a ridere… ridevano entrambe, per la verità. “Ah,
Amelia…” Susan l’abbracciò col suo solito modo di fare materno e affettuoso.
“Sei una piccola discola, ma quando vuoi sei proprio un batuffolino da
coccolare.”
Amelia rise e alzò gli occhi al cielo. “Meno male, con te me
la sono cavata meglio che con Jack…l’ultima volta che mi ha abbracciato mi ha
chiamata cosino morbido.”
Susan scoppiò a ridere ancora più forte. “No, non ci posso
credere… ehi, Jack!”
Jack, dall’altra parte della palestra, smise di parlare col
suo amico Lucas per voltarsi verso di lei. “Che c’è?”
Susan ancora rideva. “Hai chiamato Amelia cosino morbido??” tutti scoppiarono a
ridere, Jack incluso, e Amelia scosse allegramente la testa.
“Ehi, Amelia!” fece George, ancora ridacchiando. “Posso
abbracciarti pure io, così posso confermare che sei tutta morbida?”
Amelia gli lanciò l’asciugamano in faccia. “Fatti una doccia
fredda, George.”
“Nah, meglio ghiacciata.” Annuì Lucas.
Amelia uscì sorridendo dalla palestra, abituata all’umorismo
un po’ rude dei suoi compagni, e gettò un’occhiatina alle sue spalle quando li
sentì ridere di nuovo… un attimo di distrazione che le costò uno scontro con
qualcuno… la botta presa con la nuca contro il muro alle sue spalle le fece
emettere un piccolo gemito, ma tutto passò in secondo piano quando sentì due
mani fredde avvilupparsi attorno ai suoi avambracci… capì di chi erano prima
ancora di verificarlo con gli occhi.
“Bene bene…” una voce profonda e viscida le sibilò a poca
distanza dall’orecchio. “…questa è una situazione ideale… tu e io contro un
muro…”
Amelia lo respinse indietro con una spinta. “Levati di
dosso, Frank.”
Il ragazzo moro e alto fece un sorrisetto crudele e la
squadrò in lungo e in largo. “Sempre pronta a rispondere con la tua piccola
lingua biforcuta…”
Amelia lo stava guardando con odio. Frank Famble era uno dei
‘nuovi’ War Mage, quelli che erano stati scelti secondo i criteri del Dipartimento
della Difesa, e per questo era un uomo senza onore. Jack lo detestava, una
volta era stato costretto ad andare in missione con lui e le aveva raccontato
che erano stati molto meno pericolosi i nemici di lui. E per di più… Amelia si
sentiva più a disagio che mai a stare sola con lui: che scherzasse o facesse
sul serio, le sue attenzioni per lei non le piacevano per niente.
“Io saprei come tenerla impegnata in qualche modo…” Frank le
prese il mento in una mano. “…questa boccuccia…”
Amelia gli schiaffeggiò la mano. “Tieni a posto quelle
manacce.”
Frank fece un sorrisetto e incrociò le braccia sul petto.
“Non illuderti troppo, Sheffield, non vali abbastanza sul mercato dei maghi per
travolgere il mio cuore… considerate le tue origini…” sibilò crudelmente.
Gli occhi di Amelia saettarono per la rabbia. “Se in quel mercato fai spese tu, mi considero molto
fortunata a non farne parte.”
Frank annuì ridendo. “E questo è precisamente il mio punto,
Amelia… tu sei fatta di fuoco…” lui fece un passo avanti, lei ne fece uno
indietro. “…mi eccita il pensiero di domarti… di vederti mentre invochi il mio
nome come una preghiera… sconvolta dal dolore e dal piacere…”
“Tu sei pazzo e mi fai schifo.” Amelia fece per superarlo,
ma lui la trattenne per un braccio. Lei si voltò, furibonda. “Lasciami immediatamente andare.”
Il sorrisetto maniacale del ragazzo era tutto un programma.
“Tu sarai mia, Amelia… è meglio che te ne fai una ragione… che tu lo voglia o no
non ha importanza, ti avrò in qualunque modo. Sarai mia e mi apparterrai come
il mio cane, il mio gatto o il mio cavallo… solo che con te spenderò del tempo
qualitativamente migliore. I tempi stanno cambiando, diventerà di moda avere
una sgualdrinella mezzosangue che ti scalda le lenzuola…”
Amelia lo strattonò. “Verme schifoso, dovrai uccidermi prima
che io mi lasci sfiorare da una sola delle tue sudice dita.” Ringhiò, e scansò
violentemente il viso quando lui le sfiorò con un dito la guancia arrossata.
“L’idea mi ha sfiorato più di una volta…”
“Sarò io a
sfiorarti, e con qualcosa di molto più solido di un’idea se non la lasci andare
immediatamente.”
Amelia ingoiò il vuoto quando vide Jack avanzare
minacciosamente verso di loro. Lei sapeva resistere alle tentazioni di Frank
Famble, Jack no… e l’ultima cosa che doveva fare lui ora era beccarsi una nota
per condotta impropria per un War Mage. C’era già andato vicino troppe volte, e
tutte per colpa di quel viscido individuo.
