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The Truth Behind His Frozen Hearth
Note:
ok,
questa è la mia prima fic
quindi
siate clementi. È da poco che mi sono interessata a Harry Potter, dovrete
ringraziare quella peste di mia sorella, quindi credo che utilizzerò i nomi
della versione originale inglese. Magari riesco anche ad indovinare quelli
italiani. I personaggi non sono miei, quindi non ci guadagnerò nulla da quest’impresa
che, almeno dal mio punto di vista, sarà epica. Che posso dire? Non lasciatevi
ingannare dal prologo perché già dal prossimo capitolo la storia assumerà toni
piuttosto cupi, quindi temi forti come depressione, maltrattamento ed anche
qualche tentativo di suicidio. Certo non mancheranno le risate ed una bella
storia d’amore ma il mio scopo principale è quello di trovare una spiegazione a
cosa si nasconde dietro all’arroganza di Draco Malfoy, che sia una maschera la
sua? E poi ammettiamolo, Tom Felton è quello che è! Che devo aggiungere: sono
una fan della coppia Draco/Hermione. Starebbero bene insieme… si apprezzano
qualche recensione, almeno per farmi un’idea su come deve procedere la storia.
Un saluto a tutti, Nemesis.
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Prologo
“Spesso ci capita di incontrare nella nostra vita
persone che indossano una maschera fatta di freddezza e indifferenza. Queste
persone sono quelle che hanno sofferto il dolore più grande, nascondendo il
proprio animo ferito, il cui unico spiraglio di luce è divenuto talmente flebile
da tramutare le loro lacrime in cristalli di ghiaccio. Non lasciate che i vostri
occhi siano ingannati da quelle maschere, vedete oltre e potreste scoprire il
dono più grande. La metà della vostra anima che molti passano una vita a
cercare. Il mio nome è Hermione Jane Black e vivo in un mondo fatto di magia, e
sì, anche di miracoli. Questa è stata la mia storia, una storia di duelli,
amicizia e un grande amore scoperto in fondo al cuore di un ragazzo la cui unica
colpa è stata quella di aver dovuto indossare una maschera di ghiaccio.”
Fine
Un sorriso le illuminò il viso inondato dai tenui raggi di
sole invernali che filtravano dall’immensa porta finestra del suo studio. Lo
aveva terminato. Il libro che aveva promesso di scrivere in quel giorno in cui
avevano legato le loro vite insieme era finalmente terminato. Non vedeva l’ora
di dirglielo. Non vedeva l’ora di vedere il suo stupendo sorriso, quel sorriso
che sapeva rivolgeva solo a lei e ai loro bambini. Tante cose erano successe da
quel giorno, molte belle, molte brutte, molte tristi. Ma non avrebbe cambiato
nulla se avesse potuto. Perché questo avrebbe potuto farla restare cieca al
dolore e all’amore di quel ragazzo che aveva sempre disprezzato senza riuscire a
capire.
TOK TOK
“Avanti”. Una piccola testolina
di riccioli biondi fece capolino dalla massiccia porta di legno. Occhi del
colore della tempesta la guardavano divertita. Un sorriso furbetto sulla pelle
candida come la neve. Maia Rowan Black era la degna figlia di suo padre.
“Che succede, tesoro?”. Hermione scostò la sedia dalla
scrivania per accogliere tra le braccia sua figlia. Maia non se lo fece ripetere
due volte. Saltò sul grembo della mamma per poi appoggiare il capo sulla sua
spalla e sospirare quasi rassegnata.
“Fammi indovinare: tuo padre e i tuoi fratelli ne hanno
combinato un’altra delle loro”. Ora era Hermione ad essere rassegnata: lasciare
suo marito da solo con i bambini era come dargli carta bianca per i
comportamenti più strambi. Non che fosse un cattivo padre. Anzi, riusciva a dare
loro tutto l’amore che gli era stato negato da bambino. Anche se questo si
traduceva nei pasticci più assurdi.
