“My thoughts are with you”
Amar.
George
appoggia una mano sulla mia nuca e mi attira a sé per
baciarmi. Con la coda
dell’occhio vedo delle persone che ci fissano, ma non me ne
curo. Sono passati
i tempi in cui una relazione come la nostra non era incoraggiata
perché non
avrebbe permesso la... produzione di un patrimonio genetico puro.
-
Hai
cambiato dopobarba? – mi domanda George Wu, staccandosi.
-
Sì, perché,
non ti piace?
-
No. È
buono. Lo preferisco all’altro.
“Non devi preoccuparti per me. Non sono
ossessionata dalla necessità di produrre geni più
forti”.
“Grazie”.
Chissà
perché mi viene in mente proprio ora, questa conversazione.
Chissà perché mi
vieni in mente, Tris.
Non
ti ho conosciuta
così bene, eppure ho avuto modo di apprezzarti.
Più o meno dal primo istante.
Sono
trascorsi due anni dalla tua morte, ormai, ma la tua presenza
è ancora forte.
In Quattro e non solo in lui.
“E così tu e Tobias eravate
buoni amici?”.
“Non direi che eravamo buoni amici.
Almeno
non quanto avrei voluto io”.
Non
ti ci è
voluto molto per capire, eh?
“Ti... piaceva?”
Molto
intuitiva. Complimenti, Tris. Anche per questo mi sei piaciuta. Non
solo perché
avevi reso felice Tobias, ma anche perché potevo fidarmi di
te. Non hai avuto
nessuna difficoltà nell’accettare la mia relazione
con George Wu. Non eri
intaccata dai pregiudizi. Le nostre... divergenze
di opinioni riguardanti i GD e i GP non contavano. Mi hai
fatto subito
intendere che potevo contare su una come te, anche se eri appena
arrivata,
anche se eri arrabbiata perché il tuo mondo era crollato.
Eri
intrepida, Tris. Eri bella. Eri forte. Eri coraggiosa. Eri testarda.
Poco
importa se non abbiamo avuto modo di approfondire la conoscenza.
Eri
tu. Eri pura.
Eri.
Appunto.
Eri.
“Non devi preoccuparti per me. Non sono
ossessionata dalla necessità di produrre geni più
forti”.
Neanch’io.
Basta con questa storia dei geni più forti!
“Grazie”.
-
Andiamo,
Amar? – domanda George Wu. È da un po’
che mi sta parlando, ma mi sono
distratto, ovviamente.
-
Sì.
Andiamo.
***
Matthew
“Mi stavo chiedendo se tu e
quell’altro
tipo, il figlio di Marcus Eaton, giusto?... Aveste voglia di farvi
analizzare
il DNA”.
Le
parole
che ricordo meglio sono queste. È questo momento. Non tanto
le ultime battute
che ci siamo scambiati prima che tu andassi in quel Laboratorio al
posto di
Caleb... Ma uno dei nostri primi incontri. Di solito, sono le ultime
parole che
rimangono impresse. La memoria si concentra su quelle. Sono le parole
giuste.
Le più importanti. Quelle fondamentali.
Nel
mio caso
no. Ricordo meglio questo dialogo.
“Perché?”.
“Curiosità. Non siamo ancora
riusciti ad
analizzare il materiale genetico di nessun soggetto di generazione
così recente
proveniente dall’esperimento, e tu e Tobias...”
Che
sciocchezza!
Avevi
appena
saputo un mucchio di cose che avevano sconvolto il tuo mondo, le tue
certezze,
le tue sicurezze... Ed io me ne esco fuori con l’idea del
test genetico! Me ne
esco fuori con la mia curiosità, il mio desiderio totalmente
infantile di
studiare la tua divergenza! Il bello è che solo un attimo
prima ti avevo detto
una cosa che mi premeva dirti. Un’altra cosa inopportuna,
data la situazione,
ma non ho potuto farne a meno.
“Mi domando quando ti salteranno i
nervi...
Dopo aver scoperto tutte queste cose insieme”.
E
tu,
Tris... Mi hai dato la risposta che meritavo, probabilmente. Una
risposta
stizzita.
“Non mi salteranno i nervi”.
A
me sì. A
me sarebbero saltati, Tris. Sarebbero saltati uno alla volta o tutti in
un
colpo solo, ma sarebbero saltati. Che diamine, ti avevano appena detto
di
essere stata parte di un esperimento!
“Non mi salteranno i nervi”.
Sospiro,
mi
fermo e guardo su, guardo il cielo. Oggi è azzurro.
Limpidissimo. È primavera e
si sta bene.
