BROMPTON COCKTAIL
{Capitolo XV}
Sentii Gates sobbalzare e trattenni a stento
un'imprecazione: allontanai le mani tremanti dalla benda, sospirando e
passandomi un braccio sulla fronte.
“Scusa.” Mormorai, sciacquandomi le dita dal sangue nel secchio che
avevo di fianco. La delicatezza, purtroppo per lui, non era in quel
momento mia dote e si era trovato a dover trattenere qualche gemito di
dolore di troppo per i miei gusti.
“Non fa niente.” Lo sentii dire, mentre si sistemava le medicazioni
attento a non farsi male.
Non lo guardai in faccia, non ci riuscivo senza sentirmi in colpa. Per
la verità mi sentivo schiacciare ad ogni taglio che vedevo rigare la
pelle di lui o degli altri, senza contare le ferite di Azriel.
E io non ho nemmeno un graffio.
Mi avevano protetta fin troppo bene, per i miei gusti, e avrei
desiderato che nell'altra stanza a sanguinare a morte ci fossi io
piuttosto che Azriel.
Mi passai le mani sugli occhi, tentando di scacciare quella sensazione
di sordo dolore che finite le lacrime mi si era appiccicato addosso, e
mi allungai per prendere l'ampolla di vetro e buttare giù in un sorso
solo il suo contenuto. Chiusi gli occhi mentre lo sentii scendere per
la gola, leggermente viscoso, e quando li riaprii vidi che Gates mi
stava guardando con un'espressione che non sapevo decifrare.
“Per quanto dovrai prenderla?”
Scrollai le spalle, laconica.
“Se sarà necessario, per tutta la vita.”
Mi alzai da terra, afferrando il manico del secchio e avviandomi su per
le scale del ponte: gettai l'acqua in mare, gli occhi che per un breve
momento si puntarono sui pochi relitti che rimanevano dell'ammiraglia,
e voltandomi vidi che Gates mi aveva seguito.
“Va' a vedere, ti prego.” Sussurrai, abbassando lo sguardo. “Se io non
posso, fallo tu per me.”
Sembrò voler dire qualcosa, ma si trattenne e fece come gli avevo
chiesto. Non vedevo i suoi movimenti ma potevo seguirlo giù, lungo il
corridoio, fino alla porta della cabina in cui si era chiuso l'intero
equipaggio per salvare quella che io consideravo mia sorella.
Visto che la mia presenza sembrava incutere una certa agitazione ad
Azriel e non solo, mi era stato gentilmente chiesto di allontanarmi.
Avevo eseguito, docilmente, senza protestare.
Mi andai a sedere accanto al mucchio di carte che i ragazzi avevano
mollato dove capitava una volta tornati alla Sevenfold, iniziando a
spiegarle e a darci un'occhiata. Le divisi per attinenza e per
probabile luogo di provenienza, e dopo qualche decina di minuti avevo
un quadro generale di come stavano le cose.
Fu l'ultima di tutte quante, curiosamente, la più importante per me:
era un quadrato largo poco più di una spanna, un formato alquanto
curioso per un documento. E, quando lo voltai, trattenni il respiro.
In alto erano vergate una serie di lettere in apparente ordine casuale,
e sotto c'era un veloce schizzo di una scacchiera; riconoscevo il
tratto, la grafia, potevo vedere la mano che aveva mosso il carboncino
a disegnare quelle figure. Notai che un pezzo della schiera bianca era
spostato dalla sua originaria posizione: un pedone bianco, uno dei due
centrali, era avanzato di una posizione.
Intuii immediatamente chi fossero i bianchi e chi i neri.
La prossima mossa spetta a me.
Raggelai nel riconoscere i semplice codice che avevo inventato da
bambina, credendo stupidamente che in quella casa si potessero tenere
dei segreti. Strinsi la carta fra le dita, sentendola accartocciarsi
leggermente.
Sapevo benissimo cosa significava. Ora era diventata una cosa
personale, che esulava dal suo semplice ruolo di Re. Si trattava, forse
per la prima volta nella mia vita, di me.
Ero uscita dalla schiera e l'avevo sfidato.
E lui aveva accettato.
“Alice?”
