La
pioggia cadeva incessante
all’interno dello stadio gremito di gente. Le nubi erano
dense e nere, colme di
energia come lo era il cuore di Kid Muscle, mentre
quest’ultimo precipitava a
terra avvolto dalle fiamme della Kinniku Buster più forte
che mai.
Un
ruggito di guerra gli fuoriuscì
dalla bocca, spalancata come quella di un leone, nel mentre che teneva
stretto
in una presa ferrea il suo temibile avversario.
Il
pubblico esultava il suo nome
con sempre più forza mentre ricadeva al suolo, sempre
più veloce… sempre più potente,
sentendo ormai del tutto in pugno la fantomatica Corona
Chojin…
–
Kid…! Kid, maledizione! Svegliati ragazzo! Sono le due del
pomeriggio e non
riesco a registrare la mia soap preferita! –
Il
sogno del giovane principe dei kinnikku finì bruscamente
quando il suo
allenatore, Alexandria Meat, non lo svegliò riportandolo ad
una realtà che
avrebbe fatto volentieri a meno di ricordare. Mugugnando parole
incomprensibili
si scostò le coperte di dosso, dormiva su di un semplice
materasso, e sbadigliò
cavernosamente. Era tra l’atro solo in boxer e canottiera, e
con la vista
appannata dal sonno iniziò ad armeggiare con un registratore
che non voleva
funzionare.
–
Meat… ma non sarebbe il caso che imparassi ad usare pure tu
questo affare?! –
–
Sono troppo vecchio per queste diavolerie elettroniche! Inoltre prima
registriamo e prima possiamo tornare ai tuoi allenamenti –
–
Io mi chiedo a cosa servano ormai, gli allenamenti…
–
Lo
disse piano in modo che il suo piccolo allenatore non sentisse, ma in
realtà
Meat lo aveva sentito forte e chiaro… trovandosi per questo
a sospirare piano e
a intristirsi. Ed
il perché di tutto
quell’eloquente silenzio, mentre le immagini della soap opera
si alternavano
sul piccolo schermo della televisione, gli era ben chiaro.
Alla
fine Kid Muscle non aveva potuto fare niente contro la preparazione
tecnica e
la determinazione di Kevin Mask nel riportare lustro alla propria
famiglia, ed
anche se era riuscito a contrastare una tecnica tanto elegante quanto
micidiale
qual era la “tecnica Olap” ( ossia una versione
inversa del “palo special” )
era stato definitivamente messo K.O da una devastante Big Ben Edge.
Quelli
furono momenti di assoluto dolore per Meat, così come per un
Kid che si ritrovò
a cadere a terra con le ossa fratturate, poiché per la prima
volta le forze del
suo pupillo venivano meno di fronte ad una competizione tanto
importante. Per
somma gioia di MacMadd padre e figlio.
Sentendo
il peso della sconfitta su di se come qualcosa di inaccettabile per
lui, così
dannatamente abituato a vincere da non sapere realmente che cosa
volesse dire
la parola sacrificio, aveva
accettato
il gesto di “pace” di Kevin Mask ( gli aveva
stretto comunque la mano ignorando
i festeggiamenti a lui dedicati pur di dargli l’onore che si
meritava ) ma la
delusione di aver fallito lo mortificava ancora.
Ma
ormai la Corona Chojin era stata vinta, ed anche se la competizione era
ormai
chiusa il lavoro della Muscle League non si fermava mai. Probabilmente
ci
sarebbero stati altri super cattivi da affrontare, altri tornei in cui
gareggiare… ma per il momento, c’era solo un
videoregistratore che non voleva
andare e qualcuno che stava bussando alla porta della loro casetta.
–
Hm, mi chiedo chi possa essere a quest’ora…
–
Meat
difatti non aspettava visite, ma fu sorpreso quanto il suo pupillo di
vedere,
una volta che aprì la porta, che i suoi ospiti erano volti a
lui ben noti.
