Questione di cuore.

di tomlincoffee
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28 Luglio, Oakland.
 
Gli capitava spesso di viaggiare per lavoro, anzi, è meglio dire che era sempre in trasferta, ma la cosa non gli pesava affatto. Viaggiare non gli costava nulla, perché David Cooper non aveva una famiglia da cui tornare, ed era una scelta accurata, perché con la vita che conduceva sarebbe stata un peso.

Stava tornando dal bar all'angolo e, di solito, dopo aver passato il pomeriggio a parlare, nelle varie conferenze, dei prodotti che vendeva l'azienda per cui lavorava, si concedeva una pausa tra un sorso di whiskey e l'altro.
A trent'anni passati, quasi quaranta, si ritrovava a dover girare tutto il nord America, la maggior parte delle volte senza dover spendere molto. E lui non si lamentava affatto, anzi!
Quando uscì dal bar, in modo brusco, pioveva a dirotto. Non aveva l’ombrello con sé, quindi si limitò a camminare sotto i balconi frettolosamente.
Nello stesso modo in cui uscì dal bar entrò nell’albergo, si avvicinò al bancone della reception e suonò il campanello. L’uomo, voltato di spalle, si girò e gli rivolse un sorriso seguito dalla frase: «La sua camera, signore?»
David, alzando lo sguardo sugli occhi dell’altro, rispose semplicemente: «345, grazie.» Prese le chiavi che gli stava porgendo, ringraziando il personale imitando il medesimo cenno del capo. Si incamminò verso l’ascensore e, dopo esservi entrato, premette stancamente il pulsante del quinto piano, lasciandosi andare contro la parete.

Quando entrò nella suite si rese conto di quanto era estenuato. Posò, senza prestare la minima attenzione, la giacca sul letto e si tolse la cravatta già allentata. Si spogliò del tutto e andò in bagno, dove cominciò a far scaldare l’acqua della doccia, per poi entrare nella cabina e far sì che l’acqua portasse via lo sporco di quella giornata. Uscendo si legò in vita un lungo asciugamano bianco ed uscì dal bagno alla ricerca di qualcosa da indossare per la notte.
Improvvisamente, nella stanza avvertì un forte cambiamento di temperatura, ma non se ne curò molto e accese il riscaldamento. Frugò in valigia i pantaloni di una tuta e una t-shirt, ma mentre era impegnato a tirar fuori dal borsone gli indumenti, sentì di nuovo un brivido salirgli lungo la schiena. Ebbe la sensazione di doversi girare. E così fece.

Si trovò davanti una donna piuttosto pallida, i capelli unti e spettinati le scendevano dritti lungo le spalle, indossava un abito da sposa sgualcito il cui colore originale era andato perduto, sostituito dallo sporco, e in mano portava un mazzo di rose blu ormai morte. Giurò di essere ubriaco e, se non ci avesse creduto, ebbe la sensazione di ritrovarsi ne “La sposa cadavere” di Tim Burton.
Traumatizzato da quella visione, non potè fare a meno di chiedersi da dove arrivava la donna. Fece per chiederglielo, ma le parole gli morirono in gola ancor prima di essere pronunciate perché la sposa, senza alcuno scrupolo, portò la mano all’interno del corpo di David e, con violenza, strappò via il cuore.




Hello, boys!
Ciao! Siamo Sarah e Pia, due esaurite che si conoscono da una vita (in realtà solo pochi anni, ma sembra che ci sopportiamo da molto, molto più tempo).
Abbiamo deciso di unire le nostre passioni - le due cose che ci fanno fangirlare - in questa cosa storia!
Io (Pia) ci ho messo tre ore per capire come fare a pubblicare una storia, siamo anche emozionate, quindi recensite e aiutateci a migliorare. c:
Baci!




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