IL FU LEAR
Quel mattino il ragionier Lear si
svegliò di soprassalto: il fiato corto, il cuore a mille e
le gambe che tremavano. Una sciacquata al viso e, nel riflettersi allo
specchio, il ricordo dell’incubo.
Ma…lo specchio…lo specchio non lo riflette!!!
Povero ragionier Lear, ma tu guarda se ora pure la vista gli deve
tirare certi scherzi simili? Non può che essere colpa
dell’età.
Uno di questi giorni andrà diritto dall’oculista.
Ormai ha deciso. Si ritaglierà un attimo di tempo e
poi… via, per riacquisire una vista che da un po’
di mesi non fa altro che ingannarlo, fa cilecca!
E poi al lavoro…lo Stato… ogni anno la pensione
sembra vicina ma…
Ma è ora di andare all’ufficio ragionier Lear, o
il “capo” le darà un’altra
lavata di capo…ehm, volevo dire le farà
un’altra bella predica perché è da una
bella settimana che non arriva neanche una volta in orario.
Sì, ma oggi non la saluta nessuno in ufficio? Ma che
è? Ieri ha litigato con qualcuno per caso? Oh, ecco che
arriva il “capo”: ora gliene dirà
quattro, anche oggi è arrivato in ritardo.
Ma come? Non la guarda neppure e tira dritto fino alla scrivania di
Jeffr, il suo vicino di posto.
Ma che fa? Chiede di lei a Jeffr? Ma che è, non
l’ha vista? E Jeffr fa finta anche lui di non averla veduta
oggi?
Sarà uno scherzo, uno scherzo di pessimo gusto, non
è vero ragionier Lear…ragionier
Lear?…ma dove siete?
Ah, eccola…ma che fa? Corre disperato per la strada?! Come
“è morto”? Chi? Lei?!
Ma la smetta di fare il deficiente! Ma…ma che fa?! Si
rimetta immediatamente i pantaloni! Siamo per strada!
C’è tanta gente!
Sì ma… ma nessuno la nota. Impossibile!
Pure le mutande?! Questo no, ragionier Lear, questo no, abbia
pietà di me, almeno!
Niente, nessuno si è accorto di lei.
Deve trattarsi di un sogno.
Non… non mi dica che è un fantasma rimasto
prigioniero sulla Terra, che queste cose sono solo da copione
hollywoodiano.
Eppure, certo, questo suo caso è davvero strano.
Sì, lo vedo! Riesce ad attraversare i muri. Stupefacente,
che vuole che le dica?!
Ma dica: lei, ieri notte, si è addormentato coricato sul
fianco di sinistra, su quello di destra, o supino?
Ah, ho capito. Prima a destra, poi a sinistra ed ha preso sonno solo
quando si è messo supino.
Ma era troppo tardi ragionier Lear, e poi lo sapeva ben da tanto,
troppo tempo, che lei riesce ad addormentarsi solo da supino. Troppo
tardi. Troppo tardi perché la posizione supina riuscisse a
farle recuperare il sonno perso assumendo le altre due infruttuose
posizioni laterali.
È rimasto fregato. Non c’è che dire,
fregato!
NOTE DELL’AUTORE:
Questa
“parodia” (chiamiamola un po’
così…) del “Re Lear” di
Shakespeare apparentemente può sembrare semplice e lineare,
ma in realtà – modestia a parte – si
tratta di un’operazione intellettuale alquanto ardita. Dopo
aver visto il film “Ran” di Akira Kurosawa, che
rileggeva a suo modo in epoca samurai l’opera shakespeariana,
decisi di stravolgerla anch’io. Così scrissi i
miei primi 3 racconti, ognuno dei quali stravolgeva sempre
più il “Re Lear”. Questo che ho
pubblicato è l’ultimo, il più ESTREMO.
Qui tutto è interiorizzato nel protagonista (ed
inevitabilmente decontestualizzato): cose, avvenimenti e personaggi (di
fatti, le 3 figlie del re Lear sono rappresentate dalle 3 posizioni
tenute a letto). In tal modo ho voluto estrapolare la
“morale” della tragica ed universale storia,
liberandola di qualsiasi orpello e riducendola alla sua struttura
essenziale ed austera. Infine mi sono voluto divertire sotto il profilo
formale, adoperando un punto di vista narrativo molto particolare, e
costruendo la storia in maniera molto ironica e grottesca: questa
scelta stilistica enfatizza in maniera opposta la storia raccontata,
che in realtà è tragica e rappresentativa
dell’incapacità umana di “credere ai
propri occhi pur avendo fiducia in sé”.
Un grazie sincero a tutti quelli che vorranno recensirla, nel bene e
nel male.
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