CAPITOLO 1
I nostri sogni non si
possono fermare qui
Ho
scritto la nostra storia sulla spiaggia di ogni isola dove sono stato
con i miei compagni. Nel vento che gonfiava le vele e guidava la nostra
nave, facendo sventolare fiera la nostra bandiera. Nella spuma delle
onde che si rincorrevano. Nello sguardo di ogni nemico che ho vinto. Mi
sembra così strano pensare ad un prima. Non ricordo quasi la
vita che facevo prima di incontrare l’uragano Rufy. Ricordo
solo il mio sogno e la mia determinazione. Battere l’uomo
dagli occhi di falco e diventare io lo spadaccino più forte
del mondo. Sogno ambizioso, vero? Avevo fatto una promessa a una cara
amica di infanzia e non l’avrei infranta per nulla al mondo.
Era tutto quello che mi rimaneva di lei, l’unico modo per
ricordarla nel modo che meritava.
Sorrido ancora
ripensando anche a un’altra certezza della mia vecchia vita
ormai infranta: non sarei diventato un pirata. Odiavo i pirati con
tutto me stesso, davo loro la caccia per sopravvivere e di sicuro non
volevo diventare uno di loro. Ma si sa, Rufy ottiene sempre quello che
vuole. Se decide una cosa insiste fin che non la ottiene. È
insieme il suo miglior pregio e il suo peggior difetto. Dipende da come
si vede la cosa. Se si è suoi compagni o suoi nemici. Io
preferisco decisamente la prima. Non c’è altra
persona che avrei seguito come capitano o dalla quale potrei prendere
ordini. Ripenso a questi ultimi anni insieme. Ho affrontato nemici a
non finire, difendendo gli ideali più strani sempre con lo
stesso fine, restituire il sorriso e la serenità ad un
amico. Non so più nemmeno io quante volte ho rischiato di
morire e quante ferire sono rimaste sul mio corpo. Non tengo
più nemmeno il conto di quante volte ho visto il mio
capitano o quello stupido cuoco feriti e quasi morti rialzarsi e
ricominciare a combattere con la forza della disperazione e della
determinazione. Questo ci accomuna, tutto il nostro equipaggio. La
voglia di non arrendersi. Abbiamo un obiettivo da raggiungere. O
meglio, ognuno di noi ha un suo obiettivo da raggiungere e sa che solo
insieme agli altri riuscirà a realizzarlo. Non ci fermeremo
fino a quel momento. Anche gli altri la pensano così.
Nessuno di noi si è mai tirati indietro davanti a un nemico.
Beh, quasi mai. Diciamo che Usup qualche volta ha rappresentato
l’eccezione fuggendo di fronte al nemico ma è poi
sempre tornato indietro per battersi in modo fiero.
Quante persone
abbiamo incontrato in questo nostro lungo viaggio. Alcune di loro mi
hanno aiutato e difeso, molti altri mi hanno tradito e si sono presi
gioco di me.
Tra poco in nostro
viaggio giungerà alla fine. I nostri sogni sono vicini
all’essere realizzati. Che ne sarà di noi dopo che
i nostri sogni saranno realtà? La paura che tutto possa
finire è tanta. La paura di non vedere più il suo
viso, la sua grinta. La paura di non poter più litigare con
lei e sentirla ridere come una bambina.
***
Il
capitano era sdraiato sulla polena, pensieroso. Ormai quello era il suo
posto da giorni. Tutti noi eravamo silenziosi e aspettavamo che lui
iniziasse il discorso. La tensione era nell’aria, tutti la
percepivano. Finiva dunque così la nostra avventura? Tutti
noi abbiamo raggiunto quel che ci eravamo prefissati. Ogni nostro sogno
era realtà. Rimaneva da capire che cosa sarebbe successo
ora. Spettava al capitano darci delle spiegazioni. Dentro di me speravo
mi chiedesse di rimanere. Che lo chiedesse a tutti. Ormai quella nave
era la mia casa e la mia famiglia, ed ero sicuro fosse lo stesso per
gli altri. In nessun posto mi sarei sentito più a mio agio
che lì. In nessun posto nel mondo avrei potuto trovare
persone migliori con cui dividere la mia vita di quelle che avevo al
mio fianco. Tutti, dal primo all’ultimo erano i miei fratelli
e le mie sorelle. Non riuscivo nemmeno ad immaginare a non averli
intorno, per quanto a volte fossero fastidiosi.
“Ragazzi”
Cominciò
il capitano infine con il capello di paglia che gli copriva gli occhi.
