Quattro
Momenti Di Disaccordo Divino E Uno Di Puro Stupore.
“La
TV di Efesto.”
Atena
era furiosa.
<< Guardate quegli
idioti! >> Sghignazzò Ares
compiaciuto della proprio “idea”.
Li aveva ingannati, Efesto non
aspettava altro che cogliere
quello sciocco del Dio della guerra e quella smorfiosa di Afrodite, ma
sua
figlia e quella testa d’alghe non lo potevano sapere. E la
Dea dagli occhi di
ferro osservava, con ansia crescente, l’amata figliola:
affrontare ragni! Come
avrebbe mai potuto farcela? E quella testa d’alghe a cosa
stava pensando? Il
tunnel dell’amore… era un porco proprio come il
padre. Annabeth avrebbe fatto
meglio a guardarsi le spalle da quel ragazzo, era pericoloso in
più modi: la
profezia, la sua stupidità… e lo strano sguardo
che Annabeth gli lanciava la
impensieriva. Era come con Luke… e tuttavia così
diverso.
<< No! >>
Si lasciò scappare Atena alla vista
del salto tremendo appena capitato ai due ragazzini.
Poseidone si lasciò
scappare un sospiro di sollievo, quando
vide l’intervento di Gorver.
<< Dovrò
premiare quel satiro… accidenti, Efesto!
Ringrazia che non sia capitato nulla a mio figlio! >>
Ruggì con voce
potente, il Dio dei mari.
Il Dio appena richiamato,
scrollò le spalle: aveva sperato
davvero di catturare Ares e Afrodite e di umiliarli un’altra
volta davanti
tutti gli altri.
<< Silenzio, Poseidone.
>> Tuonò la Dea dagli
occhi tempestosi. << Efesto è stato fortunato
per non aver danneggiato in
alcun modo Annabeth, ma non sono comunque tranquilla riguardo la sua
incolumità. E’ questo è a causa di tuo
figlio. >>
<< Mio figlio!?
Attenta, vecchia gufa, fino ad ora è
stato il mio ragazzo a salvare la pelle a quella smorfiosa di tua
figlia!
>> Ruggì, Poseidone.
<< COSI’
CONTINUI A RICONOSCERE QUEL LADRO COME TUO
FIGLIO? >> Aveva tuonato Zeus, che però fu
tranquillamente ignorato dai
litiganti.
Atena cominciò a scaldarsi.
<< Come osi, testa
d’alghe? Senza Annabeth,
quell’impiastro di tuo figlio
sarebbe
un’altra delle statuine di Medusa! Senza contare le altre
volte in cui mia figlia
gli ha salvato il collo! E’ tale e quale a te! Incurante
delle regole,
spregiudicato e privo di buon senso! Che oltraggio è stato,
il ricevere quella
maledetta testa! >> La Dea della saggezza aveva una voce
potente anche
senza alzare i toni, ma ella sapeva bene quanto le sue urla facessero
alterare
Poseidone.
Il padre di Percy Jackson infatti,
rosso di rabbia, cominciò
ad urlarle contro. L’ennesima lite sull’Olimpo,
dovuta a due Semidei. Ares
amava quando succedeva: era bello vedere la cervellona fuori da quella
sua
orrida calma; la sua amante, Afrodite, invece sorrideva
beata… cosa decisamente
preoccupante.
<< Ma guarda che
carini… >> Si lasciò scappare
la Dea dell’amore alla vista di quello sguardo di Annabeth
nei confronti di un
Percy che, alterato, annunciava chiuso lo spettacolo.
<< Ti riferisci ai miei
bicipiti, dolcezza? >>
Chiese Ares, consapevole di quanto la sua dolce metà amasse
quel suo fare
arrogante.
Gli occhi belli di lei, infatti, lo
squadrarono per bene.
<< Anche, tesoro,
anche. In realtà guardavo gli occhi
della figlia di Atena… potrebbe nascere una storia davvero
interessante tra
quei due piccoletti. >> E il suo sorriso beato, fu
ignorato bellamente
dagli Dèi, troppo concentrati sullo scontro.
