ぬくもり
nukumori
Trentotto e mezzo.
Satsuki non
può astenersi dallo sbuffare sonoramente, osservando il
termometro. Solo lei poteva prendersi la febbre. Non Dai-chan, che se
ne andava in giro con le maniche corte – cortissime!
– a marzo, né Sakurai-kun che pure lui se ne
andava in giro senza sciarpa. Quella febbre è toccata solo a
lei.
«
Satsuki? » la voce di sua madre attira la sua attenzione, e
la ragazza cerca di alzare la testa seppur la grave fatica che le pesa
sulle spalle. La mano gentile della donna la rimette sotto le coperte,
accarezzandole una guancia.
«
Stai tranquilla, Satsuki, ho già chiamato scuola.
» le dice, cercando di essere rassicurante. Momoi si
tranquillizza un poco, tirando le coperte fino al naso e sbuffando.
L’anno scolastico stava finendo, e a quanto pareva a lei
toccava spenderlo a letto.
Sua madre
le prova nuovamente la febbre, la fa mangiare e dopo la medicina la
rimette a letto. Satsuki si sente tanto una bambina nelle mani della
donna, ma la lascia fare senza protestare.
Dopo che la
madre ha chiuso le tende e uscita augurandole un buon riposo, Satsuki
si gira su un lato cercando di prendere sonno.
Si sente
sciocca, perché ammalarsi in quel periodo lo era davvero.
L’ultima volta che si era ammalata aveva nove anni,
all’incirca. Un lieve sorriso non può che
incresparle le labbra.
Era un
ricordo piuttosto speciale, quello, e ripensandoci Satsuki finisce
inevitabilmente a sprofondare nel sonno.
Aveva piagnucolato tanto, e
con passo traballante era addirittura arrivata al genkan per andare a
scuola. Venne ben presto presa da sua madre che, con tanto di
rimproveri, l’aveva rimessa a letto nonostante le sue lacrime.
Quel giorno Dai-chan giocava a
basket dopo un inverno gelido passato in casa e lei voleva tanto
vederlo. E, invece, per colpa di quella stupida febbre si sarebbe persa
sia le lezioni sia il resto.
Era frustrante, tanto che
grossi lacrimoni ben presto apparvero agli angoli degli occhi.
Lei non voleva starsene a
letto, quel giorno, e invece le toccava. Passò tutta la
giornata in un perenne stato di dormiveglia, senza riposo ma nemmeno
completamente cosciente.
Almeno finché una
persona inaspettata non comparve nella sua stanza.
Alle prime Satsuki
sbatté gli occhi, incredula, per poi alzare la testa fin che
potette. Non ci credeva. Per un attimo le venne da pensare che stia
sognando, oppure che era solo frutto della sua immaginazione.
« M-mia mamma ha
detto che sei ammalata. » le disse allora lui, sfatando le
sue ipotesi. Satsuki tornò ad appoggiare la testa sul
cuscino, annuendo. Con piccoli passi Daiki si avvicinò al
letto, inginocchiandosi per essere alla stessa altezza degli occhi
dell’amica.
« Però,
ho portato un- »
« Dai-chan, cosa ci
fai qui? » il tono di lei era inquisitorio, e non ammetteva
silenzi. « Dovresti essere al campetto a giocare a basket.
» Satsuki era decisamente perplessa, e non lo nascondeva.
Si creò un silenzio
imbarazzante, con Daiki che trovava molto interessante il pavimento
della stanza.
« Ti ho portato una
cosa da mangiare da parte di mia mamma. » disse, stringendo
un po’ le labbra. E senza preavviso Satsuki si trova in bocca
un cucchiaio. La lingua tasta un sapore dolce, anche se non riesce a
definirlo.
« E’
buono. » riuscì a dire, schioccando la lingua
contro il palato. Il suo migliore amico sembrò soddisfatto,
allungandole un’altra cucchiaiata dopo che l’ha
messa seduta. Satsuki si lasciò trattare come una bambola,
era completamente nelle mani di Dai-chan.