–
Sorpresaah!! –
Fecero
tutti in coro Jeager, Terry Kenyon, Wally Tusket, DikDik van Dik e
Check Mate
all’indirizzo di due sorpresi kinnikku. E come ciliegina
sulla torta, al centro
di quel pittoresco quadretto c’era nientemeno che una Roxane
con indosso un
abito leggero e una torta fatta in casa tra le mani.
Una
dolce visione, in tutti i sensi, che portarono Kid Muscle a ridestarsi
dall’apatia che da troppo tempo lo aveva preso e a saltare
come una molla in
direzione della giovane amica.
–
Roxaane!! – flautò il ragazzo con tanto amore
negli occhi – mio unico vero
amore! sei venuta con una torta fatta dalle tue manine per consolarmuuh…! –
Le
sue parole si tramutarono in una sorta di muggito quando si
ritrovò un sandalo
dell’amata donna in bocca lanciato in sua direzione per
tenerlo a bada.
–
Ti ringrazio per il benvenuto Kid, ma preferirei che non invadessi il
mio
spazio personale – disse asciutta la ragazza, prendendo posto
nella casetta in
compagnia dei suoi sghignazzanti amici – e la torta
l’ho comprata assieme a
tutti quanti –
–
Volevamo risollevarti il morale per quello che… beh, lo sai
no? –
L’irlandese
Wally cercò di spiegarsi titubante per non demoralizzare un
confuso amico, e ad
aggiungersi alle spiegazioni ci furono anche gli altri.
–
Benché sia contrario ad una dieta piena di grassi saturi,
abbiamo pensato che
una torta avrebbe colmato il tuo vuoto interiore –
–
Quello che DikDik sta cercando di dirti è che abbiamo messo
in questa torta una
parte dei nostri risparmi – spiegò al meglio
Terry, mettendosi seduto sul basso
tavolino assieme a tutti gli altri – e come ha detto Wally
eravamo preoccupati
visto che sei scomparso da più di una settimana –
–
È vero! Inoltre questa torta è farcita a
più strati con i colori del tuo
pianeta di origine e… uh?! –
–
Ahaha! Lascia perdere, Check Mate! A herr
Muscle interessa solo che sia buona! –
La
scena che ne seguì non si sapeva se catalogarla nella totale
perplessità o
ilarità, poiché il principe dei kinniku si era
fiondato su quella torta
bellissima con la voracità di qualcuno che non mangiava da
secoli.
–
È buoniffima ragaffi! Avete avuto un… pensfiero
fufendo!! –
–
Kid!! Ti sei mangiato metà torta! Lasciala un po’
anche agli altri!! –
Per
ovvi motivi Meat non fu affatto contento del gesto impulsivo del
proprio
allievo, arrivando a tirare fuori un grosso martello da sotto il
materasso per
darglielo in testa e fargli vedere le stelle, ma nonostante tutto non
ci andò
giù pesante vedendo che l’atmosfera
all’interno della casupola era serena oltre
che allegra. Kid era un ragazzo fortunato ad avere degli amici che
pensavano a
lui cercando in tutti i modi di risollevargli il morale dopo una
cocente
sconfitta, e vedere il suo pupillo che si stava divertendo con i propri
amici
era qualcosa che lo portò a sorridere sollevato.
Fu
solo a un quarto alle quattro che Roxanne si ricordò di
avere un impegno
improrogabile, e quando dette una occhiata all’orologio
appeso al muro quasi
non le venne da strillare.
–
Oh… maledizione! Sono in super ritardo per il corso di
karate! E poi chi la
sente l’istruttrice? – si alzò in piedi
dandosi una spolverata alla lunga gonna
del suo abito, cercando di congedarsi con educazione .
–
Nuooo! Te ne vai via già così prestoo?!