Scattai nel sentire la voce di Johnny che saliva dalla coperta e
ripiegai il foglio sistemandolo nella manica. Non era quello il momento
di allarmare qualcuno per una cosa tanto futile e prevedibile.
“Alice, vieni.”
Alzai lo sguardo, ingoiando il nodo alla gola.
Vidi Johnny sorridermi, raggiante.
“Si è svegliata, e chiede di te.”
Mi alzai, assicurandomi che le carte non volassero via, e lo seguii
silenziosa fino in cabina. Trovai Rev che teneva la mano di Azriel fra
le sue e gli occhi fissi su di lei, incurante di chiunque altro, e per
un momento mi sentii di troppo. Fui tentata di voltarmi e tornare
indietro, ma lo sguardo di Azriel mi inchiodò esattamente dov'ero.
“Alice!”
Abbozzai un sorriso, inclinando appena la testa e mi inginocchiai
accanto a lei. Le sfiorai la testa in una carezza.
“Allora, hai finito di farci spaventare a morte?” La presi in giro
bonaria, senza nascondere il mio sollievo di vederla salva. Lei sbuffò.
“Parla lei.”
Mi sentii arrossire, e accennai una risata.
“Beh, me la sono meritata...” Tornai seria, inarcando un sopracciglio.
“Stai bene, vero?”
Fu Matt a rispondermi, giunto dal corridoio.
“Starà bene, diciamo che sta meglio. Senza le sue conoscenze rimane
solo il povero Shadows come medico di bordo, armato di ago e filo.” Mi
strizzò l'occhio, sorridendo, e sentii Az borbottare.
Quando mi voltai la colsi nel bel mezzo di un'occhiata a Rev e,
tiratami in piedi con l'aiuto di Matt, mi voltai senza dire una parola
e sgattaiolai in corridoio. Sentii le proteste di Azriel ma, sentendole
spegnersi dopo poco, capii che avrebbe avuto altro a cui pensare per un
po'.
Non mi avevano detto cos'era successo sulla nave durante la mia
assenza, ma avevo potuto avvertire la tensione sulla mia stessa pelle.
“Hai da fare, Al?” Mi chiese Shadows, strappandomi dai miei pensieri.
Lo guardai, aggrottando leggermente la fronte,e scossi la testa.
Sorrise.
“Vieni con me.”
Mi condusse sul ponte, dove Gates attendeva con una lunga lama in
pugno. Dalla posizione rilassata capii che aspettava qualcuno e,
lanciata un'occhiata a Vee e Johnny seduti su una cassa lì vicino,
capii chi.
“Fatti avanti, Allen.”
Alzai il mento, mentre Matt abbandonava il mio fianco per raggiungere i
due compagni seduti.
“Spero tu non faccia sul serio, Gates. Sei ferito-”
“Stai accampando scuse?” Sentii commentare Vee, quasi in tono di sfida.
Gli gettai un'occhiata vagamente interessata.
“Non riuscirete a costringermi ad assecondarvi con questi trucchetti.”
Non amavo combattere, a dire il vero. Non faceva esattamente per me e
avevo mal imparato quel poco che i ragazzi erano riusciti a farmi
entrare in testa prima dell'assalto.
“Allora muori.”
Gates si lanciò all'improvviso su di me, e fui costretta a spostarmi di
lato facendo perno su una gamba per schivare il suo attacco frontale.
Sentii la sua spalla passare a pochi centimetri dal mio petto.
“Non farei movimenti così ridotti, se fossi in te. Hai rischiato
parecchio.” Sentii dire Johnny, mentre io non toglievo gli occhi dalla
figura di Gates.
Vidi con la coda dell'occhio Matt dissentire.
“L'ha fatto apposta.”
Un nuovo attacco e fui costretta ad abbassarmi per poi scivolare rapida
alle sue spalle.
Gates sogghignò.
“Non eri stata così rapida, prima dell'assalto.”
Scrollai le spalle, nemmeno durante l'assalto lo ero stata. Forse era
quella parvenza giocosa del combattimento con Gates che mi portava ad
essere così rilassata.
“Ti si riapriranno le ferite, ed è una completa perdita di tempo. Posa
quella lama, Gates.”
“Azriel non si sarebbe tirata indietro!” Sentii Vee dire, forse
nell'ennesimo tentativo di smuovermi.
