cap 2
cap.
2 - Nuovi incontri e nuovi poteri
John quasi non riuscì a chiudere occhio
durante la prima notte nella nuova scuola. Pensava alla sua
casa, a Harry che lo svegliava a cuscinate, all'odore del
caffè la mattina.
La scuola non sembrava male e il suo eccentrico compagno di
stanza quantomeno era un soggetto interessante ma di certo non si
sentiva a casa. Si addormentò giusto un'ora, il tempo di
svegliarsi e constatare che Sherlock non era già
più nella stanza. Non gli sarebbe dispiaciuto fare due
chiacchiere prima di andare a lezione ma in mancanza del moro non
poteva fare altro che prepararsi ad incontrare gli altri studenti.
Si diresse svogliatamente verso la cucina ricordando le indicazioni di
Kitty e vi trovò un ragazzo e una ragazza che parlavano fra
loro.
- Ciao, sei quello nuovo vero? - chiese la ragazza - Io sono Sally e
lui è Philip - disse facendo un cenno con la testa
verso l'altro ragazzo seduto sullo sgabello.
- Si piacere, io son John Watson -
- Ah, sei il nuovo compagno di stanza di quel psicopatico di
Sherlock! - affermò Philip malignamente.
- Psicopatico? Non mi sembra - si limitò a commentare John
guardandosi intorno alla ricerca di qualcosa di commestibile - anzi mi
sembra davvero brillante!- aggiunse.
- Era il mio compagno di stanza, una mattina mi sono svegliato e avevo
i capelli verdi! - quasi urlò il ragazzo.
- Oh, quindi è questo il suo potere? Può
modificare la materia a suo piacimento? o solo i capelli?- chiese
curioso John, visto che non era riuscito ad ottenere quella misteriosa
informazione da Sherlock.
- Ahah ma cosa dici? Ha usato qualcosa di chimico per i capelli di
Phil! Vuoi dire che non ti ha detto cosa può fare quel
freak? Il suo potere è l'invisibilità -
esclamò Sally.
- Un potere abbastanza inutile - aggiunse Philip.
- Mai quanto il potere di annoiare le persone a morte Philip -
esclamò improvvisamente una voce a fianco a loro, che John
riconobbe subito come quella di Sherlock, anche se non poteva vederlo -
E comunque, sono un sociopatico ad alta funzionalità,
informati! -
- Fatti vedere! - urlarono Philip e Sally.
Il corpo di Sherlock riapparve alla sinistra di John il quale non
trattenne un sorriso di approvazione - Vedi John, Philip sa essere
talmente noioso - sbuffò Sherlock - non ho potuto fare a
meno di sperimentare alcune cose su di lui - .
Philip stava per ribattere ma venne bloccato dell'ingresso del
professor Lestrade.
- Ragazzi, veloci con questa colazione, le lezioni vi aspettano - .li
esortò il professore.
John non se lo fece ripetere due volte, afferrò al volo due
pezzi di torta e uscì dalla cucina seguito da Sherlock che
non dimenticò di voltarsi verso Sally e Philip con un
sorrisetto di sfida.
- Simpatici vero? Sono tutti così accoglienti -
scandì Sherlock sollevando eloquentemente un sopracciglio.
- E così sai renderti invisibile .E' pazzesco, puoi andare
dappertutto, fare quello che vuoi, è incredibile! -
esclamò entusiasta John.
- Tu non hai mai visto altri mutanti a parte te vero? -
commentò ironicamente Sherlock.
- In effetti no, tranne quello che si vede alla tv -
- Bè avrai di ché restare stupito qui allora -
Sorrise Sherlock scomparendo letteralmente dalla sua visuale, lasciando
John solo e imbambolato nel mezzo del corridoio.
John si recò alla sua lezione immaginando che Sherlock, di
un anno più giovane, frequentasse lezioni diverse. All'ora
di pranzo John iniziò a cercare il moro sperando di poter
pranzare con lui. Non capiva perchè, ma era l'unico con cui
si sentiva a suo agio.
- Scusate, avete visto Sherlock? - chiese John ad un gruppetto di
ragazzi intenti a fissare un ragazzo che continuava a passare
attraverso i muri al solo scopo di ricevere un applauso.
- No, ma sai, è difficile vederlo no? - gli
rispose strizzando l'occhio uno del gruppetto.
