Beta: Amaerise
Ti ringrazio profondamente,
sensei, e te la
dedico, perché senza di te non
avrebbe mai visto la luce.
Incidenti di percorso, ovvero
sfortunati incontri e
ancor più sfortunati eventi.
Arthur vorrebbe tanto poter dire
di non essere stupito
dall'accaduto.
Insomma, il
suo pianeta è stato distrutto da un gruppo di alieni per
fare spazio ad
un'autostrada iperspaziale, ha viaggiato a propulsione di
improbabilità
infinita per tutta la galassia e dei topi hanno tentato di aprirgli la
testa.
Arthur si ritiene un tipo
avvezzo alle situazioni
strane, ma nulla, e
sottolinea
nulla, potrebbe
prepararlo a quello.
Al momento si trova sulla USS
Enterprise, più
precisamente nella sua infermeria, e sta cercando di non andare fuori
di matto.
In quel momento vorrebbe
possedere la calma
serafica del vulcaniano in piedi al suo fianco (anche se
dall'espressione
vagamente disgustata intuisce che non si sente totalmente a proprio
agio
nemmeno lui), o il senso dell'umorismo del dottore (che, tra parentesi,
ha
l'aria di divertirsi parecchio, da quando hanno appurato che la
condizione dei
due capitani è solo passeggera.)
Sfortunatamente Arthur non si
sta affatto
divertendo.
Ma forse è il caso di
andare con ordine.
Quella mattina, una splendida
mattina, si era
svegliato fondamentalmente in
pace con
il mondo, beh, con l'universo.
La Vengeance viaggiava serena
nello spazio
profondo, con il suo equipaggio di 72 persone più 2, e Khan
ancora si
stiracchiava al suo fianco.
Una piacevole novità
quella. La notte prima avevano
fatto le ore piccole (piccole e movimentate) e Arthur stava appunto
pensando
che forse sarebbero potuti rimanere a letto ancora un po'; magari a
farsi le
coccole, in quel modo un po' possessivo che aveva di farle il capitano e che ad Arthur piaceva
tanto, quando il
dannato comunicatore aveva trillato, attirando l'attenzione di Khan.
Il superumano lo aveva fissato
un momento, forse
prendendo nota del lampo di delusione negli occhi di Arthur, poi si era
seduto
e aveva risposto.
-Si?-
-Capitano, siamo nei pressi di
un pianeta di classe
M. Ha ordinato di informarla in questo caso, perciò mi sono
permesso di far
uscire la nave dalla curvatura.-
-Bene, ci fermeremo a fare
provviste su quel
pianeta. Cominciate la scansione, vi raggiungo in plancia.-
Due ore dopo Arthur pensava con
rimpianto alla pace
che aveva provato quella mattina, mentre fissava l'inconfondibile
sagoma della
USS Enterprise stagliarsi nell'oscurità piena di stelle
mentre stava in orbita geostazionaria
del pianeta di classe M.
Khan si agitò sulla
sedia di comando, visibilmente
eccitato.
Arthur si concesse di rifilargli
un'occhiata
irritata.
Il capitano Kirk aveva una
brutta influenza sul
potenziato, e Arthur aveva sperato di non doverli incontrare mai
più... Ma
chissà come, a dispetto della bassa probabilità
di incontrarli data dal fatto
che navigavano in uno spazio teoricamente infinito, li aveva sempre tra
i
piedi.
-Ci hanno individuati?- gli
occhi di Khan
brillavano.
-Non ancora, capitano.
Tre-punto-otto minuti fa una
navetta è atterrata sul pianeta. Suppongo che si tratti
della loro squadra di
ricognizione. Vuole che intercetti le loro comunicazioni?-
-Fallo.-
Khan si alzò, e si
avviò verso il turbo ascensore
senza degnare Arthur di un'occhiata.
L'uomo lo seguì.
-Non dovresti scendere sul
pianeta.- Gli disse
quando le porte si chiusero.
-Chi ti dice che voglia
farlo?-Khan lo guardò,
leggermente sorpreso.
Arthur si chiese se per caso
dovesse sentirsi
offeso; era evidente che Khan non lo riteneva abbastanza intelligente
da
capirlo.
-Perché ti conosco,
nasceranno dei guai, lo so.
Perché invece non ce ne andiamo via e al diavolo il capitano
Kirk?- chiese
invece, rispolverando la spina dorsale che aveva affinato avendo a che
fare con
alieni Vogon, risposte senza domande, Zaphod Beeblebrox.