<< E’
COMUNQUE TUA FIGLIA E’ BRUTTA! >>
<< E TUO FIGLIO
E’ UNO ZUCCONE! >>
Efesto sbuffò: tutto quel
chiasso per due ragazzini…
ridicolo.
“Pettegolezzi.”
Atena
non la prese per
niente bene. Il suo urlo fu ben udibile. Zeus mugugnò forte.
<< Forse se li
incatenassi a qualche catena montuosa,
come i bei tempi… >> Mormorò il re
degli Dèi.
Sua moglie Era lo guardò
storto.
<< Mio adorato, sai
bene quanto sia importante la
nostra famiglia. Cerca di essere civile con entrambi. Non scordare che
lo
scorso solstizio, hai recuperato la folgore solo grazie ai
loro… figlioli
adorati. >> Era odiava i Semidei meno di quanto amasse la
sua famiglia.
Zeus annuì sconfitto.
<< Eccoli…
>> Mormorò afflitto, alla vista di
suo fratello Poseidone e di sua figlia Atena.
<< Se quel citrullo di
tuo figlio non si stacca da
lei, lo incenerirò io stessa! >>
Urlò Atena a pieni polmoni.
<< E’ stata
quella presuntuosa di tua figlia a credere
di poter resistere alle sirene! Bella figlia che ti ritrovi, ma del
resto non
poteva non prendere da te! Suppongo sia normale tanta
stupidità, non credi!?
>> Poseidone aveva esagerato.
Zeus tentò di intervenire,
ma la furia di Atena era senza
confini.
<< Tu, brutto pesce
marcio che non sei altro! Non
osare più insultare me, la mia intelligenza o i miei figli!
Il tuo ragazzo è un
guaio ambulante, persino un cieco si accorgerebbe che è un
totale
irresponsabile e che allunga troppo le mani! Provvederò io a
tagliargliele se
non la smette di importunare la mia Annabeth! >>
Ruggì con furore, la Dea
dagli occhi di ferro.
Zeus batté un pugno sul
proprio scranno causando un rombo
tremendo: tutti ora gli prestavano attenzione.
<< Voglio una
spiegazione, subito. Ed esigo un
comportamento civile, o vi incateno ad un monte con le aquile pronte a
divorarvi il fegato! >> Comandò il padre degli
Dèi.
<< Tesoro…
mantieni un contegno. >> Bisbigliò
Era, con faccia sconsolata.
Poseidone parlò per primo,
solo perché fu più veloce o Atena
avrebbe cominciato la sua tremenda filippica.
<< Quella smorfiosa di
sua figlia rischiava di
annegare, Percy l’ha salvata, in modo eccezionale vorrei
aggiungere, e ora lei
si lamenta! Sei un’ingrata, questo sei! E tutto…
per un paio di chiacchiere.
Sei una sciocca testarda, Atena. >> Si lamentò
Poseidone.
<< Chiacchiere?
>> Chiese Zeus con fare
alterato.
<< Divino Padre, questo
sciocco mente! Non l’ ha
salvata, lui l’ha… lui…
ecco… lui l’ha abbracciata. E ancora non la molla!
E le
parla… le sorride! Tutte le creature marine non fanno altro
che spettegolare su
come quello squalo di suo figlio abbia… avuto contatti
intimi con la mia
adorata figliola! Devi fare qualcosa! >>
Zeus stava letteralmente fumando di
rabbia, ma sua moglie lo
guardava: doveva contenersi e non fulminare quell’idiota di
suo fratello e
quella sciocca di sua figlia. Maledì mentalmente il giorno
in cui si scordò di
donarle un po’ di elasticità.
<< Ecco,
Atena… >> Cominciò il divino Zeus.
Una risata cristallina fece trasalire
tutte le divinità
della grande sala. Afrodite era apparsa in tutto il splendore. I suoi
occhi, di
un colore indecifrabile, fissarono quelli di ghiaccio di Atena,
identici a
quelli della figlia, e poi quelli smeraldini di Posiedone.
<< Sciocchi, questo
siete. >> Disse deliziata,
inchinandosi poi a Zeus ed Era.
<< Afrodite, divina
sorella, ti imploro di non
immischiarti. >> Poseidone tentò un
approcciò diplomatico.
