Titolo:
Fullmetal
Wedding
Autore:
SHUN DI
ANDROMEDA/KungFuCharlie
Fandom: Fullmetal
Alchemist
Tipologia/Numero di parole: OneShot,
1771 parole
Personaggi: RoyEd,
Edward Elric, Roy Mustang, Un Po' Tutti
Genere:
Commedia, Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti:
Shonen-Ai
Introduzione: Riza
Hawkeye avrà la missione più impegnativa della
sua vita:
organizzare il matrimonio del suo diretto superiore con IL ragazzino.
Ce la farà?
Note dell'autore: Attenzione
alla feelstifellea (cit.) che qui ci sono molti feels in agguato.
FULLMETAL
WEDDING
Tutto
cominciò quel giorno, quando Riza Hawkeye venne colta di
sorpresa
per la prima volta nella sua vita, al punto da farle cadere a terra i
plichi di documenti che teneva in mano; e tutto per colpa di un
luccichio di diamante e oro immerso nel raso blu notte di una
scatoletta da gioielli.
La
giovane donna restò senza fiato per alcuni istanti
– se non fosse
stata in servizio si sarebbe anche lasciata scappare un singulto
strozzato - ma resistette stoicamente all'impulso e si
concentrò sul
gioiello dinanzi al suo naso, un bellissimo anello.
“Allora,
cosa ne pensi?” chiese a bassa voce il suo interlocutore, il
viso
colorato da mille e una gradazione di rosso.
Riza
si scosse e, nel tentativo di ricomporsi, tossicchiò un paio
di
volte.
“Trovo
che sia bellissimo, Edward. Quindi hai deciso...?”
Edward
Elric, ventidue anni, annuì vigorosamente ma non disse
nulla, non ne
aveva la forza; era già imbarazzato di suo e si era esposto
fin
troppo per chiedere consiglio alla collega più anziana.
La
donna sorrise incoraggiante: “Hai già organizzato
qualcosa? Ma
soprattutto... glielo hai già chiesto?”.
Questa
volta, il ragazzino scosse la testa, facendo sospirare il colonnello:
“Se fosse per te, glielo diresti il giorno
stesso...” borbottò
lei con divertimento, “Posso darti una mano per organizzare
la
richiesta, ma per l'organizzazione del tutto... E voi, uscite da
dietro la porta, vi ho sentito bisbigliare da qui dentro.”.
Un
rumoroso tramestio di corpi e piedi fece sobbalzare Edward, il quale
si voltò e, con ancora l'anello in mano, vide l'ufficio
– fino a
poco prima deserto – invaso da una truppa vociante capitanata,
oh santo Cielo, penso il biondo, dal Generale Armstrong.
“Oh
mio giovane Edward Elric!” gridò quest'ultimo,
abbracciandolo e
scuotendolo con forza, per non parlare delle lacrime che gli
inzuppavano la divisa: “Sono così orgoglioso di
te!” strillò
ancora, mentre Havoc e Breda sghignazzavano alle sue spalle,
“Se
vuoi, ci occupiamo noi di andare a rapire il Comandante per
portartelo qui. Un paio di corde, una botta in testa...”
“E
un biglietto di sola andata per la Corte Marziale.” fece
notare
Riza con il tono di una maestra alle prese con dei bambini
particolarmente turbolenti: “Se volete finire davanti al
Tribunale
Militare io non vi tratterrò. Ma credo sia meglio agire in
una
maniera differente, se vogliamo fare tutto.” ancora quello
sguardo
vivo e infuocato.
“Cosa
volete fare, esattamente?”
La
voce sorpresa e anche un poco incuriosita del Comandante Mustang
colse di sorpresa tutti;ci fu un fuggi fuggi generale - con Armstrong
che ancora stringeva Edward – e quando la situazione venne
presa in
mano dalla sempre affabile Hawkeye con un paio di colpi di pistola
sparati verso il soffitto, la scena aveva del paradossale.
Nascosti
dietro il massiccio ufficiale, con il Fullmetal Alchemist che
sembrava non avere più aria nei polmoni tanto era cianotico,
i
membri del Mustang Team fissavano il loro capo con il terrore
più
puro negli occhi.
Questi,
a larghi passi, entrò nella stanza, avvicinandosi
pericolosamente al
gruppo: “Generale, potrebbe restituirmi Fullmetal intero? Sa,
non
vorrei dover nasconderne il cadavere, tutte le scatole di fiammiferi
che ho a casa mi servono.”
Una
risatina generale e Armstrong lasciò andare il biondo: con
un gran
respiro, il ragazzo riequilibrò i livelli di ossigeno nel
proprio
corpo e lanciò uno strillo.