-Voglio la mia vendetta.-
rispose Khan senza
guardarlo.
-Che cosa stupida...-
borbottò Arthur, coperto dal
sibilo della porta che si apriva sull'hangar navette.
-Signore.-
Il soldato sull'attenti
indossava la divisa nera
che era stata dell'equipaggio della federazione, come Arthur del
resto... anche
se lui aveva infilato sopra la sua inseparabile vestaglia, e aveva con
sé anche
l'asciugamano ovviamente... mai dimenticare l'asciugamano (forse era
per quello
che la maggior parte dei membri dell'equipaggio lo guardavano come se
fosse una
scimmia particolarmente evoluta irrimediabilmente buffa... Erano
gentili con
lui, e anche se il più delle volte mettevano Arthur a
disagio lui sapeva che
non lo facevano di proposito. Quella sulla Vengeance era una grande e
ordinata
famiglia, e adesso anche lui ne faceva parte).
-Prepara una navetta e metti
insieme una squadra di
tre uomini. Scendiamo su quel pianeta.-
Il ghigno di Khan
spedì ad Arthur brividi lungo la
schiena.
-Capitano.-
-Cosa c'è, signor
Spock?- il tono esasperato del
capitano Kirk strappò un sorrisino persino ad Uhura.
-Vorrei solo ricordarle che la
missione prevede di
raccogliere campioni biologici per il comparto scientifico.-
-Questo lo so.-
-E allora perché
è sceso a terra anche lei,
capitano?-
-Vuoi davvero sapere la
verità, Spock?-
-Assolutamente.-
-Mi annoiavo...-
Sulla plancia persino le mosche
smisero di volare e
tutti trattennero il fiato: nessuno voleva rischiare di mettersi a
ridere
davanti ad un vulcan irritato; anche se era un vulcan solo a
metà.
-Lo so che sta sospirando di
irritazione,
comandante.-
Il tono di Kirk non fa nulla per
mitigare
l'effettiva irritazione dell'attualmente facente funzione di capitano,
ma ormai
Spock ci è abituato.
Anche se questo non gli
impedisce di mettersi a
discutere.
-Capitano, secondo il
regolamento della
Federazione...-
-Andiamo Spock! Smettila con
questo regolamento!
Devo regalarti qualche libro interessante.-
-Jim,
dubito che Spock
leggerebbe il Kamasutra...- li interruppe ironico il dottor McCoy,
alzando la
testa dai funghi che stavano raccogliendo.
-Nemmeno
per amor mio?-
-Nemmeno,
no.-
-Veramente
l'ho trovato antropologicamente molto interessante.-
Tutti
sulla plancia si voltarono a guadarlo.
-Goblin...-
borbottò il dottore tornando ai suoi funghi.
-Spock,
ti prego...non rovinarmi proprio quel libro.-
Arthur
si ritrovò a pensare che se quelli erano superumani con
super capacità, erano
sicuramente carenti per quanto riguardava il senso dell'umorismo.
Insomma
il capitano e il suo equipaggio saranno anche stati
loro nemici, ma questo non gli aveva impedito
di farsi due risate sullo scambio di battute di poco prima... anche se
era
stato l'unico.
Forse, e
sottolinea il
forse, il capitano e la sua ciurma gli sarebbero risultati anche
simpatici, se
non avessero cercato in tutti i modi di catturarli per portarli davanti
alla
corte marziale... o il suo equivalente futuristico.
Khan non
aveva resistito scoprendo che Kirk era sul
pianeta con appena un pugno di scienziati e qualche guardia, ed era
sceso
promettendo ad Arthur che gli avrebbe portato la sua testa... il che
per Khan
equivaleva ad una dichiarazione d'amore, probabilmente.
Arthur
gli aveva regalato il suo miglior sorriso.
Con il
senno di poi si era reso conto che sentirsi lusingato da quella cosa
non era indice
di sanità mentale, anche se ormai si era rassegnato da un
pezzo alla sua
perdita; e non sarebbe rimasto in
il
lutto.
-Jim-
-Si
Bones?-
-I
campionamenti sono finiti, possiamo tornare su..-
-Molto
bene. Signor Spock, prepari il rientro.-
-Non
credo proprio capitano Kirk...non ci sarà nessun rientro,
per lei.-
Se
c'era una cosa di cui James T. Kirk era stato sicuro fino ad allora era
di
avere una fortuna del diavolo. Beh, anche la fortuna doveva finire,
prima o
poi, ma si chiese perché dovesse proprio succedere in quel
modo; con Khan che
gli puntava contro un phaser
mentre due del suo equipaggio disarmavano le sue guardie e tenevano
sotto tiro
gli scienziati.
