Il Pozzo era particolarmente buio quella sera, ma a Quattro non importava.
Pensava di essere abituato al buio. Ne aveva uno interiore, uno di quelli che ti svuota dalle emozioni.
Uno di quelli che ti fa desiderare la luce, anche quella impossibile da catturare.
Quattro la stava cercando una luce. La cercava nei freddi corridoi scavati nella pietra, nella mensa ormai vuota e silenziosa, nei ricordi che si affacciavano ad ogni angolo del suo vecchio quartier generale.
Eppure non trovava nulla.
Valeva la pena cercare?
Valeva la pena lottare per andare avanti?
Niente in quel posto buio e desolato sembrava volergli dare la risposta.
"Sei stato coraggioso oggi..."
Quattro si fermò nel bel mezzo della caverna, impietrito all'istante dalla voce così familiare che aveva appena rotto il silenzio.
"Grazie." disse ancora quella.
Si voltò di scatto, teso, scrutando nella penombra del Pozzo con avidità.
In piedi, a solo pochi metri, c'era lei. Esattamente come la ricordava.
I vestiti da Intrepida, i capelli biondi raccolti in una coda, lo sguardo determinato. Tutto che urlava un solo nome.
Quattro perse le parole, persino quelle più brutte, e la fissò in silenzio, tentando di tenere al loro posto i pezzi della sua mente che nel frattempo avevano deciso si scollegarsi dal resto.
"Perché sei qui, Tobias? " gli chiese finalmente lei con sincera curiosità.
"Stavo... io stavo cercando qualcosa." balbettò.
In realtà non sapeva nemmeno lui cos'era andato a fare al Pozzo. Tutta la questione della zip-line e delle ceneri lo avevano stressato parecchio, tanto che si era ritrovato a camminare in direzione del quartier generale ancor prima di salutare gli altri o di pensare a quello che stava facendo.
"Non è qui che devi cercare, lo sai." disse ancora lei sorridendo.
Quattro si chiese se era un sogno, quello che stava vivendo.
Perché lei era morta, ben due anni e mezzo prima.
E quella era davvero l'unica cosa al mondo di cui era sicuro. Ne aveva le prove ogni giorno, quando la sua assenza pesava più di qualsiasi presenza.
Eppure poteva giurare di sentire le guance bagnate dalle lacrime, le gambe tremanti e il petto sul punto di esplodere. Erano sintomi reali, proprio come doveva esserlo anche lei.
Fece un passo avanti con il cuore pieno di speranza, ma la sua voce ruppe ancora una volta il silenzio.
"Lo sai anche tu che non puoi farlo."
"Cosa?"
"Venire da me. Non puoi, non provarci."
Quattro trattenne il respiro.
"Perché no?" chiese in un sussurro.
Lei scosse la testa e si mordicchiò le labbra, come faceva sempre. Era così bella.
"Perché non sono reale, Tobias. Sono fatta di ricordi," disse. "I tuoi."
In quel momento un fischio insopportabile gli invase i timpani e Quattro si ritrovò carponi, lottando invano contro il rumore.
I suoi occhi incontrarono quelli di lei per un istante, bramosi di registrare per l'ultima volta ogni singolo dettaglio delle sue iridi grigie, poi si chiusero definitivamente. Stava scivolando nell'oblio sei sensi, nel buio che aveva dentro.
E di lei sentiva solo la voce.
"Non cercare nel passato, Tobias. Guarda al futuro. Sempre."
Sapeva che lei se ne sarebbe andata. D'altronde non era nemmeno reale. Era solo una stupida proiezione della sua mente.
"Devi farlo."
Eppure avrebbe voluto che rimanesse un altro po'. Solo un altro po'.
C'erano tante cose che doveva dirle, tutte destinate a rimanere sospese nel vuoto. Il vuoto che aveva creato lei nel momento in cui l'aveva lasciato.
"Tris..." la chiamò un'ultima volta, trascinando a fatica la voce fuori dalla sua gola.
Ma lei non rispose, perché ormai non c'era più.
Quattro si accasciò al suolo, senza più forze. Sentiva le lacrime bagnargli il mento e il respiro accelerato.
Le lacrime, quelle erano reali sul serio.
"Tris, ho il buio dentro..." disse, un attimo prima di perdere i sensi.
"Ho il buio dentro."
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