Maia si fece sfuggire un risolino divertito. “Pappa”
era di nuovo nei guai. Era divertente vedere Mama che rimproverava
Pappa cercando di non ridere e lui che faceva le facce più buffe. La bambina
scesa dalle gambe della madre e le tese la manina. Madre e figlia si avviarono
verso il piano di sotto mentre la bambina continuava a ridacchiare alla vista
della finta espressione corrucciata della sua Mama.
Il grande salone era inondato di luce, nonostante fosse
inverno inoltrato. Quattro figure armeggiavano con le decorazioni di un
gigantesco albero di Natale. Le due più piccole, due bambini di non più di un
anno erano sedute sul pavimento tentando di mangiare quelle strane palline
colorate che scintillavano. La figura più grande era quasi completamente legata
dai fili colorati e dai grandi fiocchi rossi. Un bambino di sette anni la
guardava con un’espressione serissima, buffa su un visino tanto giovane.
Tutto intorno era il caos: fiocchi, nastri, palline
colorate, biscotti al cioccolato e quant’altro si potesse immaginare.
“Papa ma perché non usiamo la magia? Senza l’aiuto di Mama
siamo fritti!”. Gli occhi azzurri scrutavano intenti quelli del padre che,
nonostante la sua più totale incapacità nel decorare l’albero come fanno i
Babbani, non si era ancora arreso. Era un grande! Suo padre non si arrendeva mai
come Auror, ma ora la situazione cominciava a farsi davvero imbarazzante!!! Che
figura, cosa avrebbe pensato suo cugino James! Ogni volta che si vedevano era
una gara a che aveva il padre più forte e spesso si finiva anche in una rissa…
non che a suo padre e allo zio Harry dispiacesse!
“Ryan, vorresti forse dare la soddisfazione a
Miss-So-Tutto-Io-Black di essere una frana completa senza qualche sventolio di
bacchetta?”. Occhi colore della tempesta si voltarono verso i due bambini sul
pavimento. “Sebastian, Ashleigh, tesorini quelle cose non si mangiano”. Era
inutile, districarsi da quei nastri sembrava dannatamente impossibile! “Ryan,
prendi la bacchetta…ma non dirlo a tua madre!” lo aveva detto in un sussurro
cospiratorio, mentre un’ombra minacciosa gli si era silenziosamente avvicinata
da dietro.
“Draco Lucius Black! Spiegami cosa sta succedendo in questa
stanza!”. Hermione era rimasto sbalordita innanzi al macello regnante nel
salone. Maia immediatamente le aveva lasciato la mano per andare a giocare con i
suoi fratellini più piccoli seduti sull’enorme tappeto persiano vicino
all’immenso albero di Natale che lo zio Hagrid aveva mandato da Hogwarts. La
donna aveva raggiunto il marito alle spalle, troppo concentrato con i nastri che
lo avvolgevano per accorgersi di lei. Si era voltato di scatto, cercando di
porre riparo al disastro che aveva combinato. Sfoderò il suo sorriso più
accattivante e si preparò ad affrontare quello che alla Scuola di magia e
Stregoneria di Hogwarts era stata il suo rivale più grande, ma anche la persona
che aveva da sempre conquistato il suo cuore: Hermione.
“Mya, amore, come va?”. Se riusciva a distrarla era fatta.
“Oh, benissimo, è una splendida giornata, ho terminato il
mio libro ed entro nel salone di casa per trovare mio marito impacchettato con
dei buffi nastri rossi”. Gli aveva risposto con quella vocina da So-Tutto-Io che
sapeva lo faceva scoppiare in una sonora risata. Era bello sentirlo ridere. Non
se ne stancava mai. Ridere ora gli era così naturale… prima, invece, ogni volta
che lo fissava vedeva solo un muro di cinismo e freddezza che molto spesso
l’aveva fatta scoppiare in lacrime. Ma quello era il passato.
“Sul serio, tesoro? È fantastico!”. Si era chinato per
baciarla mentre tentava inutilmente di liberarsi le braccia. Era davvero
buffissimo. “Mya”, e qui cercando di mostrarle il più tenero, e profondo sguardo
da cerbiatto che poteva fare, “Mya, amore, non è che potresti aiutarmi?”.