“Oh, lo so benissimo Vengeance.”
In seguito non ebbi modo di rispondere ancora: Gates iniziò a muoversi
più veloce, costringendomi ad accelerare per muovermi più in fretta di
lui per schivare e la sua serie di colpi fu interrotta solo dopo
qualche minuto dalla voce di Vee.
“Si vede che non parti per colpire, Syn. Lascia fare a me.”
Osservai Gates passare la spada a Vee con uno sguardo preoccupato,
tentando di rallentare il respiro, e capii dagli occhi di questi che se
prima potevo pensare di giocare adesso avrei fatto sul serio.
“Dalle un coltello, Vee...” Azzardò Johnny.
“No, si è rifiutata di armarsi e ora ne pagherà le conseguenze.”
Se prima mi era sembrato difficoltoso tenere testa a Gates con Vee fu
ancora più complesso: dovetti dar fondo a tutte le mie energie e
ragionare estremamente in fretta per escogitare modi sempre nuovi per
evitare di rimanere ferita.
Eravamo ancora impegnati a muoverci per la nave sotto lo sguardo vigile
degli altri tre quando Rev salì dalla coperta con Az in braccio avvolta
in una coperta.
“Che sta succedendo qui?” Lo udii vagamente chiedere, distraendomi quel
minimo che mi fece correre un grosso rischio. Ringhiando riportai
l'attenzione sullo scontro impegnandomi a schivare e sfuggire alle
trappole in cui Vee credeva di chiudermi e dalle quali riuscivo in una
qualche maniera ad uscire sempre.
A nessuno sfuggì che io mi muovevo solo per difendere me stessa e mai
per ferire il mio avversario: l'unica volta che avevo avuto a che fare
con una cosa simile era stato durante l'assalto della Grace, ma non si
poteva definire esattamente combattere quello che avevo fatto. Più che
altro mi ero impegnata a impicciare gli assalitori con vari metodi, ma
non avevo mai ferito di mia espressa mano nessuno.
Sgusciai di nuovo dall'angolo in cui Vee mi aveva
imbottigliatascivolando sul ponte e tirandomi in piedi subito addosso.
“ATTACCA, ALLEN!” Lo sentii gridare mentre mi appendevo ad una delle
cime per spostarmi sul parapetto, dove rimasi attentamente in
equilibrio evitando accuratamente di guardare giù. Le vertigini mi
cinsero la testa ugualmente, ma le vinsi riuscendo a muovermi lungo la
stretta fascia di legno per poi balzare giù evitando l'ennesimo affondo
di Vee che mi aveva raggiunto.
Rotolai a terra lanciando una cima fra le sue gambe e tirando per farlo
cadere, facendo leva istintivamente con una mano sulla cassa accanto a
me per girarmi sulla pancia. Ero quasi riuscita a rialzarmi quando mi
sentii prendere per il mento e tirare indietro la testa di scatto, la
lama puntata alla gola.
Vee, ansante, aveva il viso sopra il mio.
“Morta.” Sussurrò, lasciandomi andare e allontanandosi quel poco da
permettermi di girarmi di schiena. Il mio petto si alzava e abbassava
più rapidamente del suo.
“Siete diverse.” Lo vidi dire, l'impugnatura della lama stretta fra le
dita. “Lei è meglio se segue l'istinto mentre combatte, tu... Tu è
meglio che rimani lucida. Sei troppo calcolatrice per cavartela senza
la testa.”
Nessuno si espresse, a quanto pare era lui l'esperto. Oppure tutti
avevano intuito la stessa cosa.
“E non attacchi mai. A prescindere dal fatto che non avessi un'arma,
avresti potuto usare qualsiasi cosa trovata sul ponte per ostacolarmi
ma non l'hai fatto: durante l'assalto che abbiamo subito ti ho vista
avere a che fare con l'arpione e la palla di cannone, se non erro.”
Inclinò la testa, stringendo appena gli occhi. “Perchè non adesso?”
Riprendevo fiato in silenzio, sentendo lo sguardo di Gates su di me.
Era esattamente lo stesso problema che lo aveva costretto a prendersi
alcune ferite al posto mio.
Non avevo bisogno di sentirmi dire che avevano ragione. Lo sapevo già.