-Dannazione.-borbottò
il dottor McCoy.
-Capitano!-
La voce
di Spock lo raggiunse, e il capitano non poté non notare la
leggera sfumatura
di preoccupazione che la coloriva.
-Signor
Spock... Siamo nei guai.-
-Non mi
meraviglia, ma vorrei sapere di che genere.-
-Non
saprei. Ma posso sempre chiederlo a Khan, il genere...-
Spock diede
il comando a
Sulu, lasciandogli il compito di
trovare
la Vengeance rimanendo però alla larga dalla sua area di
tiro, e si precipitò
alla sala teletrasporto per raggiungere il suo capitano.
-Signor
Scott, vada in sala teletrasporto!-
-Volo,
signore.-
L'avere
di recente instaurato una relazione di tipo romantico con il suo
capitano ebbe
forse parte in questa sua decisione, considerando che (forse) la
soluzione più
logica sarebbe stata cercare di trattare; però al momento
Spock avrebbe volentieri
stretto le lunghe dita intorno alla gola di Khan, stringendo fino a
farlo
diventare blu.
Ed era
pronto a farlo, era
fisicamente e mentalmente pronto a scontrarsi con lui, ma quello che
trovò sul
pianeta gli fece cambiare idea.
Ed eccoci
di nuovo al presente.
Arthur
continua a guardare il bimbo, non avrà più di due
anni, che lo fissa con gli
occhi azzurri di Khan che ha l'aria fin troppo seria per uno che ha
passato
l'ultima mezz'ora a succhiarsi le dita ricoprendole di bava.
-Fa
così
perché sta mettendo i dentini.-lo informa serafico il dottor
McCoy.
Arthur
geme e si passa una mano sul viso.
-Quindi...
potrebbe spiegarmelo un'altra volta, dottore?- chiede, quasi disperato.
Il dottore
si sposta verso
lo schermo e gli indica delle costruzioni fatte di palle collegate da
segmenti
che girano su se stesse.
-Questo
è un composto fluido
fino ad ora sconosciuto che a quanto pare ha la straordinaria
abilità di far
ringiovanire i tessuti, anche se non in modo permanente... a quanto
pare gli
sciamani della comunità locale lo usano a piccole dosi per i loro riti, tenendo
il resto della
popolazione all'oscuro di tutto, ecco perché la zona degli
stagni è
proibita, e quando Jim si è buttato su Khan
per disarmarlo, sono finiti proprio dentro uno di questi stagni. Non
è buffo?-
-No!
Non lo è affatto! Quanto durerà?-
-Non ti
preoccupare, il processo di invecchiamento è già
cominciato e, secondo una
stima approssimativa, dovrebbero tornare normali in una settimana...
Giorno
più, giorno meno- lo informa, fin troppo allegramente.
Arthur
sbianca.
Una
settimana con un bambino? Con Khan bambino? Non
ci sa fare con i bambini, non può farcela! E Khan
è un superbambino, santo
cielo!
Ha
bisogno di una tazza di te.
Intanto
il capitano Kirk sta cercando di attirare l'attenzione del bambino
bruno
battendogli su una manina, ma quello si limita a spingere il bimbo
facendolo
ruzzolare di lato.
Spock
si affretta a prenderlo in braccio, prima che si metta a piangere.
-Spock,
non la facevo un tipo così...materno.- ride McCoy.
-La
vuole smettere di ridere?- Arthur lo prenderebbe a calci sui denti solo
per
farlo smettere.
-Signor
Dent, a quanto pare la situazione si è complicata....
Propongo di rimandare le
nostre ostilità a data da destinarsi, se ai suoi uomini va
bene.-
Tipico dei
Vulcaniani. Spock
aveva l'aria seria e posata anche con il piccolo Kirk, vestito solo con
un
pannolino, che cercava in tutti i modi di tirargli un orecchio
(gorgogliando e
chiamandolo "Pooc")
Arthur
fissa il piccolo Khan, e si chiede cosa farebbe lui al suo posto;
arriva alla
conclusione che probabilmente farebbe a pezzi la USS Enterprise tra un
cambio
di pannolino e una poppata.
NON-PUÒ-FARCELA!
-Credo
che lei abbia ragione...allora, ehm... io riprenderei il mio... ecco,
Khan... e
andrei, ecco...-
Se non
altro potrà evitare i commenti idioti del dottore.