“IO
LA UCCIDO COMANDANTE DEI MIEI STIVALI!” urlò,
lanciandosi addosso
all'uomo, che lo evitò con un semplice saltello e un
sorrisino
sardonico; Ed ruzzolò di lato e andò a sbattere
contro una sedia,
perdendo però nell'azione la famigerata scatoletta che fino
a quel
momento aveva stretto in pugno.
Roy
Mustang la raccolse, tutta la stanza trattenne il fiato mentre la
apriva e, nell'unico occhio, si rifletteva il brillio della gemma.
Anche
Edward era rimasto in silenzio, troppo scioccato per parlare.
Poi
l'uomo, con uno scatto, la richiuse, sorrise e la mise in tasca:
“Riza, cancella la mia agenda per il prossimo mese e voi
restate
pronti. A questa squadra verrà assegnata una missione di
fondamentale importanza.” disse semplicemente, prima di
uscire.
Nella
stanza cadde un silenzio assoluto, non si sentiva neppure un fiato:
il preludio dell'esplosione.
Poi
ci fu il boato di grida, pianti, risate e canti, al punto che i vetri
sembravano in procinto di crollare da un momento all'altro; e infine
Edward, nel suo angolino, con le lacrime di gioia che minacciavano di
straripare.
Sarebbe
stato un lungo mese.
§§§§
Il
giorno del matrimonio Central City era addobbata a festa –
ovviamente tutto l'Esercito si era prodigato nel diffondere a gran
voce la notizia – ma ciò che stupì
maggiormente gli abitanti fu
il vedere il loro beneamato Comandante correre a perdifiato fin dal
mattino presto, accompagnato dai suoi sottoposti con le divise
ufficiali indosso, con un diverso mazzo di fiori ad ogni loro
comparsa.
E
Roy Mustang che imprecava sottovoce.
“Capo,
sa che non è stata una bella idea affidare a Riza-san
l'organizzazione, vero?” chiese Jean, depositando tra le
braccia
del moro le “erbacce”, come le chiamava lui.
Mustang
annuì e, seduto sul retro della jeep, dispiegò
l'ennesimo foglietto
con l'indizio.
Non
avrebbe mai pensato che il giorno del suo matrimonio si sarebbe mai
tramutato in una “caccia al tesoro” - nella
fattispecie lo sposo
– e che a ideare il tutto sarebbe stata la sua fida
assistente col
grilletto facile; nel piccolo involto di carta, che conteneva
l'indovinello di turno, c'era una biglia traslucida e simile alle
gocce di rugiada che ancora splendevano sulle foglie del bouquet che
teneva in grembo.
“E'
quasi arrivato alla fine, ce la farà?
Osservi
bene i fiori, guardi i colori e cerchi di ricordare... La biglia la
aiuterà.
Il
luogo che essi tutti assieme indicano sarà dove Edward
l'aspetterà.
Si
sbrighi, che a trattenerlo si fa fatica.”
Le
teste dei quattro
ufficiali si affollarono contro quella di Mustang, oscurandone la
visuale per un attimo mentre questi leggevano.
“Ma
che diavolo
significa?!” si lamentò Breda, asciugandosi il
sudore.
“Ma
soprattutto... Da dove
ha tirato fuori tutto questo?” chiese Vato, aprendo il
consunto
libretto per appuntare due o tre idee che gli erano venute fuori.
Ma
Roy non rispose, era
concentrato ad osservare gli oggetti che avrebbero dovuto dargli una
risposta.
Sapeva
che non poteva essere
in chiesa – nessuno di loro credeva in Dio, al massimo nella
Scienza... -, allora dove potevano essere?
Certo,
non sarebbe stato
difficile sguinzagliare qualche membro dei servizi segreti, fare due
o tre domande in giro...
Ma
doveva ammettere che, al
di là della frustrazione, si stava quasi divertendo.
Poi,
come se avesse avuto
una folgorazione, portò la biglia in controluce: poteva
vedere
qualcosa inciso nel vetro... una scritta...
“Ehi,
avete notato che la
stoffa dell'involto è la stessa degli altri mazzi che
abbiamo
trovato?” disse Kain, saggiando la consistenza del tessuto
che
cingeva i fiori colorati.
“Adesso
che mi ci fai
pensare... Sembrano anche stati composti dalla stessa
mano...” notò
Vato.
“So
dove dobbiamo andare.”
disse Mustang all'improvviso con aria trionfante: “Jean,
guida tu.
Ragazzi, voi occupatevi dei fiori. Dobbiamo tenerli al meglio
perché
sono il nostro lasciapassare per la cerimonia.”
Confusi,
i tre balzarono
dietro e Mustang salì al posto del passeggero accanto ad
Havoc: la
jeep partì sgommando verso sud tra i saluti della folla.
“Dove
dobbiamo andare di
preciso, Capo?” chiese Jean, lo sguardo fisso sulla strada.
