Debito.

di Chiichan
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DEBITO
-Accidenti, Ulrich, ti vuoi svegliare?!- urlò mio padre scuotendo il mio corpo dormiente. -Ulrich, se non ti alzi entro dieci secondi, ti butto giù dal letto!- esclamò ancora.
Finalmente decisi di aprire gli occhi, mi misi seduto e sbadigliai.
-Ciao.- lo salutai quieto mentre mi stropicciavo le palpebre.
-Ciao?!- mi urlò contro lui –Vestiti, che devi andare a scuola!- proseguì, poi girò sui tacchi e uscì dalla stanza.
Dopo una sommaria lavata, pettinata e un ottimo toast al burro, m’incamminai verso la mia scuola, quella elementare.
-Ehi, Sissi!- chiamai una ragazza della mia classe davanti a me, quando fui davanti al cancellone d’entrata. Lei si voltò verso di me, palesemente imbarazzata, -B-buongiorno, Ulrich, come stai?- mi chiese arrossendo violentemente.
-Cosa abbiamo alla prima ora?- chiesi ignorando la sua domanda.
-Verifica di matematica sulle frazioni ed i numeri periodici.- rispose pronta lei.
Mi portai una mano al volto. -Uffa!- esclamai  -Non ho studiato!-
*
La verifica era stata pesante e impegnativa, alcune domande non le avevo capite, altre completamente ignorate e le poche rimanenti le avevo fatte, persino con incertezza.
Due ore dopo, arrivò la maestra d’inglese e ci consegnò le verifiche eseguite la settimana precedente.
-Ulrich Stern,- mi chiamò e io mi avvicinai alla cattedra -Hai preso sei meno!-.
M’incamminai al mio banco e, dopo essermi seduto, valutai i miei errori nella prova.
Era l’ennesima insufficienza dall’inizio del secondo quadrimestre e la fine dell’anno era vicina, queste erano le ultime verifiche.
Finalmente suonò la campanella che segnalò l’inizio dell’intervallo, mi alzai e andai verso le macchinette.
-Ulrich!- mi chiamò Sissi arrivando di corsa verso di me.
-Dai Sissi, lasciami stare!- la cacciai infastidito.
-Uuuu…- fece lei –qualcuno qui è nervoso…- mi provocò. La ignorai e continuai ad aspettare in coda.
-Allora, fammi indovinare:- iniziò lei senza allontanarsi da me.
-Delusione in amore?- chiese.
-No.-
-Perdita di un’amicizia?-
-No.-
-Insufficienza?-
-Anche.-
-Hai paura di non trovare una scuola media che ti accetti, perché hai pessimi voti e non riesci a recuperare.- indovinò lei.
Io sbuffai.
-Ho indovinato! Si! Evvai! Indovinato!- canticchiò lei eseguendo balletti di vittoria girandomi intorno.
Finalmente era il mio turno, presi una cioccolata calda e guardai il bicchierino scendere e la bevanda colarci dentro.
-Potrei aiutarti, se vuoi…- disse mentre prendevo la cioccolata fumante ormai pronta.
-Non verrò a casa tua per studiare!- le dissi prevedendo la sua ovvia proposta, ma, a quanto pareva, mi ero sbagliato: Elizabeth Delmas scuoteva la testa con comprensione.
-Non capisci, Ulrich; io ti voglio aiutare. Non con lo studio, perché anch’io sono negata, ma con la scuola. Vedi, mio padre è preside di un college scuola media / superiore, si chiama Kadic. Magari potrei convincerlo ad ammetterti…-
-Se non ce la farò da solo, accetto la tua proposta, a meno che, in cambio, non mi chieda nulla di  impossibile…-
-Come, ad esempio?- chiese alzando il sopracciglio destro.
-Non lo so, uscire con te…- lei parve  indignata, girò sui tacchi e, mentre se ne andava, mi urlò: -Allora scordati il mio aiuto!- poi si fermò, con un tono di voce normale mi disse: -Il Kadic è un’ottima scuola, sarà più semplice, per te entrarci, ovviamente grazie al mio contributo.- poi proseguì per la sua strada.
“Mitico,” pensai “ora non ho più la mia chance di riserva, anche se mi ha detto che se vado al Kadic mi aiuterà… Uffa, ora devo per forza farmi interrogare e trasformare i miei sei meno e cinque e mezzo in sette e otto.”.
Proprio mentre suonava la campanella, finii di bere la mia cioccolata, la buttai e m’incamminai verso la classe.
-Belpois!- chiamai un mio compagno di classe, un ragazzo coi capelli biondi e gli occhi neri che andava in classe. Lui si voltò.
-Ulrich Stern?- mi chiese sorpreso.
-Si, sono io.- risposi –Vedi, Jeremy, noi due non siamo molto amici, ma ho un grande bisogno di aiuto per recuperare gran parte delle materie, come storia, geografia, francese, matematica, inglese…-
-Va bene, ho capito.- disse lui, poi si alzò gli occhiali rotondi a montatura spessa e nera, disse: -Ti aiuterò, ma, da oggi, sappi che sei in debito con me.-
ANGOLO DELL'AUTRICE 
Ahimè, Ahimè, Ahimè.
Qui l'angolo dell'autrice, cioè me.
La vita di Ulrich fa proprio pena... Poveraccio.
Con quel padre che si ritrova e quei voti in pagella, diciamo che deve cominciare a risparmiare qualche spicciolo per l'acquisto di un bel portafortuna.
Ricordo di aggiungere una piccola recensione, anche approssimativa, giusto per ottenere un qualche parere. Ringrazio i recensori e i timidi lettori silenziosi.
Con affetto
Chiichan




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