–Kid iniziò a protestare come un
bambino di due anni, ma i suoi occhi gonfi di lacrime non scoraggiarono
la
ragazza dall’allontanarsi da li –speravo potessi
rimanere anche a cena e magari
pure per restare a nanna qui…–
Roxanne
tuttavia parve quasi non ascoltare i deliri del kinnikku o i facepalm
dei suoi
amici, taluni imbarazzati o altri semplicemente basiti,
poiché non era una
ragazza che trascurava gli allenamenti, e da li a poco fu
sull’uscio della
porta già pronta a salutare tutti.
–
Ciao ragazzi, ciao Kid! E mi raccomando cerca di risollevarti un
po’… non mi
piacciono i ragazzi musoni! –
La
sua non era una confessione d’amore nei confronti di Kid
Muscle, ma il ragazzo
già viaggiò con la fantasia ritrovandosi a
seguirla fin fuori dalla casetta
quasi come se stesse volando e fermato giusto in tempo dallo spiccare
il volo
dalle abili mani del tanzaniano DikDik.
–
Prima che tu spicca il volo da bravo pallone gonfiato, non sei curioso
di
sapere come abbiamo speso l’altra parte dei nostri risparmi?!
–
–
Uh…?! L’altra parte? Che intendi dire?!
– fece il kinnikku una volta che cadde
a terra sulla terra polverosa – io che c’entro con
i vostri risparmi?! –
–
Beh ecco… non eravamo sicuri di coinvolgere anche Roxanne
per cui ci siamo
semplicemente limitati a dirle della torta… –
Fece
un imbarazzatissimo Jeager ricordandosi che, nel mentre che si stavano
dirigendo a Beverly Park, avevano incrociato la ragazza in questione
nel mentre
che progettavano un piano differente da quello di portargli
un’ottima torta
farcita. Non che avessero in mente qualcosa di losco, ci mancherebbe
altro, ma
probabilmente la loro idea l’avrebbe portata quasi
sicuramente a… ingelosirsi.
–
Non abbiamo cattive intenzioni, Kid – si affrettò
a dire Terry, vedendo il
dubbio sul volto dell’amico – ma volevamo
concederci tutti quanti una vacanza
meritata per rimetterci in forma e magari divertirci un po’
–
Dalla
tasca dei pantaloni estrasse qualcosa di molto simile ad un biglietto
aereo, e
solo guardando più da vicino quel coupon Kid Muscle
riuscì a notare che si
trattava di un buono per un soggiorno scontato in un villaggio
turistico/termale nientemeno che su Amazon.
–
Ci saranno un sacco di ragazze li… non so se
potrò vederle tutte, ecco – fece
titubante il tricheco umano – però
l’idea di nuotare in una sorgente d’acqua
calda non mi dispiace affatto! –
–
Abbiamo tutti bisogno di una vacanza, compreso tu Kid… che
necessiti più di
tutti di una adeguata riabilitazione –
Check
Mate aveva detto parole sagge, e nell’insieme tutti i ragazzi
avevano ragione
nel dire che il giovane allievo di Meat necessitasse di staccare un
po’ la
spina visto e considerato che la Terra al momento forniva solo ricordi
spiacevoli, ma il piccolo kinnikku, che fino a quel momento era rimasto
in
silenzio ad ascoltare attentamente tutta la conversazione tra i
ragazzi, non si
aspettò l’insolita reazione che ebbe Kid Muscle.
Il
giovanotto rimase per un lungo momento come pietrificato, poi
all’improvviso
scattò verso la fatiscente casetta come colpito da una
scossa elettrica,
lasciando stupiti tutti quanti, barricandosi al suo interno lasciando
che fosse
unicamente il silenzio a parlare.
–
E-ehi… Kid! Che diavolo combini?! – decisamente
Meat non lo aveva mai visto
comportarsi così. Perché mai si era offeso?
