I'LL
FOLLOW YOU
/ 1. Prologo \
Newt Lancaster aveva
vissuto con un solo pensiero in testa: sparire.
Come
Gionata che viene inghiottito da una balena e continua a vivere nella
sua pancia, Newt era caduto nel ventre dell'apatia ed aveva passato
giorni senza data nel buio stagnante di quell'antro.
In
quel periodo aveva vissuto come un sonnambulo, o come uno che non si
è ancora reso conto di essere scomparso.
Si svegliava all'alba, si lavava i denti, indossava i primi vestiti che
trovava, saliva sull'autobus che lo portava al liceo, prendeva appunti
durante le lezioni.
Procedeva nelle sue giornate attenendosi alle abitudini di sempre, per
lo stesso impulso che spinge una persona investita da una raffica di
vento ad aggrapparsi ad un lampione.
Non parlava con nessuno a meno che non fosse indispensabile e, quando
tornava nell'appartamento in cui viveva da solo, si sedeva sul
pavimento con la schiena contro la parete e si abbandonava al pensiero
dello scomparire.
Solamente Alby, suo amico dai tempi delle elementari, sembrò
compatire quel suo stato d'animo.
Alby aveva voti eccellenti.
Per quanto non fosse un secchione -perlomeno non lo sembrava-, era il
secondo della classe in ogni materia visto che, il primato assoluto,
restava esclusivamente di Newt.
Nonostante ciò, non sembrava darsi delle arie, anzi: era
molto riservato ed aveva la massima considerazione per tutti.
Sembrava quasi che si vergognasse di essere così
intelligente.
Per carattere, quando decideva una cosa -anche la più
insignificante-, non cambiava idea facilmente.Spesso Newt, nella sua
apatia costante, si era ritrovato a dover gestire attacchi di rabbia
improvvisi del suo compagno di classe, dovuti agli atteggiamenti
meschini che -purtroppo- circolavano in quella scuola.
L'unica cosa che potesse riaccendere quel luccichio di speranza negli
occhi di Newt, probabilmente, poteva essere la letteratura.
Spesso, durante le brevi pausa tra una lezione e l'altra, si ritrovava
a vagabondare nei freddi corridoi dell'istituto, tenendosi compagnia
con un libro diverso giorno per giorno.
La letteratura era da sempre -almeno per lui-, una certezza; era il
tipico ragazzo che preferiva di gran lunga restare in compagnia di un
libro, che sprecare fiato a parole con persone che, comunque, non lo
avrebbero capito.
Almeno finché, quella sue abitudine, non vennero spezzate da
un uragano rumoroso. Un uragano di nome Thomas.
[...]
Roma, 14 Settembre 2013.
Avete
presente quando si dice che la vostra vita sta per avere una svolta e,
in qualche modo, lo senti?
Ecco.
Newt non ci aveva mai creduto.
In
effetti, il giorno in cui incontrò Thomas era un giorno
noioso, come tutti gli altri.
Era inverno, e faceva freddo. Era un freddo piacevole, però;
di quelli che ti sveglia bene quando sei assonnato, quel tipo di freddo
che ha un odore tutto suo.
Ma
Newt non era più in grado di apprezzare questi dettagli.
Semplicemente, non gli interessava.
Come non gli interessava quello che avrebbe dovuto fare quel
venerdì mattina: cercare di convincere i ragazzini delle
medie ad una scelta -per lui- già ovvia. Ovvero, iscriversi
al liceo classico.
Lo faceva solo per i crediti scolastici; non che ne avesse bisogno,
ovviamente. Ma desiderava essere il primo in tutto, anche in quello.
Sapeva che ci sarebbero stati anche quelle teste di caspio dello
scientifico, ma la cosa non gli interessava. Come sempre.
Entrò
nell'edificio scolastico con Alby e gli altri ragazzi del liceo
classico, quasi annoiato da quella situazione.
Insomma,
che avevano da scegliere quei mocciosi? Era ovvio che il classico era
superiore a tutto.
Quando
aprì la porta centrale -che collegava il cortile all'atrio-
vide che le calcolatrici (come li chiamava lui) erano già
arrivati, e stavano parlando ai ragazzini sul “quanto lo
scientifico ti apra mentalmente, quante possibilità ti
dia,quanto ti aiuterà nella vita.”
Tutte
sploff. A dire quelle cavolate era un ragazzo esile, con la pelle
bianca in contrasto ai capelli scuri.
Era appoggiato al marmo della colonna centrale, sembrava perfettamente
a suo agio.
Anzi, sembrava addirittura annoiato.
Mentre
lo osservava, Newt provò una strana sensazione. Una specie
di calore, ma non era sicuro che fosse una cosa piacevole. Per niente.
Ciò di cui era sicuro, era l'irritazione che stava provando
sentendolo elogiare il liceo scientifico. Era da tanto, troppo tempo,
che non si infastidiva così per qualcosa.
Di
solito gli scorreva tutto addosso, lasciava che quelle chiacchiere gli
uscissero dall'orecchio opposto in cui, casualmente, gli erano entrate
Ma
-in quel momento- la voglia di zittirlo era enorme.
Il
ragazzo si accorse che erano entrati, e si girò a guardarli
con aria di sufficienza.
Newt rimase immobile.
Avete
presente quando dicono che, se sta per cambiar tutto, se la tua vita
sta per essere stravolta, in qualche modo lo senti?
senti?
Quando vide gli occhi color nocciola del ragazzo, Newt
cominciò a crederci.
|