All’ennesimo, svenevole,
sorriso di Afrodite, Atena parlò
austera.
<< Che vuoi, Afrodite?
>> Chiese spiccia, la dea
dagli occhi di ghiaccio.
<< Ma non vedete,
sciocchi? Quei due sono così…
predestinati! Sono una storia fantastica, non saranno i vostri bisticci
a
spezzare il filo che li lega! Ho in mente così tante cose
per loro due! Non
sarà una storia d’amore facile, ma sarà
stupenda! >>
Atena parve sul punto di incenerire
la Dea dell’amore.
<< Mia figlia non
finirà con una testa d’alghe come
quel ragazzo! Non t’immischiare Afrodite, i miei figli amano
soltanto gli studi
e la ricerca! >> Ruggì la Dea della saggezza.
Poseidone, offeso dalle parole di
Atena, non usò parole
dolci.
<< Mio figlio
così non sarebbe adatto a quella
sconsiderata di tua figlia!? Sono io che non permetterò mai
a Percy di
frequentare una gufa frigida… e brutta! >>
Abbaiò il Dio dei mari.
E, con teatralità invero,
Atena e Poseidone svanirono in una
nuvola di fumo e potere. Afrodite alzò le spalle,
salutò con la mano i sovrani
divini e sparì anche lei. Zeus avrebbe voluto urlare.
<< Hai visto mio
adorato? Hai evitato liti troppo
gravi anche oggi. Vedrai che quei due faranno pace, ne sono sicura.
>> Fu
un eroico tentativo di sorridere, quello di Era.
Il padre degli Dèi
urlò tutta la sua rabbia, un qualcosa
tipo…
“UAAAAAAAAAAAAARRRRGGGGHHHH!”
Un altro giorno di ordinaria routine
all’Olimpo.
“Ballo.”
Questo
era decisamente
troppo per Atena. Aveva sopportato tanto, solo i suoi parenti sapevano
quanto
aveva sopportato. Aveva sopportato tunnel dell’amore,
abbracci sottomarini e…
baci sulle guance. Era troppo, credeva di aver raggiunto il massimo con
quel…
bacio. Orribile. Come aveva potuto Annabeth, lei che era tra le
migliori figlie
che aveva avuto in quel secolo, cedere ad un istinto tanto basso? E
l’amore per
lo studio? E l’architettura? Perché mai sua figlia
aveva ceduto allo sguardo di
quella testa d’alghe? Doveva fare qualcosa. Certo, aveva
terrorizzato il
ragazzo… ma era davvero spaventato? Perché se lo
era, non lo dava a vedere!
Maledetto porco! Perché doveva metterle le mani ai fianchi?
E poi… non era un
vero ballo! Stavano abbracciati e si dondolavano… orribile!
Decisamente
orribile!
Poseidone rideva beato, dannato
incosciente. Atena gli si
avvicinò, gli occhi le lampeggiavano per la rabbia. Quando
il Dio del mare la
vide, deglutì nervosamente.
<< Senti Atena, non
stasera! Non m’importa sapere se
tua figlia fa l’amorevole con mio figlio, o se Percy le ha
respirato troppo vicino.
>> Disse subito il possente Dio.
Lei lo incenerì con gli
occhi.
<< Quel porco di tuo
figlio non fa che toccarla! Devi
porre un freno a tutto ciò, o provvederò io
stessa! Hai capito, Poseidone?
>> Gli occhi di Atena incutevano timore, ma Poseidone non
aveva mai
ceduto alle minacce.
<< Come osi minacciare
mio figlio? Ha sostenuto il
cielo e lo credi indegno di quella smorfiosa? Io…!
>> Poseidone si
interruppe e guardò fissò un punto indefinito del
salone.
Quando Atena notò cosa
stesse osservando suo zio, rimase
pietrificata dall’orrore.
Percy aveva afferrato il ciuffo di
capelli di Annabeth che
era stato sbiancato dalla fatica di reggere il cielo. Lei sorrideva
beata, il
sorriso più lucente che avesse mai fatto fino a quel giorno.
<< Questo….