Ora era arrivato il suo turno di ridere. Non riusciva più a
trattenersi. Scostandosi, d’improvviso, aveva fatto sì che Draco perdessi
l’equilibrio e cadesse rumorosamente a terra. Ora anche i bambini ridevano di
cuore. Un sorriso malizioso comparì sul volto del giovane. “Tesoro, devo
ammettere che il rosso ti dona”. Non si era riuscito a trattenere. Insomma: si
può levare un ragazzo dai Serpeverde ma mai il Serpeverde da un ragazzo.
In un primo momento Hermione non aveva capito a che rosso
si riferisse, insomma gonna e pullover erano entrambi verdi quando…
“Dracoooo!!!” Sguardo corrucciato, voce ferma e mani ai
fianchi…brrr!!! Dopo tanti anni insieme Draco aveva imparato che con la sua
leonessa non c’era da scherzare. Meglio correre subito ai ripari.
“Scusa, scusa, scusa”. Aveva chiuso gli occhi, pronto a
ricevere un ceffone, insomma ne aveva avuto un assaggio già al terzo anno… ma
niente. Aprì lentamente un occhio per sbirciare se la situazione era ancora
critica. Sembrava tutto normale e questo sì che lo fece rabbrividire.“Piuttosto
sai se mio padre e il mio adorabile ed eroico fratellino verranno?”. Padre, solo
la morte di Voldemort era riuscito ad avvicinare Draco all’unico uomo che
Narcissa aveva amato. Il suo vero padre…Sirius Black. Non era stato facile ma
Sirius era riuscito a dargli in pochi anni tutto quell’amore paterno che aveva
sempre cercato di conquistare negando se stesso.
“Si, non preoccuparti. Sirius sarà qui tra poco insieme a
Remus ed Harry e Ginny saranno qui nel pomeriggio con i bambini e Ron e Lavander.
Contento? Intanto” facendo ora un occhiolino ai bambini “mi dica, l’impavido
Ragazzo-furetto soffre forse il solletico?”
Non poté avere nemmeno il tempo di reagire quando Hermione,
Ryan, Maia e i gemelli gli si fiondarono addosso solleticandolo fino alle
lacrime. Sebastian aveva infilato addirittura la testa sotto il maglione,
liberandolo sebbene in parte da quegli odiosi nastri, prima di fermarsi di colpo
e fissarlo con grandi occhi dorati.
“Pappa, bua sul pancino?”. L’aria si era fatta
d‘improvviso gelida a quella semplice esclamazione. Draco, liberatosi ora
completamente, aveva preso il bimbo fra le braccia. Cicatrici, sottili linee
pallide gli solcavano il petto. Cicatrici, molte delle quali Hermione sapeva
essere state inflitte da un bastone. Un bastone che Lucius Malfoy amava portare
sempre con sé. Ma la donna sapeva che ve ne erano molte altre. Molte altre
inflitte in anni di tortura, molte altre invisibili ma sempre presenti come un
marchio indelebile nell’animo di Draco.
“È stato tanto tempo fa, piccolo, tanto tempo fa.” Draco
posò un lieve bacio sulla testolina bionda che si teneva stretta a lui, cercando
in ogni modo di ricacciare indietro i ricordi. Ricordi di quando era ancora un
Malfoy, a cui era impedito di provare la più misera emozione.
Gli occhi di tempesta si erano fatti plumbei e in quell’istante
Hermione capì che innanzi a sé non aveva più Draco Black, felice ed amato, ma
Draco Malfoy, la rabbia e il dolore. Due facce così diverse dello stesso uomo
che amava tanto. Gli posò un lieve bacio sulla guancia e tanto sembrò a
rasserenarlo. I bambini erano troppo piccoli per capire la fortuna che avevano.
