Occhi di Sole
Anno 1883.
Era un giorno come gli altri, il sole brillava su Des
Moines, capitale dello Stato dell’Iowa.
I caldi raggi scivolavano sulla sua pelle baciandola
dolcemente.
Aveva quasi 20 anni e stava andando
verso la bottega di Caleb, l’uomo che aveva preso suo fratello Jacob come
apprendista.
Aprì la porta facendo tintinnare la campanella posta sopra
di essa, quando era più piccola adorava quel
campanellino, tanto che il fratello gliel’aveva regalato al compleanno.
“Salve Caleb.” Salutò con voce
vellutata e con un cordiale sorriso.
Un uomo di mezz’età, dai capelli grigi e abbastanza radi, si
voltò accogliendola con un caloroso sorriso.
“Dhesya! Oh, Dhesya cara. Come stai?”
La abbracciò con vigore mentre lei rispondeva imbarazzata.
“Bene, grazie, Caleb. Sono venuta
per portarvi questo.” Disse porgendo all’uomo un cesto di biscotti.
Prese il cesto e lo posò sul tavolo accogliendola dentro.
“Mi dispiace, non posso trattenermi, devo aiutare mia madre
con i preparativi per il compleanno di Jacob…” Si scusò lei andando verso la
porta e aprendola.
Si voltò verso l’uomo e lo salutò ancora una volta per poi
voltarsi ed uscire facendo tintinnare ancora una volta
la campanella.
La casa di Dhesya era in periferia.
Era una villetta bianca circondata da un giardino ben
falciato e sempre in ordine.
Aprì la porta in legno bianco ed
entrò.
“Ciao mamma. Il Signor Caleb ti
manda i suoi saluti e ti ringrazia dei biscotti.”
Disse appendendo il cappotto rosso fuoco e dirigendosi in cucina ad aiutare la
madre a preparare gli addobbi.
La madre alzò una mano e fece
volare alcuni addobbi a decorare le pareti.
“La torta è pronta… non devi fare nulla tesoro.” Precisò la
madre, una bella donna, o meglio, una bella strega dai capelli castani e mossi,
di circa 49 anni.
“Oh… va beh… allora aspettiamo Jacob!” Ribatté la figlia
sedendosi e osservando la madre fare semplici incanti per sistemare le ultime
cose.
“Diventerò anch’io così brava?” Se lo chiedeva ogni volta,
però, gli unici incantesimi che le riuscivano bene davvero erano quelli
riguardanti la vendetta e la magia nera… tutto questo la madre Sophie non lo
sapeva.
La porta si aprì con violenza inaudita, un rumore
indecifrabile, delle urla disumane provenivano dall’ingresso.
Madre e figlia si guardarono spaventate e accorsero.
Dhesya non aveva mai visto un vampiro in vita sua, venivano descritti come splendide creature delle tenebre ma
quelli che aveva davanti non erano affatto splendidi.
I volti contratti, i vestiti logori e sporchi. Uno di essi
alzò gli occhi gialli sulle due donne per poi addentare il collo del ragazzo.
Dhesya era impietrita dalla paura, non riusciva a comandare
i suoi muscoli; dopo che il corpo del giovane 25enne cadde a terra come una
bambola di pezza, il vampiro si avvicinò alla madre facendole fare la stessa, drammatica, spaventosa fine.
Dhesya cercò di urlare ma dalla sua gola salì solo un
lamento strozzato, la stanza iniziò a vorticare intorno a lei, i suoni si
attutirono.
Le sue labbra mormorarono qualche parola confusa… come una
preghiera…
Era la fine.
“Tenebre… accogliete la vostra figlia…” Sussurrò
abbandonandosi a quel senso di svenimento.
Scivolò indietro, tra le forti braccia di qualcuno…
Tutto ciò che vide furono un paio
di occhi neri come la pece ed una spada, poi, l’oblio.
Cosa ne pensate come inizio??