NArutozzi
NARUTOZZI
Ragionier Uzu
Il ninja e il ragioniere
Era una mattina come tante, in quel di Konoha.
I passeri cinguettavano fuori dalla finestra, mentre il neo-eletto
settimo Hokage stava ammirando il suo riflesso nel vetro.
Lo aveva desiderato da una vita, ma finalmente quella meta tanto ambita
era stata raggiunta.
Si sentì bussare alla porta.
- Avanti. - Disse.
Era Shizune.
- Buongiorno, signor Hokage, e congratulazioni.
Il destinatario del complimento accolse quest'ultimo con un grande
sorriso, ma per un moto di imbarazzo si mise una mano dietro la testa e
arrossì.
- E' buffo, - Commentò con un sorriso. - Ho sempre sognato di poter
essere un giorno
chiamato Hokage, ed ora che me lo dicono tutti, non riesco a farci
l'abitudine!
- In breve tempo non ci farai neppure caso. - Rassicurò la fedele
assistente. - la quinta Hokage, agli inizi, era ancora più spaesata di
te.
- A proposito, come sta la vecchia?
- Si è ritirata da tempo. Con la minaccia dell'Organizzazione Alba
ormai un ricordo e il periodo di pace che stiamo vivendo, ha deciso di
prendersi il meritato riposo. Si
prospetta un radioso futuro per il villaggio. Specialmente sotto la
guida di colui che l'ha salvato.
- Così mi fai arrossire! - Si schernì il ragazzo, sventolando la mano
come a disperdere l'aria che si era fatta improvvisamente calda.
Dopodiché avanzò, esitando, una richiesta. - Ehm, Shizune...?
- Sì, Hokage?
- Ehm, ecco... almeno in privato, mi puoi chiamare semplicemente Naruto?
Shizune ridacchiò. - D'accordo, se ti fa piacere...
Il salvatore del villaggio della Foglia guardò le delicate e
leggermente sensuali labbra della donna pronunciare il suo nome. Studiò
attentamente la forma della bocca mentre pronunciava vocali e
consonanti.
Enne, A, Erre, U, Ti, Di, Erre, Erre, I, Enne, enne, enne, enne,
enne....
- No, non è così che si pronuncia il mio nome... - Commentò Naruto con
la bocca impastata, per poi aprire gli occhi di colpo.
Quello che stava sentendo non era la voce di Shizune, ma un trillo.
Il trillo della sveglia.
Sfortunatamente per Naruto, quello era stato solo uno dei suoi sogni mostruosamente proibiti.
Il fastidioso drinnnnnn gli
rimbombò nella calotta cranica, scuotendogli quel poco di materia
grigia ancora impegnata nella fase Rem.
Guardò le lancette sul quadrante della
fastidiosa seccatrice, e fu un'ondata di panico.
- E' tardi!
Gettò di lato il lenzuolo, e si mise seduto sul letto. Si prese a
ceffoni la faccia, per scrollare via i residui di sonno.
- Ciao, Naru-chan!
Naruto guardò in direzione della voce, e trasalì, mentre l'affettuosa
consorte gli mandava un bacio al volo.
Era sua moglie, la signora Hina,
al secolo Hinata Hyuga, che lo stava fissando da dietro lo stipite
della porta.
- Perché ti stai nascondendo?
- Scusa... - Rispose la moglie, arrossendo. - Ma eri così carino mentre
dormivi, che non ho resistito alla tentazione...
Di spiarmi da dietro qualcosa,
avrebbe voluto aggiungere Naruto, ma sapeva che in quel momento del
mattino tutto era calcolato sul filo dei secondi, e non poteva
permettersi di perdere tempo.
- Hina, hai pronta la colazione?
La signora annuì ed entrò nella camera matrimoniale, con un vassoio e
una tazza fumante.
Naruto la prese e la trangugiò tutta d'un fiato.
Era il temibile té della signora Hina: tremila gradi Fahrenheit,
l'equivalente della Fiamma Nera di Itachi.
Con un urlo animalesco e la bocca in preda ai fumi, Naruto si precipitò
in cucina per stemperare la lingua sotto il rubinetto.
Hinata fece il suo ingresso, con la seconda parte del pasto: Ramen
istantaneo al sapore caffè.
Naruto le fece cenno di avvicinarsi, prese la vaschetta e le bacchette
e cominciò a trangugiarli, mentre Hina si occupava di pettinare il
marito.
