I bet my life

di MarieCecile
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Al Ludo,
con cui litigo tutti
i santi giorni,
e non gliel’ho mai detto
che gli voglio bene.
 
La viola era la mia vita, mi piaceva il mio lavoro, semplice e libero, suonare.
Andavo dove Michael mi ordinava, facevo un concerto e ripartivo.
Amavo gli aerei, il mio trolley blu e la custodia della viola su una spalla.
Amavo i bambini che mi indicavano ai loro genitori, chiedendo cosa avessi su una spalla, le persone che mi sfrecciavano vicine e gli abbracci alle uscite.
Diciamo solo che amavo la mia vita tanto quanto amavo le capacità organizzative di Michael che, troppo imbarazzato e impegnato per intraprendere anche una vita da musicista, aveva deciso di vivere il suo sogno attraverso me.
L'aria di New York mi era mancata, come la sua dinamicità e il suo freddo glaciale tipico dell'inverno. Ero su un taxi che a rilento mi portava a casa, affrontando il perenne traffico di New York.
Effie mi aveva inviato un messaggio, dicendomi di raggiungerla al suo appartamento nuovo. Aveva appena finito il trasloco in quello che sosteneva essere l'appartamento dei suoi sogni solo perché una vetrata a mezza altezza offriva la vista sul suo amato Empire State Building e il largo davanzale le permetteva di sedercisi sopra per guardare il tramonto con una tisana tra le mani sempre troppo fredde.
Aveva organizzato una serata tra ragazze a base di waffle e cioccolata per festeggiare il mio ritorno e la nuova relazione di Luke, intrapresa esattamente un anno dopo la sua rottura con Rem, che ancora sembrava non essersi ripresa.
Avevo accettato, comunque, nonostante non sembrava essere una serata particolarmente divertente e fossi stanchissima.
Effie, Rem e Paris erano le mie migliori amiche, quelle che a ventott'anni puoi considerare tali dopo aver passato anni insieme a loro, e che puoi aver la certezza che lo rimarranno ancora a lungo e, in effetti, ci avevo visto lungo.
Ramakeele, per gli amici Rem, era figlia di due africani residenti negli States da anni ma che, nonostante la loro cittadinanza avevano deciso di onorare le loro origini dando alla figlia un nome tipico del loro popolo, mettendo in difficoltà tutti gli amici della ragazza però, visto che in ventisei anni di vita la poverella non era ancora riuscita a sentire qualcuno pronunciare il suo nome correttamente.
Rem era la persona più determinata che conoscessi. Era forte, giusta, nonostante le sue differenze esteriori che erano diventate alle prime scuole, causa di un isolamento finito dopo aver conosciuto Paris. Tra tutte era quella che stimavo di più, non c'era persona al mondo a cui potesse non piacere.
Paris, invece, era la classica figlia di milf. Sua madre, sempre troppo presa dall'appuntamento in palestra piuttosto che quello alla spa, non era mai riuscita a trovare del tempo per la bimba che aveva deciso di chiamare come l'ereditaria del signor Hilton solo perché 'faceva figo’. Così Paris aveva passato i primi anni a scuola a cercare una figura che in qualche modo la indirizzasse, e l'aveva trovata prima in Rem e nel suo carattere forte e poi in me, la più vecchia di tutte.
Effie, infine, era la più sognatrice tra tutte. L'avevamo conosciuta un giorno per caso a Central Park quando il suo cagnolino aveva attaccato briga con quello di Paris. Viveva in un mondo tutto suo, cercava di farsi notare il meno possibile. Era una delle ragazze più invisibili e anonime che potessi conoscere e la cosa che mi faceva incazzare era il suo star bene così. Era bella, intelligente e troppo debole e timida per accorgersene e mostrarlo agli altri. A volte penso che se fossi stata bella come lei non sarei rimasta così a lungo single.
Eravamo un concentrato di imperfezioni e problemi esistenziali ma ci accettavamo così, anche perché New York è troppo grande, importante e potente per poter essere affrontata da sola, e noi, insieme, ci davamo la forza per rimaner li stando a galla.
 
 
 
 
 
 
 
NdA
 
Visto che ho tantissimo tempo da buttar via e non ho mai nemmeno un compito ho deciso di aggiungere un altro impegno alla mia lista, quando aggiornerò proprio non lo so, ma visto che ora, da quest’anno, prenderò in mano la mia vita, ho pensato di buttarmi nel futuro, a scelte già prese e stronzate già fatte, in qualcosa di tranquillo.
Perché ne ho bisogno, ho bisogno di proiettarmi in qualcosa di pacifico perché di travagli e problemi ce ne sono anche fin troppi, non trovate?(:
Beh, comunque non vuol dire che non ci saran colpi di scena o che, siamo sempre a New York e può accadere di tutto!
Beh, spero di aver catturato la vostra curiosità, vorrei sapere cosa ne pensate!
E… le ragazze qui sotto sono, da sinistra: Rem, la voce narrante, di cui ancora non ho svelato il nome (non che sia una sorpresa o ché, semplicemente non c’è stata occasione), Effie e Paris.
Basta, non so più cosa dire hahaha. Ci risentiremo spero presto (tra Lost Cause, Big City Life e questa magari riuscirò a farmi risentire in questa settimana!)
Un bacione!!
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