Ma
oggi è anche inevitabile
pensare a te.
Ci sono giorni in cui irrompi nei pensieri della gente come il
sottoscritto
così, all’improvviso, senza neanche un motivo
preciso. Irrompi e basta. Anche
chi non ti conosceva bene come Tobias Eaton ha quegli attimi in cui non
può non
ripensare alla ragazza che ha dato la vita per migliaia di persone.
È
naturale.
Persino
per
me.
***
Cara.
“Dov’è
Tris?”.
“Mi dispiace, Tobias”. La
mia voce
suonava angosciata.
Me
lo
ricordo ancora, il suono della mia voce. Mi ricordo il dolore per via
del
livido sulla faccia e il pulsare sordo alla testa, che mi avevano
prudentemente
fasciato. Ma le voci facevano più male.
“Ti dispiace per cosa? Dicci
cos’è
successo?”. Christina. Ansiosa. Aveva capito che
ti era accaduto qualcosa,
Tris. Qualcosa di grave.
“Tris è andata nel Laboratorio
Armamenti al
posto di Caleb...”
Non
mi va di
ripensare a quel momento, ma a volte il ricordo ritorna a galla. Come
oggi. È
prepotente. Testardo. Proprio testardo come lo eri tu, Tris. Forse
è dovuto al
fatto che oggi, per puro caso, ho rivisto David. L’uomo che
ti ha uccisa.
L’uomo che non ricorda più di averlo fatto,
perché è stato resettato.
“Dov’è
Tris?”
“Mi dispiace, Tobias”.
Sono
stata
io a dare la notizia. Perché è toccato proprio a
me? Perché?
E
prima di
parlare con Tobias e Christina avevo ripassato più volte la
parte, sai? Avevo
pensato a cosa... a come avrei dovuto dirlo.
Mi
sono
chiesta: Cosa si dice in queste circostanze? Come si introduce una
brutta
notizia? Come si fa ad annunciare la morte di Beatrice Prior, che tra
l’altro
se l’è andata a cercare perché
all’ultimo minuto ha deciso che la vita di Caleb
valeva più della sua?
“Dov’è
Tris?”.
“Mi dispiace, Tobias”.
Ho
sempre
provato sentimenti contrastanti per te. Ero arrabbiata
perché avevi ucciso mio
fratello. Il ragazzo che Christina amava. Il ragazzo che avevi chiamato
amico e
con il quale ti eri spesso fermata a chiacchierare, soprattutto quando
eri
un’Iniziata. Ero... Avevo un sacco di epiteti poco gentili e
prese in giro
incentrate principalmente sulla forma del tuo naso, nel cervello. Non
te li ho
mai detti, perché c’era anche una parte di me che
non ti odiava affatto. Io ti ammiravo, Tris.
Ero furiosa, ma ti ammiravo. E ho
capito perché hai dovuto
uccidere Will. Ho capito che te lo ricordavo ogni volta che mi guardavi
in
faccia, lo vedevo dal modo in cui mi fissavi, salvo poi distogliere lo
sguardo
il più in fretta possibile. Lo so, ci somigliavamo molto, io
e Will.
Ti
ammiravo. Ti rispettavo.
“Dov’è
Tris?”
“Mi dispiace, Tobias”.
Ti
ammiro. Ti
rispetto.
Preferisco
non usare il passato.
***
Caleb.
“Pensi che non sappia riconoscere
l’odio
quando lo vedo? Ce l’ho davanti ogni volta che mi guardi.
Nelle rare occasioni
in cui lo fai”.
In
un libro
che ho preso in prestito di nascosto quando ancora vivevamo insieme, da
Abneganti... da fratelli veri... ho letto che il sogno è un
fenomeno psichico
caratterizzato dalla percezione di immagini e suoni che solo il
soggetto
sognante riconosce come apparentemente reali. È la
realizzazione allucinatoria
di un desiderio rimasto inappagato durante la vita diurna.
È
così,
Tris. Io ti sogno spesso. Non l’ho mai detto a nessuno, ma a
distanza di due
anni ti sogno ancora. Non sempre, ma quando accade è fin
troppo reale.
Sogno
il
momento in cui ho deciso... in cui avete
deciso... che occorreva sacrificare qualcuno per salvare
migliaia di
persone. Sogno il momento in cui hai guardato me. Sogno il momento in
cui hai
scelto la mia morte.
“Beatrice, se lo faccio riuscirai a
perdonarmi?”.
Io
ero il
traditore. Lo sono ancora adesso, sebbene più nessuno mi
guardi con odio.