“Non sono il braccio.”
Sentii Azriel lanciare un'imprecazione, indignata, ignorando Rev che le
diceva di rimanere calma. “Non avresti esitato un momento ieri, se
qualcuno avesse minacciato la tua vita. Non inventare stronzate, Al.”
Due respiri.
“Hai troppa fiducia in me, Az. Siamo diverse.”
“Ciò non implica che tu sia inferiore.” Replicò Matt, pacato.
“Significa solo che hai un modo alternativo di affrontare le cose.
Sfruttalo, non solo per la difesa ma anche per l'offensiva.”
Mi voltai su un fianco, sollevando il busto facendo leva su un braccio.
“Qual è il problema?” Sentii Johnny chiedere, improvvisamente
accucciato accanto a me.
Il problema, il problema. Qui sono
tutti troppo ottimisti nel cercarne sempre e solo uno.
Non rispodi e scossi la testa.
“Az ha paura del sangue, eppure-”
“Lasciami stare, Christ.” Fui più secca di quanto avrei voluto, ma non
mi corressi e invece mi alzai per raggiungere le scale e sparire in
coperta.
Scappare era sempre la mia soluzione.
Brava, Alice. Quando una volta
davanti a tuo padre avrai tutte le porte chiuse sarai la prima a morire.
La prima cosa che feci fu nascondere il foglio nella sacca che
conteneva i miei pochi averi, nascondendolo accuratamente, e mi stesi
raggomitolandomi sotto la coperta. Fu mandata ancora una volta Azriel
in avanscoperta, e indovinai che era riuscita faticosamente a vincere
le proteste di Rev.
“Ehi.”
Non risposi, rimanendo a fissare un punto indefinito del muro sopra il
suo giaciglio e sentendolasedersi accanto a me.
“Sei stata brava, oggi.”
“Non abbastanza.”
“Chi lo dic-”
“Non quanto te.”
La sentii sospirare.
“Forse dovresti smetterla di paragonarti a me. Ho tanti difetti, tu ne
hai altri... Io ho qualità e tu ne hai altre. Usiamo strade diverse,
tutto qui.”
Sbuffai.
“Trovi tante strade diverse per piantare un fottuto coltello nel petto
di qualcuno?”
Lei si fece seria.
“Al, hai fatto affondare quella nave uccidendo la maggior parte delle
persone a bordo. Hai fatto fuori più persone tu che tutti noi messi
assieme, se proprio vuoi metterla su questo piano.”
Le lanciai uno sguardo.
“IO non ho ucciso nessuno. Il mare ha fatto il resto.”
La vidi alzare gli occhi al cielo.
“Dio, la tua testardaggine è pari solo a quella di quel testone di
Gates. Credi che il mare se li sarebbe ingoiati così a caso se tu non
avessi fatto saltare i cannoni?”
Mi morsi il labbro. Probabilmente no.
“Lascia che ti insegnino. Posso aiutarti anche io, Gates ne sarà
felice, e così Matt e Johnny e Vee.” Sembrò capire cosa mi passava per
la testa appena finí la frase. “Oh, no. No, no, e poi no.”
Mi alzai.
“Hai detto tu che devo imparare.”
Mi seguì per il corridoio lanciando per metà preghiere e per metà
insulti, ma la ignorai e salii le scale per cercare con lo sguardo una
figura in particolare.
“Capitano!” Gridai, vedendolo spostare lo sguardo su di me dal timone.
“Posso chiederti un favore?”
Ero quasi sicura che Az si sbracciasse da dietro di me, ma gli feci
cenno di scendere e lui lo fece. Dallo sguardo intuii che era
sospettoso, ma quella che vidi sul suo volto era pura sorpresa quando
gli lanciai la lama che aveva impugnato Vee poco prima.
“Az, levati. Avanti, capitano, feriscimi.”
Stavo giocando con il fuoco, e lo sapevo benissimo; inspirai a fondo,
sentendo Johnny e Matt discutere brevemente con Az e poi convincerla a
portarsi su un lato del ponte.
“Non prendi nessuna arma?” Mi chiese Rev, neutro.