L'effetto degli spaghetti aromatizzati si fece subito sentire: un
rumore di stomaco indicò a Naruto il momento di chiudersi in bagno per
espletare le funzioni fisiologiche.
Hina contò fino a dieci, e poi bussò. Il rumore di uno sciacquone
precedette l'uscita del ninja dal locale sanitario.
Nel vestirsi, Naruto creò due copie si sé stesso per aiutarsi.
Il tempo stringeva, ma il biondo si sentì in dovere di muovere
un'obiezione nei confronti della consorte.
- Hina cara, mi fa piacere che mi osservi con tanta devozione, ma
potresti evitare, per favore, il Byakugan? Quelle venature sotto gli
occhi mi fanno una certa impressione...
La signora Hina non riusciva a capire bene la richiesta di Naruto.
- Naru-chan, ma io non sto usando il Byakugan.
Naruto si tappò la bocca, sperando che Hinata non cogliesse la gaffe.
Dopotutto, ormai era passato tanto tempo, e la signora Hina non era più
nel fiore degli anni, qualche ruga ci poteva scappare... anche se ora
la faccia di sua moglie sembrava un crepaccio.
Mentre ebbe finito di vestirsi, Naruto congedò le due copie in uno
sbuffo di fumo, e salutò Hina sulla porta.
Ne approfittò per chiedere una cosa alla moglie, un dubbio che si era
sempre posto fin da quando loro due si erano sposati.
- Hina, ma tu mi am....?
- Io ti ammiro moltissimo! - Confermò Hinata con fervore, sicura, con
quella frase, di infondere la giusta carica al suo partner.
Dall'espressione delusa del marito, però, capì che l'effetto non era
stato quello sperato.
Naruto si congedò, dopo quella ennesima dimostrazione di quanto la vita
gli volesse bene, e si preparò nel consueto salto di albero in albero.
Ma Naruto non poteva sapere che il giorno prima tutta la foresta era
stata abbattuta per fare posto a una super-autostrada, progettata per
agevolare il traffico di automobili tra Konoha e la periferia.
In macchina, ora, Naruto ci avrebbe impiegato metà del tempo.
Peccato che non sapesse, come nessun ninja di quelle parti, che cosa
fosse in effetti un'automobile.
Non gli rimase che correre a perdifiato, aiutandosi a volte con
un'andatura a quattro zampe che gli procurò diverse abrasioni alle mani.
Arrivò sul filo dei secondi alla sede della Megaditta per la quale
lavorava, la temibile Konoha S.p.A, quasi stroncato da una crisi
cardiorespiratoria.
Steso a terra con il badge ancora in mano, bollando a 0.01 secondi
prima del risuonare della sirena d'inizio, venne calpestato come uno
zerbino da due tacchi a spillo, che nell'equivoco, si sfregarono sulla
devastata schiena di Naruto, per pulirsi dai residui di una cacca di
cane precedentemente calpestata.
La visione delle due scarpette rosse, tuttavia, fu come una visione da
eden agli occhi del Ninja.
Gli occhi figurarono per un momento la Santa Vergine degli Hokage
sorridergli dall'alto della rampa di scale che portava agli uffici.
La Santa Vergine mutò improvvisamente in una signora, anzi, signorina
dai capelli rosa, che gli urlò contrò il suo rimprovero.
- Narutozzi! Cosa ci fa lì per terra?
La voce della fanciulla suonò come la tromba del giudizio dalla tromba
delle scale, da parte di un dea che Naruto aveva cercato disperatamente
di trombar...ehm, corteggiare da ben 326 puntate regolari e 953 filler.
- Signorina Haruni! - Esordì, scattando in piedi come un soldato
sull'attenti. - Un meraviglioso buongiorno a lei!
La signorina Haruni, al
secolo
Sakura Haruno, interesse amoroso di Naruto da ben vent'anni di manga,
per non lasciare il suo ruolo di 'bella e irraggiungibile', aveva
finito con il rimanere 'irraggiungibile' per via dello sfiorire della
bellezza con l'età.
Il fisico gracile e rettilineo in questo non l'aveva mai aiutata nelle
questioni amorose, indirizzandola all'Ufficio Medico, dove cercava
tutti i giorni di dare quell'amore che mai era riuscita a dare.
Naruto per lei era rimasto l'unico giocattolo amoroso sempre fedele,
che usava impunemente per ottenere favori e coprire assenze
ingiustificate, e come comodo capro espiatorio per pene corporali da
parte dei dirigenti,
anche di genere sessuale.