« Dai-chan, dovresti
essere al campetto a giocare a basket… »
riuscì a sussurrare, dopo essersi infilata nuovamente sotto
le lenzuola.
« Nah, non
è divertente se non ci sei tu a rompere. » le
disse lui, alzando la coperta e infilandosi nel letto accanto a lei.
Satsuki volle protestare, ma in fondo non dispiaceva neanche a lei.
«
C’è tutta l’estate, per giocare.
»
Quando
riapre gli occhi, strofinandoli stancamente, Satsuki crede di trovarsi
nuovamente davanti a quella stessa scena. Quello di prima era un sogno
nel passato, un ricordo caro. Dai-chan si era preso poi una febbre
tosta, per quella dormita. Ma non gliene ha mai fatto una colpa.
E ora,
c’era di nuovo Daiki nella sua stanza. Satsuki si sistema
meglio il cuscino, lanciandogli un’occhiata di sufficienza.
«
Daiki. » inizia, cercando di sembrare intimidatoria.
« Se sei qui per fare l’infermiere, per favore, vai
via. Ho ancora intenzione di vivere. » questi le sembra
davvero offeso.
«
Ah, grazie. » sbotta allora lui.
«
Dai-chan, avete una partita contro il Seirin tra due giorni. Tu che sei
il capitano dovresti essere in palestra ad allenare la squadra.
» l’asso del Too si lascia andare a una alzata di
spalle.
«
Ryo se la caverà benissimo. » le risponde, e Momoi
vorrebbe tanto picchiare la testa contro qualcosa di contundente. Le
matricole non hanno mai dato retta al tiratore della squadra.
«
Dai-chan, perché sei qui? »
«
Sei la mia ragazza. » le risponde lui, semplicemente.
« Se non fossi venuto, poi mi avresti dato
dell’insensibile. »
«
E ti avrei privato del sesso. » Aomine sussulta,
perché Momoi è sempre stata piuttosto perspicace.
«
Pensi sempre così male dell’unico ragazzo che ha
avuto il coraggio di mettersi con te? »
«
Se è un gran pervertito, sì. »
«
Ma senti questa… » dice allora Daiki, alzando le
lenzuola e infilandosi sotto le coperte. Satsuki non può che
diventare una statua di sale.
«
D-dai-chan!! Sono
ammalata!
Ho la febbre! Cosa succederà se ti ammali anche tu?
» prese ad agitarsi. Aomine sbuffa, attirando la sua ragazza
più vicino.
«
Non mi ammalerò. » Satsuki non è
così convinta, ma si lascia stringere in uno di quei pochi
momenti di tenerezza a cui Aomine la sottopone. In pubblico, Daiki non
la sfiora nemmeno per sbaglio. Molti non sanno nemmeno che stanno
insieme – e coloro che hanno voluto provarci con Satsuki,
sono ben presto stati spazzati via da parole poco gentili e
un’espressione terrificante. Ma a lei va bene
così. Dovrà fare da balia a quel bambino per il
resto della sua vita, ma non le dispiace poi così tanto.
Finché lei avrebbe seguito la luce accecante di Daiki, non
ci sarebbe stato nessun problema. Satsuki si accoccola meglio contro il
solido corpo del suo ragazzo, passandogli le mani su fianchi.
«
E-e-etchium! » nel sentire quello starnuto Satsuki sospira.
Sì, probabilmente vincere contro il Seirin sarebbe stato un
po’ difficile.
Buonsalve.
Che dire, mi ripresento nuovamente qui. E ci sarò anche
domani - questa è una minaccia, signore, sappiatelo.
La AoMomo è una coppia che mi è molto cara. E mi
piace trattarla in tutte le salse, perché sono e rimangono
comunque adorabili. E' una post!canon in cui questi due stanno insieme
- dovrebbe essere ambientata verso febbraio/marzo del secondo anno.
Insomma, mi dispiace che su di loro circoli poca roba
(ç_ç) ma fortunatamente
(fuggite finché siete in tempo) ci penso io a rimediare!!
Spero che vi piaccia!
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