-Solo
una cosa, signor Dent. È sicuro di riuscire a tenere a bada
il suo equipaggio
per una settimana? A
quanto pare Khan ha
ordinato loro di seguire le sue direttive, in caso di una sua
momentanea
assenza, ma potrebbero ammutinarsi.-
Arthur
ci pensa un po' su.
Pensa
al modo in cui tutto funziona alla perfezione sulla Vengeance, al clima
di
famiglia che si respira vivendo tra i 72 membri dell'equipaggio; una
famiglia
di cui lui forse non fa propriamente parte, ma che ha imparato ad
amare. Loro
lo hanno accolto solo perché è stato Khan ad
ordinarlo, ma una volta dentro è
stato facile affezionarsi a quella comunità.
Arthur
sorride.
-Non ci
succederà nulla.-
Quella
sera è tutto tranquillo, sul ponte.
Spock
ha affidato Kirk alle infermiere, che non hanno fatto altro che
riempirlo di
coccole e attenzioni, facendo battute su quanto fosse carino e
adorabile, così
piccino, il loro irruento capitano.
McCoy
ha trovato di che lamentarsi anche di quello, ma non ha fatto troppe
storie e
ha tenuto il bambino nell'infermeria; d'altra parte la plancia non
è posto per
un bimbo di un anno.
Spock
va a controllarlo alla fine del suo turno e lo trova
che dorme abbracciato ad un coniglietto di
pezza che qualcuno gli ha portato.
Sorride,
studiando come il bambino stringe al petto il pupazzo e comparando la
posizione con il
modo in cui il Kirk
adulto si stringe al suo petto durante la notte. Certe cose non
cambiano mai.
Niente
da fare.
Khan
non vuole dormire.
Arthur
ha provato di tutto, ma non è riuscito a farlo addormentare
Il bimbo sta nel
suo lettino, ma non vuole proprio mettersi sdraiato.
Non che
il bambino abbia fatto i capricci o altro.
Ha
passato la serata a leggere il tomo di fisica applicata che Joachim*,
il suo
primo ufficiale, gli ha portato, e adesso lo fissa.
Ci
è
abituato, in realtà; Khan lo fissa piuttosto spesso e senza
un motivo
apparente, ma essere fissato da quel bambino ha un che di inquietante.
-Non
hai intenzione di dormire, vero?-
Il
piccolo lo guarda con i suoi profondi occhi verdi e inclina la testa di
lato,
come se fosse qualcosa di particolarmente curioso.
Il Khan
adulto lo fa spesso, e Arthur sente una fitta di nostalgia.
Si alza
dalla sedia e lo raggiunge, costringendo il bambino ad alzare la testa
per
continuare a guardarlo.
In quel
visetto i suoi occhi sembrano ancora più grandi.
-Non
vuoi parlare, eh? Scommetto che se intavolassi una conversazione con te
mi
troverei con le spalle al muro in pochi secondi.-
Il
bambino si limita a sorridere.
Ha le
fossette sulle guance, e sarebbe adorabile se non fosse così
strano.
Tende
le manine paffute verso di lui e Arthur si china e lo prende in braccio.
Ricorda
vagamente qualche obiezione sui bambini che dormono nel lettone, ma non
gli
importa, non è che debba educarlo, o robe del genere.
Il
bambino si addormenta al suo fianco, sereno. Probabilmente Khan si
riteneva
offeso dalle sbarre del lettino.
Arthur lo
guarda dormire e ha un'aria così pacifica che capisce come
mai gli altri
stentino a credere che sia lo stesso Khan. Eppure, sotto i tormenti e
la rabbia
e l'odio, Arthur riesce a vedere quel bambino, e giura di prendersi
sempre cura
di lui.
* in
realtà non è proprio il suo primo ufficiale, ma
uno dei suoi seguaci... ho
deciso di promuoverlo di grado.
Note di
autrice: questa cosa nasce da una folgorazione mattutina, e spero di
aver fatto
bene a svilupparla invece di lasciar perdere... Il mio canon per questa
coppia
corrisponde alle fanfiction di Amaerise, che è stata la
prima a scrivere di
questa coppia in questo fandom e che quindi si merita gratitudine e
biscotti.
Postilla:
nella mia mente Khan è un po' come la formica regina e la
sua famiglia è come
il formicaio... perciò Arthur viene accettato
perché ovviamente ha l'odore di
Khan e quindi lo riconoscono come uno della colonia... XD!
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