Something
I've been meanin' to tell you, about three years and a day. I'd
very much like to get married, maybe have kids and move away, 'cause
there ain't nothing like your smile, your legs and those eyes. I
will beg and steal and borrow to keep you safe your whole life.
I
Don't Mind
Quando
il soldato lo chiama a gran voce dall'ingresso del negozio, Marco
sente ogni muscolo del corpo irrigidirsi. Non può vedere il
volto di Balder, il suo capo, ma può percepire che la tensione
nell'aria non si limita alla sua persona. D'istinto alza il capo
verso la posizione in cui – lo ha imparato con mesi di pratica
– Balder dovrebbe trovarsi, una richiesta muta nella sua
espressione.
-
Vai, ragazzo. Fammi sapere come sta. -
La
voce bassa di Balder è una benedizione che Marco accoglie
grato; si toglie il grembiule più rapidamente che può,
raggiungendo quello che ha riconosciuto come Armin sulla soglia. Il
ragazzo gli porge un oggetto che Marco riconosce come il suo nuovo
bastone da passeggio. - Vuoi che ti aiuti? -
Marco
è sul punto di dire di no, ma ci ripensa e annuisce in fretta;
non è il momento di far sì che quel poco orgoglio che
ha prenda possesso di lui. Porge il braccio ad Armin e lui lo
afferra, guidandolo fuori dal negozio.
-
Lui come sta? - chiede, cercando di non inciampare nel terreno
fangoso.
Armin
aspetta qualche secondo, prima di rispondere. - La missione non è
andata nel migliore dei modi. -
-
Armin! - Marco protesta, scrollando Armin e quasi perdendo
l'equilibrio nel processo; barcolla nel buio fino ad avvertire uno
steccato dietro di sé, a cui si aggrappa. - Che è
successo? Come sta Jean? -
Darebbe
tutto ciò che ha per poter vedere l'espressione sul volto di
Armin, decifrare quel silenzio indecifrabile. - Annie è quasi
riuscita a scapparci. Jean è... ferito. -
Qualunque
patetica certezza permettesse a Marco di stare in piedi crolla sotto
il peso di quelle parole; sente il legno dello steccato scivolargli
sotto le dita, il terreno sfuggirgli sotto i piedi. - No... -
sussurra. È sul punto di crollare a terra, in quell'universo
di incertezze e oscurità; ma un pensiero, una piccola speranza
si fa strada dentro di lui, più luminosa e forte di qualunque
altra cosa.
Armin
non ha detto morto. Armin ha detto ferito. Non tutto è
perduto.
-
Devi portarmi da lui. - mormora.
-
Era quello che volevo fare fin dal primo momento. Non farti prendere
dal panico. - Per la seconda volta nel giro di pochi minuti, Marco
trova un appiglio nel braccio teso di Armin. - Non è nulla di
grave. -
Marco
torna a seguire il suo compagno in quel percorso fatto di confusioni
e ansie; voci lo sfiorano e si allontanano, urla di comandi si
intensificano e l'aria si fa pregna dell'odore metallico del sangue
che entrambi conoscono fin troppo bene. D'un tratto Marco avverte un
cambiamento nell'atmosfera: il freddo pungente dell'esterno è
stato sostituito da un calore intenso, e le voci si sono trasformate
in bassi lamenti. - Dove siamo? - chiede piano. Armin gli si
avvicina ulteriormente. - Tenda dei feriti. - sussurra in
risposta, saldando la presa sul suo braccio e aiutandolo a passare
tra le varie brandine senza che inciampasse. Proseguono per qualche
metro, prima che Armin si fermi e lo lasci andare. - Jean? -
chiama, e Marco sussulta appena. - Riesci ad alzarti? C'è
Marco. - E' a quel punto che Armin si fa indietro e si allontana,
lasciando passare avanti l'altro. Marco si china in avanti, tastando
alla ricerca del bordo della brandina; ma le dita di Jean, deboli e
fredde, sono più rapide a trovarlo. Al primo contatto, Marco
sente il nodo alla gola sciogliersi, trasformarsi in lacrime calde
che bagnano le sue guance e le dita di Jean mentre vi posa le labbra
contro. Sente il corpo di Jean tremare sotto la sua stretta, poi un
suono che non si sarebbe mai aspettato di udire. Non in quel luogo,
né in quel momento.
Jean
sta ridendo di gusto; lo sta trascinando contro sé, senza che
le loro dita si slaccino da quella stretta. - Che diavolo ti ha detto
Armin per spaventarti così? - Marco sbatte le palpebre per
abitudine, perplesso. - Uuuh...che sei f...ferito? Non posso
constatare il danno di persona. - - Ah, quello. - Jean sbruffa. -
Un braccio rotto e qualche graffietto in faccia. -
-
Jean! - Marco è quasi tentato di allontanarsi e privarlo della
sua presenza. - Qualche graffietto come? -
-
Uhm...mi rimarranno i segni? - - Jean! - Jean ride di nuovo,
quella risata che riserva soltanto a lui. - Ok, mi ha quasi portato
via metà faccia. Ma sono qui. - la sua mano si sposta sul
volto di Marco, sui suoi occhi e sulle cicatrici che li percorrono. È
un vizio, un'abitudine che Marco gli concede senza timore. - E ora mi
sento molto meglio. -
Nessun
suono abbandona quel piccolo spazio che si sono ritagliati per almeno
una decina di minuti, mentre Marco si china a baciarlo e poi a
lasciar riposare il capo sul suo petto. Il cuore non ha ancora
cessato di correre all'impazzata – e nemmeno quello di Jean -,
ma la paura è passata. Le dita di Jean si perdono tra i suoi
capelli neri mentre riflette su qualcosa che Marco attende esprima ad
alta voce.
-
Non l'abbiamo presa. - sussurra. Marco aggrotta la fronte.
-
Non mi importa. - - A me sì. - ribatte Jean, tornando a
carezzare il suo volto. - È stata lei a farti questo, Marco. -
-
Jean. - la voce di Marco è ferma, sicura, e Jean non può
fare a meno di fissare quegli occhi chiusi mentre le labbra
dell'altro si increspano in un sorriso tranquillo. - Sei qui con me.
Sei tornato a casa. Davvero, non mi importa nient'altro. -
È
più di quanto Jean possa desiderare; molto più di
quanto meriti, o almeno questo è quello che pensa mentre si
sporge a baciare nuovamente Marco, e il pensiero di poterlo fare lo
rende tanto ebbro di gioia che le parole che seguita a pronunciare
gli sembrano le uniche che meritano di essere pronunciate.
-
Marco, vuoi sposarmi? -
Il
respiro di Marco non si ferma, il suo cuore non riprende a battere
rapidamente, i suoi occhi non si spalancano per la sorpresa. Solo il
suo sorriso si fa più intimo e caldo, più sicuro, più
genuino.
E
quando risponde di sì, si chiede se possa esistere un folle in
grado di rispondere altrimenti.
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Incredibile, sto postando ad orari umani!
Ed ecco qui il Day 3. Questa non vedevo l'ora di scriverla!
Spero vi sia piaciuta, ci vediamo al Day 4!
-Joice |