Ogni volta che doveva dire qualcosa di serio o di importante quel
cappello gli copriva sempre gli occhi. Come a voler sottolineare la
solennità del momento. Chissà se ero
l’unico ad averlo notato.
“Abbiamo
raggiunto tutti i nostri sogni e vissuto grandi imprese. Sconfitto
spadaccini, trovato il cuore dei mari, realizzato una mappa del mondo,
trovato il grande tesoro. Siamo cambiati, siamo cresciuti. Siamo
diversi eppure sempre gli stessi. In molti ci avevano detto che eravamo
solo degli illusi e dei sognatori e invece guardate un po’
dove siamo arrivati insieme. E ora? Possiamo tornare nel mare orientale
e ognuno di voi sarà libero di andare, oppure possiamo
continuare. Non vi impongo nulla, vi faccio solo una domanda. Mi
seguirete ancora? Ci sono ancora tanti mari da scoprire e tante
avventure che possiamo affrontare insieme. Da adesso non ci saranno
più sogni ambiziosi ma solo la nostra amicizia a tenerci
uniti. Per me non è poco e nemmeno per voi, lo so. Siamo
pirati, ognuno di noi lo è diventato malgrado tutti. I
pirati non sono fatti per stare a terra e i pirati non tradiscono mai
la propria bandiera. Che rispondete quindi?”
Era sceso dalla
polena ed era di fronte a noi. Ci fissava. Voleva vedere le nostre
reazioni.
Improvvisamente tutti
eravamo più allegri. Continuare questo nostro grande viaggio
insieme, era questo il nostro tesoro più prezioso, altro che
quello di Gold Roger. Questo viaggio mi aveva insegnato che non sono i
tesori materiali a rendere ricco un uomo se non hai persone con cui
condividerli. Un forziere pieno d’oro non è in
grado di sostituire nessuno dei miei compagni. Ne ora ne mai.
Le sue parole
però mi hanno sorpreso. Il nostro capitano è
cresciuto. Me ne sono reso onto all’improvviso. Non
è più il ragazzino irresponsabile ed egoista che
aveva iniziato questo viaggio pieno di sogni. O meglio, lo era ancora
ma in modo diverso. Era il Re dei Pirati ora. Tutti noi eravamo
così fieri di lui. Certo, combinava ancora un sacco di guai
ma noi gli volevamo bene anche per questo. Nel momento del bisogno
sapeva diventare una guida, un condottiero, una roccia a cui ognuno di
noi si aggrappava per andare avanti. Diciamo che era diventato anche
più responsabile nelle sue scelte e nei suoi atteggiamenti.
Assomigliava moltissimo ad Ace. La stessa Nami aveva riconosciuto che
ora si che sembrano fratelli. Quando lo avevamo conosciuto erano molto
diversi. Ognuno di noi si è aggrappato almeno una volta a
lui nel corso di questa grande avventura per mare e lui non ha mai
deluso le nostre aspettative. Ha sopportato dolori incredibili e ha
rischiato di rimetterci la pelle un sacco di volte per noi, ma non lo
ha mai fatto pesare. Anzi, ogni volta appena si riprendeva aveva il suo
solito sorriso e senza badare alla sue ferite ricominciava a pensare
alla prossima meta.
Dopo che ha
pronunciato quelle parole di colpo tutti ci siamo sentiti
più leggeri. Non c’era bisogno che nessuno di noi
parlasse. Ognuno di noi sapeva bene cosa avrebbero deciso gli altri
senza bisogno di parole. Alcuni lo chiamano sesto senso, per me
è solo conoscere così bene le persone che hai al
tuo fianco da capire quel che pensano dai loro gesti.
“Vado a
preparare la cena. È meglio partire verso l’ignoto
con la pancia piena.” dice Sanji accendendosi una sigaretta.
Non lo stavo guardando in faccia ma sapevo per certo che stava
sorridendo. Anche lui era cresciuto da quando ha lasciato quello strano
ristorante galleggiante in cui lavorava. È diventato molto
più deciso e sicuro di sé. Non ha mai smesso di
correre dietro a una bella donna ed era sempre il solito damerino. Ma
il fondo è bello vedere come le persone cambino senza mai
smettere completamente di essere quel che erano prima. Sarebbe
così strano vedere Rufy completamente responsabile e serio,
Sanji che non adula nessuna donna, Usup senza paura e senza le sue
bugie. Oppure Nami meno tirchia. Alla fine li preferisco come sono.
Ecco, ci sono ricascato. Non sono riuscito ad evitare di pensare a lei.