Questo è…>>
Poseidone sorrise comprensivo: suo
figlio aveva buongusto.
La ragazza era bella come un sogno, intelligente come la
gufa… e aveva il
potere di tranquillizzarlo con il suo solo stare insieme a lui.
<< Fatti un favore,
Atena: taci. >> E, col
sorriso sulle labbra, Poseidone prese ad ignorarla.
Per un attimo, Zeus
avvertì uno strano gelo: un qualcosa di
preoccupante era nell’aria. Decise di ignorarlo, non aveva
proprio voglia di
scoprire cosa stesse succedendo.
<<
Poseidone… io… >> Ma il Dio del
mare era ormai
troppo preso da uno strano discorso sui cereali, tenuto ovviamente da
Demetra,
per prestare ascolto alle parole di Atena.
Afrodite le apparve alle spalle con
un risolino, Atena non
riuscì ad evitare un brivido di gelo.
<< Suvvia, Atena. Non
li trovi adorabili? Apri il tuo
cuore all’amore! >>
Ancora una volta, Zeus
provò un lunghissimo brivido freddo:
che accidenti era successo?
“Contatto Fisico.”
Era
successo. Sua
figlia aveva commesso l’errore peggiore della sua giovane
vita una settimana fa.
Aveva visto l’abbraccio che si erano scambiati poco prima
della missione nel
labirinto: quella scena era stata orribile, ma aveva deciso di
soprassedere.
Era un missione pericolosa, era normale, data la sua giovane
età, cercare
conforto in qualcuno. Anche se quel contatto fisico era stato tremendo,
era una
figlia di Atena non una smorfiosa figlia di Afrodite, aveva capito,
alla fine,
che Annabeth lo aveva abbracciato piangente solo per paura. Ma quello!?
Cos’era
quello? Quel bacio… era sbagliato. Aveva tollerato a stento
quella roba che
aveva dato alla guancia di quella testa d’alghe, ma quel
bacio sulle labbra era
fondamentalmente errato. Forse anche lì c’entrava
la paura, il terrore di non
rivedere più…. Quella testa d’alghe, ma
non poteva baciare così qualcuno! Era
sua figlia! Lo aveva forse dimenticato? E non era solo il bacio a
preoccuparla.
Se non si fosse trattato di quell’odioso figlio di Poseidone,
Atena avrebbe
creduto che sua figlia, la semidea più intelligente
dell’ultimo secolo, avesse
baciato lo sventurato capro espiatorio solo per dargli il coraggio di
sacrificarsi per una causa più grande… una
strategia ripugnante, usata solo in
casi di ESTREMA necessità. Però si trattava di
quel Jackson! Quello era un
guaio, una mina vagante! Lui aveva portato la sua Annabeth su quella
cattiva
strada, lui le aveva fatto fare… quelle cosacce. Odiava
l’idea di sua figlia
intenta a baciare qualcuno! Non era così che un vero figlio
di Atena onorava
sua madre. Quell’eccessivo contatto fisico che avevano
sviluppato in quegli
anni, era diventato instabile. E la cosa peggiore… era
Afrodite. La Dea
dell’amore infatti, dopo quello scontrarsi di labbra, era
come impazzita.
<< Oh, Atena!
>> Strillò Afrodite,
materializzandosi accanto a lei.
La Dea dagli occhi glaciali
assottigliò gli occhi.
<< Cosa vuoi?
>> Gelida come l’inverno.
Il sorriso di Afrodite non si spense
minimamente.
<< Non sei felice?
Finalmente si sono trovati! Ohhh,
com’è dolce! Ma non credo che le loro disavventure
siano finite qui. Una buona
storia d’amore deve avere delle difficoltà!
Però pensa… l’eroe che è
pronto a
sacrificarsi per la sua amata! Ohh, sarà stupendo!
>> Trillò la Dea,
eccitata come una bambina.
Le gote di Atena si arrossarono di
rabbia: stupida e
infantile, questo era Afrodite.
<< Ciò che
vedo io, Dea dell’amore, è mia figlia che
piange da giorni a causa della morte di un inetto che ha osato sbattere
le sue
labbra salate contro quelle di lei. Io odio vedere i miei figli
soffrire,
specie se a causa di quell’inetto figlio di Poseidone. Sei la
Dea dell’amore!