“Guarda che sorpresa.” Frank inarcò brevemente un
sopracciglio. “Il figlio del
colonnello Weasley.”
Amelia si liberò dalla presa del ragazzo e andò incontro a
Jack. “Lascia perdere, andiamo…”
“Come stanno mamma e papà, Weasley? Immagino che avranno le
chiappe parecchio doloranti, per come l’hanno presa in culo stamattina…”
Jack chiuse i pugni forte, facendosi scrocchiare
rumorosamente le dita. “Famble, te lo ripeto per l’ultima volta… sta’ lontano
da Amelia.” Ruggì fra i denti, contenendo a fatica la furia che si agitava nel
suo petto.
“Hai paura che ti rovini il matrimonio?” Frank fece una
smorfia. “Dal momento che già vivete insieme non sarà un mistero che…”
“Pensa ai cazzi tuoi, Famble, è l’ultimo avvertimento.” Jack
era al suo limite. Le mani gli prudevano troppo per essere ignorate dal suo
temperamento focoso e guerriero.
“Jack, stai facendo il suo gioco… andiamo.” Amelia avvertì i
fremiti di Jack… il suo amico era prontissimo a saltare addosso a quella
irritante e viscida faccia che aveva davanti, avrebbe colto il più piccolo
pretesto…
“C’è qualche problema qui?”
La voce imperiosa e dura di Harry Potter fece sussultare
Amelia, e per fortuna si rivelò l’unica cosa in grado di evitare una
scazzottata che sembrava sempre più certa a ogni secondo che passava. La sua
sagoma solida e imponente sembrava conferire alla sua voce una nota quasi
minacciosa.
“No.” Sibilò Jack, senza staccare gli occhi dal suo nemico.
“No.” Fece anche Frank. Con un mezzo saluto per Harry e un ultimo
sguardo penetrante ad Amelia, il ragazzo si avviò verso le scale.
“Lurido bastardo…” fece fra i denti Jack.
“Jack, calmati.” Il tono di Harry non ammetteva repliche.
“Questo non è il momento per farsi dare una sospensione.”
Amelia lo guardò. Harry era un eccellente
War Mage e un colonnello come pochi, ma il sorriso non gli era mai mancato…
era quel segno che lo contraddistingueva ancora di più della sua leggendaria
cicatrice. Ma da qualche tempo a quella parte Harry non sorrideva più così
spesso.
“Quello stronzo non dovrebbe essere qui.” Ringhiò Jack,
ancora fremente di rabbia.
“Molte cose non dovrebbero andare come stanno andando, è
inutile piangerci addosso.” Harry gli appoggiò una mano sulla spalla. “Sta per
cambiare tutto qui, Jack, e non in meglio… devi imparare a dominare la rabbia,
perché ti assicuro che da oggi in poi avrai motivo di provarne ogni due secondi
e non la potrai sfogare.”
“E’ andata così male la riunione?” domandò piano Amelia.
Jack si accigliò. “Chi è stato scelto come nuovo generale?”
Harry si mise le mani in tasca. “Thomas Taventoon.”
Amelia chiuse forte gli occhi. Taventoon era uno dei casi di
corruzione del Ministero più palesi ed eclatanti (nonché impuniti…)… e ora il
Dipartimento lo mandava a dirigere i War Mage? Non si rendevano conto che
questo significava portare la corruzione anche lì da loro? E che senso aveva
fare una cosa del genere mentre l’ombra del Marchio Nero incombeva di nuovo sul
Mondo della Magia? Possibile che nessuno si rendesse conto di questo?
***************
“…e non dimenticarti di scrivere, capito?”
“Si, mammina, non ti preoccupare.” Katie abbracciò forte sua
madre e poi suo padre, che le diede un bacio sulla guancia.
“Vai tranquilla, i bagagli te li ho già sistemati io sul
treno.”
“Grazie, papy.” Katie fece un sorriso limpido e si sistemò
meglio lo zainetto sulla spalla. “E fate i bravi fino a Natale, capito?”
Hermione sorrise e le accarezzò la guancia. “Ricordati di
studiare molto, questo per te è l’anno dei G.U.F.O….”
Ron scosse la testa. “…Hermione…”
“Vuoi farmi parlare?! Katie, mi raccomando…”
“Ma lasciala andare, che il treno parte!”
“…sei peggio di una zecca…”
Katie rise. “Va bene, va bene, farò la brava studentessa e
prenderò un numero decente di G.U.F.O… di sicuro ne prenderò più di Jack.”
Ron fece un sorrisetto furbastro. “Questo non ti riuscirà
difficile, tesoro.”
Il treno sbuffò rumorosamente. “Questo è il segnale per
me…ciao, vi voglio bene!”
“In bocca al lupo per la Coppa di Quidditch!”