Quella mattina, forse le mestruazioni, che al contrario di tutte le
altre donne la rendevano amorevole come una gatta in calore,
trasformandola in un'arpia per tutto il resto del tempo, non ignorò
come al solito il cordiale buongiorno di Naruto, anzi, ne fu lusingata.
- Oh, - Esordì. - Mi chiami pure Sakura, ormai sono anni che ci
conosciamo...
Questo alle orecchie di Naruto suonò come la Filarmonica di Vienna.
- Va bene... Sakura!
- Ripensandoci, - Ritrattò la donna, con una lieve smorfia di disgusto
per il suo nome pronunciato da quel rifiuto umano. - Mi chiami ancora
signorina Haruni. Ha... ha un così bel suono detto da lei! - Aggiunse
con un tono falsamente mellifluo.
- Come preferisce... signorina Haruni. - Rispose Naruto nella più
totale venerazione.
- Oooh, Puccettesta Quadra!
Naruto si girò in direzione della nuova voce, cercando di nascondere il
suo astio.
Era il geometra Sasukalboni,
al secolo Sasuke Uchiha, della maledetta dinastia degli Uchiha, i cui
componenti erano destinati a morire in giovane età.
Sasuke era ovviamente l'unica eccezione, e dal modo in cui la signorina
Haruhi cinguettava in sua presenza, Naruto si domandò perché ancora non
avesse raggiunto gli antenati, levandosi così dal cuore di Sakura e
facendogli così un favore
Il ninja dell'Ufficio Vendicatori prese sottobraccio la signorina
Haruhi ignorando le proteste di Narutozzi, e la portò via senza neppure
salutare.
Naruto cominciò a caricare una Rasengan di insulti quando qualcuno lo
chiamò alle spalle, spaventandolo e facendogli lanciare la palla
energetica sul soffitto.
- Altri duecentomila ryo trattenuti dalla busta paga. - Constatò
il povero ragioniere con voce strozzata, osservando il buco che faceva
vedere il cielo nuvoloso.
- Oh, cosa vuole che sia, Narutozzi, sono solo tre stipendi!
Naruto si voltò verso la voce colpevole.
- Ragionier Rock-lini, mi ha spaventato!
Il Ragionier Rockl-ini, al
secolo Rock Lee, dell'Ufficio Missioni insieme a Naruto, attualmente
svolgente incarico come portiere presso le otto porte del Chakra, che
altri non è che il nome della palazzina della Megaditta.
Comunque fosse, Naruto volle chiarire una cosa una volta per tutte.
- Ma perché mi chiamate tutti Narutozzi? Il mio nome è Naruto!
- Scusi, sa, ma i cognomi son tutti simili, signor Narutocci.
- Naruto! Ed è un nome!
- Non si perda in futili dettagli,Narutosky!
See, la danza della steppa.
Naruto alla fine si arrese.
- Vada per Narutozzi.
- Molto bene, ragioniere! - Concluse soddisfatto Rock-lini.
- Mi scusi, ragionier Rock-lini. - Domandò Narutozzi. - Ma perché tiene
per mano un travestito?
E indicò un inquietante uomo dai capelli lunghi, forse una parrucca,
con aria stralunata e inquietante, ma soprattutto le stesse atroci
rughe che aveva notato quella mattina in sua moglie Hina.
- Non sarà che lei...? - Insinuò Naruto, portando l'indice sul lobo
dell'orecchio e battendolo ripetutamente, con chiare insinuazioni di
omosessualità.
- Ma che dice, ragionere? - Chiese Rock-lini sconcertato. - Non
riconosce più suo cognato?
Narutozzi arrossì per la gaffe appena detta, ma sulle prime non aveva
riconosciuto l'autistica persona che si faceva trascinare da Rock-lini
come una bambola pettinata come la bambina di The Ring.
Il ninja lo guardò per un attimo ma distolse quasi subito lo sguardo,
incapace di sopportare i dettagli di quella disgustosa faccia.
Era Maria-Neji-la Huga, al
secolo Neji Hyuga, cugino della signora Hina e deceduto durante la
quarta guerra Ninja.
Resuscitato tramite il Dottor Kabuki, pagato con onorario in nero per
il quale Narutozzi avrebbe pagato cambiali fino al 2018, l'esperimento
tuttavia era rimasto in parte fallito, lasciando Neji con un forte
autismo e gravi problemi di identità sessuale, tale che si credeva una
donna, amava truccarsi da tale, e usava il Byakugan per ventiquattrore
al giorno per spiare nelle docce maschili, abitudine che gli avrebbe
causato presto una cecità permanente, ulteriore bocca da sfamare per la
già mendicante famiglia Narutozzi.
