Forgotten Shadow
Perchè
tutti, in realtà, siamo ombre dimenticate.
Gaara si sedette al suo posto,
sulla sedia di fianco alla batteria.
Quella volta, in sala prove non c'era nessuno.
Meglio così.
Afferrò il suo basso rosso sangue rappresso, con le corde
bianche e pure come il latte. Accarezzò il bordo sottile,
nero, come era di sua abitudine.
Quindi girò leggermente una chiave, per accordarlo.
Okay. Ora era perfetto.
Si schioccò le dita e cominciò a lavorare.
Nota. Nota. Nota. Pausa. Nota Nota. Pausa. Nota. Nota. Pausa. Pausa.
- Gaara - borbottò una voce.
Alzò lo sguardo indecifrabile.
Quegli occhi avevano bisogno di un vocabolario, come diceva spesso
Temari, sua sorella.
Non disse nulla, chinando di nuovo il capo sulla sua unica passione.
- Che ci fai qui? - domandò il biondo, con la voce
invischiata dal sonno.
L'altro non rispose.
Nota. Nota. Nota. Pausa. Nota. Pausa.
- Va che sono le quattro del mattino... - biascicò. - Poi
quelli del condominio se la prendono con me, 'ttebayo...
Gaara appoggiò giù il basso.
Lo ossevò con uno sguardo da "Non me ne fotte".
- Vuoi un po' di caffè? Entra in casa, se vuoi... - disse
Naruto. Tanto, ormai chi si riaddormenta più...
Gaara si alzò, in un "si" muto.
Naruto lo condusse davanti alla sua porta, e, grattandosi il sedere,
provò un po' di chiavi del mazzetto che aveva in mano.
Alla quarta, si accorse che era giusta.
Gaara si fece strada tra il casino
immane che era la casa - anzi, stanza, dato il monolocale
- di Naruto.
Lo fece sedere su uno degli sgabelli della penisola che faceva da
cucina.
Mentre preparava il caffè con la macchinetta,
cercò di far parlare il suo taciturno e metallaro amico.
- Ehi, che ci fai in giro, in pieno inverno, alle quattro di notte? -
domandò, alla ricerca di due tazze.
- Litigato con la tipa.
Uao. Addirittura quattro
parole di seguito. Al limite dell'assurdo.
- Ah.
Appoggiò una tazza davanti a Naruto.
C'era disegnato un tizio, con un ghigno spaventoso.
Sotto, la scritta:
Sid Vicious - Sex Pistols
- Un giorno mi spiegherai come
fanno a piacerti quegli scoppiati dei punk.- borbottò Gaara,
osservando il denso liquido marrone scuro fumante che si riversava
nella tazza.
- Scusa, ma avevo
finito il caffè. - sorrise Naruto. - Spero che la cioccolata
vada bene lo stesso.
- Se, se, a posto. -
mormorò Gaara.
Naruto si sedette
dall'altra parte della penisola, con una tazza anche lui (con la
bandiera inglese e la scritta "God save the Queen") piena di cioccolata
fumante.
- Come mai hai
litigato con lei? Sembrava andaste d'accordo.
- Io vado d'accordo
con lei. E' lei che non si decide ad andare d'accordo con me -
ringhiò accigliato Gaara.
- Capito, capito. -
annuì Naruto. - E' sempre un casino, con le donne. Mai che
si adeguino un po'.
- Già. - Gaara sorbì lentamente dalla sua tazza.
- Con Sakura, invece, tutto a posto- l'espressione pensierosa fece
posto a un sorriso smagliante, mettendo in evidenza i baffetti di
cioccolata che aveva sulle labbra. Sembrava un bimbo, con gli
occhioni azzurri brillanti di felicità.
- Culo. - fece, inespressivo, Gaara, per sottolineare la fortuna che
aveva il biondo nei rapporti con le ragazze.
- Come va a scuola? - chiese Naruto, giusto per fare conversazione.
Un gioco di abilità, se si cercava di farlo con Gaara.
- Okay.- alzò le spalle il rosso.
Naruto sapeva che quell'okay non era un okay, e che probabilmente
andava da schifo.
- Anche da me non c'è male, anche se c'è il prof
Kakashi che ce l'ha con me.
- Ah.
Sasuke
allungò il bicchiere.
- Un altro - soffiò.
- Sasuke... - sussurrò la barman, Sakura, che gestiva il
locale praticamente da sempre. - E' il quarto vodka che ti scoli. Non
puoi, poi devi tornare a casa e...
- Ho detto un altro - ripetè. Il tono non accettava repliche.
Sakura gli versò la vodka in silenzio.
Era un po' preoccupata per quel ragazzo. Era stato la sua cotta delle
medie, ma alle superiori non lo aveva più rivisto, e le era
passata.
Da un periodo quel ragazzo beveva come una spugna. Poco
più che ventenne, oramai la ragazza sperava che lui
smettesse, e non facesse la fine del suo deceduto padre.
Morto in un incidente d'auto, a causa dell'alcool.
- Sakura... - mormorò Sasuke. Aveva una voce tiste, sembrava
che dovesse piangere da un momento all'altro.
- Dimmi, Sasuke. - disse lei, fingendo indifferenza, continuando a
pulire il piano bar.
- Sakura, dimmi, secondo te, io sono un fallimento? -
mormorò.
Sakura rimase sorpresa. Lui, il pomposo e vanitoso Sasuke, il
megalomane della situazione... che faceva questa domanda?
- No, Sasuke... ma perchè mi chiedi questo? - era
leggermente sconvolta.
- Perchè io sono un fallimento... - disse con una voce
flebile. - L'unica cosa che so fare è suonare la chitarra...
ma non mi servirà a nulla, questo, vero?
- No, Sasuke, non dire così... - Dio, come era debole.
Possibile che fosse solo la vodka?
- E invece si... sono un deficiente... un fallimento... ha ragione,
Itachi, eh, si, ha ragione...- Sasuke iniziò a dondolarsi
avanti e indietro sullo sgabellino.
Lei lo condusse dolcemente sul divanetto, che ora alle quattro di notte
era vuoto.
- Sasuke...
- Voglio... voglio... voglio la mia roba....
- Cosa? Sa... Sa... Sasuke.. cosa stai dicendo?
- Voglio la mia roba... - Sasuke scoppiò a piangere,
abbracciato a lei, stringendola, come un bimbo, e lasciandosi
abbracciare.
Sasuke si droga?
Salve.
Questa è la mia prima fanfic lunga.
In
origine doveva essere una one shot, ma poi mi è venuta
l'ispirazione.
Sappiate solo che per ora i
nostri protagonisti non si conoscono ancora, ma al gruppo serve un
chitarrista.
E un cantante.
E per ora non sono
comparsi tutti i personaggi.
Bachuzzoli...
Recensite, per
piacere...
K i t s u n e _
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