Nessuno avrebbe mai dovuto patire tutto il dolore che Draco aveva sopportato. Un
dolore così grande che aveva creato quella maschera di ghiaccio che lo aveva
reso così temuto ed odiato a Hogwarts e che lo aveva spinto quasi a togliersi la
vita se lei, in quella sera di tempesta, non gli avesse mostrato che c’era amore
anche per lui.
Ryan non aveva capito cosa stesse succedendo fra i suoi
genitori ma si sentì invadere da una strana sensazione... dolore, tristezza e
rimpianto misti in un qualcosa di confuso che sembrava avvolgerlo come
un'immensa coperta nera. Suo padre non gli aveva mai parlato molto di quelle
cicatrici. Sapeva solo che gliele aveva procurate un uomo molto cattivo. Capì
che era un momento privato, solo per Mama e Papa. Prese per mano i
gemelli, Maia che trotterellava dietro di loro, andando in cucina all'assalto di
biscotti. Chissà, magari Dobby aveva preparato i loro preferiti, quelli al
cioccolato.
Draco era rimasto seduto sul pavimento, le braccia di
Hermione che lo stringevano forte. Il ghiaccio del suo cuore sembrava
sciogliersi come neve al sole solo stando insieme a lei.
"Stai bene?" Mya gli sussurrò all'orecchio prima di
baciargli delicatamente il lobo. Il pensiero di non aver quasi avuto la
possibilità di conoscere quel ragazzo straordinario la faceva star male anche
dopo tutti quegli anni di matrimonio. Si erano sposati molto giovani ma non se
ne era mai pentita. Essere la signora Black era la cosa più bella che le era mai
capitato.
"Credo di sì". Lui l'aveva fatta accomodare sul suo grembo
mentre lei posava il capo sul suo petto muscoloso. "Sai, è strano. Alle volte
vorrei che le cose fossero andate diversamente. Vorrei che quel bastardo di
Lucius non fosse mai entrato nella mia vita o in quella di mia madre. Ma poi
penso che non avrei mai incontrato te o avere questa splendida famiglia. Lo so
che sembra un cliché ma siete davvero il mio bene più prezioso".
Hermione gli sorrise teneramente prima di cimentarsi in una
smorfia sarcastica ...beh, alla Draco.
"Ma come siamo teneri. Mi spiace, caro mio, ma saresti
comunque appiccicato a me anche se le cose fossero state diverse. Tu sei tutto
mio, mio soltanto!". Detto questo avvicinò le labbra a quelle del giovane
stuzzicandolo con baci piccoli e sensuali.
"Mi piace quando sei gelosa!". Aveva ribattuto lui prima di
iniziare a rispondere alla sua provocazione con baci sempre più passionali.
"Noi non possiamo non stare insieme". Gli occhi della
ragazza sembravano due pozze d'oro. "Il destino ci ha fatto incontrare e non ci
separerà mai. Possiamo esistere solo stando insieme". Le loro mani si strinsero
in un gesto che voleva promettere l'eternità. Sorrisero nel vedere le loro fedi
nuziali brillare quasi in segno d'approvazione.
La loro era
stata una storia iniziata nel sangue dalla quale si erano liberati solo con la
morte di Voldemort e del nemico più grande di quello che, allora, era stato il
principe dei Serpeverdi: quel mostro di Lucius Malfoy. Una morte che aveva
segnato la fine di Draco Malfoy e la liberazione del suo adorato Drago
Dorato... Una morte di cui lo stesso Draco si era macchiato…
P.S: questo era il prologo, scusate se un po’
mieloso tenterò di fare meglio. Vorrei dividere la storia in tra sezioni, tanto
per darle un certo indirizzo: “Il segreto di Draco”, “La vendetta di Lucius”
e “la fine di Voldemort”. Non so quanto sarà lunga e quando avrò il
tempo di scrivere ma farò del mio meglio. Nel prossimo cap si tornerà nel
presente, credo verso il sesto anno, dopo questa breve parentesi nel futuro. Non
temete cercherò di restare fede le ai personaggi e i fare dei capitoli piuttosto
lunghi. Alla prossima.
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