Nemmeno Tobias. Io mi sono schierato dalla parte sbagliata. Io mi sono
lasciato
persuadere da Jeanine Matthews. Oh, era una donna così
convincente...
Io.
Non tu,
Tris.
E
sogno
anche l’altro momento. Quello in cui mi chiedi di passarti lo
zaino, a pochi
metri dal Laboratorio Armamenti. Quello in cui decidi che vale la pena
rischiare di morire al posto mio. Al posto del traditore.
Al posto di tuo fratello.
“Caleb, passami lo zaino”.
“Cosa?”
“Dammi lo zaino”.
In
questo
sogno prendo una decisione diversa. In questo sogno non ti passo
nessuno zaino
e riesco a liberarmi di te prima che ci raggiungano le guardie. In
questo
sogno, io vado nel Laboratorio
Armamenti, così come doveva essere. Così come
avevamo deciso. La paura mi
chiude lo stomaco e la gola, ma ci vado. Ci vado perché devo
liberarmi dal
senso di colpa. Devo liberarmi del tuo sguardo pieno di odio.
Ci
vado
perché desidero andarci
e
sacrificarmi. Perché desidero che
tu
sia qui ed io... ovunque uno vada dopo la morte.
Poi
mi
sveglio e scopro che questo desiderio non lo realizzerò mai.
È la parte
peggiore.
Una
stilettata in pieno petto.
***
Christina.
“A volte mi sembra di aver perso tutti i
miei amici”.
“Non hai perso Cara. Né
Tobias. E Christina,
non hai perso me. Non mi perderai mai”.
Pochi
giorni
fa, dopo che Tobias è salito sulla zip-line con
l’urna che conteneva le tue ceneri,
gli ho detto che la vita fa veramente schifo, ma che bisogna comunque
viverla,
proprio per quei momenti in cui... non fa così schifo, ecco.
Ci
sono dei
momenti belli in mezzo a quelli brutti. Il trucco è capire
quando arrivano.
Oggi
ho
passato un momento brutto. Orribile, a dire il vero. Ho trovato una
cosa che ti
apparteneva. Niente di importante, era solo una maglietta grigia con le
maniche
lunghe, tipico stile dei Rigidi. Non avrei mai creduto che possedessi
ancora
abiti del genere!
Ma
quando
l’ho vista... Beh, Tris, quando l’ho vista avrei
davvero voluto tornare
indietro nel tempo e poterti fermare. Perché il senso di
vuoto, di perdita... è
qualcosa di spaventoso. Oggi lo è, per lo meno.
“Non mi perderai mai”.
Per
questo
ho ripensato ai momenti belli. Quello... nella stanza di Uriah... non
era del
tutto un momento bello. Lui era in coma e non si sarebbe svegliato. Un
altro
amico che se ne andava. Era un momento triste, ma tu l’hai
reso meno triste. Mi
hai detto quelle parole...
“Non hai perso me. Non mi perderai
mai”.
Sono
stata
furibonda con te. Prima per via di Will e poi per quello che hai fatto
al
Laboratorio Armamenti. Per Caleb. Non per Tobias o per qualche altro
tuo amico.
Per Caleb. Per quel fratello che
ti
aveva tradita, vendendoti a Jeanine.
Ho
pensato
che ciò che mi avevi detto nella stanza di Uriah non fosse
vero. Ti avevo
persa, Tris. Perché non hai potuto permettere che Caleb
morisse. Ti avevo perso
per colpa di David, che nemmeno si ricorda di averti ammazzata! Oh,
sono stata
così male... così fuori di me... Nemmeno per Will
ero stata così fuori di me,
sai? Ti sembrerà impossibile, ma è vero.
Ma
poi ho
capito. Ho capito cosa intendevi quando hai detto che non ti avrei mai
persa.
Tu
sei
sempre qui, Tris. Non ho mai perso il tuo affetto. Ho perso la tua
presenza
fisica, ma non la nostra amicizia. Non posso più vederti
tutti i giorni, né
abbracciarti o stringerti la mano. Ma posso contare sul fatto che il
tuo
affetto per me non è mai cambiato. Posso contare sul fatto
che, ovunque tu sia
adesso, continui a volermi bene.
Vivi
negli
occhi degli altri. Vivi nei loro pensieri. Vivi in Tobias.
Lui
aveva
deciso di dimenticarti per non soffrire mai più, ma non
gliel’ho permesso,
Tris. Non avresti mai voluto questo. Anzi, avresti odiato un gesto del
genere. Ho
fatto bene, non credi?
Per
Tobias è
sempre dura, ogni giorno, lo sarà sempre... Ma va avanti. Si
fa coraggio per te
e per quello che gli rimane. Sua madre, per esempio. E gli amici:
persone come
me o Zeke o Matthew.