“Tutto
a sud, in Piazza
D'Armi.”
“COSA?!”
“E
perché non ce ne siamo
accorti?!”
“Non
ci siamo mica
passati, tonto! Abbiamo girato un po' tutta la città a nord
ma la
Piazza D'Armi era interdetta per dei lavori... Oh.”
“Ci
siamo fatti fregare
come dei bambini.” rise Mustang, stringendo al petto il
bouquet:
rosso nell'argento, mille rose che sembravano voler mischiare i
propri colori.
Rosso
come il fuoco, una
sfumatura argentata come il baluginio del metallo...
E
quella biglia...
“SCONTRO”
vi era inciso
all'interno.
Quando
giunsero sgommando
nel piazzale restarono però a bocca aperta: “Come
poteva esser
loro sfuggito tutto quello?!
“FINALMENTE
SIETE QUI!”
Armata
di chiave inglese,
Winry era comparsa all'improvviso davanti a loro, emersa dal bianco
degli addobbi, delle tende – Mustang supponeva per il
ricevimento
post-cerimonia – e dal blu delle divise militari:
“Forza, fatemi
vedere se li avete trovati tutti!” esclamò lei con
urgenza,
aprendo il portellone dietro e afferrando i bouquet, “Non
state a
dormire! Voi, datevi una sistemata, Comandante, lei venga con me! Vi
do dieci minuti per rimettervi a posto e poi possiamo
cominciare!”
strillò, mettendo in fuga tutti gli ufficiali.
Subito
dopo, con un
sorrisino fedifrago, la ragazza afferrò Roy per il polso e
lo tirò
giù dall'auto: “Si deve sposare, non
può presentarsi così
conciato.”.
§§§
Roy
Mustang amava Edward
Elric.
Oh
lo amava alla follia, per
lui avrebbe fatto qualunque, aveva già fatto molte cose e si
era
pure divertito a correre da una parte all'altra della città
per
trovarlo e poterlo così sposare: era stato così
felice quando aveva
rinvenuto l'anello... Si era sentito come se potesse toccare il cielo
con un dito.
Ma
c'era un limite a tutto.
E
pur abbracciando Ed per il
loro primo ballo insieme da sposati, non sapeva se ridere
istericamente o piangere disperato.
“Che
c'è, Comandante?”
sussurrò ironico il biondino stretto tra le sue braccia:
“Non le
piace come abbiamo organizzato il ballo?”.
Roy
Mustang amava Edward
Elric.
Ma
farlo volteggiare in tre
metri quadrati di superficie, attorniato da getti d'acqua e luci che
facevano buffi riflessi sul pelo della piscina in marmo su cui si
trovavano...
Ma
non era il solo in quelle
condizioni.
Benedetta
Riza, perché
trasformare la Piazza D'Armi in un parco acquatico?
Dovunque
si voltasse, vedeva
solo persone che, incuranti dei propri abiti, si muoveva
leggiadramente al suono dell'orchestra ora sotto quella, ora sotto
questa doccia di luce e acqua: e sarebbe stata anche una bella vista,
se non per un piccolo particolare: c'era qualcosa di profondamente
sbagliato, una vera e propria violenza per gli occhi vedere Armstrong
danzare con indosso un costume da pesce.
Però,
ovunque guardasse,
vedeva solo visi felici e rilassati.
Era
un momento di genuina
serenità, perché sprecarlo?
Erano
assieme, pieni di
gioia...
A
quel pensiero, strinse più
forte a sé Edward: “Ti amo...” gli
mormorò all'orecchio mentre
ballavano.
“Ti
amo anche io, Roy...”.
I
due danzarono ancora a
lungo mentre una presenza, nell'angolo più estremo della
pista da
ballo, cercava il più possibile di non farsi notare.
Non
aveva ricevuto un
formale invito, però si sentiva in dovere di presenziare lo
stesso.
L'aveva
promesso.
E
poi, chi mai poteva
fermare un fantasma imbucato?
Con
un sorriso commosso,
Maes Hughes abbracciò idealmente tutti i presenti: amici,
famigliari, la sua amata moglie e la figlioletta... Tutta la summa
della sua vita era lì e non si sarebbe mai perdonato
l'essersi perso
il matrimonio del proprio migliore amico.
“Grazie,
Jean...”
mormorò, guardando in direzione del biondo: “Avrei
dovuto esserci
io al suo fianco, a testimoniare la gioia della sua unione con Ed. Tu
mi hai sostituito egregiamente.”.
Le
sue parole si persero nel
sussurro del vento mentre anche lui scompariva in uno sbuffo di
calore umano racchiuso in quell'ultimo ma dolcissimo sorriso che gli
increspò le labbra per un attimo soltanto.
“Siate
felici.”
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