Un telefono squilla, a
Santa Barbara.
Passi concitati.
Imprecazioni perché il maledetto
telefono non si trova.
Sospiro di sollievo. Trovato.
- Pronto?
- Randy?
- Sì? Chi parla?
- …
- Pronto?
- Randy, non mi riconosci?
Tono deluso.
All’altro capo del filo, prima
confusione, poi realizzazione, occhi sgranati, ed infine tachicardia.
- Gale?
- Sì, sono io… E’ un bel po’
dall’ultima convention, uh?
- Eh, già…
“Cosa
vorrà?”
- Come te la passi, Randy?
- Be… Bene, direi… Bene, sì. Tu?
- Potrebbe andare meglio, ma
potrebbe anche andare peggio. Me la cavo, diciamo.
Randy sa cosa l’altro intenda. Pur
essendo un bravissimo attore, non è più riuscito ad avere ruoli di
rilievo dopo… Beh, dopo quello.
- Capisco…
- Invece tu… So che sei
impegnatissimo a teatro…
Randy sgrana gli occhi azzurri,
lasciandosi cadere su una poltrona dell’appartamento in affitto.
- Segui… Segui la mia carriera?
- Certo che la seguo, Randy. Come potrei non farlo? Sono anche
venuto a vederti, una volta…
“E’
venuto a vedermi?”
- … E sei bravissimo…
- Gr… Grazie. Ma perché non sei
venuto a cercarmi, dopo?
- Avresti voluto parlarmi?
Il tono è sarcastico.
- Hai ragione. Forse no.
- Sono un po’ troppo vecchio per
essere umiliato da un bel faccino, Harrison.
Randy sorride, suo malgrado.
Quello
è il Gale che ricorda, il Gale che… Che…
- Ascolta, Randy… Ti chiamo perché
ho visto che online c’è l’ennesima raccolta firme per una reunion di
“Queer As Folk”…
Lui deglutisce.
- Pare che questa volta stia
andando bene… Se… Se la cosa dovesse concretizzarsi, mi sa che ci
dovremo rivedere - per un lungo periodo di fila, intendo -, che tu sia
volente o nolente.
A Randy fa improvvisamente male la
testa. Si allunga sulla poltrona, cercando di rilassarsi, e di
coordinare cuore e cervello, che da un momento all’altro sembrano
ballare due ritmi diversi: il primo un incalzante bolero, e il secondo
una di quelle inquietanti melodie new age, a base di ululati e canne al
vento.
- Randy, ci sei?
- Sì… Ci-Ci sono… Ma tu avresti
intenzione di accettare, eventualmente?
- Perché no? Sono rimasto in
contatto con quasi tutti i ragazzi, e sarebbe un piacere rivederli…
Qualunque poi sia l’esito della produzione.
Ad un tratto, Gale è sulle spine.
- Avresti intenzione di rifiutare?
Quando tutti noi accetteremmo? Randy…
- NON HO DETTO QUESTO! - grida,
esasperato.
Poi:
- Scusami, è che… Già è difficile
dover sopportare la tensione emotiva per i due o tre giorni canonici
delle convention… Un’altra serie o un film insieme… Io… Io non so se…
- Cosa c’è, Harrison? Hai paura?
“Sì,
ho paura, a quasi quarant’anni, di non riuscire a tenere a bada gli
ormoni quel tanto che basta per non mandare tutto al diavolo; DI NUOVO!”
- Non è quello, Gale, e lo sai…
Un sospiro dall’altra parte del
filo.
- Randy, se io non voglio vivere la
mia sessualità alla luce del sole, è un problema mio, ok?
- Sì, ma non troppo tempo fa era anche un problema mio, o
sbaglio?
Gale si cristallizza, nella
penombra del suo appartamento quasi all’altro capo degli Stati Uniti.
E' sdraiato sul letto, e si bea
della voce profonda di Randy, in contrapposizione con le sue fattezze
così delicate.
Solo che quello è un colpo basso.
- Colpito e affondato, Harrison…
- Gale, cerca di capire… Io… Se
dovessimo girare qualcosa, QUALSIASI cosa, di nuovo, insieme, io e te…
Io e te nei panni di Brian e Justin… E sappiamo bene quale fosse
l’attività principale di quei due…
- Pensi di non saper resistere al
mio fascino?
Randy non capisce se l’altro stia
scherzando, se lo stia solo provocando, se ci stia provando, o se lo
voglia indietro.
Non capisce.
E lui odia non capire.
- Gale, non girarci intorno, ti
prego… Esattamente, cosa vuoi?
- Te.
A Randy sembra di soffocare.
Sprofonda ancora un po’ nella
poltrona, mentre il sole cala dietro i vetri delle finestre.
- Ti prego, ne abbiamo già parlato
milioni di volte…
- E per milioni di volte non
abbiamo mai concluso niente! Lo vedo come mi stai lontano alle
convention… Quando dobbiamo far qualche foto insieme, e per qualsiasi
motivo ti devo sfiorare, ti irrigidisci… Scappi appena abbiamo finito…
Randy, questa storia sta andando avanti da anni… Dobbiamo darci un
taglio, nel bene e nel male…
- E allora tagliamo nel male!
Randy non sa come uscirne senza
mandarlo al diavolo o, in alternativa, agganciargli in faccia. Si sente
messo all'angolo.
Ansima, nella cornetta.
- Non sei serio, adesso… Non puoi essere serio… Se ti sono così
indifferente, perché le poche volte in cui ci vediamo scappi sempre?
Perché ancora non hai riappeso?
- Gale, ti prego…
Randy è sull’orlo delle lacrime.
