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~I’m here~
“La vita che cos’è, se non un
sogno?„
Attraverso lo specchio e ciò che ***** vi trovò
“Nei
sogni entriamo in un
mondo che è interamente
nostro”, diceva una certa persona. Ma come il mondo reale,
spesso anche quello dei sogni è incontrollabile.
Ciò che si sogna appartiene alla propria mente, questo
è certo, ma ciò non significa necessariamente che
se ne abbia il comando.
Lei non voleva
trovarsi
lì, eppure c’era. Voleva
svegliarsi, sapeva che quello era solo frutto della sua immaginazione,
eppure continuava a scendere, sempre più in
profondità. Voleva potersi muovere, girarsi e tornare verso
la luce, che invece si faceva sempre più lontana, a volte
scomparendo per qualche istante lasciandola
nell’oscurità più completa. Vedeva
piccole bolle d’aria fluttuare verso l’alto senza
controllo, estirpando ogni traccia d’ossigeno dai suoi
polmoni.
Era chiaro che
quello era solo un
sogno. A quelle profondità
gli organi avrebbero già dovuto cedere e ormai
l’aria sarebbe dovuta essere finita da un pezzo. Invece
continuava a sprofondare. Cercava di ribellarsi, ma era in
balìa delle correnti del sogno, che la trasportavano negli
abissi di quell’oceano fittizio.
Pian piano, la luce
proveniente dalla
superficie scomparve nel nulla,
lasciandola nel buio assoluto. Ora, privata della vista, non aveva
alcun punto di riferimento. Anche il senso di caduta svanì.
Galleggiava nel Nulla.
Poi
toccò terra.
Scivolò dolcemente su una
superficie invisibile. O forse era lei che ormai non vedeva
più nulla? Non seppe rispondersi.
Si alzò
dopo alcuni
tentativi, scivolando sulle gambe
intorpidite. Intorno a lei, il Nulla continuava a essere il padrone.
Prima che la mente potesse decidere alcunché, il corpo si
mosse. Camminò. Il tempo nei sogni è qualcosa di
assolutamente astratto. Per la ragazza furono giorni, nella
realtà, forse, solo qualche minuto.
Infine, qualcosa si
mosse
nell’oscurità. Vederlo
era impossibile, ma lei riuscì a percepirlo. Sembrava fatto
della stessa materia del mondo che la circondava, eppure era allo
stesso tempo differente, come se avesse un'altra densità.
Riusciva a percepire i suoi movimenti, ma non avrebbe potuto
descriverlo in alcun modo. L’Essere sembrava rotearle
intorno, una presenza calda e strisciante che la fece sudare freddo.
Benché la mente fosse bloccata, inorridita e terrorizzata,
il corpo continuava ad andare avanti, ora con una lentezza estenuante.
Camminò.
La presenza
continuava a seguirla, scivolando nel
Nulla da cui era stato generato. La ragazza aveva ormai superato lo
shock ma l’Essere continuava a inorridirla e il suo solo
pensiero, al momento, era scappare, ma il corpo continuava a non
risponderle. Mentre l’Essere si muoveva intorno a lei, mentre
temeva di dover rimanere prigioniera di quel sogno eterno, comparve
ciò che per lei più si avvicinava alla salvezza.
A
mezz’aria, di fronte a
lei, si era pian piano delineata una
forma. Una piuma, di un candore abbagliante
nell’oscurità del Nulla, galleggiava senza peso.
In quel momento, il corpo le rispose per la prima volta.
D’istinto la ragazza mosse il braccio e afferrò la
piuma, entusiasta di sentirla solida sotto le dita. Se la
rigirò fra le mani, esaminando l’unica forma
presente in quell’infinito mondo.
Erano solo lei e la
piuma.
E
l’Essere.
Se ne era quasi
dimenticata e, a
quanto pareva, alla cosa non piaceva
essere ignorata. La ragazza la percepì al suo fianco,
immensa eppure solo a pochi centimetri da lei. Avrebbe potuto allungare
un braccio e toccarla ma non si mosse. Rimase invece aggrappata alla
piuma come se fosse la sua ultima speranza.
Percepì
la creatura
avvicinarsi ancor di più,
fino a sentirne il fiato caldo sul collo.
Il suono le
arrivò
da davanti a lei.
«Sono
qui».
La piuma divenne
improvvisamente nera
e spenta. Il Nulla riprese il
sopravvento. Gli Esseri si mossero.
Lily
urlò.
I ragazzi che si erano radunati
nello
scompartimento avevano guardato
Lily Evans assopirsi, sorridendo al pensiero che, solo l’anno
precedente, non si sarebbe mai potuta addormentare sapendo che i
Malandrini erano giusto accanto a lei. Ma l’anno precedente
aveva cambiato molto il modo di pensare della Grifondoro.
Gli altri avevano
quindi continuato a
scherzare come se niente fosse,
consapevoli che il sonno pesante della ragazza li avrebbe aiutati. Dopo
non molto, però, Emmeline aveva cominciato a capire che
c’era qualcosa che non andava.
Lily aveva
cominciato ad agitarsi nel
sonno e a mugugnare leggermente.