Dobbiamo
curarci a vicenda.
Dobbiamo
credere di poter guarire nonostante il dolore.
***
Tobias.
“Un gruppo di scienziati ti ha detto che
il
mio DNA era danneggiato, che c’era qualcosa di sbagliato in
me, ti ha mostrato
i risultati che lo dimostravano. E persino io ho cominciato a crederci.
Ma tu
non ci hai mai creduto, neanche per un secondo. Hai sempre ripetuto che
ero...
non so, giusto così”.
Tu
hai messo
la tua mano nella mia. “Beh, lo sei.
“Nessuno me l’aveva mai detto
prima”.
“È quello che meriti di
sentirti dire. Che non
c’è niente in te che non va, che meriti di essere
amato, che sei la persona migliore
che abbia mai conosciuto”.
Conservo
molti
ricordi, Tris. I ricordi belli e anche quelli più dolorosi.
Ma
il più
speciale è questo. Quando mi hai detto che merito di essere
amato, che in me
non c’è assolutamente nulla che non va.
Molte
cose dimostravano
il contrario, non solo un test genetico. Uriah. Mi sento ancora in
colpa, per
Uriah. È vero che non ho provocato io l’esplosione
in cui è rimasto coinvolto,
ma ero parte di quel complotto. Ho dato retta a persone che conoscevo
appena,
solo perché mi feriva il fatto di essere considerato
danneggiato. Di essere
diverso. Di non essere puro... come lo eri tu.
Credo
che
nel sottoscritto ci siano parecchie aspetti che non vadano, ma non
importa. Va bene.
Tu pensavi che fossi giusto. Tu mi amavi per quello che ero e che sono.
Non ti
importava che un gruppetto di scienziati dicesse sciocchezze sui miei
geni. Ed
era bello, Tris. Bello sentirsi amato in quel modo. Bello sentirsi
giusto
almeno per te.
Sono
salito
sulla zip-line. Ero terrorizzato, ma ho dovuto. Avresti voluto che ci
provassi,
almeno una volta. Mi sono messo come ti mettevi tu: con la faccia in
avanti.
Ho
avuto l’impressione
di volare. Avevo l’urna con le tue ceneri attaccata alla
schiena e ti assicuro
che, pur essendo spaventato, ero anche contento. È stato
come se... come se fossi
ancora tra noi. Come se fossi lì con me, agganciata
a me. Agganciata alla mia schiena. Lo eri, in effetti, ma ho
avvertito la
tua presenza fisica e ho compreso che saresti stata fiera di
ciò che stavo
facendo. Al diavolo le mie paure.
Rimarrò
sempre
Quattro. Rimarrò sempre il tuo Quattro. Tobias Eaton. Il
figlio di Evelyn e di
Marcus. L’allievo di Amar. Rimarrò sempre la
persona che sono, con i geni danneggiati,
ma pur sempre io, pur
sempre giusto, in qualche modo.
“A volte la vita fa schifo. Ma tu lo sai
perché
tengo duro?”, mi ha detto Christina quel giorno,
dopo il volo giù per la
zip-line. “Per i momenti in cui non
fa
schifo. Il trucco è accorgersi quando arrivano”.
Ho
imparato
ad accorgermene grazie a quella piccola Candida impertinente che
è diventata
una mia grande amica. C’è qualcosa di te, in lei,
sai?
C’è
qualcosa
di te in tutti.
Ti
amo,
Tris. Sarà sempre dura. Sempre. Mi mancherai
sempre. Per il resto della vita.
Ma
curandoci
a vicenda, guariamo. Lentamente.
-
Quattro –
mi chiama Zeke, riscuotendomi. Mi sorride.
-
Ciao.
-
Vieni
sulla zip-line?
-
Assolutamente no – Scuoto la testa, con energia.
O forse sì.
Vedremo.
___________________________________________
Angolino autrice:
Salve
gente!
Se siete arrivati fino in fondo, ben venga! Ho finito da poco Allegiant e non ho potuto evitare di
scrivere questa serie di mini storie introspettive. Perché
insomma... Siamo
rimasti tutti traumatizzati da quel finale e ritenevo giusto dedicare
qualche
riga a certi personaggi che mi sono particolarmente piaciuti e che
hanno avuto
a che fare con Tris. *w*
Ovviamente
nel testo sono presenti citazione tratte dall'ultimo libro della
trilogia.
Scrivo
sempre accompagnata dalla musica. Questa shot l’ho scritta
mentre ascoltavo
questo pezzo:
Heart dei Two Steps From Hell.
|