- Forse perché tutte le volte in
cui ci vediamo pensi le stesse cose che penso io. Pensi che non
vedresti l’ora di saltarmi addosso, pensi che vorresti solo essere in
una camera d’albergo con me a fare di nuovo tutto quello che abbiamo
già fatto altre volte…
- Gale…
- Vorresti sentirmi su di te, dentro di te, e invece ti aggrappi
a scuse vecchie di anni per non tentare di nuovo, per non…
- Gale, per la miseria! Tu non vuoi
uscire allo scoperto!
Mentre grida, Randy si accorge di
essere improvvisamente gonfio in mezzo alle cosce.
Gale lo sta torturando. Com’è
possibile sentirsi eccitato, incazzato, frustrato e sull’orlo del
pianto… Tutto allo stesso tempo?
- Randy, io non voglio negare
niente di quello che sono, solo non voglio fare le pubblicazioni, tutto
qui!
Il tono onesto di Gale lo
intenerisce un po’.
Ma non vuole cedere.
Perché tanto tornerebbe tutto come
prima: lui che vuole camminare per la strada mano nella mano mentre
vanno a cena fuori, e Gale che preferisce restare in casa a guardare un
film; lui che ha l’istinto di baciarlo in un centro commerciale, e Gale
che gentilmente si scansa dicendo che improvvisamente deve andare in
bagno… Quello non è essere riservato… Quello è vergognarsi.
Glielo dice.
- Gale, sarebbe tutto dannatamente
come prima. Non siamo dei ragazzini… Più invecchiamo, e più i nostri
atteggiamenti si inaspriscono… No, aspetta. Non sarebbe come prima, mi
correggo. Sarebbe peggio di
prima…
- Non mi dire che non mi vuoi…
- Gale…
- Non mi dire che non vuoi che ti
baci, che ti accarezzi…
- G-
- Che ti spogli…
Improvvisamente, la voce cala di
un’ottava o due; un sussurro, quasi.
Senza rendersene conto, Randy si
porta la mano al cavallo dei pantaloni.
Chiude gli occhi, leccandosi le
labbra.
Non se ne accorge, ma sta
cominciando a sudare.
- Gale…
- Che ti lecchi…
- Oddio…
- Ti
stai toccando, Harrison?
Ecco, in questo Gale è sempre stato
molto… “Brian”… Bravo con le parole, con la voce, con la lingua… E con tutto il resto. Il problema era
quando uscivano di casa.
- Mh-mh…
Randy ormai ha allargato le gambe e
si accarezza. In un angolo sperduto del suo cervello, un residuo
barlume di lucidità gli grida di fermarsi, ma lui non riesce.
La voce di Gale è ipnotica.
- Ne sono felice, ciò conferma la
mia teoria…
- … Che sarebbe?…
Randy annaspa; è a malapena in
grado di portare avanti la conversazione, figuriamoci fare ipotesi.
- Sei un po’ distratto, Harrison…
Te l’ho detto prima. Tu mi vuoi
ancora.
In un attimo, le continue
sollecitazioni di tutti quegli anni passati ad evitarlo, pur avendolo
spesso intorno, gli cascano addosso come macigni, schiacciandolo e
lasciandolo senza fiato.
E Randy crolla, continuando ad
accarezzarsi.
- Sì, ti voglio ancora… Mi… Mi
odio, per questo. Non andrà mai bene, fra noi, siamo una causa persa in
partenza, siamo maledetti, ma ti
voglio, Gale Harold. Ti voglio e per questo ti detesto!
Gale non è per niente impressionato.
- Ti stai ancora toccando?
- S… Sì…
- Sei adorabile, Randy Harrison.
- Fanculo, Harold! Prendi il primo
volo e corri qua!
- Cedo solo perché stai lavorando e
sei in scena praticamente tutte le sere… Perché diversamente saresti tu
a dover muovere il culo! Con tutta la fatica che ho fatto per
convincerti!
Ma Randy ormai non lo ascolta più.
Il telefono gli scivola di mano,
mentre inarca la schiena, mugolando e sbuffando.
Quando ricade sulla seduta,
ansimante e con le tempie che gli pulsano, guarda la sua mano destra,
con stupore e sopracciglia aggrottate… Come ad accertarsi che sia
davvero la sua.
E’ sporca e appiccicosa…
Gale lo sta chiamando.
- Randy? Randy?
“Corri
qui, Fottuto Harold… Corri da me…”
............
NDAPCFAPN
(Note Dell’Autrice Prima Che Fugga Al Polo Nord).
Ciao
a tutti!
*
saluta imbarazzata con la manina *
Sono
tipo ventordicimila anni che non mi avventuro su questo fandom, anche
perché ho una raccolta in sospeso, di cui nessuno sente la mancanza,
ovvio, ma che però mi dispiace di aver abbandonato (ma che spero sempre
di portare in fondo, prima o poi).
Per
cui, torno un po’ con la coda fra le gambe.
Oltretutto,
questa è una storia senza né capo né coda, non vuole essere né l’inizio
né la fine di niente, ma ogni tanto mi piglia così, ho queste crisi
domenicali che mi assalgono, scrivo ste scempiaggini e poi le pubblico
pure!
Insomma,
vedete voi (se avete avuto il coraggio di arrivare in fondo)… Quindi,
specifico solo che per me Gale è bisex, perché le scene con Randy in
QaF erano talmente * ahem * “sentite” che non posso pensare che siano
state fatte solo col cervello e non col cuore o, perché no, altre parti
anatomiche. E anche che loro due avessero ai tempi avuto una... Liaison.
Chi mi segue sa che penso lo stesso di Dan Feuerriegel e di Pana Hema
Taylor e le loro scene in Spartacus.
Insomma,
il succo è che io ogni tanto mi butto… Finora mi è andata sempre bene,
ma prima o poi mi sa che batto una musata!
Buona
domenica sera!
A
presto!
Cate
*
si eclissa *
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