Sciogli mia figlia da questo tuo strano incantesimo, che aspetti? A che
le
serve piangere per quel ragazzo? Non serve di certo ad una strategia
contro
Luke. >> Disse con foce ferrea, la Madre di Annabeth
Chase.
Afrodite la fissò come
fosse impazzita.
<<
Incantesimo…? Ma di che parli? >> Era
orripilata, però almeno aveva perso quel sorriso.
Atena guardò di nuovo in
direzione di sua figlia, che a
migliaia di chilometri di distanza stava facendo il discorso funebre
per quel
porco del figlio di Poseidone. Poi la Dea strabuzzò gli
enormi occhi grigi.
<< Ma…
>> Era impossibile.
Afrodite sorrise di nuovo.
<< Non te
l’ho detto? Mio marito è andato a parlare
con lui all’isola di Calipso. Sembra che siano tutti felici
di vederlo, non
credi? >> Sghignazzò allegramente, la Dea
tanto avvenente.
Annabeth gli buttò le
braccia al collo e lo abbracciò per un
paio di minuti buoni, Atena era rimasta di sasso. Ancora contatto
fisico, quel
ragazzo mirava solo a questo! In lui non c’era nessuno amore
per gli studi o la
conoscenza, voleva solo il corpo di sua figlia!
<< Stupida testa
d’alghe! >> Urlò furiosa.
Poseidone, nel profondo dei mari, si
grattò la testa:
perché, se suo figlio era vivo e tutti ne erano, avvertiva
una strana aura…
negativa? Risposta ovvia.
<< Stupida gufa!
>> Urlò Poseidone al nulla.
“Stupire
Una Dea.”
Percy
Jackson era un
eroe. Era difficile per lei affermarlo, ma non poteva nasconderlo.
Aveva
sconfitto Crono, aveva salvato sua figlia e ora… aveva
rifiutato il dono più
grande degli Dèi. La sua proposta era stata ardita, certo,
ma era ottima a
livello tattico e… a livello umano. Dopo la grande guerra
tanti erano tra gli
Dèi ad aver lodato nel migliore dei modi i loro figli. Il
regalo fatto ad Annabeth
la rese felice, felice al punto da farle tremare le gambe. Ma ella era
una
madre, e non poteva non vedere l’ovvio. Sua figlia era
davvero felicissima per
l’incarico di architetto… ma quella gioia, tanto
pura e immensa, era nulla se
paragonata alla gioia del sapere… la Sua testa
d’alghe ancora al suo fianco.
Era una gioia così pura da essere incomprensibile, come
poteva un uomo darle
tanta allegria? Come poteva farle tanto bene? Annabeth non ragionava
come gli
altri suoi figli…
Atena sospirò. Aveva
minacciato il ragazzo, lo aveva
spaventato e gli aveva persino ordinato di stare lontano da lei, eppure
lui non
riusciva a starle lontano. Aveva avuto la possibilità
offertagli da Calipso, ma
aveva rifiutato anche quella! Perché? Cosa li spingeva a
cercarsi a tal modo?
Perché uno non riusciva a vivere bene senza
l’altra e viceversa? Annabeth
quando era con lui riusciva a fare tutto e lo faceva per lui! Quel
ragazzo
invece non esitava a rischiare la vita per lei e le aveva persino
rivelato il
suo tallone d’Achille. Perché stava succedendo?
Cosa poteva essere? Guardò
Poseidone, che era impegnato in uno strano discorso con Efesto, e non
poté non
pensare come mai il suo eterno, e odiato, rivale non fosse sconvolto
quanto
lei. Non aveva mai posto vere obbiezioni, si era solo limitato a
rispondere ai
suoi urli e insulti. Era forse in torto? Il suo sconfinato amore per il
sapere
era forse meno importante dello strano sentimento che legava sua figlia
a
quella testa d’alghe? Non riusciva a capire, neanche
sforzandosi. Afrodite le
si avvicinò, e Atena sentì il cuore stringersi:
aveva subito un lutto tremendo,
Afrodite amava Silena, eppure il suo sorriso era magnifico, anche se
velato di
una tristezza quasi invisibile.