– oh, andiamo ragazzo! I tuoi amici
volevano soltanto farti un regalo… non
c’è bisogno di fare così…
ouch!! –
L’allenatore
del principe dei kinnikku riuscì ad evitare per un soffio di
rimanere
schiacciato tra la parete e la porta di casa che si spalancava di
colpo,
mostrando in tutto il suo “splendore” un Kid Muscle
in bermuda e valige
stracolme di roba pronto per il lungo viaggio che lo attendeva.
–
Donne, donne, doneeee!! Amazon, stiamo arrivandooo!! –
E
senza neppure aspettare tutti quanti, iniziò a correre via
senza neppure sapere
dove fosse l’aeroporto interspaziale di Tokyo. Una scena a
dir poco esilarante,
poiché Meat non ci impiegò molto a ridestarsi
dallo shock di vederlo conciato
così e berciargli dunque dietro di fermarsi inseguendolo a
sua volta come un
matto, e di conseguenza persino i ragazzi non poterono fare a meno di
mettersi
a ridere di gusto nel vedere quel quadretto che non si vedeva ormai da
un po’
di tempo e a cui, francamente parlando, ci si erano abituati come una
insolita
routine.
Si…
una bella vacanza per tutti non avrebbe affatto guastato!
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A
Warsman l’oscurità piaceva. Gli dava un certo
conforto, contrariamente a molti
che la temevano perché nessuno sapeva cosa potesse esserci
al suo interno, e
dato che nessuno al buio poteva vederlo, lui si sentiva il padrone
dell’ambiente che lo circondava.
Nel
buio era lui il predatore, non la preda.
La
sua intera esistenza l’aveva spesa nel buio di una maschera,
causa un volto
martoriato che non doveva essere troppo esposto alla luce del sole, ed
ogni
volta che se la doveva togliere persino
nell’intimità di un bagno si sentiva
per davvero nudo.
Sospirò
lentamente, e con una mano andò a smuovere la patina opaca
che si era creata
sullo specchio del bagno in cui si trovava. La luce tremolante del neon
rivelò
un volto composto da tessuti scoperti e da metallo, il cui unico occhio
buono
brillava di un’iride rossa come il fuoco. Un volto
martoriato, vero, di cui
apprezzava ben poco e solo poche persone avevano il permesso di vederlo
senza
maschera.
Il
più delle volte si sentiva un cacciatore quando era solo nel
buio… c’è chi lo
aveva paragonato un animale, a causa della ferocia che lo aveva sempre
contraddistinto in battaglia, ma francamente parlando considerava gli
insulti
solo ciò che la gente voleva vedere di lui. Eppure,
nonostante i suoi sensi
affinati che il più delle volte gli permettevano di essere
vigile durante la
notte ( a meno che non entrasse in sonno profondo ), neppure un mese fa
ad un
passo dal disputare l’incontro finale della Corona Chojin
aveva finito col
passare dall’essere cacciatore a preda.
Un
pensiero questo che gli faceva una certa rabbia, considerati i
precedenti che
lo avevano visto protagonista quattro mesi fa, e se non si
ritrovò a
distruggere quello specchio in un impeto d’ira malcelata fu
solo per la
presenza sarcastica di una persona sull’uscio della porta.
–
Tzk… mi sembra di vedere un incidente automobilistico
– e questo in riferimento
al suo volto tutt’altro che attraente – se hai
finito col farti la doccia,
direi che potresti spiegarmi il perché ci troviamo in questo
squallido motel…–
Con
la spalla sinistra appoggiata allo stipite della porta, e con le
braccia
incrociate in petto, Kyle Mask mostrava una maleducazione piuttosto
spiccata
nei confronti del suo nuovo maestro, ma di rimando il russo si
limitò a
sbuffare sistemandosi meglio l’asciugamano allacciato in vita.