Narutozzi cercò disperatamente di rimediare alla gaffe ringraziando il
ragioniere.
- La ringrazio, Rock-lini, per aver tenuto al guinz..in custodia il mio
caro cognato durante la mia assenza, era che stanotte non avevo
sgabuzz...ehr, camere da letto disponibili per accoglierlo.
- Oh, non si preoccupi. - Rispose il collega. - Non ha disturbato
affatto. Salvo alle tre di notte che ha cercato di infilarsi nel mio
letto. - Puntualizzò.
- Avevo freddo, - Spiegò Neji,
strizzando un occhio a Narutozzi, che rabbrividì. - Volevo riscaldarmi con un bel corpo umano!
- Sì, sì... - Liquidò Rock-lini. - Ma adesso credo sia giunto il
momento di riconsegnargliela. Tra un po' c'è il mega-allenamento
aziendale tenuto in programma dal Direttore Maito. Cinquecento giri
intorno alla palazzina. - A meno che non sia disposto a prendere il mio
posto...
- Ma...- ma saranno in tutto centottanta chilometri ! - Protestò
sbalordito in Ninja in arancione.
- E quattrocento metri! - Precisò Rock-lini.
- Ah, beh! - Ridacchiò con malcelato sarcasmo Narutozzi. - Allora è
differente!
La voce di un citofono tuonò come l'apocalisse per l'androne,
congelando i tre personaggi.
- Il ragionier Narutozzi Uzu è desiderato, anzi, preteso nell'Ufficio
del Mega-Hokage. Marsch!
Il cicalino si spense con un gracchio insopportabile, come il verso dei
corvi dell'Ade venuti a mangiare le viscere di Narutozzi.
Una trita espressione di terrore congelò il volto di Narutozzi, pallido
come quello di un condannato a morte.
- Ma...ma ero sicuro di aver bollato in tempo! - Fu la pallida protesta
detta a mezzavoce dal ragioniere.
Rock-lini preferì sgusciare via dalla situazione imbarazzate. - Guardi,
credo che porterò con me Maria-Neji-la al mega-allenamento. Si
divertirà sicuramente un mondo.
- Uhmmm... - Pregustò Neji. - Chissà quanti maschi che correranno!
Si defilarono con Narutozzi implorante e la mano tesa.
- Ragionier Rock-lini. Per quel cambio... sarebbe ancora
disponibile?... - Chiese all'androne vuoto, la voce che gli morì in
gola.
Salendo le scale come un condannato lungo il miglio verde, Narutozzo
ponderò tutte le scuse possibili e immaginabili da presentare al
Mega-Hokage, come un attentato terroristico in cui un kamikaze si era
fatto esplodere proprio all'entrata prima che entrasse, o di un
terremoto che lo aveva inghiottito nelle viscere della terra.
E in quel momento avrebbe voluto sprofondare, tanto era il terrore e
l'imbarazzo di essere, lui putrido insetto, stato richiamato all'irata
attenzione di Sua Divinità.
Chissà se, in preda al ribrezzo e la pietà, gli avrebbero almeno
mitigato la pena.
E si chiese, tra l'altro, quale sarebbe stata la punizione.
Dieci vergate? In ginocchio sui ceci? Crocifisso nell'aula degli esami
dei chujin? O addirittura licenziato?
Forse era ancora in tempo per fuggire! Fuggire, sì, ma dove? Nel paese
della sabbia? Nel villaggio del tè? Nella villaggio della pioggia
perenne?
Quando si riprese dall'enorme angoscia, si accorse che le gambe lo
avevano ormai condotto sulla porta del patibolo.
Troppo tardi.
La segretaria, Shizune, era lì a fianco, seduta dietro una scrivania, a
battere freneticamente su una macchina da scrivere.
La porta dell'ufficio malefico era adornata da una targa in oro
zecchino sulla quale era inciso il titolo di studio del capo supremo.
Shin.
Ninj. Leggend. Vendic. Mega Hokage Siderale
Raccogliendo tutto il suo coraggio, Narutozzi bussò impercettibilmente
alla porta e bisbigliò con un filo di voce.
- E'...è permesso?
