Anagantios

di Sottopelle
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Il salice piange

–le nubi unite, nei suoi lutti neri-

le nevi ormai vecchie tra rami, foglie e pelle

e si finge carezza di fuoco.

È una resa, la mia,

scritta sugli occhi

-una resa che,

in presenza tua,

non ammetterei mai-

ma non esistono tregue

per guerre inesistenti,

e non c’è lama, arma o parola,

che possa

ferire la notte.

Si alza la nebbia,

ingannatrice di sensi

-tendo mani che non troveranno mai appiglio-

stregandomi occhi, corpo e mente,

anche il cielo piange.









 
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