Scossi la testa, senza staccare gli occhi da lui, e fu con il suo
scatto in avanti che iniziammo. Usai tutti i trucchi che riuscii ad
escogitare per sfuggire a Rev ed ero consapevole che non c'era nessun
vincolo che gli impedisse di infilzarmi veramente. O quasi nessuno.
Mi ero sempre imposta di dover imparare come facevano gli altri, ma
forse Az aveva ragione. Dovevo smettere di imitarli e trovare la mia
strada.
“Attenta Al!” Sentii Gates gridare senza pensarci, rimproverato poi da
Vee.
Mi ero già accorta del fendente in arrivo da sinistra, e aspettai
l'ultimo secondo per scivolare sotto il braccio e lasciare che la spada
si conficcasse con tutta la sua potenza nel legno. Approfittai dei
momenti in cui Rev tentò di liberarla per saltare sulla cassa vicina ed
afferrare una corda che buttai attorno alla vita del capitano: mi
sentii afferrare il polso ma fui abbastanza svelta da sgattaiolargli
intorno torcendogli il braccio e costringendolo a lasciare la presa. Il
nodo non riuscì del tutto, complici le mie mani tremanti, e quando
spinsi il pesante barile a rotolare sul ponte come contrappeso per
sollevare Rev lui cadde sul ponte dopo poco.
Non si fece nulla di preoccupante, ma la botta alla schiena gli tolse
il respiro e lo fece mugugnare di dolore.
“Oddio, scusa!” Dissi, precipitandomi al suo fianco. “Non era quell
al'intenz-”
Mi trovai a terra, la lama puntata alla gola e Rev con un mezzo sorriso
che mi teneva giù.
“Mai abbassare la guardia, ragazzina. Ma a parte questo...” Si alzò per
tendermi una mano. “Potrebbe quasi andare.”
Detto da lui, a me per di più, era sicuramente un complimento.
Az mi saltò al collo, urlando qualcosa di sconnesso che non capii
esattamente, mentre Vee rideva.
“Troppo gentile per metterti al tappeto, Rev... Spero tu non faccia
così anche con i nemici o siamo messi male.” Rise Johnny, strappandomi
un sorriso.
Quando Azriel si staccò da me per andare a rifugiarsi fra le braccia di
Rev sentii qualcuno posarmi una mano sulla testa: era Matt, con uno
sguardo che poteva quasi essere di orgoglio, e lo abbracciai di
slancio. Mi sollevò da terra, stringendomi forte, e sentii la sua
risata vibrarmi nel petto.
“Grazie.” Gli sussurrai all'orecchio.
Per avermi aiutata a decidere di
rimanere.
Lui rise, e mi lasciò andare facendomi l'occhiolino.
“Sei finalmente libera o devo aspettare ancora?” Mi voltai verso Gates
che mi guardava con un sopracciglio inarcato, evidentemente divertito.
Arrossii e aprii la bocca per rispondere, ma finii per fare la solita
scena muta e abbassare imbarazzata lo sguardo a terra.
Ormai ero quasi abituata ad essere messa in imbarazzo da lui, a dire il
vero, ma ero fiera di poter dire che a volte mandavo a segno anche io i
miei colpi. In qualche sporadica occasione.
Intrecciai la mano alla sua, ma lui sciolse la presa per circondarmi i
fianchi e io avvampai di nuovo.
“Allora devo cominciare ad aver paura di te. Se poi ti allena Rev...”
Borbottai una risposta, mentre rifugiavo il viso contro la sua spalla
come una bambina.
Le risate di Az e Vee mi fecero voglia di sprofondare e, mentre gli
altri si univano a loro, mi trovai a sorridere contro Gates.
Fu Rev a rompere quel momento.
“Forza, abbiamo da fare... Gates al timone, Vee e Johnny dovete
sistemare il ponte, Matt finisci di medicare Az.” Alzai la testa e lo
guardai, non mancando di notare che non aveva nominato né me né lui.
Quando lo vidi, fui quasi certa di sbiancare.
“Sei nei guai, bimba...” Sentii Gates sussurrare sorridendo al mio
orecchio.
Rev sogghignò, la spada già in mano.
“Io e Al abbiamo da fare.”.
Note: questa volta sono
puntuale aw
Grazie a chi ci legge!
See ya,
Marinaia Al (e capitano Sah).
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