Il legame tra noi è sempre stato forte, nonostante le
battute acide e le litigate. In fondo era così solo
perché la conoscevo da molto tempo. Io e lei siamo stati i
primi a seguire Rufy. Che scemo che sono. Che stavo dicendo? Avrei
dovuto smetterla di mentire anche a me stesso. Non è per
quello che Nami occupava un posto speciale nel mio cuore. Forse sarei
dovuto andare da lei e dirle che ero felice di poter navigare ancora
con lei. Felice di poterla vedere ancora addormentata sulla sua
scrivania la mattina dopo una notte a disegnare carte, con i capelli
sparsi sul tavolo e una tazza di caffè ormai finito.
Sospirai guardandola andare verso i suoi mandarini con Nico Robin. Non
ero riuscito a dirle nulla nemmeno quella volta. La verità
è che mi mancava la forza, o forse il coraggio di aprirle il
mio cuore. Ebbene si, il prode Zoro, lo spadaccino più forte
del mondo è in grado di sterminare qualunque nemico intralci
il suo cammino ma non di mostrare i suoi sentimenti a Nami. Alla sua
Nami.
Tutti hanno lasciato
il ponte e sono tornati a occuparsi dei fatti loro. Il capitano
sembrava felice. Sul ponte eravamo rimasti soli ma non abbiamo parlato.
Lui guardava l’orizzonte e io riflettevo guardando anche io
il mare. Non sono mai serviti grandi discorsi tra noi per intenderci.
Nonostante siano molte le differenze tra noi ci sono anche molte
somiglianze e punti in comune. È come se una forza
più grande di noi ci accomunasse. È
l’unico che mi comprende quando tutti mi prendono per folle e
vice versa. Ha molta fiducia il me e riesce a capirmi al volo, senza
bisogno di sciocchi discorsi. È il mio migliore amico. Sono
convinto che il nostro incontro non sia stato un caso. È
stato il destino a volere che proprio un tipo strano come lui mi
salvasse la vita e mi convincesse a seguirlo. Penso che nessun altro a
parte Rufy ci sarebbe riuscito.
Ripenso a questi anni
insieme e sorrido da solo guardando l’orizzonte. La nostra
storia è cominciata anni fa, quando eravamo tante persone
con tanti sogni diversi, uniti per realizzarli. Persone così
diverse da sembrare destinate a fallire nei loro intenti. Ora quel
confine è sfumato in un unico essere che ha deciso di
partire verso l’ignoto, verso l’avventura. Non
siamo nove siamo un solo essere che va verso l’ignoto, verso
l’avventura. Ancora una volta, insieme. Saremo la ciurma di
cappello di paglia fino alla morte. Senza bisogno che nessuno lo dica
ad alta voce. Sarà così e basta. Sempre pronti a
litigare per ogni sciocchezza ma uniti nel momento del bisogno. Pronti
a difenderci l’un l’altro per poi riderne insieme e
bere come delle spugne. Ma di che vi stupite, siamo o non siamo pirati?
***
Oltre
l’orizzonte si vedeva un isola. Nami ci aveva avvertito che
tra poche ora l’avremmo raggiunta. Era così bella.
Nami, non l’isola è ovvio. Il mio pensiero vagava
oltre la realtà. Come la vorrei vicina a me, sentire le sue
dita sfiorare la cicatrice che mi attraversa il torace. Il ponte
si era animato di canti, urli di gioia e scherzi. Dovevo
riscuotermi da quei pensieri. L’avventura ci attendeva. Sul
ponte si poteva avvertire l’eccitazione e la trepidazione di
tutti. Attenzione a voi, la ciurma di Rufy cappello di paglia, il Re
dei Pirati era quasi pronta per sbarcare.
angolo dell'autrice:
l'idea di questa storia è nata da alcune frasi buttate
giù quest'estate al mare. ci ho lavorato parecchio su e alla
fine ho deciso che sarà Zoro l'unico narratore. ho deciso di
vedere il mondo con i suoi occhi perchè mi ha sempre
attirato come personaggio. non parla mai molto ma è nello
stesso tempo molto profondo. la storia quindi si base sugli affetti
più importanti per lui, quindi i suoi compagni, specialmente
Nami e Rufy.
ho pensato a lungo se lasciarla così o andare avanti. ho
anche fatto una bozza per il seguito ma prima di decidere se finirlo e
pubblicarlo voglio vedere che ne pensate dell'inizio.
grazie se siete arrivati a leggere fino a questo punto, vi chiedo solo
un ultimo favore. datemi un vostro parere, sia positivo che
negativo.
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