<< Non mi dirai che
terrai il muso ancora a lungo,
vero? >> Il suo tono stridulo, era comunque fastidioso.
<< Quel ragazzo
è pericoloso… e lei non si concentra
sugli studi come dovrebbe. L’amore vero, per i miei figli,
dovrebbe risiedere
nel sentimento che ci travolge nell’apprendere cose nuove o
permettere ai loro
talenti di creare cose nuove. E invece guardali… passano il
tempo a… toccarsi.
E che succede se quello… allunga le mani e lei… e
lei… >> Non voleva
pensarci: una figlia di Atena non si sarebbe fatta deflorare dal primo
degli
stupidi.
Afrodite le sorrise beata.
<< Se non fossi
così orgogliosa, vedresti anche tu
quanto quei due abbiano bisogno l’uno dell’altra.
Neanche un Dio riuscirà a
separarli… saranno una fantastica storia. >>
Poi, la Dea dell’amore,
guardò Atena con fare malizioso. << E
scommetto che si allungheranno le
mani a vicenda moooolto presto, Atena cara. >>
La Dea dagli occhi di ghiaccio, per
poco non perse il
controllo. No, non sua figlia! Con un figlio di Poseidone? Mai. Era
impossibile!
Però… quel
ragazzo aveva rinunciato a diventare un Dio. Era
il massimo degli onori, sarebbe stato il più grande degli
eroi olimpici… e
aveva rinunciato per Annabeth. L’aveva stupita
così tanto, che quasi non lo
credé vero in un primo momento. Per lei, solo per lei. Aveva
rinunciato alla
vita eterna e al potere superiore solo per la ragazza che…
amava? Forse anche
Annabeth era pronta a fare altrettanto per lui? Era per questo che
sentivano
quel bisogno di stare insieme e amarsi? Aveva letto più
volte il cuore di
Annabeth e non c’erano dubbi: non era mai stata tanto felice
come quando lui
aveva annunciato di voler restare tra i mortali. E anche quello sciocco
ragazzo, due anni prima, era rimasto
estasiato
dall’apprendere che Annabeth non avesse intrapreso la via di
Artemide. Si
appartenevano così tanto, che Atena cominciò a
credere davvero alle parole di
Afrodite: niente avrebbe potuto separarli. Atena si stupì di
nuovo: quei due…
quei due non si sarebbero mai fatti del male. E, malgrado
l’odio che provava
per lui e quel porco di suo padre, Percy Jackson non
l’avrebbe mai abbandonata
e sarebbe morto per lei. Si ritrovò a sorridere senza
rendersene conto.
<< Hai visto? Anche tu
allora hai un cuore! Non vedo l’ora
di scoprire cosa faranno quei due non appena entreranno un
po’ in intim…
>> Afrodite decise di scomparire appena in tempo: Atena
stava proprio per
scoppiare.
<< NON HO MAI DETTO DI
AVER APPROVATO! >>
Intano, al campo Mezzosangue, Percy e
Annabeth correvano per
il prato: era l’inizio di qualcosa di grande per entrambi.
Saaaaaaaaalve! Lo so che ho due long
da continuare, però sta
roba mi è venuta in mente meno di due ore fa, manco il tempo
di rileggerla ho
avuto (al solito), e mi è sembrata un’idea
divertente. Ho letto i cinque libri
in questione e mi hanno divertito parecchio, quindi mi è
venuta in mente sta
piccola serie di momenti (ironici e divertenti, niente di serio.) dal
punto di
vista degli Dèi. Si lo so, sono “un
filino” OOC, ma non prendete sul serio
questo racconto: è solo un qualcosa partorito da una mente
annoiata fatto per
strappare un sorriso. Niente di più. Verrà il
giorno in farò una Long seria su
Percy Jackson o la seconda serie Eroi Dell’Olimpo…
“Ma non è questo il giorno!”
(cit. necessaria.). Per ora, fatevi una risata con questa sciocchezza
scritta
di getto. Alla prossima!
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