Fallen for a Human Being - Chi accresce il sapere
aumenta il dolore.
Chi accresce il
sapere, aumenta il dolore
Fallen for a Human
Being
Le emozioni umane ci erano estranee, un tempo.
Estranee persino ai pochi di noi che avevano avuto il compito di
vegliare su di loro.
Non eravamo stati creati per sentire, eravamo soldati e di altro non ci
eravamo mai preoccupati.
Il dolore era indefinito nella mia memoria. Sapevo di aver provato
qualcosa di simile quando il padre se n'era andato. Mi erano sembrati
insormontabili quegli oscuri pensieri che mi avevano assalito in
seguito. Una pietra impossibile da scalfire era rimasta per secoli sul
mio costato impedendomi di respirare a dovere. E quando avevo iniziato
a pensare di aver perso la speranza, la fede era tornata e avevo
dimenticato. Avevo elaborato quella che adesso so essere una mancanza e
avevo a poco a poco ripreso a respirare.
Avevo dimenticato il senso di pesantezza che si prova quando una parte
dell'anima si volatilizza, quando si perde in un colpo soltanto la
fede, la speranza, la voglia di continuare a combattere e come questa
sensazione resti impressa a fuoco nell'anima anche quando quella
piccola scintilla illumina il buio e libera la strada alla speranza.
In piedi, invisibile, su quel prato verdissimo lo avevo letto negli
occhi di Dean.
Quella scintilla era scoppiata e la speranza stava tornando a far
fiorire la sua anima. La sua vita stava cominciando ad avere un senso
di nuovo, ma la perdita di Sam e il dolore derivato da esso non avevano
ancora smesso di ardere come i tizzoni ardenti del fuoco primordiale.
Potevo avvertirlo, potevo sentirlo nella pelle pur non avendolo mai
provato in prima persona. Mi fece star male, male come non mai
perché avrei dovuto fare di più, avrei dovuto
proteggerlo...
Con che coraggio avrei potuto strapparlo a ciò che in fondo
all'anima aveva sempre desiderato?
Come avrei potuto essere così egoista?
Convinto di fare la cosa giusta voltai il capo e strinsi quel patto.
Quello fu il mio secondo errore e se ciò che avevo provato
guardandolo negli occhi in quei brevi attimi poteva essere chiamato
dolore, non avevo la benché minima idea di come si sarebbe
dovuto chiamare ciò che provai in seguito.
Ho fatto crollare il mio mondo, condannato i miei fratelli alla
distruzione e l'ho tradito. Ancora una volta.
Come poteva un solo errore causare così tanto dolore?
Come potevano gli esseri umani sopravvivere a così tanto
dolore?
Sbagliai e scelsi di redimermi. In seguito passai così tanto
tempo tra le mura della mia mente perso in quello che credevo essere
dolore da dimenticare quale fosse il mio scopo, chi mi avesse guidato
lungo quel mio cammino. Annegai nell'apatia imbracciando ancora una
volta il fucile e obbedendo agli ordini senza provare a ribellarmi sul
serio. E così fu fino a quando la sua voce non accese ancora
una volta quella scintilla, la speranza che ci fosse ancora qualcosa
per cui valesse la pena combattere davvero.
Ero stato creato col preciso compito di osservare e proteggere
ciò che Dio aveva di più caro. Proteggere
l'umanità, non distruggerla, né tantomeno
prenderla a pugni in faccia.
E sul suo volto tumefatto lessi ancora una volta quale fosse la ragione
che mi aveva portato a rinnegare il Cielo, la corruzione del Paradiso e
di ciò che non avevo mai apprezzato del miei fratelli.
Ciò che mi assalì mentre osservavo il suo volto
guarire fu anche peggio del dolore che avevo provato confinando la mia
anima nel Purgatorio. Il senso di colpa mi distrusse. Logorò
la mia anima così a fondo che nemmeno il sollievo e lo scopo
datomi dallo sfiorare la Tavola degli Angeli riuscì a
cancellare quella sensazione dalla mia memoria.
Fuggii lasciando il suo volto alle mie spalle e continuai a farlo anche
quando riuscii a fuggire e a tornare tra loro.
Ero ferito e commisi l'ennesimo errore.
Mi fidai della persona sbagliata e ancora una volta feci ciò
che ero stato chiamato a evitare. Avevo tradito i miei fratelli, Dean,
Sam e tutto ciò in cui avevo sempre creduto. Avevo perso la
mia essenza per aiutare un traditore.
Eppure, solamente adesso mi rendo conto di quanto poco avessi compreso
di cosa fosse il dolore. Il pizzicore pungente dell'ossigeno sulla
ferita aperta, la sensazione della pelle che si lacera,
l'impossibiltà di porvi rimedio all'istante e il fastidio di
compiere ogni qualsivoglia movimento. Nessuna ferita inferta da una
Lama Angelica poteva essere paragonata al danno provocato da un pezzo
di vetro affilato.
Non capivo come qualcuno potesse scegliere di provare quel mix di
sensazioni per proteggere qualcun altro. Eppure tutto mi fu chiaro
quando accompagnando quel singolo pensiero giunsero il senso di colpa,
il rimpianto, la vergogna e il dolore per aver causato così
tanta sofferenza alle uniche persone al mondo che avevo imparato ad
amare.
Il fastidio alla mano svanì al confronto con ciò
che sentivo nell'anima. Quella fu la prima lezione che appresi
sull'essere Esseri Umani: Il dolore è
sopportabile, il senso di colpa può uccidere.
Ok, io avevo in
mente una OS completamente diversa, ma sia mai che i personaggi con i
quali interagisco si limitino a fare ciò che dico loro di
fare.
Cas, se non ti prendo a calci nel sedere è solo
perché ti adoro sconfinatamente, ergo pubblicherò
ugualmente questa Shot, anche se non mi ispira per un cavolo.
Inizialmente doveva esser la seconda Destiel, ma è uscita
questa... cosa, prendetevela con Cas (come se ci si potesse
riuscire...).
Detto ciò, boh... alla prossima?
Abbracci alla Garth,
Siria.
P.s. il titolo è una citazione presa dal Qoelet, testo
facente parte dell'Antico Testamento. Beh, mi è sembrato
appropriato : D
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