L’amica l’aveva allora scossa un po’,
tentando di farla riemergere dai suoi sogni quel tanto che bastava da
potersi calmare. Lily non aveva fatto una piega e, anzi, aveva
cominciato a mormorare parole incomprensibili e a sudare visibilmente.
Emmeline aveva allora aggrottato le sopracciglia, preoccupata, e aveva
provato a muovere di nuovo l’addormentata, questa volta con
un po’ più di forza. Come se non avesse fatto
nulla.
«Tutto
bene?»
aveva chiesto James, osservando
attentamente la rossa. Emmeline scrollò le spalle. Mike si
avvicinò a Lily e le prese una mano.
«È
gelida» disse. Ormai lo sguardo dei
presenti era puntato sulla ragazza.
«Lily?»
chiamò Emmeline, provando a
svegliarla. «Lily?».
In altre occasioni,
nessuno si
sarebbe preoccupato in quel modo.
Avrebbero lasciato che la ragazza terminasse il suo sogno, pur brutto
che fosse, e poi sarebbe stato tutto dimenticato. Ma l’incubo
che sembrava avere in quel momento pareva averla indebolita anche
fisicamente: in pochi secondi aveva perso colore e ora il sudore le
incollava i capelli rosso fuoco alla fronte.
Mentre Mary si
stava avvicinando a
Lily per esaminarne le condizioni,
questa si svegliò improvvisamente, emettendo un urlo
strozzato. Nessuno parlò, lasciando che la ragazza si
riprendesse. Ansimava faticosamente e aveva gli occhi sgranati.
«Lils»
sussurrò gentilmente Mike,
chinandosi verso di lei. «Come stai?».
Lily
annuì più
volte ma ancora guardava a terra e
non riusciva a parlare. Deglutì.
«Sto
bene»
mentì. Poi alzò
lentamente gli occhi su di lui che la vide aggrottare le sopracciglia
con sospetto. Accanto a lui James si torturava le mani e fissava la
ragazza, come se si stesse trattenendo dal fare o dire qualcosa.
«Sicura
di stare bene,
sorellina?» chiese
nuovamente Michael. Lily, per un solo e brevissimo istante,
sembrò terrorizzata. La ragazza annuì di nuovo e
si alzò, tremando leggermente.
«Dove
vai?»
chiese Mary, cercando di tenerla seduta
perché non si sforzasse.
«In
bagno»
rispose Lily, scansando
l’amica e uscendo dallo scompartimento.
Emmeline si
alzò, con aria preoccupata. «Meglio
seguirla».
Mary
annuì e, dopo un
leggero bacio a Sirius, seguì Emmeline fuori dallo scompartimento.
Nessuno, in quel momento,
avrebbe
potuto capire appieno come si sentiva
Lily. In un turbine di confusione e paura, la ragazza non riusciva a
smettere di ricordare l’orrida presenza dell’Essere
che le aveva sussurrato all’orecchio.
«Sono
qui».
Hello guys!
Ho, come promesso,
pubblicato il prologo di questa mia nuova storia, di cui, probabilmente
non si capisce un accidente. Ma tranquilli: tutto nella norma.
Come anticipato sin dal titolo, la protagonista di questa fanfiction
è la dolce, cara e a volte letale Lily Evans. Anticipo che
non ho mai scritto dal punto di vista di ragazze (anche se in terza
persona, il punto di riferimento è sempre Lily) pertanto
chiedo già ora perdono al vasto pubblico femminile di questo
fandom. Le cazzate le faccio, per cui aspettatevele.
Voglio dirvi qualcosa che sarà particolarmente essenziale
per capire questa fanfiction: questa storia è ambientata in
uno degli universi paralleli di
cui parlo anche nella mia altra fanfic, The Storytellers.
Pertanto, troverete molte discordanze dall'universo del nostro Harry
Potter e anche da quello di The Storytellers.
Ciò che vi potreste chiedere è: perché
ambientare la storia in un universo parallelo? La cosa è
molto semplice e potrebbe far storcere il naso ai più: per
avere più libertà nella scrittura. La storia che
voglio scrivere, infatti, avrà dei risvolti che la
staccheranno molto dall'Harry Potter che conosciamo
(non vi anticipo nulla) e che possono essere, se non spiegati,
perlomeno accettati con la localizzazione in un
altro universo. Ergo: tutto ciò che verrà narrato
in questa storia non avrà influenze sull'universo Potteriano
che conosciamo (chiamiamolo Universo R, come "Rowling"), ma solo su
questo, l'Universo W (da Wonderland).
Altra e ultima cosa: perché Wonderland? Che c'entra il Paese
delle Meraviglie? Quasi un tubo, in realtà. Semplicemente,
uno dei temi centrali (sta a voi capire quale) l'accomunerà
alla splendida storia di
Carroll e molti personaggi e situazioni ne conterranno riferimenti.
Direi, quindi, di concludere qui questa premessa più lunga
dell'intero capitolo.
Ciò che avevo da dire, credo, l'ho detto, ma se avete altre
domande fatele pure.
Spero che questo capitolo introduttivo, e molto incasinato, vi sia
piaciuto. Vi pregherei di lasciare una recensione, anche piccola, per
farmi sapere cosa ne pensate della storia e se, per voi, potrebbe
uscirne qualcosa d'interessante.
Con affetto,
hufflerin
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