John sospirò, pensando "umorismo da quarta
elementare" ma di Sherlock non c'era proprio traccia e John dovette
accontentarsi di rivederlo in camera la sera.
- Ti ho cercato tutto il giorno! - esclamò John entrando in
camera.
- Perchè? - esclamò stupito Sherlock.
- Bè pensavo che potevamo pranzare assieme o fare due
chiacchiere - rispose John sedendosi sul letto - Ti sembra tanto
strano? -
- Un po', di solito nessuno vuole pranzare con me - esclamò
incolore il moro, lasciando John un po' stranito e un po' dispiaciuto.
Rimasero a fissarsi qualche minuto finchè John non decise di
rompere il silenzio - E così il tuo potere è
l'invisibilità -
- Mi sembrava ne avessimo ampiamente parlato, è una tua
abitudine ripetere l'ovvio? -
- E tu sei sempre così cordiale? -
Sherlock sorrise all'affermazione di John e lui di rimando gli fece un
ampio sorriso che rallegrò il moro, lasciandolo stranito.
Sherlock non era tipo da sorrisi e conversazioni amichevoli ed era
abituato ad essere lasciato in disparte, come quello "strano". Ma John
lo trattava come qualcosa di simile ad un amico.
Il biondo si alzò rendendosi conto che non aveva ancora
finito di sistemare le cose nell'armadio. Forse solo ora si sentiva
pronto ad accettare la nuova sistemazione. John spostava con una certa
lentezza le cose dalla valigia all'armadio quando, involontariamente,
inciampò nella cinghia della valigia rovinando verso un
mobiletto e trascinando con sè qualcosa di legno che non
riuscì a vedere e di cui, curiosamente, non sentì
il tonfo.
Quando si rimise in piedi vide una cosa incredibile. Quella "cosa di
legno" era in realtà un violino che era rimasto sospeso in
aria protetto da un campo di energia.
- Oh mio Dio, sai fare anche questo? - Urlò John stupito
guardando il moro.
Sherlock aveva la mano tesa verso il violino che scendeva dolcemente
verso il pavimento, protetto dal campo energetico.
- Si, ecco, è una stupidata, non riesco a fare altro che
questi piccoli campi di energia attorno agli oggetti. Sarebbe
più utile attorno alle persone -
Esclamò mesto Sherlock.
- A me sembra fantastico, e poi i tuoi poteri devono ancora evolvere
no? - Sorrise incoraggiante John.
Sherlock guardò John sorpreso e senza dire una parola prese
in mano il violino e si mise a suonarlo, assorto nei
suoi pensieri, facendo da colonna sonora al biondo che aveva deciso di
continuare a riporre le sue cose nella stanza.
John stava sistemando alcuni fumetti nella libreria quanto Sherlock
smise di suonare.
- Comunque avevo da fare, è successa una cosa strana nella
stanza del pericolo - Esclamò il moro tutto ad un tratto.
- Scusa cosa? - Chiese stupito John, non capendo che Sherlock aveva
ripreso la conversazione iniziale.
- E' la stanza dove si simulano i combattimenti. Una ragazza
è rimasta ferita, credo si chiami Mary. Ero curioso di
capire se era successo per caso o...-
- Aspetta - lo interruppe John - C'è una ragazza ferita? Io
posso curarla! Dove si trova adesso? -
- Tranquillo, il professore non ti chiamerà mica ogni volta
che qualcuno si fa una taglietto o, nel caso della ragazza, si rompe
una gamba. Non sei nemmeno sicuro di saper controllare il tuo potere,
potresti peggiorare le cose, Xavier non ti lascerà
toccarla. -
John non ascoltò il resto del discorso di Sherlock e
uscì di corsa dalla stanza diretto all'infermeria. Se c'era
un motivo per cui era contento di essere nella scuola era
proprio per poter usare i suoi poteri per aiutare gli altri.
Angolo
autrice
Ciao
a tutti, un mega grazie a chi ha recensito e a chi ha messo la storia
tra le seguite, ricordate, preferite e a chi ha semplicmeente letto.
Siamo
appena all'inizio, ma spero la storia vi stia piacendo!
Piccola precisazione, per i poteri di Sherlock ho preso "in prestito"
quelli di Violetta de Gli incredibili. Non me ne sono nemmeno resa
conto all'inizio, ma mi sembrano adatti!
Un
bacione e alla prossima.
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