[edit del 22-02-2011]
I
miei sogni no
«Tu hai ogni genere di
stranezze che ti frullano per
la testa, figliolo… le avevo anch’io,
quand’ero giovane come te, ma i sogni,
figliolo, in questo angolo di mondo, finiscono in un boccale di
birra.»
«I miei sogni no,
papà. Coltiverò la mia terra, un
giorno.»
Joe e Joseph Donnelly,
“Cuori ribelli”
La terra è morbida. Il paletto affonda con dolcezza.
Abbiamo picchettato la nostra terra.
La nostra terra.
La mano di Joseph stringe ancora per un attimo, poi si apre.
Nell’aria polverosa, fra le grida della corsa e i nitriti dei
cavalli, i nostri abiti sporchi ci confondono con gli altri
avventurieri; si fatica a vedere… ma che importa? Joseph
è disteso
sul prato. Joseph respira, mi guarda.
Dio, grazie! I suoi occhi hanno smesso di allontanarsi; nelle sue
guance torna colore.
Mi appoggio a un braccio e ricambio il suo sguardo, poi mi torna in
mente Steven. Steven ha cercato di ucciderlo; mi avrebbe avuta anche
al prezzo dell’assassinio, ma non me l’ha sottratto
e ora, per
sua estrema umiliazione, è il sorriso un po’
storto e rassegnato
di un contadino a ricevere la mia promessa. Sì, ce
l’abbiamo
fatta.
Ci sei riuscito, Joseph, hai la tua terra… e avrai me.
All’improvviso me ne rendo conto: è finita. I
travagli, le
speranze e l’incertezza dei giorni irlandesi non esistono
più.
Siamo in Oklahoma, vincitori. E’ il momento prezioso del
giubilo,
quando il trionfo è ancora fresco e dorato.
Addio Irlanda, addio infanzia; mai come ora vi sento lontane.
Chissà,
forse tornerò, un giorno.
«Io appartengo all’Irlanda!» mi
gridò Joseph un giorno. Sì,
anch'io. Torneremo a vagare fra le nebbie, nelle praterie, col vento
che ulula dalle fessure delle scogliere, fianco a fianco. E' una
promessa. La nostalgia si mescola alla gioia, ma c'è troppo
sole per
piangere.
Scelgo di ridere. Joseph, che carezza leggermente l’erba
piegata,
inarca le sopracciglia.
Ah, il suo sorriso.
Lui sarà il mio amore in terra straniera. Nella nostra
terra, dove
gli alberi crescono in riva al fiume e l’erba è
pettinata dal
vento – proprio come avevamo desiderato quella notte, sotto
la
coltre di Natale – costruiremo il nostro futuro. Ed io
entrerò
nella sua casa come sposa.
Ah, come aborrivo l’idea del matrimonio, una volta! Ci
sarebbe
stato Steven all’altare. Mai più gente come lui,
mai più.
E posso già immaginare la reazione di mia madre: «Sposarlo?
Quel Donnelly?»
E la mia risposta, seria: «Proprio così.»
«Ma… e Steven?»
«L’ho scaricato.»
«Oh, Signore.»
«Mamma, non fare del melodramma.»
«Shannon, cara, io smetterò di esser
melodrammatica quando tu dirai
che è tutto uno scherzo.»
Allora eccomi scodellare una battuta salace sul fatto d’aver
vissuto con Joseph per mesi.
Rido ancora, stendendomi sul prato. Sono moderna? Vivo in America?
Qui tutto è possibile! E qui vivrò, insieme
all’uomo che amo,
affrontando le difficoltà che verranno con la consapevolezza
di non
aver tradito i miei sogni.
Questo mi ripete Joseph, mentre la brezza strappa dalle mie mani il
pomposo velo della mamma, e io rido.
Ecco, sono arrivata alla fine del viaggio.
O, piuttosto, all’inizio.
end
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