–
Te l’ho già detto… non voglio avere
giornalisti o ficcanaso per la partenza su
Amazon, e seminarli direi che è la cosa migliore se vuoi che
ti insegni le
tecniche dei Mask in santa pace –
Il
giovane cugino di Kevin, a cui somigliava parecchio fisicamente e a cui
aveva “scordato”
di fargli gli auguri per aver riportato lustro alla famiglia, si
limitò a
sbuffare sarcastico lasciando passare il russo una volta che questi
ebbe finito
di rimuginare sul passato.
–
Sicuro, e credi che partire per Amazon sia una cosa saggia? Con la tua bellissima figlia che tra una settimana
partorirà…? Vuoi cercare un posto tranquillo per
allenarmi, o stai scappando
dai tuoi fantasmi? –
Kyle
somigliava molto a Kevin, quantomeno sul piano fisico, ma a confronto
del suo
pupillo era decisamente più sveglio sebbene questa sua dote
aveva il potere di
irritarlo non poco. Subito dopo che il rampollo di casa Mask aveva
vinto la
tanto agognata Corona Chojin, Lord Flash si era ricordato che a Kyle
doveva la
vita e di conseguenza doveva sdebitarsi insegnandoli tutto quello che
poteva. Ma
il fatto che il nipote di Robin cercasse di stuzzicarlo
così… non è che se lo
faceva più amico.
–
Mia figlia finirà il tempo di gestazione tra una settimana,
quindi abbiamo
tutto il tempo per allenarci e tornare – iniziò a
rivestirsi dei suoi abiti da
Lord Flash a cui ormai si era affezionato – e visto che sei
un Mask, dovresti
essere capace di apprendere le tecniche ideate da tuo zio in meno di
una
settimana… se tieni conto che a tuo cugino ci sono bastati
pochi minuti per
padroneggiare la tecnica Olap –
Ora
toccò a lui lanciare una frecciatina nei confronti di un
giovanotto inglese che
aveva diversi attriti con “l’amato”
cugino, tanto che lo sentì emettere una
risata sarcastica prima di dirigersi con svogliatezza
all’interno del bagno.
Una
volta che il suo nuovo allievo sparì all’interno dello
squallido bagno,
per l’ex lottatore russo non rimase altro da fare che
indossare la sua preziosissima
maschera. L’aveva fatta tingere di bianco, ma
fondamentalmente era la stessa
che si era fatto fare a Londra durante il matrimonio di sua figlia
Alya. Stessa
lega metallica, stessa perfezione a contatto con i suoi circuiti
scoperti che
ne modellavano il metallo densomorfico…. E stessa incisione
che ora suonava
come un dannato spauracchio.
“il
tuo nome sulle mie labbra”
Ripetendosi
mentalmente quelle parole si ritrovò a sospirare
tristemente, sentendo come un
nodo alla gola che francamente non voleva andarsene via, ma decise di
accantonare i pensieri che lo stavano per assalire indossando quella
maledetta
maschera e gioendo del buio che avvolgeva ora le sue carni. Aveva
bisogno di
staccare un po’ la spina da un sacco di cose, in primis da
quella frase incisa
nel metallo e nell’anima, e partire per Amazon con
l’intento di rilassarsi un po’
e allenare un altro promettente Mask era la cosa migliore da fare.
Si
ripromise mentalmente, tra le altre cose, che non avrebbe
più ceduto in maniera
così effimera come era accaduto un mese fa. Non
più. Non con lei.
E
dunque eccoci al secondo atto della mia storia.
Capitolo
corto per i miei standard, ma è giusto una anticipazione ai
casini che
avverranno, perché logicamente avverranno, e dunque
consideratelo un assaggio.
Avrete inoltre notato una cosa: ho seguito la linea del manga
anziché quella
dell’anime per quanto riguarda la vittoria della Corona
Chojin, poiché mi
sembrava decisamente più sensata la versione cartacea
anziché quella animata. Tutto
qui, per il resto non avrà gran impatto sulla trama.
Eeh…
niente! Fatemi sapere cosa ne pensate xD!