“Non ti cacciare nei guai, e studia!”
Una volta a bordo del treno, Katie si affacciò dal
finestrino per salutare ancora i genitori: suo padre teneva un braccio attorno
alle spalle di sua madre, e lei gli stringeva la mano. Erano inquieti, benchè
lo mascherassero bene… certo, c’era la gioia del matrimonio di Simon in arrivo…
ma gli eventi alla War Mage Team si erano fatti troppo preoccupanti per non
essere presi in considerazione. E finchè c’era stata lei aveva potuto aiutarli
con le sue capacità, ma ora…
“Ehi! Ehi, Katie!”
Katie vide i suoi migliori amici, Quinn e Billy, salutarla
da uno scompartimento vuoto. Li raggiunse subito, e lì ebbero modo di
sistemarsi e salutarsi per bene, e di parlare del più e del meno.
“Hanno fissato la data del matrimonio di tuo fratello?”
chiese sognante Quinn, appoggiando il mento sulle mani e sporgendosi in avanti.
Katie si passò un ricciolo biondo dietro l’orecchio. “Dopo
le feste di Natale… il dieci di Gennaio.”
“Non vedo l’ora.” Quinn sbattè gli occhi. “Perché tu mi
porti, Katie, vero?”
Billy alzò gli occhi al cielo e si sfilò gli occhiali per
pulirseli. “Che poi tutto questo che ti credi, è per rivedere tuo fratello
Jack.” Katie rise.
“Beh, che c’è di male.” Quinn si scansò un ciuffo corvino
dagli occhi. “Una ragazza deve pur sistemarsi… ehi, ma che ridi?”
Katie scosse la testa, senza smettere di ridere. “No, è che…
ti sei scelta proprio il tipo giusto per questo genere di cose.”
“E che vorresti dire? Jack è bellissimo…”
“… ma la parola ‘sistemarsi’ non rientra nel suo
vocabolario.”
Billy fece un sorrisetto. “A quanto pare è un vizio di
famiglia.”
Katie scrollò le spalle. “Io almeno neanche li illudo quando
ci provano.”
“Stai diventando una specie di leggenda, qualcosa come la
suora di Hogwarts…”
“Ehi, non è colpa mia se nessuno mi fa provare uno straccio
di emozione travolgente!”
“A proposito di uomini travolgenti…” Quinn si mise a sedere
con le gambe all’indiana. “Ho sentito che c’è un nuovo studente quest’anno…”
Billy storse la bocca. “Ma è possibile che tu non pensi ad
altro? Sei una ninfomane!”
“Sta’ zitto, prefettino…”
Katie spalancò occhi e bocca. “Ti hanno fatto Prefetto?!”
“Non te l’ho detto?” Billy fece un sorrisone. “Aspetta, ti
faccio vedere il distintivo…”
Quinn strizzò l’occhio alla sua amica. “Il suo momento di
gloria.”
“Altrochè se è gloria questa!” Katie si sporse in avanti per
guardare meglio. “E dai, fammi vedere…”
Billy emerse dallo zaino in cui si era affondato tenendo una
spilla in mano. “Eccola qua, non la trovavo più fra tutta la roba… Katie?”
Quinn si accigliò vedendo la sua amica che guardava fisso
fuori dallo scompartimento, nel corridoio del vagone, e si voltò per capire.
Fuori stava passando un ragazzo alto, biondo, con delle volitive spalle larghe
e un fisico asciutto e tonico, ma soprattutto con un paio d’occhi di un colore
tremendamente raro… ghiaccio puro. Camminava a testa alta e guardava
freddamente in avanti, tradendo un’espressione alquanto arrogante nella sua
austerità.
“Oh. Mio. Dio.” Mormorò Quinn, che aveva la mascella
spudoratamente sprofondata.
“Che rogna.” Billy sbuffò.”Katie, almeno tu che sei immune a
questo genere di cose, vuoi darmi retta?”
Katie sbattè gli occhi e smise finalmente di seguire con gli
occhi i movimenti dello sconosciuto… ma continuò a guardare nella sua direzione
con uno sguardo un po’ stranito.
… però…
Billy inarcò le sopracciglia e stese le gambe sul sedile che
aveva davanti a sé, intrecciando le mani sullo stomaco. “Ho idea che quest’anno
sarà moooolto lungo…”
*********************
*__________* Si, lo so…
quanta gente! Tranquilli, è solo l’inizio… sembro completamente svitata, ma ho
le idee piuttosto chiare in proposito… ^___-
Perciò avrete sicuramente notato che manca qualcuno all’appello, no?
Ooh, lo so bene… un solo chap introduttivo sarebbe venuto un po’ troppo
lunghetto, per questo ho parlato di due… chi non si è visto ora non lo
perderemo la prossima volta, e poi faremo un po’ di ordine… ^________^ Mi raccomando, non vi dimenticate di dirmi
che ne pensate… critiche e consigli ammessissimi! Vvttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttb
Sunny