Un ruggito di immane potenza, tale da sembrare un misto tra l'urlo di
Godzilla e il meteorite che si schiantò sulla Terra estinguendo i
dinosauri, pietrificò sul posto il povero ninja.
- N-non credo di aver capito. - Spiegò atterrito, cercando conforto
dalla segretaria.
Questa, imperterrita non lo degnò di uno sguardo, continuando a
redigere il documento. Solo la bocca si mosse, con tono infastidito.
- Vadi, scemo. Ha detto 'sì'.
La porta si spalancò con un diabolico cigolare mentre Narutozzi
entrava, cercando di combattere un attacco di panico.
Dietro l'enorme scrivania, la grande figura dell'Hokage squadrava la
figura di Narutozzi, che si faceva sempre più piccola.
- Narutozzi, - Grugnì l'Hokage. - Si accomodi.
- Sì, signora Mega-Hokage.
La Mega-Hokage Siderale Tsunade Senjiu, comandante incontrastata della
Konoha S.p.A.
- Narutozzi, - Ripeté Tsunade. - Lei sa perché è stato convocato?
- L-le giuro. - Cominciò a balbettare il ragioniere, che stava per
soccombere al panico. - E-ero convinto di aver bollato in
t-tempo...io...
- Ma di che blatera? - Lo interruppe Tsunade con un'occhiataccia. - Che
scempiaggini farfuglia?
- Io...lei...io... - Cominciò a cantilenare Narutozzi, nel pallone più
totale.
- L'ho convocata qui, - Tagliò corto Tsunade. - Per affidarle una
missione.
- Una missione? - Chiese incredulo Naruto, uscendo di netto dal suo
stato confusionale.
Le missioni erano sempre sinonimo di possibilità di avanzamento di
carriera.
Una possibilità più unica che rara, ambita indistintamente da tutti i
ninja dipendenti dell'azienda.
Ma c'era il lato oscuro della medaglia...
- Lei sa che tipi di missioni noi trattiamo, non è vero, Narutozzi?
- Ma certamente! - Rispose il ninja, - i tipi di missioni sono, in
ordine crescente di importanza, D, C, B, A ed S! - Recitò.
Erano le basi del manuale di milleduecento pagine imparato a
memoria all'inizio della sua carriera, e letto come una bibbia almeno
una volta al giorno, tre paragrafi recitati prima della pausa pranzo.
- Bravo, Narutozzi.
Naruto si illuminò. Un elogio dal Mega-Hokage. Una missione. Quello
doveva per forza essere il primo momento fortunato della sua carriera.
- Eh... - Riprese Tsunade. - Mi sa dire in cosa consistono?
- Signorasì! - Rispose
prontamente il sottoposto. - D come
Dilettante, come fare da baby-sitter, C per Consegne, come pacchi
regalo o pacchi bomba, B come Bodyguard per importanti ufficiali e
dirigenti della ditta, A come Attentati dinamitardi contro la
concorrenza, e.... - Si fermò, esitante.
- Ha dimenticato la S. - Incalzò l'Hogage. - Lo dica! - Ordinò.
- Missioni S...s...suicida.
Le missioni suicida, quel tipo di missioni che garantivano il massimo
avanzamento in carriera nella ditta: eroe buonanima. A Narutozzi venne
un brivido freddo lungo la schiena.
- ... E indovini per quale missione è stato scelto lei. - Domandò
l'Hokage, con un sorriso compiaciuto.
- D...dilettante? - Provò Narutozzi, sperando di non sbagliarsi.
- No! - Rispose perentorio l'Hokage. - Il tipo S.
Quella parola, anzi, quella lettera fu una martellata all'animo di
Narutozzi.
- Ma... ma... - Protestò debolmente l'impiegato. - Io questo week-end
volevo, cioè, con rispetto, eh, avrei almeno voluto, per la prima
volta, dopo anni, riposarmi. Avevo anche chiesto un permesso domenicale
sei mesi fa...
- Non si preoccupi, - Lo tranquillizzò l'Hokage. - Avrà tempo di farlo
dopo la missione, eternamente!
- Com'é umana lei! - Concluse Narutozzi con un filo di voce. - Posso
sapere almeno di cosa tratta la missione?...
- E' molto semplice,Narutozzi. - Spiegò l'Hokage. - Lei deve scovare e
uccidere... o farsi uccidere... - Specificò con una nota gelida.
- Il criminale rinnegato noto come... la Belva Umana!
Proseguimento e conclusione al
prossimo capitolo.
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